Il punto sulla campagna di boicottaggio dell'economia di guerra israeliana



Il punto sulla campagna di boicottaggio dell'economia di guerra israeliana

Come prevedibile, la campagna di boicottaggio delle relazioni economiche e
commerciali tra Italia ed Israele, ha cominciato a
provocare reazioni e polemiche che ne confermano la validità come strumento
di pressione sulle autorità israeliane.
La campagna di boicottaggio era stata annunciata nella manifestazione
nazionale per la Palestina del 9 marzo, definita nel primo
dossier sul boicottaggio presentato a Roma in aprile e poi nell'assemblea
nazionale del Forum Palestina ad aprile a Firenze.
A giugno era stata "testata" con una prima settimana di iniziative in varie
città davanti ai centri commerciali, alle sedi di Generali e
Telecom (che hanno consistenti investimenti in Israele) e davanti al
Parlamento. Le iniziative davanti ai centri commerciali avevano
già rivelato l'efficacia di questa iniziativa. L'indicazione del
boicottaggio di alcuni prodotti di largo consumo vincolati a società
israeliane o che fanno affari con società israeliane, ha suscitato la
curiosità dei "consumatori" ed ha consentito di registrare la
preoccupazione e la ampia simpatia di cui gode la lotta di liberazione del
popolo palestinese. Ancora una volta la società "reale" si è
rivelata più avanzata della "società politica" che appare perennemente
subordinata ai ricatti dei mass media e alle ipocrisie sul
presunto antisemitismo "di sinistra". Aver bypassato il ceto politico ed
aver impostato la campagna di boicottaggio sul rapporto
diretto con la gente è stata e resta la scelta migliore. A settembre,
andando alla manifestazione europea di Marsiglia, abbiamo potuto
verificare come solidarietà con la resistenza palestinese e la campagna di
boicottaggio andassero crescendo e concretizzandosi nel
resto d'Europa coinvolgendo settori della politica e della cultura assai
ampi. Il ritardo della sinistra e del movimento italiano era
dunque tutto "soggettivo" ed ascrivibile all'opportunismo.
A dicembre, in occasione delle feste natalizie la campagna è dunque partita
con un invito di massa a non consumare e non acquistare
i prodotti israeliani o di società in affari con l'economia israeliana.
Migliaia di lettere sono state spedite alle famiglie in diverse città
italiane e si è proceduto ad alcuni presidi di controinformazione davanti ai
centri commerciali.
La reazione dei gruppi e dei commentatori filo-israeliani, non è stata
immediata ma ha atteso, come purtroppo prevedibile, la cornice
della "Giornata della Memoria" per aprire il fuoco a palle incatenate contro
la campagna di boicottaggio e gli esponenti politici della
sinistra che, a torto o a ragione, ne vengono ritenuti responsabili. Gli
attacchi contro l'appello dei docenti universitari francesi e
italiani, contro i compagni del Circolo "Agorà" di Pisa, contro il deputato
dei Verdi Mauro Bulgarelli, contro i gestori di una libreria
di sinistra a Roma, finanche contro il libro di Alberto Asor Rosa, sono
partiti nei giorni precedenti e successivi alla giornata che
celebra la liberazione degli internati dai campi di concentramento nazisti.
La sintesi di questa escalation di articoli, lettere, prese di
posizione, è ben riassunta dai tre articoli comparsi su "Libero" del 13
febbraio. Ultima vicenda, in ordine di tempo, le polemiche
sulla sospensione dell'accordo della vergogna tra la holding romana ACEA e
le autorità israeliane sullo sfruttamento delle acque.
Prima la denuncia del Forum Palestina, poi un appello firmato da
giornalisti, sindacalisti, docenti, consiglieri comunali e deputati,
infine le interrogazioni presentate al Comune di Roma e in alcune città
toscane dove l'ACEA sta rilevando diversi servizi, hanno
fatto "scoppiare il caso" costringendo il Comune di Roma (azionista di
maggioranza) e la stessa ACEA a sospendere l'accordo o
addirittura negare che questo ci sia mai stato. Tesi questa smentita da un
articolo del Sole 24 Ore del 10 dicembre (scaricabile anche
dal sito stesso dell'ACEA) che sosteneva invece il contrario. Sia nel caso
che l'accordo sia saltato, sia che sia stato congelato, questo
è forse il risultato più importante ottenuto finora dalla campagna di
boicottaggio. Occorre però vigilare perché tenendo conto
