Del mondo Kurdo



Del Mondo Kurdo, anno 2 numero 15

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La comunità kurda in Italia: "LA GUERRA NON è UNA SOLUZIONE PER L'UMANITà"

Una giornata come quella del 10 dicembre, la giornata mondiale per i
diritti umani è per il popolo kurdo molto importante e piena di
significato. Il popolo kurdo è il più grande popolo al mondo i cui diritti
non sono riconosciuti e soprattutto sono da sempre violati. Noi kurdi
veniamo da una terra martoriata, nella quale giustizia e libertà non sono
riconosciute, insieme ad ogni più fondamentale diritto umano. Una società
che non riconosce i diritti umani alle persone, è una società senza
diritti. (Š) In questo giorno importante per la coscienza dell'umanità,
come popolo siamo convinti che non è con la guerra che si risolvono le
questioni dei popoli. L'avanguardia per i diritti, la libertà e la dignità
del popolo kurdo rappresentata dal presidente Abdullah Ocalan, che ha
spinto il movimento kurdo ad avviarsi su un cammino verso la stabilità e la
pace dell'area, si trova attualmente imprigionato in condizioni di
isolamento, con lo scopo di annientarne la dignità e l'esistenza stessa, a
simbolo dell'eliminazione di un popolo tutto. Già l'istituzione del carcere
di Tipo F rappresenta in Turchia una ferita sanguinante della coscienza
dell'umanità, cambiarla significa sviluppare condizioni sociali e culturali
di vita più adeguate, ancor di più in un paese che si avvicina e si sente
già parte dell'Europa. (Š) La libertà del Presidente Ocalan e di tutti i
detenuti politici, un'amnistia generale e una riforma legislativa, affinché
gli ex detenuti possano attivamente prendere parte alla vita sociale e
politica del paese, sono le nostre richieste più urgenti. Sono quei passi
fondamentali per il proseguimento del cammino per la soluzione pacifica e
politica della questione kurda, che da parte nostra esigiamo dal nuovo
governo turco. Dove non vengono rispettati i diritti umani, non può esserci
democrazia. (Š) Per questo nella giornata celebrativa dei diritti umani il
popolo kurdo, insieme agli altri che come noi vogliono dimostrare
democraticamente le proprie istanze, gridiamo la nostra contrarietà ad ogni
guerra e specialmente alla prossima guerra contro l'Iraq. Chiamiamo i
democratici e i pacifisti italiani a dimostrarsi sensibili e vicini al
popolo kurdo in un momento di cambiamento e di speranza per la soluzione
politica e pacifica della questione kurda, perché i diritti violati dei
kurdi e delle kurde nel mondo sono i diritti violati dell'umanità. In un
mondo senza diritti umani non c'è posto per l'umanità.



Turchia: il programma riformista del nuovo governo turco Europa,
democratizzazione e sviluppo economico le priorità. - ANSA, 28 novembre 2002

            L'accelerazione del processo di democratizzazione atto ad
adeguare le norme e le realtà turche ai criteri di Copenhagen (posti
dall'Unione europea per l'adesione della Turchia) e una politica liberista
di mercato e privatizzazioni per il superamento della crisi economica sono
le massime priorità contenute nel programma del nuovo governo monocolore
AKP turco, presieduto da Abdullah Gul, che oggi ha ricevuto la fiducia
sulla base di questo programma. (Š) Il programma del governo prevede la
formulazione di una nuova costituzione (in sostituzione di quella attuale
approvata nel 1982 sotto l'influenza dei militari nel 1982, ndr) che sia
"più pluralista, liberale e partecipativa" in accordo con gli standard
internazionali e basata sui diritti umani e le libertà fondamentali. "Noi
vogliamo stabilire garanzie costituzionali per tutte le libertà politiche e
civili e in particolare quelle di pensiero, di credo religioso, di
educazione, di associazione, di proprietà e d'impresa" - ha detto Gul
presentando al Parlamento il programma del suo governo. Senonché,
nonostante l'impostazione dichiaratamente liberale, questo progetto di
nuova costituzione non ha mancato di suscitare apprensione nel partito di
opposizione, che teme che il partito di radici islamiche Akp dissimuli,
dietro l'affermazione delle libertà fondamentali, l'intenzione di ridurre
le restrizioni all'Islam politico e la laicità dello stato. "Non agite
contro il secolarismo direttamente o indirettamente" ha avvertito il leader
dell'opposizione Deniz Baykal, mentre il premier Gul ha negato ancora una
volta che il suo governo abbia "una strategia nascosta".



