Straordinario Galtung



Venerdì scorso Johan Galtung ha tenuto all'Università di Roma, Villa
Mirafiori una conferenza su
"La nonviolenza e il mondo dopo l'11 settembre"
organizzata dagli studenti del Cantiere per la pace e da Lunaria, con 150
partecipanti.

E' la cosa più illuminante e stimolante che abbia sentito nell'ultimo anno.

Analoga a quella di Chomsky tenuta a Porto Alegre. Sarebbe bello avere
Galtung al Forum europeo.
Per questo voglio ringraziare i ragazzi del Cantiere e Sergio Andreis che
ha curato i rapporti con Galtung.

Allego sotto una sintesi scritta da Gianluca Baccanico per un'agenzia di
stampa.
Un'intervista lunga dovrebbe uscire nei prossimi giorni sul manifesto.
A Lunaria si può richiedere un dossier con gli ultimi articoli di Galtung.


ApB-L'11 SETTEMBRE COME SCONTRO TRA DUE "POPOLI ELETTI"
Parla il "guru mondiale" dei conflitti, Galtung
Roma, 25 mag. (Ap.Biscom) - Popolo eletto contro popolo eletto.
L'attacco dell'11 settembre compiuto da quello saudita contro
l'altro, quello dell'elite statunitense. E' l'opinione di Joan
Galtung, norvegese, uno dei massimi esperti di risoluzione dei
conflitti, considerato dai leader del pianeta come il guru da
consultare, quando non si sa più che fare. Galtung ha parlato
ieri a Roma in una conferenza tenuta alla facoltà di Filosofia e
Lingue della Sapienza, organizzata dal Cantiere per la Pace della
facoltà.
Le due "sette patologiche", Wahabi e Puritana, sono basate su
una stessa visione fondamentalista e durante la conferenza il
professore norvegese ha elencato i quattro punti principali di
ciascuna.
Secondo la religione Wahabi, culto di stato dell'Arabia Saudita,
il popolo che vive nella penisola arabica è il popolo eletto, e
il suo territorio è la terra Santa, scelta da Allah per far
nascere il suo profeta Maometto. Tutti coloro che non si
convertono all'Islam sono inoltre considerati peccatori e chi non
rispetta i dogmi è punibile con la pena capitale. I marines in
Arabia Saudita, quindi, infedeli sulla terra santa, da cacciare e
punire con la pena capitale.
L'11 settembre, nell'analisi del professor Galtung, come
'logica' conseguenza della setta fondamentalista di cui fa parte
il saudita Osama Bin Laden nonché i Talebani. Gli aerei dirottati
come la spada che porta la giustizia di Allah agli infedeli e
irrispettosi statunitensi.
La religione dei Puritiani, che è anche del presidente Usa,
George W. Bush, dal canto suo, sostiene che i puritani, che
arrivarono in piccoli gruppi negli Stati Uniti circa quattro
secoli fa, sono il popolo eletto e che possono chiamarsi con il
nome di Santi, professano l'ascetismo come vera strada indicata
dal profeta Gesu Cristo e dividono il mondo in due spiriti: il
bene che loro rappresentano e il male, tutti gli altri.
"Sindrome da megalomania paranoica", il nome della patologia,
spiega il professore norvegese, che insegna ad Oslo e
all'Università delle Hawaii e dirige l'organizzazione Transcend
per l'elaborazione di soluzioni ai conflitti.
La comunità puritana, decise inoltre di meritare la terra
promessa di Zion, quella dei sionisti, e la stabilì nel
Massachusset dove fondò nel 1600 la città di New Canah e
l'Università e centro religioso di Harvard, oggi l'università più
ricca e prestigiosa d'occidente e fucina per i rampolli
dell'elite politica economica e culturale degli Stati Uniti.
La penetrazione economica e militare degli Usa sul territorio
dell'Arabia Saudita è iniziata con gli accordi del febbraio 1945
tra Franklin D.Roosvelt e Ibn Saud, che aiutarono a quest'ultimo
a fondare la casa regnante dell'Arabia Saudita, creando un legame
di reciproca convenienza, che pare oggi stia presentando il
conto.
Segue
B-Gba
ApB-L'11 SETTEMBRE COME SCONTRO TRA DUE "POPOLI ELETTI"-2-
Il guru della pace cui si rivolgono i capi di stato del pianeta
Roma, 25 mag. (Ap.Biscom) - La violenta e ottusa logica
fondamentalista Wahabi, sprigionata negli attacchi dell'11
