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Amos Oz
- Subject: Amos Oz
- From: "Palestina Libera" <palestina_libera at libero.it>
- Date: Thu, 31 Oct 2002 16:54:51 +0200
Riproponiamo il documento relativo all'intervista di Sharon ("Siamo giudei nazisti"), gentilmente rivisto e corretto da Milli Martinelli. Amos Oz ha pubblicato nel 1982 su DAVAR, quotidiano israeliano di sinistra, una serie di articoli (fra cui l¹intervista a C, che sarebbe stato identificato come A.Sharon), il 17 dicembre) articoli che poi vennero raccolti nel volume: Amos Oz: Poh va-sham be-Erets-Yisra'el bi-setav, 1982 e ripubblicati in seguito nel 1986 da Am Oved,Tel-Aviv. L'intervista compare alle pagine 70-82. L¹inervistato è indicato con Z. I fatti indicati da Amos Oz confermano chiaramente che la persona intervistata è Ariel Sharon.: nella nota introduttiva, come compare nella traduzione francese, l¹ autore scrive: tutti i personaggi che compaiono qui sono reali che sia o non sia citato il loro nome. Il libro è stato pubblicato in Francese: Amos Oz: Les voix d'Israël, trad. Guy Seniak, Calmann-Lévy, Paris, 1983. l'intervista compare alle pagine 79-91. Il nome di Sharon è indicato con una lettera. T. Come anticipato sopra nella traduzione della nota introduttiva dello stesso autore, a pag. 11 è scritto: Toutes les personnes qui s¹expriment ici sont des personnes réelles, que leur nom soit cité ou non Un'altra versione francese dell¹intervista a Ariel Sharon (questa volta il nome è specificato nel titolo) appare anche nella Lettera n° 2 di FAITS ET DOCUMENTS, 3 Settembre 2001: http://www.argent.fr/fetd2.htm col titolo.: A propos du doux et du delicat. Interwieu de Ariel Sharon par Amos Oz Lo stesso libro è stato pubblicato in Inglese: Amos Oz. In the Land of Israel, translated by Maurie Goldberg-Bartura. 1st Vintage Books Edition. New York: Vintage Books, 1984. Sharon è indicato con C. e in nota si legge: la persona indicata con C è Sharon. L¹intervista in inglese di cui ho inviato la traduzione (prima di scoprire che una traduzione in Italiano esisteva già) è riportata sul sito: http://www.counterpunch.org/pipermail/counterpunch-l .html (la string va copiata per intero e poi incollata sulla barra degli indirizzi) Versione italiana: Amos Oz, In terra di Israele,, ed. Marietti, 1992, Pref. di Lucia Annunziata. Intervista rilasciata dal Primo Ministro d¹Israele Ariel Sharon allo scrittore Amos Oz, pubblicata sul quotidiano israeliano Davar, il 17 dicembre 1982. Sharon: "Lei può chiamarmi come le pare. Mi chiami pure mostro o assassino. Soltranto tenga presente che io non odio gli Arabi. Al contrario. Personalmente mi trovo molto meglio con loro, e specialmente con i beduini, che con gli Ebrei. Gli Arabi che noi non abbiamo ancora rovinato sono gente fiera, sono irrazionali e anche crudeli ma generosi, sono gli yids (ebrei dell¹est?) che stanno piegati. Per farli star dritti bisogna tirarli energicamente dall¹altra parte. In questo, in breve, consiste tutta la mia ideologia." "Dica dello stato d¹Israele ciò che vuole, dica che è uno stato giudeo- nazista, come fa Leibowitz. E perché no? Meglio un giudeo nazista vivo che un santo morto. Non mi importa di essere come Gheddafi. Io non cerco l¹ammirazione dei Gentili. Non ho bisogno di essere amato da loro. E neppure ho bisogno di essere amato dagli Ebrei come lei. Io devo vivere e intendo assicurarmi che anche i miei figli possano vivere, con o senza la benedizione del papa e degli altri leader religiosi citati dal New Jork Times. Io distruggerò chiunque alzerà una mano sui miei figli, distruggerò lui e i suoi figli, con o senza la nostra famosa purezza delle armi. E non me ne importa che si tratti di un Cristiano, di un Musulmano, di un Ebreo o di un Pagano. La Storia ci insegna che colui che non uccide sarà ucciso. Questa è una legge di