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APPELLO: SOLIDARIETÀ E NONVIOLENZA PER LA PACE IN ISRAELE E PALESTINA
- Subject: APPELLO: SOLIDARIETÀ E NONVIOLENZA PER LA PACE IN ISRAELE E PALESTINA
- From: "Yaakaar" <virginia2002 at tiscali.it>
- Date: Wed, 3 Jul 2002 02:27:51 +0200
'Beati i Costruttori di Pace' promuove il seguente appello. Saremo grati a tutti coloro che vorranno aderirvi ed aiutarci nella sua diffusione. "Beati i costruttori di pace" Associazione Nazionale di Volontariato - Onlus Iscritta al Registro Regionale delle OO.VV. (L. Reg. Veneto n° 40/93) con D.P.G.R. n° 46 del 12/2/98 (N° Classificazione PD0331) Associata al Dipartimento di Pubblica Informazione delle Nazioni Unite APPELLO SOLIDARIETÀ E NONVIOLENZA PER LA PACE IN ISRAELE E PALESTINA Padova, 02.07.02 Lo scontro sempre più aspro fra israeliani e palestinesi sta causando una strage senza fine di civili, colpiti nella loro quotidianità (negli autobus, al mercato, nell' abitazione, nel gioco). Alcuni giorni fa, nello spazio di poche ore, sono stati uccisi 7 bambini. Ci sentiamo solidali con quanti, sia in Palestina che in Israele, ritengono che il ricorso alla violenza contro i civili, oltre ad allontanare ogni ipotesi di soluzione negoziale e politica, mette a rischio la sopravvivenza stessa della società che ne fa uso. Siamo con i militari riservisti israeliani, disposti ad affrontare il carcere, in quanto militari, perché rifiutano come criminale la repressione del popolo palestinese portata avanti dal governo Sharon. Non sono obiettori di coscienza e non condividono la nostra opposizione all'uso della forza per la risoluzione dei conflitti; tuttavia il loro rifiuto nasce dalla volontà di difendere i valori su cui si fonda l'esistenza stessa di Israele. Siamo con i 200 intellettuali palestinesi che affermano " non saranno certo le stragi di civili in Israele a consegnarci la nostra libertà" e per questo hanno condannato pubblicamente le azioni di cieca violenza contro la popolazione civile israeliana, compiute da organizzazioni e fazioni fondamentaliste come Hamas e il Jihad. Essi implorano il nostro sostegno per ripudiare una deriva estranea alla cultura tradizionale del popolo palestinese. Abbiamo sempre condannato la repressione, il terrorismo di stato, la violazione sistematica delle risoluzioni ONU, il mancato rispetto degli accordi di Oslo da parte del governo israeliano. Tutto questo però non può in alcun modo giustificare la pratica degli attentati suicidi, che: * lacerano la società palestinese minando alla base, specialmente nei più giovani, la fiducia nella vita e nei valori che la sostengono; * si fondano su una crudeltà gratuita prospettando un futuro di odio in vista della negazione stessa dell'altro popolo (è contro la storia); * assorbono l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale screditando e criminalizzando tutto il popolo palestinese; * rendono più difficile vedere la realtà di oppressione e umiliazione del popolo palestinese; * vanificano i tentativi di solidarietà internazionale, ora più che mai essenziali per la causa del popolo palestinese; * offrono il pretesto a rappresaglie pesanti e senza fine, indebolendo le possibilità di una opposizione reale alla politica di repressione e di sopruso di Sharon avallata da Bush. Vogliamo sottolineare con forza che chi oggi rifiuta la violenza contro i civili innocenti vuole contribuire a tenere alti i valori fondamentali di una comunità, che deve costruirsi sulla vita e sulla convivenza. Rifiutiamo l'accusa del tutto gratuita, che ci viene rivolta anche da pacifisti, di "equidistanza" tra oppressi e oppressori. Non è "condonando" la violenza degli attentati suicidi, assunta come razionale forma di battaglia politica; non è con la retorica del debole, che non ha altro che il suo corpo con cui opporsi alla sopraffazione di uno degli eserciti più potenti del mondo, che offriremo il nostro sostegno fattivo e concreto alla realizzazione della pace. Non possiamo discriminare tra le vittime innocenti; per noi tutte hanno pari dignità e pari peso politico e per questo meritano uguale solidarietà. Non ci possiamo accontentare di una semplice condanna a parole, ma abbiamo il dovere di porre positivamente dei gesti che dicano con chiarezza il nostro sentire verso tutte le vittime. L'aspirazione del popolo palestinese ad essere riconosciuto in libertà e in pari dignità non può contrapporsi al diritto del popolo israeliano a vivere in sicurezza; il raggiungimento di entrambi questi obiettivi sarà possibile solo se sia i palestinesi che gli israeliani troveranno al loro interno la forza e la capacità di isolare coloro che praticano la strada del fondamentalismo e dell'annientamento dell'altro. Usciamo dall'ambiguità e diciamo con chiarezza come, lungi dall'essere equidistanti, siamo fraternamente accanto al popolo palestinese che rivendica il diritto a vivere in piena sovranità senza umiliazioni e vessazioni e al popolo israeliano che chiede di poter vivere in sicurezza. Facciamo appello a tutti gli organismi di società civile in Italia perché si pronuncino con chiarezza nei confronti di quanti, anche tra i palestinesi, credono di risolvere il problema uccidendo innocenti. Ass. Naz. Beati i Costruttori di Pace
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