Altri sommergibili nucleari arrivano in Sardegna



LIBERAZIONE 21/11/2002
Migliaia di marines e più sommergibili nucleari
La Maddalena, la base raddoppia La Maddalena - nostro servizio
La Marina da guerra statunitense chiede spazio in Sardegna. Obiettivo:
ampliare la base appoggio per sommergibili nucleari dell'isola di Santo
Stefano nell'arcipelago della Maddalena. Una delle tante installazioni con
le stellette nella regione più militarizzata d'Italia, sicuramente la più
importante e pericolosa se si considera la "qualità" degli armamenti
custoditi. I marines chiedono molto più spazio di quello attualmente
disponibile, intenderebbero investire 35 milioni di dollari per trasformare
vecchi casermoni prefabbricati in edifici in calcestruzzo e costruire una
nuova banchina. In più, sarebbero alle porte altri sottomarini con altri,
tanti, militari al seguito.

Un progetto di ampliamento è stato già presentato al Comitato misto
paritetico per le servitù militari (Comipa), organismo regionale composto
da sette rappresentanti della Difesa e altrettanti civili che deve
esprimere in merito un parere obbligatorio. La decisione però è stata
rimandata perché la componente civile non avrebbe raggiunto l'unanimità,
condizione necessaria per dare via libera agli americani. Agostino Bifulco,
falegname maddalenino, ex segretario della Federazione gallurese di
Rifondazione, fa parte del Comitato paritetico: «Nel corso della riunione
del 13 novembre è stata presentata una richiesta di ampliamento della base
di Santo Stefano che prevede il raddoppio delle volumetrie sino a 55mila
metri cubi e la costruzione di una banchina galleggiante. Si tratta di
strutture fisse che dovrebbero sostituire quelle mobili. Per questo la base
potrebbe diventare un impianto stabile sul territorio e per questo ho
annunciato la mia contrarietà al progetto Usa». Bifulco è stato l'unico a
esprimere parere "non favorevole" e ha richiesto nuovi documenti e un nuovo
sopralluogo: «Dopodiché si potrà arrivare a una nuova votazione».

Della vicenda se ne occupa anche il consigliere della Provincia di Sassari
Giulio Giudice. Ingegnere maddalenino, ex insegnante di fisica in una
scuola per motoristi della Marina militare italiana. E' di Forza Italia,
presidente della commissione Ambiente e parchi ed è stato lui a lanciare
l'allarme qualche giorno fa: «Da fonti che non posso rivelare ma che
ritengo attendibili ho appreso che a Santo Stefano starebbero per arrivare
altri 6 sottomarini e 5000 uomini. In tal modo si passerebbe da 2 a 8
sommergibili nucleari e da 3000 a 8000 militari di stanza nell'isola. Mi
spiegate com'è possibile conciliare tutto questo con il Parco nazionale
dell'Arcipelago di La Maddalena, area protetta destinata a diventare
patrimonio dell'umanità? Il nostro territorio ha un'indiscussa vocazione
turistica, penso alla vicina Costa Smeralda, ma si deve fare una scelta: o
i sommergibili o il parco». Giudice, inoltre, non esclude la possibilità di
una contaminazione radioattiva: «So che il rischio c'è. Non dimentico che
una decina di anni fa a La Maddalena si sono verificate nascite di bambini
deformi. Non a caso la Provincia ha chiesto un monitoraggio di aria e
acqua, 24 ore su 24: un'eventuale perdita del reattore nucleare dovrebbe
essere immediatamente rilevata per correre subito ai ripari, ma al momento
nessuno conosce il piano di evacuazione». Il pericolo non deve essere
sottovalutato, premono i maddalenini, e soprattutto, gli enti locali non
possono essere scavalcati: «Perché Comune e Regione non sono stati invitati
al sopralluogo effettuato alla base di Santo Stefano con i rappresentanti
dell'Ente parco, dello Stato maggiore e con la Soprintendenza ai beni
culturali?», chiede Bifulco. «In seguito, la Soprintendenza ha rilasciato
anche un parere preliminare favorevole al progetto Usa che prevede
costruzioni in muratura a pochi metri dal mare. Mi pare che in Sardegna
esistano delle leggi che vietano tutto questo», aggiunge il falegname.

Il perché delle grandi manovre comunque non è chiaro. Secondo il
consigliere Giudice, l'ampliamento della base sarda sarebbe parte di un
progetto più ampio che prevede il disimpegno e il trasferimento di altre
installazioni statunitensi nel Mediterraneo. Il deputato della Margherita
Antonello Soro ha rivolto un'interrogazione al presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi per sapere se esistono relazioni tra un eventuale
potenziamento delle basi appoggio della Marina Usa in Sardegna e un
possibile conflitto in Iraq. ll capogruppo di Rifondazione in Consiglio
regionale della Sardegna Luigi Cogodi chiede che venga discussa con urgenza
la mozione sulla smilitarizzazione dell'isola e accusa la Giunta regionale
guidata dal forzista Mauro Pili di silenzio tombale sull'argomento.

Insomma, la cortina di mistero che da trent'anni avvolge la base americana
di Santo Stefano pare non dissolversi. E' dal 1972 che la nave-balia per
sommergibili nucleari è alla fonda sulle coste sarde con inevitabili
effetti collaterali: a qualche centinaio di metri da La Maddalena sono
state stoccate, trasferite, trasportate armi nucleari, sono stati
maneggiati missili che potrebbero annientare ogni forma di vita nel raggio
di chilometri. Il tutto in base a un accordo segreto tra Roma e Washington,
una concessione che, secondo diversi giuristi, contrasta con il diritto
internazionale e costituzionale «il caso forse più eclatante di limitazione
della sovranità italiana a favore di una potenza straniera», scriveva il
magistrato di Cassazione Pierluigi Onorato. Gettiamo le Basi, A manca pro
s'indipendentzia, Kuiles, Rifondazione comunista, Sardigna Nazione
Indipendentzia, Pdci, Psd'Az, Cagliari social forum,
Indipendentzia-Repubblica de Sardigna e Cobas ancora una volta non ci
stanno: sabato alle 10, davanti alla sede del Consiglio regionale a
Cagliari, comincerà un presidio con assemblea aperta «fino a quando la
Sardegna non avrà espulso le fabbriche di guerra».

Walter Falgio