ferro" "Se anche lei mi provasse con matematica precisione che l¹attuale guerra nel Libano è una sporca guerra immorale, non m¹importerebbe. Dirò di più: anche se Lei mi provasse che noi non abbiamo raggiunto e non raggiungeremo mai alcuno dei nostri obbiettivi in Libano, e che neppure potremo configgere i Siriani e perfino l¹OLP, nemmeno allora me ne importerebbe. Questa guerra valeva comunque la pena di farla. Anche se la Galilea venisse di nuovo bombardata dai "katjusha" entro un anno anche di questo in fondo non m¹importerebbe. Noi cominceremmo un¹altra guerra, uccideremmo e distruggeremmo ancora e ancoera finche quelli ne avranno abbastanza. E lo sa lei perché ne vale la pena? Perché sembra che questa guerra ci abbia reso ancora più impopolari presso il cosiddetto mondo civile." "Non sentiremo più ripetere le assurdità sulla famosa moralità ebraica, sulla lezione morale dell¹olocausto o sulla immagine di purezza e virtù degli ebrei emersa dalle camere a gas. Facciamola finita. La distruzione di Eyn Hilwe (è un peccato che non abbiamo spazzato via del tutto questo nido di calabroni), il salutare bombardamento di Beirut e quel modesto massacro (si può chiamare massacro l¹uccisione di cinquecento Arabi nei loro campi?) che avremmo dovuto compiere con le nostre delicate mani invece di lasciarlo fare ai falangisti, queste ottime operazioni hanno troncato finalmente tutti quei merdosi discorsi su "un popolo eccezionale, faro per tutte le nazioni" . Basta con questo popolo eccezionale, buono, faro di civiltà. Sbarazziamocene." "Personalmente non desidero affatto essere migliore di Komeini o di Breznev, o di Gheddafi, di Assad o della signora Tatcher e nemmeno di Harry Truman che ammazzò mezzo milione di giapponesi con due buone bombe. Io voglio solo essere più intelligente, più veloce e più efficiente di loro, non più buono o più bello.. Secondo lei i cattivi di questo mondo se la passano male? Se qualcuno prova a toccarli, quelli gli tagliano le mani e anche le gambe. Sono cacciatori che inseguono e acchiappano tutto quello che gli par buono da divorare. E non soffrono di indigestione e il Cielo non li punisce. Io voglio che Israele si associ a questo club così, forse, alla fine il mondo comincerà a temermi invece di compatirmi. Forse o furore invece che ammirare la mia nobiltà. Grazie a Dio. Lasciateli tremare, lasciate che ci chiamino uno stato aggressivo, lasciate che capiscano che siamo un Paese selvaggio, pericoloso per i popoli che ci circondano, non normale , e che potremmo diventare feroci se uccidono uno dei nostri figli, anche uno solo. Lasciate che pensino che potremmo perdere ogni controllo e bruciare tutti i pozzi petroliferi del medio oriente. Se, Dio non voglia, succedesse qualcosa a suo figlio, lei parlerebbe come me. Si rendano conto a Washington, a Mosca, a Damasco, in Cina che se uno dei nostri ambasciatori venisse ammazzato o anche un console o uno dei giovanissimi addetti d¹ambasciata, noi potremmo scatenare la terza guerra mondiale solo per questo." . Stiamo parlando sul balcone della graziosa casa di campagna di Sharon, che è situata su una fiorente moshad. A occidente si vede un tramonto di fuoco e nell¹aria alita un profumo di alberi da frutta. Ci servono caffè ghiacciato in grandi bicchieri. Sharon ha circa cinquant¹anni, è un uomo famoso per le sue azioni militari, ha una figura forte e pesante, porta pantaloni corti senza camicia Ha il corpo abbronzato: è l¹abbronzatura di un uomo biondo che vive al sole. Allunga le gambe pelose sul tavolo e appoggia le mani sulla poltrona. Ha una ferita sul collo, gli occhi vagano sui suoi campi coltivati, butta fuori la sua ideologia con una voce roca per il troppo fumo: "Mi lasci dire qual è la cosa più importante, il frutto più dolce della guerra in Libano: è che loro ora, non solo odiano Israele, ma grazie