Oggi inizia un percorso di riflessione proposto dal Movimento Nonviolento



Il Movimento Nonviolento propone un cammino di riflessione, con tappe
mensili, su parole legate alla nonviolenza, e un incontro conclusivo a
Gubbio, a fine
agosto 2003. Oggi inizia il percorso con la parola "Satyagraha, la Forza
della Verità", sulla quale trovate di seguito un articolo apparso su Azione
Nonviolenta di ottobre, preceduto da un altro pezzo contenuto nel numero di
settembre che spiega l'intera iniziativa.
Se ci organizziamo, siamo ancora in tempo a riflettere personalmente ma
anche in gruppo sulla parola di novembre, a maggior ragione su quella di
dicembre, per la quale possiamo pensare anche ad un gesto comune di
testimonianza,
di cui il digiuno è solo un esempio.

Buona lettura e buona riflessione.

Filippo Ciardi.
Prato.

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Le dieci parole della nonviolenza, in cammino verso il lupo di Gubbio.
di Daniele Lugli e Mao Valpiana

Il Congresso del Movimento Nonviolento ha promosso, in continuità e sviluppo
della Marcia del 2000 Perugia e Assisi "Mai più eserciti e guerre", un
appuntamento per tutti gli amici della nonviolenza a fine agosto 2003 (29,
30 e 31). Un cammino, un incontro. Tema centrale sarà il conflitto, nelle
sue diverse manifestazioni e modalità di affrontarlo. Approfondire e
diffondere la proposta nonviolenta ci è sembrato infatti necessario ed
urgente, nella convinzione che "La nonviolenza è il varco attuale della
storia". Come luogo significativo abbiamo indicato Gubbio (la conversione
del Lupo), ma molto resta ancora da definire su modalità e caratteristiche
dell'iniziativa. Contiamo anche per questo importante aspetto sul contributo
di tutti gli amici della nonviolenza. Pagine della Rivista, sito del
Movimento www.nonviolenti.org, componenti il Comitato di coordinamento sono
a disposizione per illustrare la proposta, mano a mano che verrà
precisandosi ed arricchendo, e raccogliere e confrontare idee e
suggerimenti. Ci piace immaginare un cammino laico accessibile a tutti, un
momento da vivere insieme per più giorni, e un appuntamento finale, al quale
possa intervenire anche il "lupo" per un dialogo davvero aperto.

Abbiamo pensato ad un percorso che ci porti a quell'appuntamento: 10 parole,
una al mese, che ci accompagnino da ottobre 2002 ad agosto 2003. Ogni mese
proporremo un tema di riflessione, illustrato da Azione Nonviolenta con
articoli, citazioni di autori della nonviolenza, indicazioni bibliografiche.
Le "parole" si rifanno alla tradizione laica e religiosa della nonviolenza
in Francesco, Gandhi, Capitini e indicano degli ideali di riferimento.

E' un materiale che pensiamo possa essere utile a singoli e gruppi, che
intendono prendere parte a questo percorso ed apportare il proprio
contributo. Il collegamento sarà assicurato, oltre che dalla rivista, dal
sito del Movimento, al quale si invita a comunicare le iniziative ispirate
al tema del mese, che saranno intraprese . Ulteriore collegamento tra i
partecipanti può essere l'effettuazione di un giorno di digiuno (dal cibo,
dalla televisione) al mese (il secondo mercoledì), che sottolinei il comune
impegno. Confidiamo che la proposta sia accolta, arricchita, tradotta in
concrete iniziative, tra loro comunicanti. Questo percorso, pensiamo, ci
consentirà di precisare modalità e contenuti della manifestazione conclusiva
e ne costituirà assieme la miglior preparazione.
Le parole che ci accompagneranno sono (tra parentesi la data indicata per il
digiuno ed eventuali iniziative pubbliche legate a quel tema):