            Turchia: dopo 15 anni abolito completamente lo stato
d'emergenza, finisce oggi anche a Diyarbakir e Sirnak. - Ansa, 30 novembre
2002

            Da oggi cessa del tutto lo stato d'emergenza che fu istituito
15 anni fa come risposta alla guerriglia kurda del PKK, in 13 province
sud-orientali della Turchia e che poi è stato gradualmente abolito. Oggi
infatti esso viene abolito anche nelle due ultime province residue, quelle
di Diyarbakir e Sirnak, dove è fin'ora stato in vigore. La fine dello stato
d'emergenza per il 30 novembre fu annunciata già nell'estate scorsa dal
Consiglio nazionale di sicurezza, che lo promulgò "per l'ultima volta" a
Diyarbakir e Sirnak fino alla data odierna.



"Reclamiamo i diritti per il nostro leader ed il popolo kurdo" -
KurdishObserver, 8 dicembre 2002

            Partecipando ad una trasmissione su MedyaTV Murat Karaylan del
consiglio presidenziale del KADEK ha enfatizzato la necessità da parte
kurda di far sentire la propria voce contro le politiche applicate nei
confronti del Presidente Ocalan ed ha commentato anche altre questioni.
"Siamo un popolo organizzato e dobbiamo organizzarci ancora di più e
combattere contro ogni politica di declino attraverso azioni legittime.
Dobbiamo reclamare i diritti per il nostro leader e per noi stessi con
delle mobilitazioni. Lo stato sta cercando di far emergere nuovi concetti
attraverso l'AKP. E l'AKP ha dato luce verde. Questo porterà a nuovi
pericoli. Siamo nel corso di un nuovo e storico processo, che coinvolge a
pieno la lotta kurda" ha detto Karaylan. Inoltre ha dichiarato che si sta
cercando di accrescere lo status riconosciuto alla Turchia con l'operazione
in Iraq. Sottolineando il fatto che esistono accordi segreti e politiche
nascoste implicate alle operazioni, Karaylan ha continuato dicendo che
"vogliamo avvertire lo stato e il governo, come anche gli USA. Gli USA
vogliono la firme di certi accordi per l'intervento. Va capito bene che i
kurdi non saranno ingannati ancora una volta. Nessuno può parlare di
stabilità in una parte del Kurdistan senza che la questione kurda venga
risolta". Indicando al nuovo processo avviatosi con le elezioni del 3
novembre, Karaylan ha richiamato l'attenzione sui seguenti temi: "la
Turchia ha un gran numero di gravi problemi. La crisi economica non è la
sola questione. Ci sono le bande, i villaggi bruciati, le uccisioni da
parte di ignoti e altro, il governo non si è espresso su nessuno di questi.
Il problema fondamentale e la mancanza di una soluzione alla questione
kurda. Finché non la si risolverà non potranno essere risolte le altre".



"Una campagna di azioni democratiche dal KADEK" - KurdishObserver, 9
dicembre 2002

Il Congresso per la libertà e la democrazia del Kurdistan (KADEK) ha
annunciato in un comunicato di voler lanciare una campagna per reclamare e
difendere i diritti del presidente Apo. La campagna che durerà fino al 15
febbraio 2003 ha il fine di mettere in moto e convogliare le forze della
serhildan. (Š) Si è poi accennato alla situazione politica attuale
sottolineando che la trasformazione democratica è inevitabile per i paesi
che dominano il Kurdistan. Il KADEK ha continuato sostenendo che: "i regimi
che si sono succeduti in Turchia non sono stati d'aiuto a risolvere i
problemi. Nonostante le imposizioni delle dinamiche interne ed esterne essi
non hanno avuto la capacità di risolverli. E' possibile vedere la
spossatezza dei regimi turchi. Gli sforzi delle società di trovare una
soluzione aumentano e la determinazione per un cambiamento democratico si
rafforza. Le ultime elezioni in Turchia ne sono state espressione". Il
KADEK ha anche aggiunto che "un possibile intervento in Iraq accelera tali
sviluppi. Il cambiamento democratico è inteso sia come un modo di evitare
la guerra che per limitarne i danni. Non ci sono più possibilità
nell'insistere sulle vecchie modalità. Insistere sui regimi esistenti
significa portare al disastro. L'unico modo di evitare il disastro è la
trasformazione e il cambiamento democratico. E un cambiamento in Turchia
avrebbe effetto anche in Iran, Iraq e Siria".



