refusenik: Uri 18 anni



Sono cresciuto in una famiglia di sinistra e non c'e' stato un evento
particolare che abbia inciso sulla mia coscienza politica per spingermi a
rifiutare la divisa. Forse e' stata piu' una sorpresa scoprire che ero
anch'io un pacifista, se pacifista puo' essere la definizione piu'
appropriata, comunque io mi rifiuto di partecipare a qualunque
organizzazione o azione che abbia lo scopo di togliere la vita. Coltivo
questa convinzione fin da quando avevo sedici anni. E' stato allora che ho
realizzato di essere in qualche modo un pacifista, o quanto meno vicino
all'idea di pacifismo.



Quando venne il tempo di presentarmi all'esercito ho iniziato a scrivere
lettere in cui spiegavo il mio rifiuto alla leva, cosi' mi hanno invitato a
presentarmi alla commissione per l'obiezione di coscienza, che e' preposta
ad ascoltare chiunque rifiuti il servizio militare per ragioni di
coscienza. I commissari devono valutare se l'obbiettore e' veramente
sincero, nel qual caso viene esonerato dal servizio di leva. Esiste anche
una commissione per le donne che pero' e' molto diversa, in teoria entrambe
le commissioni dovrebbero sottostare alle stesse regole, ma in realta' la
commissione per gli uomini non esonera mai nessuno. Su oltre duecento
persone che si sono presentate davanti alla commissione per gli uomini,
circolano voci non confermate che solo due persone sono state esonerate dal
servizio militare, tuttavia non se ne conoscono i nomi e neppure le
motivazioni. Questa commissione in teoria dovrebbe esonerare tutti gli
obiettori di coscienza, ma il trucco sta nel fatto che non sono tenuti a
riconoscere ed esonerare chi fa obiezione selettiva di coscienza, cosi' in
pratica vengono tutti considerati obiettori selettivi e mandati alle loro
basi dove un ufficiale decreta loro un periodo di carcere che non puo'
superare i 35 giorni.



Quando sono stato ricevuto dalla commissione per essere ascoltato, non mi
hanno prestato alcuna attenzione, e mi hanno spedito alla base dove avrei
dovuto prendere servizio.

Li' mi sono presentato ad un ufficiale, il quale, senza processo e senza
avvocato, mi ha condannato a quattordici giorni di carcere nella prigione
numero 6. Poi venni liberato e dopo due giorni rispedito alla base dove mi
hanno dato 28 giorni di carcere, e cosi' via, dall'agosto scorso ad oggi
sono stato in carcere sei volte per un totale di 133 giorni. Un mese fa,
quando mi hanno liberato per l'ultima volta, ho chiesto di essere visitato
da uno psicologo, perche' ero stufo di andare avanti e indietro. Ho
incontrato ogni specie di psicologi dell'esercito, ma purtroppo nessuno di
loro si e' convinto che io fossi pazzo a sufficienza per non andare
nell'esercito. In questi giorni dovrei ripresentarmi alla base, ma ho
deciso di disertare e di prendermi due settimane di vacanza dalla prigione.
Sono stufo di passare dall'ufficio dell'ufficiale che sentenzia quante
settimane di carcere dovro' fare ogni volta. Odio quell'ufficio. La legge
prevede che dopo due settimane dalla data in cui dovrei presentarmi alla
base divento ufficialmente un disertore, in teoria, la polizia militare
dovrebbe venire a cercarmi a casa, ma non ce n'e' bisogno perche' mi
presentero' direttamente alla prigione militare numero 6, evitando cosi'
l'inutile commedia dell'ufficiale della base.



Un mio amico, Johnatan e' stato in carcere sette volte per un periodo
complessivo di 196 giorni, lui si e' anche appellato all'Alta Corte
Israeliana, ma non e' servito a nulla. Ho l'impressione che l'Alta Corte
sia d'accordo con l'esercito sul fatto che l'obiezione di coscienza sia di
esclusiva competenza dell'esercito stesso. Nessuno e' in grado di dire con
certezza per quanto tempo possa durare questo continuo dentro e fuori dal
carcere. Il servizio militare obbligatotio dura per tre anni. In passato la
procedura voleva che dopo 90 giorni di detenzione complessiva si ottenesse
l'esonero, ma oggi non e' piu' cosi' e non ci sono leggi chiare che
determinino con certezza il periodo di carcere per un obbiettore di
coscienza. Ho anche parlato con due o tre avvocati ma non ci possono far
nulla. L'unica alternativa pare sia di presentarsi di fronte alla corte
marziale, nessuno ci ha mai provato, ma il rischio sarebbe di essere
condannati fino a tre anni di detenzione. E' vero che dopo sarei fianlmente
libero, ma vedi gli ultimi quattro mesi e mezzo sono stati gia' abbastanza
duri per me e tre anni sarebbero decisamente troppo lunghi.



In carcere la vita non e' affatto divertente, ma neppure troppo dura. La
prigione militare e' organizzata come una normale base militare, ci sono
quattro compagnie ed ognuna e' composta da diversi tipi di prigionieri.
Siccome la detenzione di poche settimane e' considerata breve, al massimo
35 giorni, gli abbiettori vengono mandati alla Compagnia A, dove non ci
sono celle, ma semplici tende da campo e non ci sono criminali, assassini o
drogati, ci sono solo obbiettori. La vita non e' troppo male, ma mi irrita
tutta quella disciplina, tutta quella dovuta obbedienza. A volte ci
permettono di lavorare in cucina. Alcuni di noi si rifiutano di indossare
l'uniforme, allora vengono mandati in isolamento, dentro una vera cella in
muratura che misura poco piu' di due metri quadrati. Dentro ci stanno due
detenuti e una guardia che li controlla a vista per impedire eventuali
suicidi. Ci ho fatto la guardia qualche volta, i turni sono di quattro ore,
non e' cosi' dura come puo' sembrare, non c'e' altro da fare che rimanere
seduti a leggere per tutto il tempo.



berretti bianche per la pace

continua