Forza della verità (numero di ottobre 2002) digiuno e iniziativa il
mercoledì 13 novembre
Coscienza (numero di novembre 2002) digiuno e iniziativa il mercoledì 11
dicembre
Amore (numero di dicembre 2002) digiuno e iniziativa il mercoledì 8 gennaio
Festa (numero di genn-febb 2003) digiuno e iniziativa il mercoledì 12
febbraio
Sobrietà (numero di genn-febb 2003) digiuno e iniziativa il mercoledì 12
marzo
Giustizia (numero di marzo 2003) digiuno e iniziativa il mercoledì 9 aprile
Liberazione (numero di aprile 2003) digiuno e iniziativa il mercoledì 14
maggio
Potere di tutti (numero di maggio 2003) digiuno e iniziativa il mercoledì 11
giugno
Bellezza (numero di giugno 2003) digiuno e iniziativa il mercoledì 9 luglio
Persuasione (numero di luglio 2003) digiuno e iniziativa il mercoledì 13
agosto

Dal prossimo numero di Azione nonviolenta, e per i nove successivi,
dedicheremo almeno una pagina al tema del mese, così da fornire adeguato
materiale di approfondimento che ognuno potrà utilizzare per una iniziativa
specifica, che potrà essere privata o pubblica (una riunione fra amici, una
banchetto in piazza, un cartello esposto per strada, un messaggio al
finestrino della macchina, ecc.) che abbia come titolo la parola del mese
Inizieremo il mese prossimo con la riflessione su "La forza della verità"
per la quale si propone digiuno e iniziative il mercoledì 13 novembre,
concluderemo il 13 agosto con la "persuasione", per poi incontrarci tutti
insieme a Gubbio a fine agosto 2003.
Ognuno di noi, ogni lettore di Azione nonviolenta, ogni iscritto al
Movimento, è chiamato in questa occasione a "farsi centro" e promotore di
una iniziativa, di una azione nonviolenta, anche se piccola e personale, o
impegnativa e collettiva. Come diceva il titolo di una nostra Marcia: ".A
ognuno di fare qualcosa". Un modo per sentirsi uniti, in movimento, e per
far crescere la nonviolenza dentro e fuori di noi.

Mai più eserciti e guerre:
la nonviolenza è il varco attuale della storia


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Le 10 parole della nonviolenza, per fare un cammino comune.

Proponiamo digiuno e iniziativa per mercoledì 13 novembre

La parola del mese: "Satyagraha, la Forza della Verità"

Di Daniele Lugli (segretario del Movimento Nonviolento)

"Forza della verità" è il modo usuale di tradurre il termine "satyagraha".
E' stato scelto da Gandhi, in Sud Africa, per indicare la forza dispiegata
dagli indiani immigrati, che lo seguirono in otto anni di campagne per il
riconoscimento dei loro diritti. " A mio parere - scrive Gandhi - la
bellezza e l'efficacia del satyagraha sono grandiose e la dottrina è così
semplice da poter essere insegnata anche a un bambino". La lettura di testi
gandhiani può essere un buon consiglio. A me è stata utile la bella
antologia "Teoria e pratica della nonviolenza", riedita da Einaudi, con
l'ottima prefazione di Giuliano Pontara.

Il nome di Einaudi mi sollecita a riprendere due opportuni avvertimenti di
Luigi Einaudi, affidati alle sue Prediche inutili. "Il solo fondamento della
verità è la possibilità di negarla. Il giorno che la verità o quello che noi
riteniamo tale fosse accettata da tutti senza contrasto, dovremmo cominciare
a temere di essere caduti in errore" e ancora "Il male politico e sociale
nasce quando gli uomini d'azione sono persuasi di avere scoperta una verità,
di possederla e di avere il dovere di attuarla". I danni, aggiungo, sono
tanto maggiori quanto più potere hanno i detentori della verità e sono tanto
più durevoli, sicuri e crescenti quanto più a loro si oppongono altri
detentori di verità assoluta.

La verità che ci è dato conoscere non è fuori di noi, nè può essere imposta.
E' quella che scambiamo, confrontiamo, incrementiamo, perdiamo nella nostra
esperienza di vita. A questa, consapevoli della nostra fallibilità, dobbiamo
testimonianza e assunzione di responsabilità. "Gli disse Pilato: 'Che cosa è
la verità?'. Uscì poi di nuovo...". Non aspettò la risposta Pilato, ma non
ne aveva bisogno. "Non trovo contro di lui alcun capo d'accusa" era la
verità che Pilato possedeva. Rimettersi al giudizio del popolo è stato non
dare spazio alla forza della propria verità. Non ha usato una forza, non
invincibile, ma importante (come non infallibile, ma decisivo, era il
giudizio della sua coscienza ).

