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Bersagli
- Subject: Bersagli
- From: lanfranco caminiti <lanfranco at apolis.com>
- Date: Thu, 10 Oct 2002 22:25:16 +0200
Bersagli lanfranco caminiti [lanfranco at apolis.com] Trascorremmo il resto della giornata al poligono, a tirare al bersaglio. Sagome a grandezza d'uomo si alzavano e si abbassavano mentre un battaglione di reclute sparava a raffica. I proiettili passavano fischiando sopra i fossati dove eravamo accalcati e alla fine del pomeriggio si capì che a vincere erano stati i bersagli. Tobias Wolff - Il colpevole L'esercito del Faraone si appresta a una nuova guerra. A una nuova battaglia della sua guerra infinita. La Boeing ha ricevuto l'ordine dal Pentagono di raddoppiare la produzione delle bombe "intelligenti" Jdam, passando da 700 a 1500 al mese. Negli ultimi mesi la Raytheon ha triplicato la produzione delle bombe aria-terra Paveway e dei missili Tomahawk. Alla Raytheon e presso altre industrie belliche californiane è stato raccomandato ai dipendenti di non prendere ferie per i prossimi 2-3 mesi. L'economia di guerra gongola. Le azioni delle maggiori industrie belliche statunitensi sono in forte e costante rialzo: nell'ultimo anno, Raytheon +30%, Northrop +55%, TRW +75%. I sondaggi indicano che, benché aumenti la preoccupazione sociale per l'andamento dell'economia, gli scandali e la perduranza della guerra, l'appoggio del paese alla politica del presidente Bush è ancora notevolmente consistente. Tutte le principali testate americane, tutti gli opinionisti e gli esperti di politica americana e estera del mondo concordano: l'attacco all'Iraq si farà: spesso dicono anche che s'abbia da fare. Tra chi sostiene la guerra, le diverse sfumature sono importanti, certo: occorre una risoluzione dell'Onu, occorre coinvolgere un fronte ampio di alleanza contro il terrorismo, occorre dare all'Europa il suo giusto peso internazionale, occorre soprattutto preoccuparsi del dopo-guerra. Anche le diverse motivazioni sono importanti, certo: esportare la democrazia, abbattere le dittature, sottrarre all'arretratezza e all'oscurantismo intere popolazioni, distruggere ogni santuario del terrorismo e armi terribili in mani senza scrupoli, stabilizzare aree geopolitiche troppo inquiete, garantirsi l'accesso a materie prime fondamentali per il nostro standard di vita, costruire oleodotti. E persino le opzioni strategiche e militari contano: bombardamenti a tappeto, intervento di terra, fomentazione di rotture dentro il regime. A volte sfumature, motivazioni e opzioni militari si combinano, si incastrano, si rimescolano. Chi sostiene la guerra ineluttabile appare paradossalmente persino più pacificato: è talmente forte il convincimento della sua imminenza che non indossa quasi mai i vestimenti d'un guerriero esagitato di opinione: non ha da strillare, strepitare, controbattere, ammansire, coinvolgere, scuotere, inchiodare. Si può parlare con tranquillità di diverse sfumature, di diverse motivazioni, di diverse opzioni militari. Liberi di opinionare senza alcun timore d'una inversione di tendenza della realtà: i tentativi diplomatici, la richiesta di ispezioni, le prese di posizione di nazioni e leader importanti, tutto questo è considerato poco più che "ammuìna". Non parliamo poi dell'estendersi d'una opinione contro la guerra ovunque nel mondo: essa va data per scontata, fisiologica, ininfluente, impolitica. E' la democrazia, fratello: tu manifesti, io faccio come cazzo mi pare: il peso delle gravi e responsabili decisioni sta tutto sulle spalle di chi ha il potere: la gente qualunque non capisce. Su tutto, su tutti noi, incombe peraltro la possibilità di un prossimo, di prossimi attacchi terroristi: se non è a novembre è a gennaio, febbraio: uguale la guerra, se non è a novembre è a gennaio, febbraio. Aspettando la guerra che forse aspetta e forse anticipa l'attacco terrorista si srotola dunque la nostra vita: quando accadrà, chi la sostiene si accanirà finalmente per reggerne l'inevitabile impatto, le bombe che uccidono innocenti, bambini e donne, che straziano ospedali, i massacri feroci: è la guerra, fratello; chi crede nella pace si strapperà i capelli, pregherà, alzerà gli occhi al cielo a mani giunte, manifesterà duramente o mestamente nelle piazze, invierà aiuti e medicinali, sarà sprezzante verso i politici tentennanti o complici, batterà le mani ai politici rinsaviti o coerenti: è la guerra, fratello. Aspettando la guerra mi sento come una sagoma a grandezza d'uomo: me ne sento già bersaglio. Roma, 10 ottobre 2002
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