A Luisa Morgantini il Premio ''Colomba d'oro per la pace''



 A Luisa Morgantini, Danis Tanovic, Ugo Tramballi e Yolande Mukagasana il
Premio ''Colomba d'oro per la pace''
02/07/2002 13.21.22 ROMA - Il premio "Colombe d'oro per la Pace",
riconoscimento internazionale italiano, nato con l'obiettivo di
sensibilizzare gli operatori dell'informazione a farsi portatori degli
ideali di pace e di pacifica convivenza tra popoli sarà consegnato domani,
mercoledì 3 luglio, alle ore 18 presso la Terrazza Caffarelli (Campidoglio)
a Roma. Il Premio è suddiviso in più sezioni e assegna annualmente
altrettante colombe d'oro, a giornalisti particolarmente impegnati sui temi
della pace e del disarmo; una colomba è attribuita inoltree ad una
personalità internazionale che abbia dato un contributo significativo alla
causa della pace. Ad aggiudicarsi l'ambito riconoscimento Luisa Morgantini,
Donne in Nero con Suhad Amery e Terry Greenblatt Jerusalem Link, portavoce
dell'Associazione per la pace e da sempre impegnata , in prima persona, elle
questioni internazionali, in azioni nonviolente e in relazioni di scambio e
solidarietà con i movimenti che agiscono per una pace con giustizia, per lo
sviluppo, per il disarmo; Danis Tanovic, regista di No man's land, il film
che si è aggiudicato a Cannes il Premio per la migliore sceneggiatura; al
giornalista del Sole 24 Ore Ugo Traballi ed a Yolande Mukagasana,
Pubblicista del Ruanda sopravvissuta nel 1994 all'aggressione pianificata di
cui la minoranza Tutsi fu fatta oggetto in cui ha perso marito e figli. Da
allora Yolande dialoga, sul campo e a distanza, sia con le vittime, sia con
i carnefici.

Chi è Danis Tanovic
Danis Tanovic è nato in Bosnia Erzegovina e ha doppia nazionalità bosniaca
serba. Ha lasciato la Bosnia nel ''94, poco prima dei fatti di Sarajevo, ed
è espatriato in Belgio, dove ha finito gli studi di cinematografia. E'
regista, sceneggiatore e musicista del film No man's land che ha vinto a
Cannes la Palma per la migliore sceneggiatura e che racconta la storia di un
gruppetto di combattenti serbi e mussulmani costretti a coabitare in una
trincea durante la guerra di Bosnia, assediati dagli eserciti nemici. Con
esperienze alle spalle di giornalismo, Tanovic ha scelto per questo suo
film, che è una coproduzione europea (belgi, inglesi, l''italiana Fabrica,
sloveni),immagini rapide e ironiche molto vicine e forse più forti di molti
reportages.

Chi sono le ''Donne in Nero''
Donne in Nero è il nome che un gruppo di donne anche in Italia si sono date
prendendo spunto dalle parole di una donna in nero israeliana di
Gerusalemme, che nel 1988 affermava: "All'inizio di questo inverno, in sette
donne, tutte vestite di nero, stavamo ferme in piedi, in silenzio, in mezzo
a Sion Square a manifestare contro l'occupazione". In queste parole le
attiviste hanno trovato "il senso primario dell'agire delle donne in nero
israeliane". Il nero e il silenzio "assunti a simbolo della tragedia comune
del popolo palestinese ed israeliano". Proprio il tentativo di far crescere
le relazioni tra donne italiane, israeliane e palestinese si è concretizzato
con l'esperienza del seminario internazionale dell'agosto del 1988 a
Gerusalemme, organizzato dalle donne in nero israeliane. Da questo momento
sono stati avviati progetti ed incontri che hanno visto crescere la rete di
relazioni tra donne israeliane e palestinesi, con un ruolo di
intermediazione assunto dalle donne italiane. Il gruppo, da sette, si è
ingrandito fino ad arrivare a 300 tra l'88 e l'89 e continuando a
manifestare contro l'occupazione, diffondendosi in altre città israeliane e
del mondo. Tra l'altro, a seguito degli incontri organizzati dalle donne in
nero italiane, alcuni gruppi di donne appartenenti alle diverse repubbliche
della ex Jugoslavia hanno cominciato a manifestare a Belgrado il 9 ottobre
del 1991. Le donne in nero di Milano hanno cominciato a manifestare dopo l'
incontro di Gerusalemme, nel settembre del 1988, davanti al consolato
israeliano, a sostegno della lotta delle donne palestinesi e israeliane. Da
allora hanno testimoniato l'opposizione alla guerra, anche in occasione del
conflitto del Golfo; sempre vestite di nero e in silenzio. Affermano: "Il
nostro nero, il nostro silenzio non sono rassegnazione e impotenza ma
protesta e riflessione". Esse hanno la modalità di tessere la rete della
solidarietà e della diplomazia dal basso, quindi di sostenere le donne che
vivono nei luoghi difficili entrando in relazione con loro e creando ponti
di solidarietà e di sorellanza attiva. Una delle frasi che le rappresenta
può essere quella scelta dalle donne di Belgrado che basandosi sul libro
'Cassandra' di Crista Wolf, in occasione del quinto anniversario della loro
protesta recita così: ''Solo in seguito appresi anche l'arte di tacere. Che
utile arma''. Il nero dunque come colore che aiuta i corpi di queste donne
ad esprimersi. Uno slogan che spesso ripetono le donne in nero: ''Ci siamo,
ci siamo state, ci saremo sempre, ancora nelle strade, donne, in silenzio,
in nero, in marcia per vivere, fino a che la guerra non sarà fuori dalla
storia''.

Chi è Ugo Tramballi
Iniziata la carriera di giornalista nel 1976 nel Giornale di Montanelli, da
circa vent'anni Ugo Tramballi segue come inviato speciale i focolai di crisi
e le guerre del Sud del mondo, con particolare riferimento al Medio Oriente:
Angola, Afganistan, Iran, Iraq, Libano, Israele e Palestina. E' soprattutto
da quest'ultima regione, la Terra Santa sconvolta dalla guerra fratricida
tra due popoli, che Tramballi pubblica sul suo quotidiano, Il Sole 24 ore,
corrispondenze improntate a una partecipazione profonda e consapevole alle
vicende di cui è spettatore e, contemporaneamente, a uno straordinario
equilibrio di fronte all'intrico di responsabilità, di errori, di
provocazioni e di mistificazioni che caratterizza il nodo mediorientale.
Oltre ai reportages, anche il libro appena pubblicato L'ulivo e le pietre
mostra la capacità di Tramballi di scavare sotto la superficie dell'
apparenza e lo schematismo dell'ufficialità, alla ricerca del senso più
autentico delle cose. Un contributo di grande professionalità e levatura
morale, in ambiti in cui le strumentalizzazioni e il partito preso la fanno
spesso da padroni.

Fonte: http://www.redattoresociale.it