settembre, si sta oggi scontrando, sostiene il professor Joan
Galtung, con la sorda risposta della 'setta' dei Santi, quella
religione puritana cui la famiglia Bush appartiene, e che irradia
la propria visione manicheistica del mondo dalle cattedre di
Harvard. L'"asse del male", l'invito a stare o con gli Usa o
contro gli Usa, e quella che doveva essere la missione di
'Giustizia infinita', poi tramutata in 'Libertà duratura',
apparterrebbero quindi alla retorica puritana di chi si ritiene
un santo che sta giustamente governando il mondo in nome di Dio
in persona.
Nel corso della conferenza, il direttore di Transcend, ha citato
un sondaggio fatto dalla Cia in Arabia Saudita, subito dopo la
fine del regime talebano in Afghanistan. Il 95% dei giovani
sauditi si sono detti d'accordo con le rivendicazioni di
Al-Qaida.
Joan Galtung ha poi presentato le possibilità di soluzione non
violenta del confliltto. La premessa del teorico è stata: "non
sono contro la violenza per una questione morale, ma perché
scientificamente è dimostrato che non funziona e non risolve".
Le possibilità di intervento per gli Stati Uniti, sono secondo
l'esperto norvegese:
1 - Riconoscimento della Palestina, e facilitare la creazione di
una comunità multinazionale per il medioriente, sul modello della
comunità europea del dopoguerra.
2 - Ritirare le proprie truppe dall'Arabia Saudita
3 - Apertura di un dialogo con l'Iraq che porti alla democrazia
nel paese. Un conflitto secondo l'esperto potrebbe durare anche
due secoli.
4 - Dialogo con l'Iran, accettando le critiche che da questo
paese vengono per le reiterate interferenze statunitensi nel
proprio territorio
5 - Ritirare le truppe dal territorio afgano. La base militare
costruita dagli Usa nei pressi di Kandahar e il corridoio di
dominio territoriale riservato agli statunitensi, secondo
Galtung, non fanno che confermare le accuse dei fondamentalisti
wahabiti, inasprendo lo scontro, prolungando all'infinito la
spirale.
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Il protrarsi della tensione potrebbe stancare alleati europei
Roma, 25 mag. (Ap.Biscom) - "L'Italia culturalmente non è fedele,
e la vicinanza agli Stati Uniti è dettata più da una logica di
rischi-benefici, che da una convinzione politica", sono le parole
di Joan Galtug, che ha tenuto ieri una conferenza sullo scenario
iternazionale dopo l'11 settembre, alla facoltà di Filosofia
della Sapienza di Roma, organizzata dal Cantiere per la Pace
della Facoltà.
Secondo il grande esperto norvegese, solo Spagna e Italia, tra i
paesi europei, stanno seguendo alla lettera la politica di
Washington, ma l'Italia potrebbe cambiare rotta entro tre anni,
stancandosi del protrarsi della mobilitazionione militare. Le
previsioni di Galtung si sono spesso avverate; nel 1980 in
articoli e conferenze aveva dichiarato che entro 10 anni il
sistema sovietico si sarebbe sbriciolato. Quando nell'ottobre
1989 cadde il muro di Berlino, alcuni commentatori osservarono
scherzando che il professore aveva sbagliato di ben due mesi.
"L'Europa ha paura della follia della religione Wahabi, e appare
contenta che gli Usa stiano compiendo il lavoro sporco", ha
sostenuto Galtung. Secondo l'idea guida della conferenza, l'11
settembre si può leggere come scontro tra due sette che si
considerano elette da Dio per governare la terra; se questo fosse
vero, porterebbe, secondo l'esperto in soluzione dei conflitti,
ad un progressivo allontanamento dell'Europa dalle posizioni
statunitensi.
Galtung ha citato un sondaggio pubblicato quest'inverno dal
settimanale tedesco Der Spiegel; alla domanda, "l'11 settembre è
stato un attacco contro gli Stati Uniti o contro l'Occidente",
Francia, Spagna, Germania e Inghilterra hanno indicato gli Usa.
Solo i cittadini italiani hanno risposto che l'attacco è stato
contro l'intero Occidente.
B-Gba

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