 "I kurdi iracheni hanno paura di un nuovo genocidio" - BBC, 10 dicembre
2002 di Hiwa Osman

Mentre viaggiavamo attraverso la pianura dorata a nord della città di
Mosul, Farhan Sharafani ha indicato la linea del fronte dove i cannoni e i
panzer dell'esercito iracheno sono disposti verso l'area. "Sono solo a 10
minuti di distanza da qui. La nostra gente è molto nervosa" ha detto Farhan
"ma non possiamo farci niente". Farhan è il capo del clan Sharafani che
conta circa 20mila persone e controlla circa 50 villaggi intorno al confine
turco. Ad Erbil, la capitale della regione kurda, Farhan rappresenta la sua
area nel primo parlamento che i kurdi abbiano mai avuto. Attualmente sta
discutendo una proposta di federalismo, attraverso la quale i kurdi
potrebbero ottenere il controllo della loro proprio regione in Iraq. I
kurdi in Iraq stanno beneficiando di un momento di autodeterminazione senza
precedenti nella loro regione che è fuori dal controllo di Baghdad dal
1991. Adesso sperano per un Iraq senza Saddam, federale e democratico.
Visto che la guerra tra Baghdad e Washington sembra sempre più vicina, le
prospettive di un dopo Saddam si fanno sempre più reali. (Š)  I kurdi
sembrano essere pronti e sostenere l'intervento militare contro Saddam. La
loro unica preoccupazione è che Saddam Hussein possa ancora una volta far
uso delle armi chimiche contro di loro. Due tipi di persone è difficile
trovare oggi nell'area kurda: qualcuno che si opponga all'intervento
militare e qualcuno che non abbia maschere o qualsiasi altra forma di
protezione contro gas o armi chimiche. Mentre da una parte le memorie
dell'attacco chimico sono ancora vivide nelle loro menti, i kurdi sono
estremamente ansiosi circa quanto potrebbe andare storto durante e dopo
l'attacco statunitense.  I leader kurdi dicono di essere consapevoli dei
rischi e che non vogliono fare nulla senza calcolarne bene i rischi. "Posso
solo sperare che la comunità internazionale non vorrà lasciare i kurdi
indifesi di fronte ad un nuovo genocidio", ha detto Barham Salih, Primo
ministro del governo a conduzione del PUK di Sulaymania. "Sarebbe
indicibile e indimenticabile per il mondo lasciare la tirannia accanirsi su
questa popolazione indifesa, soprattutto dopo tutto quanto è successo e
dopo tutti gli sforzi per cercare di ritornare alla vita" ha aggiunto.

Ancora violati i diritti di Ocalan - KurdishObserver, 10 dicembre 2002

Aysel Tugluk, una delle avvocatesse del collegio difensivo del Presidente
Abdullah Ocalan,  ha dichiarato che egli non ha la possibilità di godere
dei propri diritti e l'avvocatessa ritiene che le nuove leggi li
limiteranno ancora. La Tugluk ha sottolineato il fatto che "ad Imrali
sussistono delle regolamentazioni speciali. Il comando dell'isola è in mano
di un'autorità straordinaria, la quale può prendere decisioni che non si
riferiscono ad alcuna legge. Ocalan non potrà godere dei diritti che le
leggi riconoscono. Per motivi di sicurezza tutti i suoi diritti sono
limitati". "L'autorità - ha continuato - che può prendere ogni decisione è
nelle mani dei militari. Il Procuratore di Bursa per esempio aveva concesso
alla famiglia visite aperte in occasione delle feste e delle giornate
speciali, ma il comando dell'isola ha cancellato tale permesso. Crediamo
che anche le recenti nuove leggi verranno ancora una volta ostacolate. In
poche parole, non abbiamo speranza".



