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R: [glt NV] Lilliput e i treni della morte.
- Subject: R: [glt NV] Lilliput e i treni della morte.
- From: "Enrico Peyretti" <peyretti at tiscalinet.it>
- Date: Mon, 24 Feb 2003 15:47:46 +0100
INCORAGGIAMO ALLA FORZA NONVIOLENTA CONTRO I TRENI DELLA MORTE Stavo per scrivere anch'io quello che scrive Giuseppe qui sotto. Stiamo attenti: il grande grido per la pace del 15 febbraio è accettato anche da molti che non manifestano e non gridano, ma solo fin quando rimane una invocazione affidata alla accettazione o al rifiuto dei potenti. Appena si tenta di "impedire" una azione di guerra, il legalismo si ritrae. Ma illegale è trasportare armi per una guerra illegalissima. Violare un ordine ingiusto, come disobbedire una legge ingiusta, impedire un'azione ingiusta, senza ferire, offendere, né distruggere, fa parte essenziale dell'azione per la giustizia. E può costare in conseguenze personali, in numero dei partecipanti, in comprensione. La cosa importante, anzi assolutamente essenziale, è che l'azione contro la violenza sia fatta senza la minima violenza. Se le autorità e la forza pubblica credono di dover difendere con la forza l'azione ingiusta -ora i treni della morte- si deve non opporre alcuna violenza fisica alla rimozione forzata o alla violenza fisica compiuta su chi boicotta quei treni. L'argomento che queste azioni dividono e riducono il movimento per la pace, mi pare meno importante. Infatti, chi grida pace ma poi accetta nei fatti le azioni di guerra è molto marginale al movimento. Chi per età o condizioni fisiche o altro motivo non può partecipare a quelle azioni ma le condivide e le sostiene, raccomanda a chi le compie di resistere al contagio della violenza e vuole aiutarlo in questa impresa di nonviolenza, che è coraggio fisico e forza morale. Sarebbe il contagio della violenza, e non il dissenso dei legalisti, a ridurre la forza del movimento. I gruppi dei "disobbedienti" che altre volte nel linguaggio, nelle azioni, nel simbolismo hanno dimostrato indulgenza per forme violente, questa volta continuino come finora hanno fatto a mantenersi rigorosamente e coraggiosamente nonviolenti. E' la coerenza nella nonviolenza attiva che fa risaltare per contrasto evidente la violenza di ciò a cui ci si oppone. E' solo apparente la sconfitta, se la via del treno viene liberata a forza, e il treno porta a destinazione il suo materiale di morte. La sconfitta sarebbe usare forme di guerra contro la guerra: ciò sarebbe una contaminazione, una scimmiottatura, una conferma che c'è solo il metodo violento e che ha ragione chi fa più violenza. Ma questa è perfettamente la logica e la legge della guerra. Il gesto chiaro del rifiuto e dell'ostacolo nonviolento al cammino delle armi è parlante per chi vuole onestamente capire. La chiarezza forte e nonviolenta di quel gesto rafforza l'opinione pubblica di pace, che oggi (come ha riconosciuto il New York Times) è l'altra unica grande potenza opposta alla superpotenza imperiale. Per la pace si manifesta in modo assolutamente pacifico, altrimenti si decade a manifestare per la guerra, e i poteri violenti se la ridono. Incoraggiamo, aiutiamo e ammiriamo gli oppositori - ferrovieri e manifestanti - della morte che viaggia su questi treni verso le sue vittime. Enrico Peyretti "Disperati, noi speriamo" "Aspettare la guerra è come assistere a un delitto" "Ci sono sempre alternative, perché la guerra è una rinuncia" "Ci sono due sole grandi potenze al mondo: gli Usa e l'opinione pubblica" ----- Original Message ----- From: Comitato Paul Rougeau (RM) <prougeau at tin.it> To: <pace at peacelink.it> Sent: Monday, February 24, 2003 1:15 PM Subject: Re: [glt NV] Lilliput e i treni della morte. > Premetto che ammiro l'impegno e la generosità di chi compie tali azioni. > Tuttavia queste azioni sono ammissibili se improntate ad una rigorosa > nonviolenza. Se ci scappano scontri con le forze dell'ordine la perdita per > il movimento pacifista e' certa. > > Questo e' un mio parere strettamente personale > Giuseppe > P. S. Comunque non mi preoccuperei per la Cisl... non mi pare abbia