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Anteprima dal libro "La sporca guerra del petroliere Bush" (ed. Malatempora)
- Subject: Anteprima dal libro "La sporca guerra del petroliere Bush" (ed. Malatempora)
- From: "Information Guerrilla" <redazione at informationguerrilla.org>
- Date: Tue, 19 Mar 2002 08:54:45 +0100
Speciale "Info Guerrilla Newsletter" - 19 marzo http://www.informationguerrilla.org ------------------------------------------- ANTEPRIMA DAL LIBRO "LA SPORCA GUERRA DEL PETROLIERE BUSH" di Mauro Bottarelli (ed. Malatempora) L'autore, un giovane giornalista investigativo, fa rivelazioni forti e durissime, sulle Twin Towers, sulle vere ragioni della guerra continua e sulla militarizzazione degli USA. Il libro, di prossima uscita, e' sconvolgente anche per chi, come noi, gia' qualcosa sa, e non ha creduto alla retorica patriottico-militarista del petroliere Bush. In anteprima per Information Guerrilla quattro brani, uno ogni settimana: 19/3 - Petrolio, gasdotti e dollari: altro che scontro delle civilta' - 1a parte 26/3 - Petrolio, gasdotti e dollari: altro che scontro delle civilta' - 2a parte 2/4 - La verita', vi giuro, su questa guerra inesistente - 1a parte 9/4 - La verita', vi giuro, su questa guerra inesistente - 2a parte Ringraziamo lo staff di Malatempora (http://www.malatempora.com) per la gentile concessione e ricordiamo che il libro e' acquistabile anche via e-mail, con un sconto del 20%, scrivendo a malatempora at libero.it ------------------------------------------- "Nel tempo dell'inganno universale, dire la verita' e' un atto rivoluzionario." George Orwell PETROLIO, GASDOTTI E DOLLARI: ALTRO CHE SCONTRO DELLE CIVILTA' - 1a parte di Mauro Bottarelli "Al centro della partita ci sono due lunghi serpenti d'acciaio. Per adesso ancora solo sulla carta, ma dovrebbero tagliare in due l'Afghanistan. In uno, viaggeranno ogni giorno un milione di barili di greggio proveniente dai giacimenti dell'ex Urss, nel secondo correra' il gas che sgorga dai giacimenti di Dauletabad in Turkmenistan. Due arterie strategiche per rendere accessibile alle grandi compagnie petrolifere americane le immense riserve di idrocarburi dell'Asia centrale. Per dare solo un'idea della proporzione della posta in gioco, basta ricordare che la stima delle riserve del Caspio e' di circa 263mila miliardi di piedi cubici di gas naturale e di 60 miliardi di barili di petrolio, pari al 65% delle riserve mondiali. Un tesoro immenso che ha un solo handicap: la distanza dai mercati. La soluzione? Ecco cosa propone John J. Maresca, vicepresidente delle relazioni internazionali di Unocal Corporation, una delle principali compagnie mondiali nel campo delle risorse energetiche e dei progetti. La Unocal fara' parte del consorzio Cent-Gas, fino alla fine del 1998, quando sara' costretta, dalle pressioni dell'opinione pubblica americana, ad uscire ufficialmente dalla struttura che mediava con il regime dei Talebani, salvo poi a mostrare un forte interesse a rientrare a pieno titolo nel progetto nel marzo del 2000, pochi mesi prima delle elezioni nelle quali era favorito il candidato repubblicano. Al progetto la Unocal aveva lavorato sin dal 1994. Lo riferisce Ahmed Rachid, in uno studio pubblicato nel marzo scorso dalla Yale University. "C'erano altre compagnie in campo - scrive Rachid - come l'argentina Bridas. Ma Washington e Riad si sono impegnate per convincere tutti i diretti interessati ad escludere Bridas. All'epoca Unocal aveva aperto i suoi uffici di rappresentanza nelle zone controllate dai Talebani". John J. Maresca si presenta il12 febbraio 1998 davanti al sottocomitato del Congresso degli Stati Uniti pere l'Asia e il Pacifico per parlare proprio dei progetti della Unocal e delle altre compagnie petrolifere sugli idrocarburi dell'Asia centrale. Il problema come abbiamo