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19/06 Roma: Carri armati e ulivi della Palestina. Il fragore del silenzio
- Subject: 19/06 Roma: Carri armati e ulivi della Palestina. Il fragore del silenzio
- From: Daniele Barbieri - Carta <pkdick at fastmail.it>
- Date: Fri, 14 Jun 2002 01:28:13 +0200
Mercoledì 19 giugno ore 12.00 L'on. Luisa Morgantini e gli Amici di Israel Shamir invitano alla conferenza stampa che si terra' il 19 giugno 2002 nella Sala delle Bandiere all'Ufficio per l'Italia del Parlamento Europeo in via IV Novembre 149, dalle ore 12 alle ore 14, in occasione della pubblicazione della raccolta di scritti di Israel Shamir Carri armati e ulivi della Palestina. Il fragore del silenzio edizioni CRT Pistoia 2002 L'autore ne discutera' con i giornalisti. Presenzieranno: On. Luisa Morgantini Ali Rashid Prof. Roberto Giammanco Prof. Claudio Del Bello Carmine Fiorillo Israel Shamir è nato a Novosibirsk, Siberia, nel 1947. Espulso dall’università per attività sovversiva nel 1969, emigrò “per libera scelta” in Israele e combatté nella guerra del 1973. Corrispondente in Vietnam, Cambogia, Laos e, per molti anni, in Giappone tanto da diventare uno studioso e traduttore della letteratura giapponese. Dal 1989 al 1993 è stato inviato di Ha’aretz in Russia. Al suo ritorno in Israele si è impegnato nella denuncia della politica sionista di “apartheid”. Con una febbrile attività letteraria e giornalistica sulla carta stampata e su Internet (il sito http://www.israelshamir.net), nei giri di conferenze in Europa, in Egitto e negli Stati Uniti, Shamir presenta una visione alternativa del conflitto israelo-palestinese. Rifiuta la soluzione dei “due stati per due popoli” perché nelle presenti circostanze paralizzante, distruttiva e senza sbocchi. E lo fa in nome di una pace fondata su di un unico Stato, tra il Giordano e il mare, con diritti uguali per tutti i suoi abitanti, senza discriminazioni etniche o religiose. “Io non sono un amico dei palestinesi, io sono palestinese” dichiara Shamir, e lo fa in nome del ritorno dei palestinesi, dal 1948 esiliati ed espropriati delle loro terre e di ogni diritto. Questo è reso impossibile dalla folle politica che ha “importato” centinaia di migliaia di rumeni, tailandesi, cinesi, africani e un milione di russi e ucraini che formano la galassia di ghetti che è oggi lo Stato d’Israele. All’apartheid politica, psicologica e culturale dello Stato d’Israele, Shamir contrappone un atteggiamento di resistenza che rivaluti la memoria storica non unilaterale, i momenti più alti di tutte le esperienze religiose, la coscienza di appartenere ad un’unica umanità di cui occorre garantire il futuro. Per le migliaia di ulivi sradicati dai bulldozer, dice con accenti spesso poetici Shamir, con il paesaggio della Palestina trasformato in una qualsiasi squallida periferia, tutta l’umanità è offesa e degradata. Realizzare l’utopia non è più speranza, ma è rimasta l’unica necessità. Nel maggio del 2002, il figlio di Israel Shamir, che per via di madre ha la cittadinanza svedese, ha partecipato all’incursione di un gruppo di pacifisti che sono riusciti a penetrare nella Basilica della Natività a Betlemme, portando cibo e medicine ai palestinesi assediati. Il giovane è stato arrestato e immediatamente deportato da Israele con diffida a rientrarvi per i prossimi dieci anni. Per contatti e informazioni in Italia: libroshamir at libero.it
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