grandi > meriti di coraggio e di chiarezza su questo ed altri temi importanti > > > > A 12.40 24/02/2003 +0100, vous avez écrit : > >Ciao a tutti... > > > >Di fronte alle azioni dirette sui binari ho alcune perplessita' che vorrei > >condividere con voi... > > > >1) Quali saranno gli effetti REALI sulla macchina bellica? Le mongolfiere > >lanciate da Peppe Sini durante i bombardamenti sulla Jugoslavia hanno > >rallentato gli aerei, forse fatto saltare qualche missione. Mi chiedo se la > >presenza sui treni sara' un reale intralcio o avra l'effetto della zanzara > >sull'elefante. Non e' una domanda retorica (ne' lo e' nessuno degli > >interrogativi che seguono), mi chiedo soltanto che strumenti abbiamo per > >misurare l'efficacia antibellica del blocco dei treni. > > > >2) Quali saranno gli effetti MEDIATICI di queste azioni? > >Ho gia' visto titoli allucinanti in cui il blocco dei treni e' stato > >descritto come una azione tra il black bloc e il terroristico, sicuramente > >molte persone lontane che iniziavano ad avvicinarsi alla pace anche da > >posizioni non antagoniste o addirittura filogovernative adesso rischiano di > >cadere nei trappoloni della propaganda, che fino a ieri aveva come unico > >argomento "i pacifisti lucrano sulle bandiere". A mio avviso questa era una > >grande vittoria culturale, perche' di fatto avevano esaurito gli argomenti > >per la demonizzazione. Adesso, invece, chi vorra' dimostrare l'equazione > >pacifista=terrorista avra' di fatto molti strumenti in piu', e questi > >strumenti glieli abbiamo regalati anche noi. Il lavoro paziente e "da > >formiche" delle bandiere ha dato risultati grandiosi soprattutto perche' ha > >dato la possibilita' di identificarsi nei movimenti per la pace anche alle > >persone lontane, e persino il sindaco di Taranto (forza italia) ha esposto > >quella bandiera in comune violando le disposizioni del prefetto. Ora quella > >bandiera e' stata inquadrata dalle telecamere in mezzo a falo' sui binari e > >associata agli scontri tra polizia e attivisti. Ne valeva la pena? Non lo > >so, per rispondere a questa domanda dovrei aver risposto alla domanda > >numero 1, e cioe' capire quali sono stati i risultati effettivi del blocco. > >Se quel blocco e' servito a salvare delle vite umane, a me personalmente > >non importa di essere chiamato terrorista, ma se non e' servito a molto mi > >dispiacerebbe aver fatto un autogol mediatico, perche' lascio altre persone > >esposte alla violenza della propaganda. > > > >3) Quali saranno gli effetti GIUDIZIARI di queste azioni? > >Visto che ogni vita umana e' preziosa, e viene pirma di qualunque strategia > >di movimento, abbiamo messo in conto che una azione sistematica di blocco > >potrebbe essere pagata con un gran numero di attivisti > >caricati/fermati/arrestati/manganellati/gassati/processati? Vale la pena > >spendere energie nell'inevitabile incontro/scontro con la forza pubblica > >che nascera' da nuove azioni di blocco? In futuro le FFOO saranno meno > >impreparate, si potra' contare meno sull'effetto sorpresa e ci saranno > >direttive dall'alto tese a dare un'immagine di fermezza e di > >inflessibilita' nel rispetto della legge italiana, che sui binari si > >scontra con la legge delle coscienze. Un banchetto di otto potenti e' > >costato la vita di un ragazzo, quale potrebbe essere il prezzo da pagare > >per un banchetto militare molto piu' importante e strategico? Noi lanciamo > >campagne e slogan, ma personalmente ho alcuni dubbi a dire ad altri "fate > >come me, seguite la mia iniziativa" se le mie campagne e i miei slogan > >possono contribuire a trascinare ragazzi ancora incensurati nella spirale > >giudiziaria. > > > >4) Quali saranno gli effetti POLITICI di queste azioni? > >Per il momento l'unico risultato concreto e' andato a beneficio dei > >"falchi", perche' tra le "colombe" si e' creata una nuova spaccatura... La > >Cisl, infatti, che aveva aderito alla manifestazione del 15 febbraio > >partecipando alla costruzione del documento finale, adesso ha nuovamente > >preso le distanze (CFR agenzia in coda al messaggio). A me sta bene che nel > >movimento