detto e' il trasporto. Maresca spiega nella sua audizione - che RaiNews24 e' stata in grado di documentare - lo stato dell'arte e i progetti. Al memento gli unici sbocchi possibili sono il Mar Nero e il Mediterraneo, con delle linee di oleodotti che attraversano le ex repubbliche sovietiche e la Turchia. Se tutti questi progetti fossero perÚ realizzati - spiega il vicepresidente della Unocal - non potrebbero garantire tutta la distribuzione e soprattutto puntano verso mercati che non potrebbero assorbire questa produzione. Sentiamolo. "Noi dell'Unocal - afferma Maresca - riteniamo che il fattore centrale nella progettazione di questi oleodotti dovrebbe essere la posizione dei futuri mercati energetici che verosimilmente assorbiranno questa nuova produzione. L'Europa occidentale, l'Europa centrale e orientale e gli stati ora indipendenti dell'ex Unione sovietica sono tutti mercati a crescita lenta, in cui la domanda crescera' solo dallo 0,5% all'1,2% all'anno nel periodo 1995-2010. L'Asia e' tutto un altro discorso - sostiene Maresca - Il suo bisogno di consumo energetico crescera' rapidamente. Prima della recente turbolenza nelle economie dell'Asia orientale, noi dell'Unocal avevamo previsto che la domanda di petrolio in questa regione si sarebbe quasi raddoppiata entro il 2010. Sebbene l'aumento a breve termine della domanda probabilmente non rispettera' queste previsioni, noi riteniamo valide le nostre stime a lungo termine. Devo osservare che e' nell'interesse di tutti che vi siano forniture adeguate per le crescenti richieste energetiche dell'Asia. Se i bisogni energetici dell'Asia non saranno soddisfatti, essi opereranno una pressione su tutti i mercati mondiali, facendo salire i prezzi dappertutto. La questione chiave e' dunque come le risorse energetiche dell'Asia centrale possano essere rese disponibili per i vicini mercati asiatici. Ci sono due soluzioni possibili, con parecchie varianti. Un'opzione e' dirigersi a est attraversando la Cina, ma questo significherebbe costruire un oleodotto di oltre 3.000 chilometri solo per raggiungere la Cina centrale. Inoltre, servirebbe una bretella di 2.000 chilometri per raggiungere i principali centri abitati lungo la costa. La questione dunque e' quanto costera' trasportare il greggio attraverso questo oleodotto, e quale sarebbe il netback che andrebbe ai produttori. (...) La seconda opzione e' costruire un oleodotto diretto a sud, che vada dall'Asia centrale all'Oceano Indiano. Un itinerario ovvio verso sud attraverserebbe l'Iran, ma questo e' precluso alle compagnie americane a causa delle sanzioni. L'unico altro itinerario possibile e' attraverso l'Afghanistan - dice il ancora vicepresidente di Unocal - e ha naturalmente anch'esso i suoi rischi. Il Paese e' coinvolto in aspri scontri da quasi due decenni, ed e' ancora diviso dalla guerra civile. Fin dall'inizio abbiamo messo in chiaro che la costruzione dell'oleodotto attraverso l'Afghanistan che abbiamo proposto non potra' cominciare finchÈ non si sara' insediato un governo riconosciuto che goda della fiducia dei governi, dei finanziatori e della nostra compagnia. Abbiamo lavorato in stretta collaborazione con l'Universita' del Nebraska a Omaha allo sviluppo di un programma di formazione per l'Afghanistan che sara' aperto a uomini e donne, e che operera' in entrambe le parti del paese, il nord e il sud. La Unocal ha in mente un oleodotto che diventerebbe parte di un sistema regionale che raccogliera' il petrolio dagli oleodotti esistenti in Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakhstan e Russia. L'oleodotto lungo 1.040 miglia si estenderebbe a sud attraverso l'Afghanistan fino a un terminal per l'export che verrebbe costruito sulla costa del Pakistan. Questo oleodotto dal diametro di 42 pollici (poco pi˜ di un metro, ndt) avra' una capacita' di