a noi odiano anche quei feinschmecker (palati delicati) di ebrei di Pârigi, Londra, New Jork, Francoforte, Montreal che se ne stanno nei loro gusci. Alla fine ora odiano anche queste belle anime di Yids che dicono di essere diversi da noi di non essere comeThugs israeliani, ma ebrei puliti ed educati. Ma non gli servirà a niente, a questi Yids così per benino, come non è servito all¹ebreo assimilato di Vienna e d on i vocianti e puzzolenti giudei dell¹est, perché lui si era svincolato dai costumi degli sporchi ghetti di Ucraina e Polonia. Lasciamoli gridare che loro condannano Israele , che sono nel giusto, che non vogliono far del male nemmeno a una mosca, che preferiscono essere ammazzati che ammazzare, che si sono assunti il compito di mostrare ai gentili come essere buoni cristiani porgendo sempre l¹altra guancia. Questo non gli porterà alcun vantaggio. Ora stanno subendo questo odio a causa nostra E io le confesso che per me questo è un piacere." " Questi sono gli stessi Yids che hanno convinto i gentili a capitolare di fronte a quei bastardi di Vietnamiti, a mollare di fronte a Komeini, a Breznev, a impietosirsi per lo sceicco Yamani a causa della sua difficile infanzia e a fare l¹amore e non la guerra. O magari a non fare né l¹una né l¹altra cosa, piuttosto a scrivere un saggio sull¹amore e sulla guerra. Con tutto questo abbiamo chiuso. L¹ebreo è stato respinto, non solo ha crocefisso Gesù, ma ha crocefisso anche Arafat a Sabra e Chatila, ormai essi sono identificati con noi e questa è una cosa buona. I loro cimiteri vengono dissacrati, le loro sinagoghe incendiate, tutti gli epiteti sono stati rispolverati. Vengono espulsi dai club esclusivi, la gente spara contro i loro ristoranti etnici, uccidendo anche i bambini, costringendoli a cancellare tutte le insegne ebraiche, costringendoli ad andarsene o a cambiare professione". "Ben presto i loro palazzi verranno coperti da slogan: Yids, andate in Palestina e sa che le dico? Loro verranno in Palestina perché non avranno altra scelta! Questo è il vantaggio che noi abbiamo ricevuto dalla guerra in Libano. Mi dica, non valeva la pena? Presto avremo tempi migliori. Gli Ebrei cominceranno ad arrivare, gli Israeliani smetteranno di andar via e coloro che se ne sono già andati torneranno. Quelli di loro che hanno scelto l¹assimilazione capiranno finalmente che non gli serve a niente cercare di essere la coscien quello che non gli è entrato nella testa. I Gentili si sono sempre sentiti insofferenti verso gli ebrei e la loro coscienza e ora gli Yids hanno una sola via d¹uscita, tornare a casa, tornarci tutti, presto, per installare grosse porte d¹acciaio, per costruire una robusta barriera, per avere mitragliatrici posizionate in ogni angolo della loro barriera e combattere come diavoli contro chiunque osi alzare la voce contro questo paese.. E se qualcuno alza la mano contro di noi gli porteremo via metà della sua terra e bruceremo l¹altra metà, incluso il petrolio. Possiamo anche usare le armi nucleari. Andremo avanti finché non ce la faranno più." "Lei vorrà sapere se l¹arrivo in massa di Yids, in fuga dagli antisemiti, non mi faccia temere che finiscano per rammollirci tutti coprendoci con il loro olio d¹oliva. Senta, la storia è buffa, in un certo senso: possiede una dialettica ironica . Chi è stato colui che ha esteso lo stato di Israele quasi fino ai confini del regno di Davide? Chi ha allargato questo stato fino a coprire l¹area dal monte Hermon fino a Raz Muhammad? Levi Eshcol. Fu, fra tutti, quel seguace di Gordon, che sembrava una tenera vecchia signora. Chi invece sta per spingerci dentro le mura del ghetto, chi ha ceduto tutto il Sinai al fine di conservare un¹immagine civile? Il governatore di Beltar in Polonia, quell¹uomo coraggioso di Menahem Begin. Non si può mai dire. Una cosa sola so di certo: finché