Vi è una forza nell'adesione risoluta alle convinzioni, ai valori che siamo
giunti a ritenere veri per noi. E' una forza che si accresce, se riusciamo
ad essere sinceri con noi stessi e con gli altri, che ci sono necessari.
"Bisogna essere in due per dire la verità: uno per parlare, uno per
ascoltare" secondo Thoreau. Chi può parlare ascolta più profondamente, ci
diceva Capitini. Il confronto, ed anche il conflitto più aspro, può avere
miglior soluzione in termini di nuova verità, raggiunta e condivisa, se è
fatto di parola e di ascolto, se almeno una parte fa appello alla capacità,
che è anche dell'altro, di giungere ad una soluzione razionale e per tutti
accettabile.

Si apre qui la strada del satyagraha, dell'azione nonviolenta, della quale
oggi si sente spesso parlare. E' diretta a diminuire la violenza, grande e
piccola, nei comportamenti, nella cultura, nelle strutture della società. La
forza, che si fa violenza in favore del privilegio, ha una verità, realtà,
evidenza di fronte alla quale la forza della verità appare impotente. Qui
sta il banco di prova decisivo. "La verità esige una dimostrazione costante"
riteneva Gandhi ed esperimenti con la verità chiamava le sue grandi
campagne. Non c'è alcuna garanzia di successo, ma è la sola modalità che non
alimenti il circuito della violenza.

Il circuito della violenza - diretta, strutturale, culturale - si regge
sulla collaborazione, più o meno convinta, talora entusiasta, di chi ne è,
in diverso modo, vittima. E' difficile che non ci sia altra scelta, sia pure
difficile. Tant'è vero che c'è chi fa altre scelte, che sono addirittura
eroiche, quanto più individuali, non comprese, non sostenute. La maggior
parte si adatta e, poichè vive male nella consapevolezza della propria
viltà, finisce per l'accettare, come inevitabile e vero, ciò che aveva
stimato falso e da combattere. Chi ha cervello e stomaco adeguati trova
spazio e valorizzazione nella produzione del consenso.

Questa connessione tra forza e verità è limpidamente espressa da Giovanni
Gentile: "Ogni forza è forza morale, perchè si rivolge sempre alla volontà;
e qualunque sia l'argomento adoperato - dalla predica al manganello - la sua
efficacia non può essere altra che quella che sollecita infine interiormente
l'uomo e lo persuade a consentire". Da Direttore della Scuola Normale di
Pisa, sollecitò il giovane Aldo Capitini, che ne era segretario, a prendere
la tessera del partito fascista per mantenere l'impiego. Capitini non
consentì. Fu licenziato, schedato come antifascista. Seguitò ad attenersi
alla verità della quale veniva mano a mano persuadendosi.

Nei paesi privilegiati si usano la televisione e i mass media piuttosto che
il manganello (anche se non vi si rinuncia per non perderci la mano) per
sollecitare interiormente, persuadere a consentire all'ingiustizia
quotidiana ed alla prossima guerra. Leggo però (Sole 24 Ore del 15
settembre) di un film, Clown in Kabul, che documenta il lavoro del gruppo di
medici diretti da Hunter "Patch" Adams, perchè bimbi, feriti, mutilati,
bruciati, atterriti siano, oltre che curati, riportati al sorriso. "Una
grossa ciliegia rossa in mezzo alla faccia, qualche sberleffo, e poi tanta
capacità di sentire il dolore dell'altro...contrario umano di ciò che
pratica ogni terrorista, ogni fanatico della morte al lavoro. Il quale
infatti non sente e non vede l'altro e il suo dolore, ma solo vede e sente
una propria cieca verità assoluta".

C'è molto da lavorare per vedere e sentire, ed aiutare a vedere e sentire,
la verità che sta in quel dolore e nell'intervento dei medici clown. Ciechi
e sordi non sono solo i terroristi e i fanatici della morte, ma tanta brava
gente, come noi e i nostri capi di stato democraticamente eletti. La verità
di quel dolore e dell'intervento che risarcisce, condivisa e partecipata,
costituisce la nostra forza. E' nonviolenza in azione.