Gli Stati Uniti inseriscono il KADEK nella lista del terrore - Turkish
Daily News/ AF/ US Federal Register, 11 dicembre 2002

L'illegale Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) che ha cambiato il
suo nome, resterà nella lista delle organizzazioni terroristiche del
Dipartimento di Stato americano e ogni fonte di finanziamento dello stesso
negli Stati Uniti verrà congelata, ha dichiarato il Dipartimento di Stato.
Gli USA hanno anche esteso alcune sanzioni finanziarie contro il KADEK
comprese le fonti di finanziamento di quanto ad esso collegato, secondo
quanto riferito dal Federal Register. (Š) il dipartimento ha agito il
giorno prima della visita del leader del partito vincente alle elezioni,
Recep Tayyip Erdogan, per incontrare la consigliera per la sicurezza
nazionale del Presidente Gorge Bush, Condoleezza Rice.



"La Turchia schiera migliaia di truppe al confine con l'Iraq" - World
Tribune, 11/12/02

La Turchia ha trasferito unità aggiuntive alle sue truppe schierate al
confine iracheno. Secondo fonti turche migliaia fra forze paramilitari e
militari sono state schierate al confine con l'Iraq nel fine settimana. Le
fonti turche dicono che i preparativi militari hanno portato ad un clima di
tensione con il nuovo governo filo-islamico del Primo ministro Abdullah
Gul. Inoltre hanno dichiarato che ufficiali sia civili che militari si sono
espressi con disappunto per la linea politica espressa da Ankara in
occasione della visita del vice segretario alla difesa americano Paul
Wolfowitz in Turchia la scorsa settimana. Ad un certo punto infatti il Capo
di stato maggiore Yasar Buyukanit ha messo in discussione una dichiarazione
del Ministro degli esteri Yasar Yakis circa l'uso della basi aeree turche
per gli aerei da guerra americani.



            Turchia: annullate le elezioni a Siirt, forse chance per
Erdogan, ma per essere eleggibile occorre emendamento costituzionale -
ANSA, 2 dicembre 2002

            Le recenti elezioni nella città di Siirt sono state annullate,
e ciò potrebbe costituire una chance per il presidente del partito AKP,
Tayyip Erdogan, che vi si potrebbe presentare per essere eletto deputato e
diventare, quindi, primo ministro. Sempre se, nel frattempo, sarà venuta
meno, con un emendamento costituzionale, l'ineleggibilità che gli ha
impedito l'elezione il 3 novembre scorso. "Prenderemo una decisione dopo
aver valutato la questione nei nostri organismi dirigenti" - ha dichiarato
lo stesso Erdogan dopo l'annullamento delle elezioni da parte dell'Alto
Consiglio Elettorale che ha riscontrato "mancanze nelle procedure
elettorali", in seguito alla rottura delle urne da parte di alcune persone.
A Siirt è risultato primo il partito Dehap, sotto la cui sigla si
presentava il partito filo-kurdo Hadep. Si tratta della prima volta che
un'elezione viene annullata in Turchia dalla fine del regime militare
1980-1982. Al fine di rendere Erdogan eleggibile, occorrerebbe, tuttavia,
modificare l'art.76 della Costituzione che stabilisce l'ineleggibilità come
pena accessoria per alcuni reati ideologici contro lo stato, come
l'istigazione all'odio religioso, il reato per il quale Erdogan fu
condannato nel 1998. Il partito di Erdogan, Akp, ha in parlamento 363 seggi
e servono 367 voti per approvare un emendamento costituzionale, superando
un eventuale veto presidenziale. Le nuove votazioni a Siirt si
svolgerebbero - secondo l'agenzia Anadolu - il 2 febbraio 2003. Erdgan non
ha mai nascosto il proposito di normalizzare la sua posizione e di divenire
al più presto primo ministro, che per l'art. 109 della costituzione deve
essere un deputato, eventualmente anche modificando quest'ultima norma.
L'unico partito d'opposizione, il CHP, si è già detto favorevole a che
Erdogan diventi primo ministro.



         Critica di Kurdish Human Rights Project all'UE - dal suo
comunicato stampa del 12/12/02

"Il Kurdish Human Rights Project chiede al vertice di Copenhagen dei
rappresentanti dell'Unione Europea di non sottomettersi ad irrilevanti ed
ingiuste pressioni politiche esterne e di considerare con attenzione se le
riforme della Turchia siano o no provate e fondate a garanzia di una
definizione certa della data di inizio dei negoziati. Offrire concessioni
per un lavoro che non è ancora stato effettuato, metterebbe in pericolo,
invece che accelerare, quel totale e reale bisogno di riforme per il
rispetto dei diritti umani in Turchia. Abbiamo speranza che concessioni del
genere siano elargite soltanto per merito."