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Nuova Rambouillet?
- Subject: Nuova Rambouillet?
- From: "Enrico Peyretti" <peyretti at tiscalinet.it>
- Date: Tue, 19 Nov 2002 09:01:35 +0100
La risoluzione Onu 1441 al n. 5 suona così: "Il Consiglio di Sicurezza (...) decide che l'Iraq fornirà (...) accesso senza ostacoli, senza restrizioni e privato a tutti i funzionari e altre persone che l'UNMOVIC o l'IAEA desiderino intervistare nella maniera o nella sede scelta dall'UNMOVIC o l'IAEA conformemente a qualunque aspetto dei loro mandati; decide inoltre che l'UNMOVIC e l'IAEA possono a loro discrezione condurre interviste dentro o fuori l'Iraq, possono facilitare il viaggio degli intervistati e di loro familiari fuori dall'Iraq". In pratica, è possibile agli ispettori che lo vogliano, invitare oppositori e spie irakene (garantendo un lavoro-premio negli Usa?) a diventare testimoni e prove per fare - finalmente! - la guerra. A me resta ancora l'impressione che questo punto, come altri, come il tono ultimativo generale (ogni ultimatum è già un atto di guerra, disse Bobbio negli anni '90) ripetano lo stratagemma di Rambouillet: porre condizioni ora accettate da Saddam (a differenza di Milosevic), ma di difficilissimo e umiliante adempimento al momento in cui entrino in funzione, per avere il sospirato casus belli. Sarebbe la più antica delle astuzie statal-belliche. La determinazione bellica insistentemente manifestata e dichiarata da Bush costringe a pensarlo. Quando si pensa solo la guerra, la soluzione pacifica è impossibile. Gli stati, come dice Galtung, sono più stupidi e malvagi delle persone comuni, perché più di queste pensano e preparano la guerra e non la pace. C'è chi ha calcolato che, fatta uguale a 1 la massa di risorse di ogni genere destinate dagli stati alla pace, quelle destinate alla guerra sono tra 1.000 e 10.000. Se io compero solo patate, non posso dire che per cena non è possibile cucinare uova. Queste cose vanno denunciate subito, anche se non servisse a nulla oggi. Servirà un domani. Prima di venire tutti radunati nella valle di Giosafat. Nelle ultime recenti manifestazioni ho portato appeso sul petto un cartello così concepito: "Saddam dittatore dell'Iraq Bush dittatore del mondo Nonviolenza = giustizia = pace". Altre volte porto la bandiera iridata della pace, oppure il tricolore italiano: sul bianco, con nastro telato blu, ho scritto "Art. 11 Costituzione". E' il nostro vero stemma, molto più glorioso della croce di Savoia. Mi sono fatto questo motto, che propongo, per essere coscienti della tragedia e per non soccombere: "Disperati, non disperiamo". Non disperare vuol dire sperare, e sperare vuol dire parlare e agire, costruire. Enrico Peyretti http://www.arpnet.it/regis; www.ilfoglio.org
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