Manifesto programmatico proposto da PeaceLink a Taranto



Manifesto programmatico proposto da PeaceLink
alle associazioni e ai cittadini di Taranto

Perché siamo contro la guerra

Per dire sì alla pace in un mondo che ogni giorno tributa vittime innocenti alla guerra (attualmente sono attivi decine e decine di conflitti bellici) sono necessarie grande forza e coesione, indispensabili per costruire un mondo di fratellanza e di solidarietà. La costruzione della pace è un lungo e difficile percorso con l’obbiettivo di una nuova cultura, di comportamenti improntati al dialogo, al rispetto delle diversità e dei valori dell’altro. Pace intesa non solo come assenza di guerra - ineludibile premessa per l’equilibrato sviluppo dei popoli - bensì come rispetto dell’uomo per l’uomo, anche e soprattutto per il fratello che ha sbagliato e che chiede di essere aiutato a non ripetere i propri errori. Pace come rispetto totale dell’ambiente naturale a cui questa civiltà ha inopinatamente dichiarato guerra. Pace come assenza di subdole guerre economiche e commerciali.
Siamo contro Saddam Hussein e siamo dalla parte del popolo irakeno, che sarebbe la prima vittima della guerra, così come è stata vittima dell'embargo fino ad ora.
 
Costruire alleanze per scopi comuni

A Taranto opera da oltre un decennio PeaceLink che ha ritenuto di poter mettere al servizio della pace e della solidarietà la telematica per meglio veicolare informazioni e conoscenze utili alla causa della pace.
Intorno a tale idea vanno aggregandosi formazioni sociali e iniziative che vanno oltre gli storici perimetri che suddividevano le associazioni in laiche e religiose, in solidaristiche e pacifiste, e così via.
Questa crescita dei contatti interassociativi è frutto di una crescita della società civile che intende riproporre con rinnovato vigore il tema della pace, a cominciare dagli indifferenti. A quanti credono che la guerra è affare altrui trascurando come anche i figli di Taranto si trovano su navi impegnate in azioni di guerra. Recentemente con molteplici iniziative si sono messe in reciproco contatto e relazionate fruttuosamente realtà locali le più svariate, come Aifo, Altrimondi, Amnesty International, Aprile, Arci, Associazione per la Pace Taranto, Attac, Caritas, Chiesa Valdese, Comitati di quartiere Paolo VI Città Vecchia Salinella, Comitato  contro l’elettrosmog, Cochicho (Commercio Equo e Solidale), Comunità Emmanuel, Coordinamento Genitori Democratici, Coordinamento Obiezione Spese Militari, Emergency, Legambiente, Libera, Libreria Gilgamesh, Movimento Difesa del Cittadino, Oltre le barriere, Parrocchia Regina Pacis, Pax Christi, Terra Rossa, Treterre, WWF, associazioni per i diritti degli animali e, a vario titolo, numerosi esponenti della Chiesa Cattolica, di partiti politici e singoli cittadini.

Tarantosociale, la società civile si fa rete

La crescita di tale aggregazione pone la necessità di un dialogo con la comunità più allargata. Ciò ci ha portati a realizzare mezzi di veicolazione delle informazioni come www.tarantosociale.org (dal quale è possibile scaricare tarantosociale un foglio informazioni cartaceo per meglio diffonderlo in quegli ambienti in cui è poco diffuso l’uso di Internet), http://www.taras.it/iniziative.html (tutte le iniziative in programma) accanto al noto www.peacelink.it .
Con un sistema di posta elettronica e di mailing list è stata realizzata una rete di comunicazioni interna che è aperta a gruppi e associazioni che hanno anche la possibilità di gestire una propria pagina web (è possibile contattare tarantosociale indirizzando una e-mail a webmaster at tarantosociale.org).
L’imminenza di un tragico conflitto bellico per il quale si predispongono alleanze e armamenti su un teatro di guerra planetario ripropone in tutta la sua drammaticità la necessità di un’azione di sensibilizzazione di questa comunità grazie ad azioni comuni di tutte le associazioni che si riconoscono in tarantosociale

Iniziative concrete per fare crescere una cultura della pace

Interlocutori privilegiati del nostro intervento sono gli studenti, i commercianti, la cittadinanza.

Nelle scuole pensiamo di promuovere dibattiti offrendo materiale didattico con l’ausilio di filmati. Noi chiediamo alle scuole che la bandiera della pace sia esposta e promuoveremo raccolte di firme nei singoli istituti perché sempre più docenti e studenti si facciamo promotori di questa idea, accompagnandola con iniziative che facciano crescere un forte "senso di resistenza" alla violenza e alla guerra.

Alla cittadinanza intendiamo proporre l’affissione nei balconi di bandiere della pace e di stracci bianchi (lo straccio di pace proposto da Emergency) per manifestare palesemente il proprio no alla guerra.

Ai commercianti proporremo una locandina che recita questo negozio è contro la guerra.

Intendiamo altresì preparare una tiratura straordinaria di tarantosociale, numero monotematico sulla pace e lanciare una campagna di diffusione dei siti www.peacelink.it  e www.tarantosociale.org per diffonderne i contenuti di pace.

Dopo una verifica delle risorse a disposizione cercheremo di realizzare un grande striscione con le parole dell'articolo 11 della Costituzione ("L'Italia ripudia la guerra") da collocare nel centro di Piazza della Vittoria che abbiamo proposto di chiamare piazza della Pace; già da subito il Sindaco potrebbe prevedere di collocare - scolpito su un marmo - il testo dell'articolo 11 della Costituzione alla base del Monumento dei Caduti.

Cooperare con linguaggi comuni e con sensibilità condivise

Questi percorsi richiedono non solo che si manifesti contro la guerra ma che si estenda il consenso attorno alla stessa idea di manifestare, evitando quindi il settarismo e tutto ciò che può dividere un movimento che potenzialmente gode di un consenso di opinione pubblica superiore al 70%. Recentemente persino il governatore della di Bankitalia, Fazio, si è detto contrario alla guerra in Irak, considerando l'impatto economico del conflitto che andrebbe a sommarsi ad una già difficile situazione economica nazionale. La situazione di crisi locale è nota e non c'è nella città pertanto alcuna "voglia di guerra". Chi ha investito in borsa attende il giorno del conflitto con smarrimento e panico, senza sapere che fare.
I commercianti sanno che la guerra modificherà i consumi e la percezione del futuro, favorendo un ulteriore rallentamento del già precario andamento dell'economia, quattro volte inferiore al tasso di crescita programmato. Spetta a noi saper trasformare questa istintiva riluttanza di un intero corpo sociale in una visibile e corale scelta di pace, mettendo da parte linguaggi "di parte" e costruendo su messaggi, valori e norme condivise, a partire dal rispetto della Carta Costituzionale. Una barriera formidabile separa la società dalla guerra e questo - in una società democratica - vuol dire molto per chi guida le istituzioni e deve prendere scelte politiche - già di per sé difficili - "in nome del popolo italiano".