Bersagli



Bersagli
lanfranco caminiti [lanfranco at apolis.com]

Trascorremmo il resto della giornata al poligono, a tirare al bersaglio.
Sagome a grandezza d'uomo si alzavano e si abbassavano mentre un
battaglione di reclute sparava a raffica. I proiettili passavano
fischiando sopra i fossati dove eravamo accalcati e alla fine del
pomeriggio si capì che a vincere erano stati i bersagli.
Tobias Wolff - Il colpevole


L'esercito del Faraone si appresta a una nuova guerra. A una nuova
battaglia della sua guerra infinita. La Boeing ha ricevuto l'ordine dal
Pentagono di raddoppiare la produzione delle bombe "intelligenti" Jdam,
passando da 700 a 1500 al mese. Negli ultimi mesi la Raytheon ha
triplicato la produzione delle bombe aria-terra Paveway e dei missili
Tomahawk. Alla Raytheon e presso altre industrie belliche californiane è
stato raccomandato ai dipendenti di non prendere ferie per i prossimi
2-3 mesi. L'economia di guerra gongola. Le azioni delle maggiori
industrie belliche statunitensi sono in forte e costante rialzo:
nell'ultimo anno, Raytheon +30%, Northrop +55%, TRW +75%. I sondaggi
indicano che, benché aumenti la preoccupazione sociale per l'andamento
dell'economia, gli scandali e la perduranza della guerra, l'appoggio del
paese alla politica del presidente Bush è ancora notevolmente
consistente. Tutte le principali testate americane, tutti gli
opinionisti e gli esperti di politica americana e estera del mondo
concordano: l'attacco all'Iraq si farà: spesso dicono anche che s'abbia
da fare. Tra chi sostiene la guerra, le diverse sfumature sono
importanti, certo: occorre una risoluzione dell'Onu, occorre coinvolgere
un fronte ampio di alleanza contro il terrorismo, occorre dare
all'Europa il suo giusto peso internazionale, occorre soprattutto
preoccuparsi del dopo-guerra. Anche le diverse motivazioni sono
importanti, certo: esportare la democrazia, abbattere le dittature,
sottrarre all'arretratezza e all'oscurantismo intere popolazioni,
distruggere ogni santuario del terrorismo e armi terribili in mani senza
scrupoli, stabilizzare aree geopolitiche troppo inquiete, garantirsi
l'accesso a materie prime fondamentali per il nostro standard di vita,
costruire oleodotti. E persino le opzioni strategiche e militari
contano: bombardamenti a tappeto, intervento di terra, fomentazione di
rotture dentro il regime. A volte sfumature, motivazioni e opzioni
militari si combinano, si incastrano, si rimescolano. Chi sostiene la
guerra ineluttabile appare paradossalmente persino più pacificato: è
talmente forte il convincimento della sua imminenza che non indossa
quasi mai i vestimenti d'un guerriero esagitato di opinione: non ha da
strillare, strepitare, controbattere, ammansire, coinvolgere, scuotere,
inchiodare. Si può parlare con tranquillità di diverse sfumature, di
diverse motivazioni, di diverse opzioni militari. Liberi di opinionare
senza alcun timore d'una inversione di tendenza della realtà: i
tentativi diplomatici, la richiesta di ispezioni, le prese di posizione
di nazioni e leader importanti, tutto questo è considerato poco più che
"ammuìna". Non parliamo poi dell'estendersi d'una opinione contro la
guerra ovunque nel mondo: essa va data per scontata, fisiologica,
ininfluente, impolitica. E' la democrazia, fratello: tu manifesti, io
faccio come cazzo mi pare: il peso delle gravi e responsabili decisioni
sta tutto sulle spalle di chi ha il potere: la gente qualunque non
capisce. Su tutto, su tutti noi, incombe peraltro la possibilità di un
prossimo, di prossimi attacchi terroristi: se non è a novembre è a
gennaio, febbraio: uguale la guerra, se non è a novembre è a gennaio,
febbraio.
Aspettando la guerra che forse aspetta e forse anticipa l'attacco
terrorista si srotola dunque la nostra vita: quando accadrà, chi la
sostiene si accanirà finalmente per reggerne l'inevitabile impatto, le
bombe che uccidono innocenti, bambini e donne, che straziano ospedali, i
massacri feroci: è la guerra, fratello; chi crede nella pace si
strapperà i capelli, pregherà, alzerà gli occhi al cielo a mani giunte,
manifesterà duramente o mestamente nelle piazze, invierà aiuti e
medicinali, sarà sprezzante verso i politici tentennanti o complici,
batterà le mani ai politici rinsaviti o coerenti: è la guerra, fratello.
Aspettando la guerra mi sento come una sagoma a grandezza d'uomo: me ne
sento già bersaglio.

Roma, 10 ottobre 2002