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Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia





COMUNICATO STAMPA



Mentre il governo turco avanza richieste economiche sempre più alte
nell'ambito del nuovo affare della guerra, che si appresta a portare a
compimento insieme agli USA, la situazione che si era venuta a creare negli
ultimi tempi in Turchia e in Kurdistan sta man mano regredendo in maniera
molto preoccupante.

Nonostante che nell'ambito di un pacchetto di riforme, risalente allo
scorso agosto 2002, lo stato di emergenza sarebbe stato abolito dall'inizio
del 2003, a causa dell'imminente guerra in Iraq, è di ieri la notizia per
cui si è di nuovo disposto di porre sotto stato d'emergenza (OHAL) il
Kurdistan turco (precisamente ad Amed, Batman, Mardin, Siirt, Sirnak e
Hakkari) a partire dall'inizio del conflitto, visto che è prevista una
nuova ondata di profughi in fuga dalla guerra e che già il KADEK ha
dichiarato di aver intenzione di difendersi da eventuali attacchi intesi
alla sua eliminazione.

Intanto, il Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) del Consiglio
d'Europa, su richiesta degli avvocati del presidente del KADEK Abdullah
Ocalan, lo scorso lunedì è andato a fargli visita. Il giudice Mark Neve
(belga), uno svizzero Timoty Hardding (medico) e un interprete lo hanno
incontrato per mezzo di un elicottero militare, per la terza volta da
quando Abdullah Ocalan si trova in regime d'isolamento nella prigione-isola
di Imrali, a nome del Comitato. La relazione relativa a questa visita,
secondo indiscrezioni dichiara legittime le richieste del collegio
difensivo di Abdullah Ocalan di pretendere l'esercizio del diritto alla
difesa dell'assistito e di incontrare periodicamente il presidente Ocalan,
come prestabilito. La stessa sarà resa nota all'opinione pubblica, come da
prassi, fra sei mesi, in caso che la Turchia non applichi le richieste che
verranno avanzate.

Nonostante la visita della delegazione del CPT, a seguito della quale è
stato dichiarato ai legali del presidente Ocalan che le sue condizioni di
salute sembravano stabili e che egli aveva espressamente richiesto di poter
vedere i propri avvocati, il mercoledì successivo non gli è stato
possibile, ancora una volta, vedersi con gli avvocati. Siamo ormai alla
dodicesima settimana, l'ultima volta che lo avevano potuto vedere era il 27
novembre del 2002.

Non possiamo evitare al popolo kurdo di preoccuparsi e di leggere questo
doppio isolamento come una voluta manovra politica contro il KADEK e la sua
volontà di opporsi ad ogni nuova guerra.

            Nel frattempo, anche a Suleymanie nel Kurdistan meridionale
sono in atto manifestazioni di protesta contro l'isolamento del presidente
Abdullah Ocalan e contro la guerra, che continueranno con una campagna di
raccolta firme per la libertà di Ocalan e la pace in Kurdistan nelle città
di Kelazide, Ranya, Cemcemal, Bazyan, Derbedihan, Kelar e Kifri.  Lo stesso
succede già da alcuni giorni con manifestazioni anche nelle città del
Kurdistan siriano (Kamislo e Afrin) fino alle città di Aleppo e Damasco;
oltre che nel Kurdistan iraniano a Sanandaj.

            Chiamiamo l'opinione pubblica e la stampa italiana ed
internazionale a dimostrarsi attenta e vigile circa l'evolversi della
situazione in Kurdistan e cogliamo l'occasione per esprimere il nostro
invito a prendere parte numerosi alla delegazione italiana per la
celebrazione del Newroz 2003 in Kurdistan, che questo anno si pone come una
scadenza cruciale di espressione della contrarietà della popolazione
mondiale contro la guerra, insieme al 95% dei cittadini turchi che non se
ne augurano l'esplosione, che significherebbe porre un ulteriore grave
ostacolo al, seppur appena accennato, processo di democratizzazione
avviatosi in Turchia.

Roma, 21 febbraio 2003



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