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Re: Da Indymedia - la guerra Euro/dollaro e' la vera motivazione di Bush?
- Subject: Re: Da Indymedia - la guerra Euro/dollaro e' la vera motivazione di Bush?
- From: "Gennaro Scala" <gennarolasca at yahoo.it>
- Date: Fri, 21 Feb 2003 21:32:37 +0100
La "lotta fra monete" è un'ipotesi suggestiva, ma è una semplificazione. Forse sarebbe meglio dire fra capitali, nel momento in cui diventano "fratelli nemici" secondo l'incisiva espressione marxiana. L'egemonia del dollaro (ora in crisi) è l'egemonia del capitale statunitense, ma va considerato come un insieme: controllo della moneta-sistema finanziario-sistema economico-stato (forza militare). Sull'argomento ho raccolto un po' di materiale. Rimando in particolare all'articolo du Duràn, Euro versus dollaro http://digilander.libero.it/economiadiguerra/index1.htm ciao G. ----- Original Message ----- From: "Paola Lucchesi" <paola.lucchesi at mail.inet.it> To: <pace at peacelink.it> Sent: Friday, February 21, 2003 12:25 PM Subject: Da Indymedia - la guerra Euro/dollaro e' la vera motivazione di Bush? > Anche questo da un'altra lista, quanto di noi sapevano che > > SADDAM HA CONVERTITO LE SUE RISERVE DI DOLLARI IN EURO GIA' DA TEMPO? > > Leggete quanto segue..... > > paola > > > > L'imperialismo del dollaro > Indymedia - Wednesday February 19, 2003 at 12:20 AM > tratto da: THE REAL REASONS FOR THE UPCOMING WAR IN IRAQ A Macroeconomic and > Geostrategic Analysis of the Unspoken Truth di W. Clark in inglese - sez. > Files > > Cosa accadrebbe se l'OPEC facesse un improvviso passaggio all'euro invece > che una transizione graduale? > "L'effetto di un passaggio dell'OPEC all'euro sarebbe che le nazioni > consumatrici di petrolio dovrebbero far defluire i dollari dai fondi di > riserva delle loro Banche centrali e rimpiazzarli con euro. Il dollaro > crollerebbe di valore ovunque dal 20% al 40% e le conseguenze sarebbero > quelle che ci si potrebbe aspettare dal crollo di qualsiasi valuta e da una > massiccia inflazione (pensate per es. alla crisi valutaria dell'Argentina). > I capitali esteri scorrerebbero fuori dal mercato borsistico USA e dai beni > denominati in dollari, vi sarebbe sicuramente una fuga dalle banche molto > simile a quella degli anni '30, non si pagherebbero gli interessi sul > deficit delle partite correnti, il deficit di bilancio non verrebbe coperto > e così via. Il classico scenario da crisi economica del terzo mondo. > L'economia degli Stati Uniti è intimamente legata al ruolo del dollaro come > valuta di riserva. Ciò non significa che gli USA non potrebbero funzionare > altrimenti, ma che la transizione dovrebbe essere graduale per evitare tali > dislocazioni (e come risultato ultimo di questo probabilmente vi sarebbe lo > scambio dei ruoli nell'economia globale tra USA e UE)". > ........ > ..... > Sebbene completamente soppressa dai media USA, la risposta all'enigma Iraq è > semplice ma sconvolgente. La prossima guerra in Iraq è soprattutto su come > la classe dirigente a Langley e l'oligarchia Bush vedono gli idrocarburi a > livello geostrategico e le minacce macroeconomiche centrali al dollaro USA > da parte dell'euro. La vera ragione per questa guerra è l'obiettivo dell' > amministrazione Bush di prevenire un'ulteriore spinta dell'OPEC verso l'euro > come valuta standard per le transazioni petrolifere. Comunque, per prevenire > questa mossa dell' l'OPEC, hanno bisogno di guadagnare il controllo > geostrategico dell'Iraq con le sue provate riserve di petrolio, le seconde > maggiori al mondo. > In questo lungo saggio si parla della macroeconomia del "petrodollaro" e > della non pubblicizzata ma reale minaccia all'egemonia dell'economia USA da > parte dell'euro come valuta alternativa per le transazioni petrolifere. > Ecco come un astuto ed anonimo amico alludeva alla taciuta verità sulla > prossima guerra con l'Iraq. > "Il maggior incubo della Federal Reserve è che l'OPEC per le sue > transanzioni internazionali passi da un dollar standard ad un euro standard. > Effettivamente l'Iraq ha compiuto questo passaggio nel novembre del 2000 > (quando l'euro valeva circa 80 centesimi), ed ha realmente guadagnato > considerando il costante deprezzamento del dollaro nei confronti dell'euro". > (Nota: il dollaro nel 2002 ha perso il 15% contro l'euro). > "La vera ragione per la quale l'amministrazione Bush vuole un governo > fantoccio in Iraq, o, più propriamente, la ragione per la quale il complesso > militare industriale vuole un governo fantoccio in Iraq, è per farlo > ritornare al dollar standard e farcelo rimanere". (Sperando anche di > impedire una più ampia spinta dei paesi OPEC verso l'euro, specialmente > dell'Iran, il secondo maggior produttore OPEC che sta attivamente discutendo > il passaggio all'euro per le sue esportazioni di petrolio). > Inoltre, nonostante l'Arabia Saudita sia un nostro 'stato cliente', il > regime saudita appare sempre più debole, minacciato da massicci disordini > civili. Alcuni analisti credono che una "Rivoluzione saudita" possa > ritenersi plausibile in seguito ad una impopolare invasione USA dell'Iraq > (come nel 1979 in Iran). Indubbiamente l'amministrazione Bush è > profondamente conscia di tali rischi. Dunque, il disegno neoconservatore (il > piano USA) implica una grande e permanente presenza militare nella regione > del Golfo Persico nell'era post Saddam, se vi fosse la necessità di > circondare e prendere