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Le scelte di Israele
- Subject: Le scelte di Israele
- From: "Palestina Libera" <palestina_libera at libero.it>
- Date: Thu, 28 Nov 2002 16:26:12 +0100
UNO. Jihad Muhammad Musallam An-Natour e Jihad Tahsin al-Faqeh DUE. "Terrorista" senza piu' casa - demolita dagli israeliani TRE. Palestine World Social Forum QUATTRO. Un check point per la vita. Di Amira Hass CINQUE. Le scelte di Israele. Di Neve Gordon UNO. Jihad Muhammad Musallam An-Natour e Jihad Tahsin al-Faqeh 27 novembre, prima dell'alba, campo profughi di Askar, Nablus: Jihad Muhammad Musallam An-Natour, 24 anni, stava camminando nel campo per svegliare gli abitanti per farli mangiare prima dell'alba (Ramadan) quando i militari gli hanno sparato, uccidendolo. In seguito i militari hanno impedito che l'ambulanza raggiungesse il ragazzo. 25 novembre, Nablus: Jihad Tahsin al-Faqeh , 8 anni, stava tornando da scuola quando i miliari gli hanno sparato, colpendolo in testa ed uccidendolo. www.palestinemonitor.org DUE. "Terrorista" senza piu' casa - demolita dagli israeliani http://www.pcwf.org/children/childrennames.htm TRE. Palestine World Social Forum PNGO, palestinian non-governamental organization network sta organizzando per il 27-30 dicembre 2002 il palestine world social forum. maggiori informazioni sul sito www.pngo.org. QUATTRO. Un check point per la vita. Di Amira Hass Shabbat. ore 7 del mattino al check point all'ingresso settentrionale di Ramallah. Quattro soldati controllano tutti gli autoveicoli. Questo posto di controllo viene usato solamente da diplomatici, VIP palestinesi, ambulanze, veicoli ONU e di varie organizzazioni umanitarie internazionali. Il passaggio e' impedito ai pedoni "ordinari" provenienti dai villaggi vicini che circondano Ramallah. Nemmeno le persone che vivono nelle immediate vicinanze possono attraversarlo. Due giovani donne sono ferme al lato settentrionale del check point, di fronte all'ingresso di Ramallah. Loro aspettano. Sul lato meridionale del posto di controllo, una donna anziana e' seduta su una sedia a rotelle. Accanto a lei v'e' una giovane dall'aria sconcertata. Da una breve conversazione con l dialisi presso l'ospedale di Ramallah. Una delle giovani donne che aspettano all'altro lato del check point e' sua figlia. La giovane accanto a sua figlia e' nefropatica ed anche lei e' una "regolare" all'ospedale di Ramallah. La giovane donna sconcertata e' la sorella della donna anziana in sedia a rotelle. "I soldati non capiscono l'arabo", lei spiega. Le quattro donne provengono dallo stesso villaggio. e' solo un caso che la donna sana abbia spinto la sedia a rotelle della sua anziana sorella fino al check point, sicche' i soldati l'hanno lasciata passare, mentre impediscono alle altre due giovani donne di oltrepassare. "Noi non possiamo lasciare che l'intero villaggio attraversi", ha detto uno dei soldati. Sono rimasti sorpresi nel sentire che c'e' un'altra donna malata. Hanno detto che a tali "pedoni ordinari" non e' consentito oltrepassare . Le giovani donne raccontano che, munite di lettera dell'ospedale, attraversano a piedi il posto di controllo con la donna anziana, una volta ogni due giorni . Si presenta, infine, un conducente di ambulanza e conferma che un giorno si' ed uno no egli carica le donne in ambulanza. L'uomo negozia coi soldati e, finalmente, questi lasciano passare la figlia della donna in sedia a rotelle e l'altra paziente ma impediscono all'altra sorella di accompagnarle. Un ragazzo di 10 anni arriva sulla scena dalla direzione di Ramallah portando un grande pacco sul dorso. La sua scuola, ha detto, si trova a nord del check point, in Kafr Bitin. Le pressioni che il guidatore dell'ambulanza sta esercitando sono inutili. I soldati non lasciano passare il ragazzo che spaventato, retrocede. Se le donne dell'organizzazione Makhsom Watch (Checkpoint Watch), un gruppo di volontari che invia i propri attivisti come osservatori ai checkpoints, fossero state presenti, sarebbero riuscite a persuadere i militari ed a far oltrepassare il ragazzo e la donna? Di solito l'organizzazione non e' a questo posto di controllo. Presso