APPELLO: SOLIDARIETÀ E NONVIOLENZA PER LA PACE IN ISRAELE E PALESTINA



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tutti coloro che vorranno
aderirvi ed aiutarci nella sua diffusione.



"Beati i costruttori di pace"
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APPELLO


SOLIDARIETÀ E NONVIOLENZA PER LA PACE IN ISRAELE E PALESTINA

Padova, 02.07.02

Lo scontro sempre più aspro fra israeliani e palestinesi sta causando una
strage senza fine di civili, colpiti nella loro quotidianità (negli
autobus, al mercato, nell' abitazione, nel gioco). Alcuni giorni fa, nello
spazio di poche ore, sono stati uccisi 7 bambini.

Ci sentiamo solidali con quanti, sia in Palestina che in Israele, ritengono
che il ricorso alla violenza contro i civili, oltre ad allontanare ogni
ipotesi di soluzione negoziale e politica, mette a rischio la sopravvivenza
stessa della società che ne fa uso.

Siamo con i militari riservisti israeliani, disposti ad affrontare il
carcere, in quanto militari, perché rifiutano come criminale la repressione
del popolo palestinese portata avanti dal governo Sharon. Non sono
obiettori di coscienza e non condividono la nostra opposizione all'uso
della forza per la risoluzione dei conflitti; tuttavia il loro rifiuto
nasce dalla volontà di difendere i valori su cui si fonda l'esistenza
stessa di Israele.

Siamo con i 200 intellettuali palestinesi che affermano " non saranno certo
le stragi di civili in Israele a consegnarci la nostra libertà" e per
questo hanno condannato pubblicamente le azioni di cieca violenza contro la
popolazione civile israeliana, compiute da organizzazioni e fazioni
fondamentaliste come Hamas e il Jihad. Essi implorano il nostro sostegno
per ripudiare una deriva estranea alla cultura tradizionale del popolo
palestinese.

Abbiamo sempre condannato la repressione, il terrorismo di stato, la
violazione sistematica delle risoluzioni ONU, il mancato rispetto degli
accordi di Oslo da parte del governo israeliano. Tutto questo però non può
in alcun modo giustificare la pratica degli attentati suicidi, che:
* lacerano la società palestinese minando alla base, specialmente nei più
giovani, la fiducia nella vita
e nei valori che la sostengono;
* si fondano su una crudeltà gratuita prospettando un futuro di odio in
vista della negazione stessa
dell'altro popolo (è contro la storia);
* assorbono l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale screditando e
criminalizzando tutto il popolo
palestinese;
* rendono più difficile vedere la realtà di oppressione e umiliazione del
popolo palestinese;
* vanificano i tentativi di solidarietà internazionale, ora più che mai
essenziali per la causa del
popolo palestinese;
* offrono il pretesto a rappresaglie pesanti e senza fine, indebolendo le
possibilità di una opposizione
reale alla politica di repressione e di sopruso di Sharon avallata da
Bush.

Vogliamo sottolineare con forza che chi oggi rifiuta la violenza contro i
civili innocenti vuole contribuire a tenere alti i valori fondamentali di
una comunità, che deve costruirsi sulla vita e sulla convivenza. Rifiutiamo
l'accusa del tutto gratuita, che ci viene rivolta anche da pacifisti, di
"equidistanza" tra oppressi e oppressori. Non è "condonando" la violenza
degli attentati suicidi, assunta come razionale forma di battaglia
politica; non è con la retorica del debole, che non ha altro che il suo
corpo con cui opporsi alla sopraffazione di uno degli eserciti più potenti
del mondo, che offriremo il nostro sostegno fattivo e concreto alla
realizzazione della pace.

Non possiamo discriminare tra le vittime innocenti; per noi tutte hanno
pari dignità e pari peso politico e per questo meritano uguale solidarietà.
Non ci possiamo accontentare di una semplice condanna a parole, ma abbiamo
il dovere di porre positivamente dei gesti che dicano con chiarezza il
nostro sentire verso tutte le vittime.

L'aspirazione del popolo palestinese ad essere riconosciuto in libertà e in
pari dignità non può contrapporsi al diritto del popolo israeliano a vivere
in sicurezza; il raggiungimento di entrambi questi obiettivi sarà possibile
solo se sia i palestinesi che gli israeliani troveranno al loro interno la
forza e la capacità di isolare coloro che praticano la strada del
fondamentalismo e dell'annientamento dell'altro.

Usciamo dall'ambiguità e diciamo con chiarezza come, lungi dall'essere
equidistanti, siamo fraternamente accanto al popolo palestinese che
rivendica il diritto a vivere in piena sovranità senza umiliazioni e
vessazioni e al popolo israeliano che chiede di poter vivere in sicurezza.

Facciamo appello a tutti gli organismi di società civile in Italia perché
si pronuncino con chiarezza nei confronti di quanti, anche tra i
palestinesi, credono di risolvere il problema uccidendo innocenti.

Ass. Naz. Beati i Costruttori di Pace