ti batti per difendere la tua vita tutto è permesso. Anche cacciar fuori tutti gli Arabi dalla West bank. Tutto ." "Leiboviz aveva ragione. Davvero siamo giudei nazisti. Perché no? Un uomo che si lasci ammazzare, che lasci fare sapone dei suoi bambini e paralumi con la pelle della sua donna è un criminale peggiore dei suoi assassini. Peggiore dei nazisti.Se i suoi garbati e civili genitori fossero venuti qui in tempo invece di scrivere libri sull¹amore per l¹umanità e di cantare ³Ascolta Israele², mentre camminavano verso la camera a gas; iso sei milioni di Arabi, ma anche solo un milione, che cosa sarebbe successo? Sicuramente sarebbero state scritte due o tre brutte pagine nei libri di storia, ci avrebbero appioppato con ogni sorta di appellativi, ma oggi potremmo essere qui come un popolo di ventidue milioni di persone" "Ancora oggi sono disposto a offrirmi volontario per fare il lavoro sporco per Israele, per uccidere quanti Arabi è necessario, per deportarli, per espellerli e bruciarli in modo che tutti ci odino , per togliere il tappeto da sotto i piedi degli ebrei della diaspora così che essi siano costretti a correre da noi piangendo. Anche se ciò significa vedere saltare per aria una o due sinagoghe qua e là, non m¹importa. E non mi preoccupo se a lavoro finito sarò messo di fronte al tribunale di Norimberga e poi messo in carcere a vita. Impiccatemi se volete come criminale di guerra. Così voi potete ripulire la vostra ebraica coscienza ed entrare nel rispettabile club delle nazioni civili, che sono ampie e sane.. Ciò che voi tutti non capite è che il lavoro sporco del sionismo non è ancora finito. Alla fine siamo ancora lontani. E¹ vero, avrebbe potuto essere finito nel 1948, ma voi avete interferito, lo avete fermato. E tutto questo a causa della ebraicità delle vostre anime, a causa della vostra mentalità di diaspora. Perché gli ebrei non afferrano le cose con rapidità. Se apriste i vostri occhi e vi guardaste attorno vi accorgereste che l¹oscurità sta di nuovo calando sul mondo. E noi sappiamo che cosa succede a un ebreo che sta isolato nel buio. Perciò sono contento che questa piccola guerra in Libano abbia spaventato gli Yids. Si spaventino pure, soffrano, così si affretteranno a tornare a casa prima che venga buio del tutto. Per questo, io sarei un antisemita? Bene. Allora non citi me, citi Lilienblum che non è sicuramente antisemita, tanto è vero che una strada di Tel Aviv porta il suo nome. (Sharon cita leggendo in un quadernetto che stava già sul suo tavolo quando n è forse un segno che i nostri antenati vollero e noi stessi vogliamo, essere perseguitati, che a noi piace vivere come zingari².. e questo è Lilienblum a dirlo, non io. Mi creda ho studiato la letteratura sionista, posso provare quello che dico." E scriva pure che io sono una disgrazia per l¹umanità. Non me ne importa, anzi. Facciamo un patto: io farò tutto il possibile per espellere gli Arabi da qui. Io farò tutto il possibile per incrementare l¹antisemitismo e lei scriverà poesie e saggi sull¹infelicità degli Arabi e si preparerà ad assorbire gli Yids che io costringerò a rifugiarsi in questo paese e ai quali insegnerò ad essere un faro per i Gentili. Cosa ne dice?". A questo punto ho interrotto il monologo di Sharon per un momento e gli ho espresso un pensiero che mi passava per la testa e che forse riguardava più me stesso che il mio ospite. Era possibile che Hitler avesse non solo ammazzato gli Ebrei ma anche avvelenato le loro menti? E che questo veleno assorbito in profondità fosse ancra attivo? Ma neppure questa idea è riuscita a suscitare la protesta di Sharon, o a fargli alzare la voce. Dopo tutto egli disse di non avere mai alzato la voce sotto stress, nemmeno durante la famosa operazione alla quale è associato il suo nome.
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