Guerra o Pace? Luigi Boschi



GUERRA O PACE!

Guerra è morte. Guerra è violenza. Guerra è distruzione.
Non c'è dignità se c'è guerra. Non c'è umanità se c'è guerra.
Dove c'è guerra non c'è politica.

Non c'è Istituzione se c'è guerra, non c'è Stato se c'è guerra. Eppure sono
gli Stati che dichiarano la guerra! Nel sangue e nella guerra sembra che
gli  Stati si rivitalizzino. Oggi non c'è più una guerra di campo, in
trincea, ma un genocidio. L'uomo, un potenziale cadavere senza significato!

Molti gridano Pace e coltivano la guerra anche inconsapevolmente, anche coi
loro consumi quotidiani, anche col loro linguaggio, anche col loro
comportamento. Quando si esclude dal dialogo, quando si distruggono
volutamente, consapevolmente uomini, famiglie, culture, quando si
emarginano saperi, intelligenze, quando si pratica il potere arbitrario,
quando si deprimono le diversità, quando si coltiva il discredito, la
lottizzazione, il malaffare, le tangenti, le corruzioni, lo sfruttamento,
la disperazione, lì si annidano le culture della guerra, dell'odio, del
terrorismo. Lì c'è lo Stato delinquenziale di cui destra e sinistra in
tutto il mondo si nutrono, in una gara al primato nella globalizzazione
economico-finanziaria.

Non c'è guerra laddove c'è ascolto, comprensione, tolleranza, cultura,
libertà, condivisione, partecipazione, rispetto, valorizzazione. Non c'è
guerra se c'è verità. Eppure si coltiva il sopruso, la soprafazione!

Diplomazia, mediazioni, di che cosa? Sulle proprietà dei pozzi petroliferi,
sulle risorse idriche, sulle armi prodotte o acquistate, sugli sfruttamenti
territoriali, umani, sugli affari prima, durante, dopo la guerra? Sulle
spartizioni. E' questo che stiamo trattando prima dello sganciamento del
potenziale bellico? Dov'è il nostro grado di civiltà?
Diffido poi di quei Paesi che si dichiarano per la pace e sperimentano il
nucleare negli atolli del Pacifico. Non credo a quegli assi nazionali vedi
Francia, Germania, Russia dettati più dagli interessi economico petroliferi
che non dalla reale volontà di pace (la Loukoil russa ha chiuso il
contratto nel 99 per lo sfruttamento del giacimento West Kurna: 5-8
miliardi di barili). Da Le Monde: "La norma, nel petrolio, è la
cooperazione internazionale. Le compagnie sono legate le une alle altre in
tutto il mondo per l'esplorazione dei grandi giacimentiŠuna spartizione
competitiva del mercato".
Uno scontro tra Paesi dell'Europa, dell'Est e dell'Asia e l'America per la
spartizione di risorse petrolifere. America che non è presente attualmente
in Iraq per la legge del Senatore repubblicano Alfonso D'Amato che vietava
a partire dal 1996 qualunque investimento in questo Paese, accusato di
finanziare il terrorismo."
Oggi, di fatto, la guerra è lo strumento politico per i contratti
petroliferi. Le tragedie umane compiute dalla dittatura Irachena divengono
solo strumento di intervento bellico, per mascherare il reale interesse.
Non l'uomo, ma il petrolio. E' in atto un conflitto planetario molto
pericoloso: un pezzo di mondo che sta sotto e non crede più alla
possibilità di risalire; e una delle radici del terrorismo è il senso di
inferiorità irrimediabile. Dice Foa: "se qualcuno può pensare che non potrà
mai raggiungere gli altri non è forse il momento in cui gli altri devono
cambiare il loro modo di vivere?ŠBisogna immaginare un modo di vivere che
sia accettabile e praticabile. Questo di adesso non lo è piùŠSono persuaso
che dobbiamo fare della nostra vita dei modelli diversi in cui la ricchezza
è la qualità e non la competizioneŠ L'obiettivo dell'umanità deve essere
veramente contro il terrorismo, le guerre etniche, le ideologie della
violenza".

Una proposta da questa Piazza della Pace di Parma.
Dalle città del mondo si solleva il grido di Pace, chiediamo ai nostri
Stati, allora, i mezzi, gli strumenti per andare a Bagdad, non a fare gli
scudi umani, ma andiamo a portare la parola democratica, andiamo a portare
il coraggio della libertà, andiamo a dare forza ai sottomessi alla
dittatura, andiamo ad aiutare i disperati, i poveri, i malati, andiamo a
conoscere le loro culture, i loro modi di vivere, i loro sogni, andiamo a
liberarli dalla schiavitù, dal servilismo, dalla paura, andiamo con tutta
la nostra forza di pace, non di guerra, lasciamo gli eserciti ai confini.
Portiamo cibo, medicinali, serenità, ciò che il petrolio non gli ha ancora
dato, ciò che l'occidente non ha ancora voluto, ciò che la dittatura non
concederà mai. New global, Social forum, gruppi della pace, ambientalisti,
movimenti culturali e politici, uomini semplici, religiosi, disoccupati,
closhard, andiamo tutti insieme Šchiediamo al Papa, ai vescovi, ai capi
delle religioni del mondo che vogliono la pace, di aiutare il popolo
iracheno, di unirsi con le persone di tutto il mondo ed invadere di pace
Bagdad, diventiamo emigranti di pace prima che scoppi la guerra. Dopo le
parole, dopo gli slogan, dopo le sfilate, dopo gli straccetti, dopo le
bandiere, è l'ora di agire: la protesta di piazza contro la guerra ha
raggiunto il suo obiettivo, così come penso la propaganda di forza
manifestata: se si vuole la pace ora si deve avere il coraggio di andare di
persona tutti insieme là dove potrebbe scoppiare la guerra. Inventiamo e
diventiamo l'esercito della pace. Là dove gli Stati hanno fallito, gli
uomini insieme possono vincere. Potremmo scoprire un altro modo di fare
mondo.

Luigi Boschi
Movimento politico Sorgenti

Parma, 13 febbraio 2003