19/06 Roma: Carri armati e ulivi della Palestina. Il fragore del silenzio



Mercoledì 19 giugno  ore 12.00
L'on. Luisa Morgantini e gli Amici di Israel Shamir invitano alla
conferenza stampa che si terra' il 19 giugno 2002 nella Sala delle Bandiere
all'Ufficio per l'Italia del Parlamento Europeo in via IV Novembre 149,
dalle ore 12 alle ore 14, in occasione della pubblicazione della raccolta
di scritti di
Israel Shamir
Carri armati e ulivi della Palestina. Il fragore del silenzio
edizioni CRT Pistoia 2002

L'autore ne discutera' con i giornalisti. Presenzieranno:
On. Luisa Morgantini
Ali Rashid
Prof. Roberto Giammanco
Prof. Claudio Del Bello
Carmine Fiorillo

Israel Shamir è nato a Novosibirsk, Siberia, nel 1947. Espulso
dall’università per attività sovversiva nel 1969, emigrò “per libera
scelta” in Israele e combatté nella guerra del 1973. Corrispondente in
Vietnam, Cambogia, Laos e, per molti anni, in Giappone  tanto da diventare
uno studioso e traduttore della letteratura giapponese. Dal 1989 al 1993 è
stato inviato di Ha’aretz in Russia. Al suo ritorno in  Israele si è
impegnato nella denuncia della politica sionista di “apartheid”. Con una
febbrile attività letteraria e giornalistica sulla carta stampata e su
Internet (il sito http://www.israelshamir.net), nei giri di conferenze in
Europa, in Egitto e negli Stati Uniti, Shamir presenta una visione
 alternativa del conflitto israelo-palestinese. Rifiuta la soluzione dei
“due stati per due popoli” perché nelle presenti  circostanze paralizzante,
distruttiva e senza sbocchi. E lo fa in nome di una pace fondata su di un
unico Stato, tra il Giordano e il mare, con  diritti uguali per tutti i
suoi abitanti, senza discriminazioni etniche o religiose.
“Io non sono un amico dei palestinesi, io sono palestinese” dichiara
Shamir, e lo fa in nome del ritorno dei palestinesi, dal 1948 esiliati ed
espropriati delle loro terre e di ogni diritto. Questo è reso impossibile
dalla folle politica che ha “importato” centinaia di migliaia di rumeni,
tailandesi, cinesi, africani e un milione di russi e ucraini che formano la
galassia di ghetti che è oggi lo Stato d’Israele. All’apartheid politica,
psicologica e culturale dello Stato d’Israele, Shamir contrappone un
atteggiamento di resistenza che rivaluti la memoria storica non
unilaterale, i momenti più alti di tutte le esperienze religiose, la
coscienza di appartenere ad un’unica umanità di cui occorre garantire il
futuro. Per le migliaia di ulivi sradicati dai bulldozer, dice con accenti
spesso poetici Shamir, con il paesaggio della Palestina trasformato in una
qualsiasi squallida periferia, tutta l’umanità è offesa e degradata.
Realizzare l’utopia non è più speranza, ma è rimasta l’unica necessità.
Nel maggio del 2002, il figlio di Israel Shamir, che per via di madre ha la
cittadinanza svedese, ha partecipato all’incursione di un gruppo di
pacifisti che sono riusciti a penetrare nella Basilica della Natività a
Betlemme, portando cibo e medicine ai palestinesi assediati. Il giovane è
stato arrestato e immediatamente deportato da Israele con diffida a
rientrarvi per i prossimi dieci anni.

Per contatti e informazioni in Italia: libroshamir at libero.it