altri chec e volta riescono con le loro argomentazioni ad infondere un po' di giudizio umano nelle regole che cambiano di frequente e nella loro interpretazione. Talvolta la loro mera presenza frena i soldati dal trattenere dozzine di persone ed autoveicoli per lunghe ore senza nessuna ragione operativa. Frequentemente, loro sono testimoni di decine di palestinesi che riescono a "rubare" il passaggio attraverso i checkpoints. Solitamente si tratta di giovani ed agili, ma tentano anche adulti disperati e bambini audaci. La settimana scorsa, la sola telefonata fatta dagli attivisti di Makhsom Watch ad un ospedale di Gerusalemme ha consentito che i soldati lasciassero passare una coppia di genitori attraverso un checkpoint per poter visitare la loro figlia in ospedale a Gerusalemme. Qualche volta un appello fatto dagli attivisti all'ufficiale di turno aiuta. Questi comanda ai suoi militari di rendere i documenti alle dozzine di persone che loro stanno trattenendo per nulla. Molti degli attivisti di Makhsom Watch enfatizzano che il loro scopo non e' rendere l'occupazione militare piu' sopportabile, ma rendere gli israeliani consapevoli del fatto che i checkpoints ed i blocchi non servono ad impedire che gli attentatori suicidi arrivino a Gerusalemme e che essi aumentino solo il senso di oltraggio e disgusto contro Israele tra la popolazione palestinese. Ma spesso la loro presenza e qualche volta il loro intervento serve a moderare le scene brutali ed accorcia le ore di umiliazione. La loro azione, evidentemente, piu' che servire a raggiungere gli altri israeliani, e' tesa a mostrare ai Palestinesi che esistono "altri israeliani." In tal senso, il loro contributo ad un futuro di sane relazioni tra nazioni e' maggiore di quello immediato necessario al dibattito nella societa' israeliana su occupazione militare ed i pericoli ad essa connessa. Come ha detto un palestinese, direttore di scuola del villaggio vicino che e' costretto quotidianamente ad umiliazioni e molestie pe eckpoint "Sapere che vi sono israeliani che sperimentano, anche se solo per alcune ore, quello che noi sperimentiamo rende meno pesante la mia sofferenza e mi da' qualche speranza per un futuro diverso". trad. giuseppe strazzullo - associazione per la pace - napoli CINQUE. Le scelte di Israele di Neve Gordon, professore dell'universita' di Ben Gurion. Gordon,contribuisce a "Le Voci dell'Altro Israele" ngordon at bgumail.bgu.ac.il traduzione a cura di InfoPalestina - info at infopalestina.it 24 novembre 2002 Gerusalemme: Tornare in Israele dopo un'assenza prolungata potrebbe essere un' esperienza scioccante. Di ritorno dall'aeroporto al mio appartamento di Gerusalemme ho notato nuovi manifesti attaccati ai ponti e ai pali lungo l' autostrada. Si legge: Trasferimento = Pace e Sicurezza. Il significato e' inequivocabile . Israele deve espellere 3 milioni di palestinesi che vivono nei territori Occupati e probabilmente anche i palestinesi cittadini israeliani per raggiungere pace e sicurezza. Gli slogans razzisti stanno diventando invadenti in Israele, era questo particolare messaggio - l'idea di espulsione come soluzione politica- che mi sconvolgeva. Non occorre essere sopravissuti dall'Olocausto per riconoscerne l'implicazione letale. Lo slogan, tuttavia, non sottolinea soltanto la disfatta della coscienza di certi elementi nella societa' Israele, ma aiuta anche a scoprire alcune inerenti contraddizioni che stanno sotto la politica israeliana nei Territori Occupati. Dall' estrema destra,(gli autori dei manifesti), alla sinistra radicale, gli israeliani sono d'accordo almeno su due punti. La crisi attuale deve essere negoziata e la terra costituisce la questione piu' importante intorno a cui ruota il conflitto israelo palestinese. Dopo oltre due anni di conflitto armato che ha causato quasi 2500 morti di cui 300 bambini palestinesi e 80 bambini israeliani - la maggior parte degli israeliani vede la situazione senza speranza, una visione che, ironicamente, e esi. La mancanza di speranza israeliana non dipende solo dall' opzione militare scelta dal governo di Sharon a scapito di quella politica ( che, malgrado