dell'orientamento fortemente filo-israeliano del sindaco di Roma, non è
peregrino ritenere che l'accordo sia stato sospeso fino al
Forum Mondiale sull'Acqua di Firenze a marzo. In quella sede sarebbe stato
spinoso per il comune di Roma gestire un accordo tra la
propria azienda e Israele proprio su una questione esplosiva e conflittuale
come l'acqua. La fretta con cui gli assessori comunali sono
intervenuti nella vicenda rende realistica questa nostra preoccupazione.
Occorre pensare ad una fase di iniziative verso i maggiori gruppi economici
italiani che hanno investimenti sul mercato israeliano:
Telecom, Generali, Unicredito.
E' possibile pensare ad una campagna di disdetta degli abbonamenti, delle
polizze e dei conti correnti. Se qualcuno già pensava di
farlo per motivi suoi suggeriamo di motivarlo con il boicottaggio. E'
importante rilanciare l'invio delle lettere che minacciano le
disdette indicando chiaramente le proporzioni e i vantaggi del mercato
interno italiano e di quello israeliano. Dove gli conviene
investire? Il mondo del business va preso sui nervi sensibili.
IL METODO DI LAVORO
1) Al momento non è possibile sapere quali siano i risultati della campagna
di boicottaggio sui prodotti indicati nel dossier e nelle
liste. Certo è che la pubblicità negativa è sempre un problema per i marchi.
Occorre dunque insistere nella circolazione dei volantini,
degli adesivi e dei manifesti che invitano al boicottaggio. E' importante
anche far conoscere e far circolare i due appelli dei docenti
universitari. E' a disposizione anche la Risoluzione del Parlamento Europeo
del 10 aprile 2002 (approvata a maggioranza) in cui si
chiede l'embargo delle forniture militari a Israele e la sospensione del
Trattato di associazione commerciale di Israele all'Unione
Europea.
2) E' altrettanto importante preparare con cura - anche nei dettagli - il
materiale di informazione. Occorre spiegare bene che il
boicottaggio riguarda l'economia di guerra israeliana perché le spese
militari assorbono gran parte del bilancio di quel paese e
servono al mantenimento dell'occupazione militare e coloniale dei territori
palestinesi. Che è diretto non contro la popolazione (o
coloro che in Italia si sentono "israeliani" e qui il discorso sarebbe lungo
ma è anche noto) ma contro l'establishment politico-
militare-economico che gestisce l'oppressione della popolazione palestinese.
Che non è un boicottaggio contro Israele in quanto tale
ma contro la politica dei suoi governi (confermata tra l'altra dai risultati
elettorali). Che non è un boicottaggio contro le aziende
gestite da ebrei ma contro aziende che fanno affari con il mercato
israeliano (in questo senso possono essere gestite anche da italiani,
francesi, americani, turcomanni o arabi che siano).
E' importante anche sottolineare sempre la dimensione internazionale ed
europea della campagna di boicottaggio.
Questi non sono dettagli perché le lobby filo-israeliane giocano sempre
sull'equivoco cercando di presentare la campagna di
boicottaggio come una campagna anti-ebraica. E' una argomentazione che
dobbiamo saper smontare pezzo su pezzo con precisione.
3) Sul sito del Forum Palestina, troverete la casellina con gli indirizzi di
posta elettronica di tutti gli organi di informazione (giornali,
televisioni etc.). Basta cliccare e si apre la cartella per inviare il
messaggio al destinatario. USATELA!!! Dobbiamo prendere
l'abitudine di scrivere o di rispondere puntualmente ad ogni lettera o
articolo che esce e che contiene falsità e strumentalizzazioni. Se
non la pubblicano rimandatela ogni giorno. Le lettere devono essere brevi.
Le cose importanti vanno dette subito all'inizio.
Rispondete lettera su lettera, articolo su articolo. Non trascurate affatto
questo strumento. Abbiamo verificato che funziona.
Già nell'assemblea nazionale di Firenze avevamo chiarito che per fare un
bilancio di una campagna di boicottaggio occorre qualche
anno. La lentezza e l'efficacia con cui la campagna è partita anche in
Italia confermano questa valutazione. L'assemblea nazionale del
Forum Palestina (prevista per marzo), ci permetterà di confrontarci sulle
esperienze fatte e sulle proposte per il futuro.

Fonte: Forum Palestina - http://www.forumpalestina.org