antiguerra non ci siano patenti di legittimita' e che ognuno > >abbia il diritto di rivendicare la propria cultura e la propria > >specificita', ma di fatto per rispettare la specificita' antagonista e > >disobbediente adesso ci siamo persi per strada la specificita' della Cisl, > >che secondo me con la sua presenza avrebbe potuto dare piu' forza a tutto > >il fronte pacifista. Secondo me l'unico parametro per misurare la > >legittimita' di un gruppo organizzato all'interno di un movimento e' la > >misura dell'efficacia delle sue azioni, se uno a parole dichiara i piu' bei > >principi di Pace e disarmo, ma di fatto fa (consapevolmente o meno) il > >gioco della parte avversa, a questo punto e' lui che si sta estromettendo > >da solo dal movimento, non sono io che lo sto scomunicando. Di fatto chi > >alza la voce o fa le azioni piu' eclatanti risulta sempre il vincitore > >mediatico, ma gli effetti politici di questa attenzione conquistata a colpi > >di "strappi" e di azioni isolate possono fare gli interessi di chi vorrebbe > >scongiurare l'unita' e la compattezza dimostrata dagli organizzatori della > >manifestazione di Roma, che hanno scritto un documento finale in cui non si > >gioca al ribasso, ma ognuno ha contribuito con il meglio della propria > >cultura sindacale o associativa. > > > >Dopo aver visto gli effetti disastrosi dell'antagonismo praticato a Genova, > >mi chiedo se valga la pena di farsi trascinare di nuovo in uno scontro, > >quando gli strumenti per reagire alla cultura della guerra e alla > >possibilita' di un intervento in Iraq sono talmente tanti da permetterci di > >gridare la voglia di pace non solo "tra di noi", ma anche insieme a > >poliziotti (sul palco di piazza S. Giovanni c'era la bandiera del sindacato > >di polizia SILP), sindaci e deputati forzitalioti, parrocchie, sindacati e > >tanti altri organismi che invece qualcuno vedrebbe volentieri come > >protagonisti di una ennesima "guerra tra poveri" che potrebbe consumarsi > >sui giornali e sui binari mentre qualcuno si frega le mani sghignazzando > >per l'ennesimo tentativo riuscito di strumentalizzazione delle azioni di un > >movimento. > > > >SI DIFFIDA QUALUNQUE GIORNALISTA E ORGANO DI INFORMAZIONE DALL'UTILIZZO > >COMMERCIALE DI QUESTE AFFERMAZIONI, ESPRESSE IN FORMA PRIVATA ALL'INTERNO > >DI QUESTA MAILING LIST. > > > >--------------- > > > >10:42 IRAQ: PEZZOTTA, FERMARE TRENI NON AIUTA LA PACE > > > >(ASCA) - Roma, 24 feb - ''I blocchi non servono, creano > >tensioni nell'opinione pubblica e rischiano, se continuano > >nei modi in cui sono stati attuati, di far scemare > >l'attenzione alla guerra che siamo riusciti faticosamente a > >costruire''. Lo dice Savino Pezzotta, leader della Cisl, in > >un'intervista al 'Corriere della Sera', a proposito dei > >tentativi dei pacifisti di bloccare i treni diretti verso la > >base militare statunitense di Camp Darby. > > ''Con Epifani - afferma Pezzotta - abbiamo convenuto che > >il governo ha l'obbligo di informare i lavoratori addetti al > >trasporto di quello che si trasporta, per la loro sicurezza. > >E che se si vuole lavorare davvero per la pace bisogna stare > >tutti dentro le regole della legalita'. Dico proprio > >tutti'', anche - precisa - ''il governo di Silvio > >Berlusconi. Alcune reazioni saranno ingiustificate e niente > >affatto condivisibili, ma i comportamenti del governo non > >sono stati certamente lineari. Prima di far attraversare il > >paese dalle armi e caricare queste armi sulle navi nei porti > >italiani aveva almeno il dovere di informare le commissioni > >Difesa di Camera e Senato. Non l'ha fatto: lo considero un > >fatto molto grave''. > > Quanto al blocco dei porti, deciso dalla Cgil, ''credo - > >dice Pezzotta - che si stia un po' esagerando''; ''non > >condividiamo questo modo di fare. Poi sarebbe ora che per > >decidere le iniziative si discutesse unitariamente. Perche' > >non si possono lanciare appelli all'unita' mentre ognuno > >continua a fare come vuole. Di scioperi nei porti non se > >n'e' mai discusso''. > > > > > > > > > > > > > >
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