la sua brutalita', non ha stabilizzato la situazione) ma anche dal fatto che la pubblica discussione e' stato colonizzata da calcoli militari che recidono la possibilita' anche di immaginare un cambiamento positivo. L'attuale assenza di un orizzonte politico aiuta a spiegare perche' nessuno ha salutato con entusiasmo l'annuncio delle elezioni anticipate. Molti israeliani sembrano credere che la dottrina avanzata dall' ex primo ministro Menachem Begin e adottata da Sharon di mantenere sotto la sovranita' israeliana la Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est , mentre ai palestinesi verra' data una forma di autonomia senza ricevere la piena cittadinanza, non e' piu' sostenibile. La sinistra israeliana ha rifiutato questa soluzione per motivi etici e pragmatici, riconoscendo che la volonta' israeliana di mantenere il controllo sui Territori e' diventata un regime di apartheid. Israele ha introdotto un sistema stradale segregato nei Territori, trasformando le maggiori arterie in strade ad uso esclusivo degli ebrei. I villaggi palestinesi , di conseguenza, sono diventati territori isolati, impedendo l'accesso della popolazione a strutture mediche, lavorative ed educative. ( Secondo l'UNICEF 250.000 bambini palestinesi non possono raggiungere le scuole).Non stupisce quindi che l'economia palestinese sia crollata Secondo un recente rapporto statistico militare israeliano il 60 - 80 percento dei palestinesi vive con meno di $2 al giorno. Gli israeliani di sinistra e di destra si sono resi conto che il conflitto non puo' essere risolto in queste condizioni, indipendentemente dalla quantita' delle forze militari impegnate.Ci si aspetta che un nuovo governo porti nuove idee. Malgrado la complessita' della situazione ci sono solo tre opzioni tra cui scegliere se vogliamo uscire da questo vicolo cieco La prima e' la l nuovo leader del partito laburista, ex Generale Amram Mitzna, riuscira' a formare il nuovo governo, il che e' assai improbabile, non e' chiaro se avra' il coraggio di alterare radicalmente gli accordi di Oslo. Tuttavia questa opzione sara' possibile solo se Israele si ritirera' completamente ai confini del 1967 e smantellera' gli insediamenti, in cui attualmente vivono 400.000 persone. Mentre questo puo' sembrare un tentativo impossibile, occorre ricordare che quando la Francia finalmente cedette il controllo dell'Algeria, riusci' ad evacuare un numero ben piu' grande di cittadini francesi. La seconda opzione proposta dalla destra estrema e' l'espulsione dei palestinesi dalle loro terre attraverso un trasferimento forzato in Giordania, Libano, Siria o Egitto. Questa idea che fino a poco fa era stata emarginata, sta guadagnando un largo consenso tra le forze in essere. I sondaggi indicano che l'Unione Nazionale, un partito di destra che difende espulsione, potrebbe ricevere il 10% dei voti nelle prossime elezioni ed i suoi membri non sono i soli a promuovere questa soluzione. La terza opzione e' che Israele si annetta la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, dando la piena cittadinanza alla popolazione palestinese, trasformandosi in tal modo in uno stato binazionale piuttosto che in uno stato ebraico. La soluzione che era stata considerata come un tradimento alla lotta per l'auto determinazione, ha recentemente guadagnato legittimita' nell'establishment palestinese. Mentre l'opzione di uno stato binazionale e' in un senso, la piu' democratica delle tre, tra gli israeliani e' tuttora considerata abominevole non solo dalla destra ma anche dai laburisti e liberali di Meretz. Se il prossimo leader israeliano avra' la meglio sulla crisi attuale dovra' decidere tra l' abbandono dell'idea di uno stato ebraico, l'impiego di una politica usata dai regimi piu' oscuri (non ultimo il Terzo Reich) o smantellare gli insediamenti e riportare a casa i coloni ebrei. Ciasc progetto sionista, sottolineando che gli insediamenti costituiscono una contraddizione, in quanto stanno distruggendo il progetto per cui sono nati e che li ha sostenuti. Hanno trasformato il sogno sionista in un incubo. www.infopalestina.it
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