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[operazionecolomba] da Gaza - Palestina
- Subject: [operazionecolomba] da Gaza - Palestina
- From: "operazionecolomba" <operazione.colomba at libero.it>
- Date: Fri, 9 Aug 2002 12:46:44 +0100
(i codici incomprensibili sono degli apostrofi che vengono automaticamente cambiati dal programma... risolveremo al piu presto il problema!) Ci troviamo a Khan Younis, nel sud della striscia di Gaza. Da ieri mattina circa un centinaio di carri armati israeliani si sono dispiegati lungo il confine conl'Egitto e attorno la citta' di Rafah. Tutte le strade di accesso per Rafah sono bloccate, compresa la strada principale che parte da Khan Younis. Chiusa anche la frontiera conl'Egitto. Sono ore di attesa, i preparativi militari fanno pensare che l'ingresso dell'esercito israeliano dentro Rafah sia solo questione di tempo, nessuno è in grado di prevedere se e quando questo avverra' e se questo coinvolgera' anche la citta' di Khan Younis. Per ora la situazione e' stazionaria e da Rafah giungono solo notizie di sporadiche e isolate raffiche di mitra. Scriviamo questo articolo nella speranza che quello che sta succedendo qua non rimanga nel silenzio e nell'indifferenza della comunita' internazionale; e nella speranza di non dovere -nei prossimi giorni- scrivere altri comunicati in cui descrivere la tragica cronaca di un'invasione militare . E' doveroso ricordare pero' anche la quotidianita' di questo conflitto che anche quando non raggiunge l'interesse dei media continua a mietere vittime, creare poverta' e alimentare la spirale dell'odio che appare ogni giorno sempre piu' difficile da fermare. Il 42 per cento dei palestinesi che vivono nei territori occupati sono in condizioni di malnutrizione, secondo uno studio fatto da agenzie internazionali. Nella striscia di Gaza l'80 per cento della popolazione vive sotto la soglia di poverta', il 65 per cento dei lavoratori e' disoccupato. L'acqua e' controllata dagli israeliani i cui insediamenti occupano le zone ricche di risorse idriche, e restituiscono ai palestinesi acqua non potabile e razionata. Gli insediamenti israeliani occupano il 40 per cento della striscia di Gaza, e ospitano circa 4.000 coloni e 8.000 soldati. La popolazione palestinese che conta 1.250.000 persone, è confinata nel restante 60 per cento. Nonostante questa situazione di palese ingiustizia - dovuta non a cause naturali o a sottosviluppo culturale o economico, ma a una lucida e mirata politica di apartheid e di occupazione militare- l'esercito israeliano continua a mettere in atto le scelte del governo Sharon: le coltivazioni distrutte dai bulldozer, che escono dai recinti dell'insediamento e sradicano ulivi, abbattono serre, distruggono pomodori. Le case demolite, poichè considerate troppo vicine agli insediamenti, alle torrette militari, alla strada dei coloni. E' necessaria infatti una fascia di sicurezza che separi i palestinesi dagli israeliani, il problema è che sono gli israeliani che decidono dove costruire e allargarsi, e di conseguenza abbattere tutto ciò che da fastidio. Tre giorni fa è morta una bambina di 8 anni, una raffica è partita da una torretta militare e l'ha colpita in pieno mentre giocava in strada. Non c'era stata nessuna provocazione da parte palestinese, lo sappiamo perchè alcuni di noi erano li' presenti e si sono trovati sotto il fuoco della stessa raffica. Ma in quel posto, tutte le sere, ad una determinata ora, dalla torretta iniziano a sparare. Non si sa dove colpiranno di preciso. Fa tutto parte di una strategia di guerra psicologica che a lungo andare ottiene gli stessi effetti di un annientamento fisico del "nemico", costringendo la gente ad andarsene per salvare la proria vita e quella dei propri figli, ma è una strategia che ha il vantaggio di essere invisibile e silenziosa, cosi' che si possa salvaguardare la propria immagine di fronte al resto del mondo. E' per questo che è estremamente importante una presenza internazionale a fianco della gente; per smascherare quella falsità che c'è dietro ogni conflitto, per gridare che non esistono guerre giuste nè tantomeno guerre pulite, e per condividere la vita di quelle persone che hanno la sfortuna di trovarsi in mezzo senza averlo scelto. Andrea Pagliarani
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