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la storia sarebbe una severa maestra... se la conoscessimo davvero
- Subject: la storia sarebbe una severa maestra... se la conoscessimo davvero
- From: Daniele Barbieri - Carta <pkdick at fastmail.it>
- Date: Tue, 18 Jun 2002 10:54:01 +0200
ciao, come forse sapete, ogni mese (circa) scrivo la rubrica "10 cose che so" (intorno alle 3500 battute) per "Il rifiuto", giornalino libertario di Imola; talvolta la rubrica è stata ripresa da alcuni siti, neppure io saprei dire quali e quando. Vi giro l'ultima "rubrica" per conoscenza. Se per un qualche motivo voleste utilizzarlo, ovviamente NON ha copyright (però mi sembra corretto far sapere che appunto esce su "Il rifiuto" di giugno '02). Ciao Daniele Circa 3500 battute TITOLO: ALTRE 9 CHE ORA SOŠ PIU' UNA Dopo aver letto "Memoria del fuoco", tre volumi dell'uruguayano Eduardo Galeano (a proposito ora escono in economica da Rizzoli) ne ho scoperte di infamie. Ma molte riguardavano il passato e/o l'America latina, lontana da qui. Non dà tregua invece "Sei morto: il secolo delle bombe" dello svedese Sven Lindqvist che racconta soprattutto la storia rimossa dell'Europa; pubblicato da Ponte alle grazie 2 anni fa, ma io l'ho scoperto solo ora e per caso, visto che è un libro scomodo assai e dunque in gito quasi zero se n'è parlato. Ora so molte schifezze in più. A esempio queste 9. 1) "L'8 maggio '45, mentre folle esultanti festeggiavano la pace in Europa, gli abitanti della città algerina di Sètif pretesero quel diritto all'autodeterminazione del quale tanto s'era parlato nel corso della guerra (Š) L'apparato francese intervenne con aerei e carri armati (Š) Una quarantina di villaggi rasi al suolo, 70 europei e 50 volte tanti algerini uccisi. O forse erano 100 volte tanti (Š) L'accaduto fu tenuto nascosto". 2) Cosa successe in Kenia fra il '52 e il '60? E cosa invece crediamo di sapere che accadde? Lindqvist racconta senza veli gli orrori del colonialismo inglese, come del resto quello degli "italiani, brava gente" in Etiopia e Libia. 3) "Un documentario giapponese di 3 ore su Hiroshima dopo la bomba fu confiscato (dagli Usa) e tenuto sotto sequestro per più di 20 anni". 4) Tutti conoscono Guernica ma chi ha mai sentito parlare di Chechaouene? Eppure anche questa città fu distrutta (nel 1925) dai bombardieri. Lindqvist racconta come e perché i morti non sono uguali. 5) "Dopo la guerra (del Vietnam), il Pentagono relazionò che nel periodo '66-'71 erno state impiegate quasi mezzo milione di bombe a grappolo per i B-52, destinate esclusivamente a colpire bersagli vivi. Complessivamente 285 milioni, ovvero 7 bombe per ogni uomo, donna, bambino e bambina di tutta l'Indocina". 6) "La guerra (in Corea) era costata 5 milioni di vittime, la stragrande maggioranza delle quali erano civili". 7) "Si ha il sospetto, scrive Van Creveld, che se fossero costretti a scegliere, gli uomini preferirebbero la guerra alle donne"; uno dei tanti fascisti citati da Lindqvist; ma a questo scappa una verità Š se alla parola "uomini" sostituiamo "militari". 8) E in futuro? "Fiorirà il settore della sicurezza (Š) forse un giorno sostituirà lo Stato (Š) Le guerre non cessano: diventano più lunghe, sanguinose, spaventose. Vengono combattute da eserciti privati, bande, gruppi nazisti, guardie del corpoŠ La bomba del futuro non è il missile inter-continentale ma l'impasto esplosivo nella borsetta". 9) "Fu Abu Hanifa, eminente giuriusta di stirpe persiana, fondatore di un'accademia giuridica a Baghdad, che per primo proibì l'uccisione di donne, vecchi, bambini, malati, monaci e altri non combattenti (Š) nel 762 venne imprigionato e morì 5 anni dopo in prigione". E poche pagine dopo Lindqvist ricorda che una lunga e dettagliata parte della Bibbia (Deuteronomio, 7° capitolo) spiegava come il genocidio fosse legittimo, "in nome di Dio". Ecco altre 9 cose che ora so. Più una che dolorosamente mi torna sempre in mente quando parliamo di come popoli (o persone) "civili" si possano trasformare in assassini, poi rimuovere e tornare a vivere come nulla fosse. Mio padre fu un ufficiale fascista. Volontario in Africa. Un assassino. E se di qualcosa si pentì, nessuno lo seppe. Daniele Barbieri f i n e
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