i giacimenti di petrolio sauditi nel caso di un colpo > di stato da parte di un gruppo antioccidentale. Ma prima torniamo all'Iraq. > "Saddam ha segnato il proprio destino quando alla fine del 2000 ha deciso di > passare all'euro (e più tardi ha convertito la propria riserva di 10 > miliardi di dollari all'ONU in euro): a quel punto un'altra guerra del Golfo > fabbricata con Bush II è divenuta inevitabile. Solamente le più estreme > circostanze forse possono ora fermarla e dubito fermamente che qualcosa > possa farlo, a meno che Saddam non venga rimpiazzato da un regime > compiacente". > "Prospettiva complessiva: qualsiasi cosa esclusa dai temi della valuta di > riserva e del petrolio saudita/iraniano (cioè i temi politici interni e le > critiche internazionali) per questa amministrazione sono periferiche e dalle > conseguenze marginali. Inoltre, la minaccia dollaro-euro è così potente che > essi piuttosto rischieranno molte delle ripercussioni negative a breve > termine per evitare un crollo del dollaro dovuto al cambio dal dollaro > all'euro come standard delle transazioni dell'OPEC nel lungo termine. Tutto > ciò rientra nel più vasto Grande Gioco che include la Russia, l'India e la > Cina" > . > L'informazione sulla valuta petrolifera dell'Iraq viene censurata dai media > USA ed anche dall'amministrazione Bush & Federal Reserve poiché la verità > potrebbe potenzialmente piegare la fiducia degli investitori e dei > consumatori, ridurre la richiesta di presiti e la spesa dei > consumatori,creare la pressione politica per formulare una nuova politica > dell'energia che lentamente distragga dal petrolio mediorientale e > naturalmente fermi la nostra marcia verso la guerra all'Iraq. Questo quasi > "segreto di stato" si può trovare nell'articolo di Radio Free Europe del 6 > novembre 2000 che > discute del passaggio di Saddam dal dollaro all'euro per le sue vendite di > petrolio. > "Il cambio di Baghdad dal dollaro all'euro negli scambi è diretto a > rimproverare la linea dura di Washington sulle sanzioni ed a incoraggiare > gli europei a sfidarla. Ma il messaggio politico costerà all'Iraq milioni in > rendite perdute. Il corrispondente di RFE/RL, Charles Recknagel, osserva ciò > che Baghdad guadagnerà e perderà, e l'impatto della decisione di andare > verso la valuta europea". > ....... > freebooter.da.ru > > > Crisi di sovraproduzione > da Indymedia Wednesday February 19, 2003 at 12:24 AM > > L'Afghanistan è stato occupato e probabilmente fra poco sarà la volta > dell'Iraq. La nuova dottrina militare americana parla chiaro, la guerra è > destinata a continuare. Come un iceberg, la "guerra infinita" rivela solo la > sua parte emersa, ma nella parte invisibile, assai più complessa, incomincia > a delinearsi un nemico diverso da quello designato dalla propaganda. > Si va dicendo che questa è una "guerra per il petrolio", ma gli Stati Uniti > sono i maggiori acquirenti di greggio e posseggono le maggiori aziende che > lo commerciano e lavorano; com'era già successo negli anni '70, sono in > grado di volgere a loro favore il flusso della materia prima. Più del > petrolio li assilla il timore di veder intaccare il cardine della loro > egemonia imperialistica, cioè il controllo sul flusso di capitali, non solo > petroliferi. > Una enorme massa di capitali, in continuo aumento per via del flusso > incessante di valuta petrolifera, si sta fissando in un sistema chiamato > Islamic Banking. Questi capitali, un tempo indirizzati in special modo verso > Stati Uniti e Inghilterra e là depositati, investiti in Buoni del Tesoro o > utilizzati per investimenti diretti, adesso rimangono nei paesi petroliferi > o agiscono all'estero (i Sauditi per esempio hanno attività per 1.200 > miliardi di dollari negli USA e vi controllano Citigroup, la maggiore banca > americana), così la "finanza islamica" minaccia di diventare un potente > attrattore finanziario in grado di accumulare non solo petroldollari ma > anche euro e yen. > Per gli Stati Uniti, la saldatura fra i capitali "islamici" e quelli > dell'Europa e del Giappone, cioè dei paesi concorrenti sul piano industriale > e finanziario, sarebbe una catastrofe. Oggi questi paesi pagano un pesante > tributo alla rendita petrolifera, ma non beneficiano di capitali di ritorno > come è successo finora a USA e Inghilterra. Il controllo dei flussi > petroliferi è perciò un'arma potentissima contro i concorrenti. Gli Stati > Uniti hanno dominato il mondo rendendoselo nemico e, se dovessero mostrare > debolezze, sarebbero spazzati via. Non da una guerra diretta, che per ora > nessuno può loro muovere, ma dalla semplice situazione politico-economica > che sta maturando. > Gli Stati Uniti sono dunque costretti ad attaccare per ragioni vitali. > "Terrorismo" e "paesi canaglia" sono solo propaganda crociatista. Ecco > perché scaturiscono teorie di guerra preventiva globale. I preparativi per > la vasta campagna politico-militare, non solo contro l'Iraq, mirano a > conservare l'odierno sistema di equilibri, a garantire alla borghesia > americana il controllo del processo sempre più spinto di globalizzazione, e > a subordinare all'interno di questo quadro, volenti o nolenti, gli altri > paesi industriali ......... > ----------------- > www.ica-net.it/quinterna/2000_todayrivista/06/guerra_planetariausa.htm > ______________________________________________________________________ Yahoo! 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