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Due o tre cose che so su Andreotti
- Subject: Due o tre cose che so su Andreotti
- From: "Luciano Benini" <lucben at libero.it>
- Date: Thu, 21 Nov 2002 10:53:32 +0100
Vi allego una riflessione sulla vicenda Andreotti. Fatemi sapere cosa ne pensate. Luciano Benini ANDREOTTI: ANGELO O BELZEBù? Dopo essere stato il protagonista assoluto, per 50 anni, della politica italiana, Andreotti è stato accusato di appartenere alla mafia (il famoso bacio a Totò Riina ne simboleggia l'appartenenza alla cupola, il massimo livello dirigenziale) e di essere il mandante dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli, allora Direttore della rivista O.P.. Nella sentenza di primo grado del processo di Palermo è scritto che sono stati dimostrati, al di là di ogni dubbio, gli stretti legami fra Andreotti e la mafia, ma non essendo stato possibile dimostrare specifici fatti di rilevanza penale Andreotti è stato assolto: una sentenza dunque di assoluzione sul piano penale ma di totale condanna sul piano politico. Nel processo per l'omicidio Pecorelli Andreotti, dopo essere stato assolto in primo grado, ora è stato condannato a 24 anni. L'intera prima Repubblica, ma anche spezzoni consistenti della seconda (ammesso che ci sia una seconda Repubblica, visto che il cosiddetto "Polo delle libertà" ha assunto l'eredità della parte peggiore della prima, e che anche buona parte del centro sinistra è figlio di quel periodo) si sono subito lanciati in dichiarazioni di stupore, incredulità e indignazione per la sentenza di condanna, esprimendo piena solidarietà al senatore. È chiaro il perché di tante unanimi dichiarazioni: se Andreotti è davvero colpevole, che figura politica ci fanno tutti coloro che per decenni con Andreotti vi hanno strettamente collaborato o, dall'opposizione, lo hanno comunque considerato un interlocutore credibile e un abile e valido politico? Io non so se davvero Andreotti è il mandante dell'omicidio Pecorelli, e se è stato il vero capo della mafia. Ma so che queste accuse sono niente a confronto di quanto, per certo, ha commesso come principale politico italiano per 50 anni. Si dirà che la responsabilità penale e quella politica sono cose ben diverse: può darsi, ma cosa è peggio, essere responsabile dell'omicidio di una persona e appartenere alla mafia o essere responsabile politico della morte di milioni di persone? Vi racconterò un fatto di cui sono stato testimone diretto a metà degli anni '80. Erano gli anni in cui, con la responsabilità primaria di Andreotti Presidente del Consiglio, Ministro della Difesa o Ministro degli Esteri, l'Italia vendeva sistemi d'arma contemporaneamente ad Iraq ed Iran in guerra fra loro: una guerra costata più di 2 milioni di morti. Per aver accusato Andreotti e i governi italiani di questi immondi traffici, padre Alex Zanotelli fu cacciato dalla direzione di Pigrizia, la prestigiosa rivista dei comboniani, che comunque disobbedendo hanno continuanto a denunciare il ruolo dell'Italia nelle guerre di mezzo mondo. A quel tempo andai al convegno annuale di Mani Tese, a Firenze. Mani Tese era, ed è, la più importante e significativa associazione impegnata nella cooperazione coi paesi impoveriti del Sud del mondo. Al convegno era stato invitato Andreotti, all'epoca non ricordo se presidente del Consiglio o Ministro degli esteri. Qui occorre una precisazione: nel 1976 Mani Tese aveva subito una scissione "a sinistra": una parte dei suoi aderenti se ne era uscita accusando l'associazione di essere troppo sbilanciata sul versante degli aiuti e poco "politica", poco impegnata, cioè, nella rimozione delle cause del sottosviluppo. Probabilmente Andreotti si aspettava di trovarsi di fronte alla solita platea di cattolici addomesticati, ai quali raccontare qualche storiella e cavarsela con battute più o meno intelligenti. Le cose andarono molto diversamente. Più di mille persone, rappresentanti di decine e decine di associazioni di volontariato del mondo cattolico, lo accolsero srotolando uno striscione che chiedeva di fermare il commercio delle armi e proponeva l'obiezione di coscienza al militare. Quando iniziò il dibattito, ricordo gli interventi del carissimo Graziano Zoni, allora Presidente di Mani Tese e oggi presidente mondiale di Emmaus, di Gigi Bobba, oggi presidente nazionale delle ACLI, di Tonino Drago e altri che gli contestarono puntigliosamente la vergognosa politica italiana estera che affamava i più poveri uccidendo milioni di persone nel Sud del mondo, la vendita di armi ai paesi in guerra (pochi sanno che la guerra del Biafra degli anni '60 fu combattuta principalmente con armi italiane esportate con l'autorizzazione dal governo italiano, nel quale c'era già Andreotti), il sostegno a dittatori di mezzo mondo fra i quali, in particolare, Saddam Hussein. Andreotti non si aspettava accuse così precise e circostanziate, avanzate proprio dall'associazionismo cattolico: sbiancò in volto, balbettò, ingenuamente negò. Io ero nelle prime file: vidi allora quel volto sgomento e incredulo che gli italiani non avevano mai visto e che per la prima volta videro solo dieci anni dopo, al momento delle accuse ad Andreotti di appartenere alla mafia. Per uscire da quella situazione Andreotti, negando tutto, affermò che avrebbe portato le prove di ciò che diceva: cosa che ovviamente non poteva fare e infatti non fece. Anzi. La controprova si è avuta nel 1991 quando dopo i ripetuti appelli del Papa contro una soluzione militare nella guerra del Golfo, il Parlamento italiano ha approvato la partecipazione italiana ai bombardamenti sull'Iraq chiesta proprio dal governo presieduto da Andreotti. Una guerra che è costata subito la morte di decine di migliaia di bambini iracheni e un milione di morti poi, col successivo embargo. Non è un caso se Don Giuseppe Dossetti ruppe un silenzio durato decenni affermando con forza proprio il rifiuto di qualunque guerra e la difesa e la valorizzazione della Costituzione. Fra Andreotti e De Gasperi da una parte, Dossetti e La Pira dall'altra, ci sono due concezioni di cristiani in politica antitetiche e incompatibili. Rifaccio allora la domanda: cosa è peggio, essere responsabile dell'omicidio di una persona e appartenere alla mafia o essere responsabile politico della morte di milioni di persone? Come con Priebke, come con Pinochet, mi auguro che Andreotti non faccia un solo giorno di carcere: ma la storia, e i giovani, devono sapere quale è stata la vera vicenda politica che si è snodata in Italia dal dopoguerra ad oggi. Perché i giorni che ci si preparano innanzi sembrano totalmente dimentichi di questi avvenimenti, e preparano nuove guerre e nuovi lutti. Luciano Benini
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