Discorso accorato del papa



Oltre le deplorazioni generiche

Il Signore mi ordinò di rivolgere al popolo queste parole:
"I miei occhi sono pieni di pianto,
giorno e notte non posso trattenere le lacrime:
una grande sciagura si è abbattuta sul mio popolo
e lo ha colpito a morte.
Esco in aperta campagna
e vedo cadaveri di caduti in guerra;
rientro in città
e vedo gente che muore di fame.
Profeti e sacerdoti
Si aggirano per la regione
senza capirci più nulla" (Geremia 14, 17-18).

Il discorso accorato del papa nell'udienza di mercoledì 11 dicembre era
certamente carico di un denso appello ai grandi della terra. Ma, come ormai
è evidente, i giornali ne parlano alcuni giorni, le televisioni anche e poi
tutto viene archiviato tra i "documenti" di questa "chiesa delle parole".

Vorremmo segnalare al riguardo una lucida riflessione di Massimo Cacciari:
"A questo punto occorrerebbe passare dalla parabola e dalla metafora al
discorso diretto. A volte nel Vangelo accade. Gesù parla per parabole, ma
prende anche a calci i mercanti nel Tempio. E' un gesto radicale. Oppure
dice che è venuto a portare la spada nel mondo, a dividere i sepolcri
imbiancati, gli ipocriti, da coloro che credono veramente.
Dunque, davanti alla tragedia non del silenzio di Dio, ma di questo non
ascolto del silenzio di Dio, la Chiesa dovrebbe passare dalla parabola
all'azione, dovrebbe dire chi sono i sepolcri imbiancati, chi sono gli
ipocriti, i mercanti nel Tempio, i mercanti di guerra. Dovrebbe cominciare
a indicarli col dito. Così facevano i profeti davanti ai re, rischiando di
essere lapidati. La grande differenza è che oggi tutti vanno a baciargli
l'anello. (Repubblica, 12 dicembre).

E' tempo davvero di finirla con questa retorica buonista, con questi
discorsi "sopra le parti", con questi linguaggi diplomatici che piacciono a
tutti e non impegnano nessuno. La recente visita del papa al parlamento
italiano è stata eloquente da questo punto di vista.

Ma, ci si può domandare, perché le più alte gerarchie della chiesa
cattolica usano questo metodo e si comportano così?
E' una strategia precisa e calcolata che permette al Vaticano di
intrallazzare con tutti, di avere il favore di tutti, di ricevere spazio,
onori e denari un po' ovunque e, in più, presentarsi con i tratti di un
mediatore universale.

Così si può rimanere solidamente alleati di Bush e Berlusconi e, nello
stesso tempo, rivolgere al mondo alati e radicali discorsi contro la
guerra. Se perdi l'amicizia di Berlusconi come farai ad ottenere il
finanziamento alle scuole cattoliche e l'immissione in ruolo di 20.000
insegnanti di religione?

Basta non fare nomi e cognomi e poi i potenti hanno imparato ad
"annettersi" il papa, a dichiararsi sempre d'accordo con lui, a venirgli a
baciare l'anello, ad applaudirlo, a preparargli accoglienze trionfali con i
soldi dei poveri mentre lui pronuncerà discorsi contro la povertà. I favori
di cui la chiesa istituzionale gode in larga parte del mondo si conservano
solo se non si "rompe" con chi detiene il potere.

Pensiamo che anche questo nascondere la chiarezza del Vangelo sotto i
felpati linguaggi diplomatici sia un modo di mettere il silenziatore alla
"voce di Dio". Ormai il papa può parlare di qualunque cosa e può parlare
ovunque, può fare e dare spettacolo, può ricevere ed essere ricevuto da
tutti, può muovere giornalisti e televisioni a volontà, ma alle sue parole
tanto accorate quanto generiche tutti i potenti della terra hanno fatto
l'abitudine.

E tutto finisce lì. Il papa è onorato, il Vaticano gode per tanta
accoglienza mondana e per i finanziamenti e gli interessi che sono al
sicuro, ma la Parola di Dio, quella che penetra fin nelle midolla, quella
che a volte mette a nudo le responsabilità, aspetta chi la pronunci, come
Gesù, fuori dalle retoriche buoniste e fuori dalle categorie diplomatiche.

Pinerolo, 14 dicembre 2002

Associazione Viottoli - Comunità cristiana di base di Pinerolo (To) -
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