trasporto di un milione di barili di greggio al giorno. Il costo stimato del progetto, che e' simile per ampiezza all'oleodotto trans-Alaska, e' di circa 2,5 miliardi di dollari". Poi Maresca spiega quali sono in dettaglio i progetti sull'Afghanistan."Lo scorso ottobre e' stato creato il Central Asia Gas Pipeline Consortium, chiamato CentGas, e in cui la Unocal ha una cointeressenza, per sviluppare un gasdotto che colleghera' il grande giacimento di gas di Dauletabad in Turkmenistan con i mercati in Pakistan e forse in India. Il prospettato gasdotto lungo 790 miglia aprira' nuovi mercati per questo gas, viaggiando dal Turkmenistan attraverso l'Afghanistan fino a Multan in Pakistan. Il prolungamento proposto porterebbe il gas fino a New Delhi, dove si collegherebbe a un gasdotto esistente. Per quanto riguarda il proposto oleodotto in Asia centrale, CentGas non puÚ cominciare la costruzione finchÈ non si sara' insediato un governo afghano riconosciuto internazionalmente". E avanza le richieste delle Compagnie all'Amministrazione e al Congresso. "Noi chiediamo all'Amministrazione e al Congresso di sostenere con forza il processo di pace in Afghanistan condotto dagli Stati Uniti. Il governo Usa dovrebbe usare la sua influenza per contribuire a trovare delle soluzioni per tutti i conflitti nella regione. L'assistenza Usa nello sviluppare queste nuove economie sara' cruciale per il successo degli affari". Le parole di Maresca trovano orecchie attente nei circoli della politica americana e soprattutto nella nuova Amministrazione guidata da Bush, dove non mancano gli uomini e le donne che con il petrolio hanno una certa dimestichezza a cominciare proprio dal Presidente e dal vicepresidente Cheney, presidente e azionista quest'ultimo della Oil Supply Company. Ma non solo il ruolo di Consigliere per la Sicurezza nazionale e' ricoperto da Condoleeza Rice, un'affascinante signora che prima di entrare nello staff presidenziale era stata dirigente della Chevron sin dal 1991. Inutile dire che la Chevron e' una delle grandi compagnie petrolifere interessate allo sfruttamento dei giacimenti del Caspio. Solo per citare i soggetti di maggiore rilievo. "Nel 1995 - spiega lo scrittore pakistano Ahmed Rashid nel suo recente libro "Talebani, Islam Petrolio e il grande scontro in Asia centrale" - dopo che i Talebani hanno conquistato Herat e cacciato dalle scuole migliaia di ragazze, non c'e' stata una sola parola di critica da parte degli Stati Uniti. In realta' gli Usa, insieme all'ISI, consideravano la caduta di Herat un aiuto ad Unocal e un ulteriore stretta al cappio intorno all'Iran". I dirigenti Talebani dopo la presa del potere vengono accolti con favore negli Usa e loro rappresentanti - racconta John Pilger - volano in Texas dall'allora governatore Bush, dove incontrano i dirigenti dell'Unocal che fanno loro un'offerta precisa riguardo all'oleodotto: una fetta dei profitti pari al 15%. Ma ci sono alcune condizioni da rispettare. Il racconto di quella mediazione lo si trova in un libro (Ben Laden, la vÈritÈ interdite) uscito pochi giorni fa in Francia. Gli autori sono Jean Charles Brisard e Guillaume DasquierÈ. Brisard e' l'autore, per conto del DST francese del dossier sulle strutture economiche di Osama bin Laden, che il presidente Chirac ha consegnato a Bush nella sua visita dopo gli attentati alle Torri. DasquierÈ dirige il prestigioso bollettino Intelligence online. Insomma due esperti autorevoli. A reggere le fila dei contatti e' Laila Helms, la nipote dell'ex direttore della Cia ed ex ambasciatore Usa in Iran, Richard Helms. Laila, e' una brillante quarantenne, che da sempre ha mantenuto contatti privilegiati con gli Afghani. Ma soprattutto ha ottimi rapporti negli ambienti dei servizi segreti e del Dipartimento di Stato. Negli ultimi sei anni - spiegano Brisard e DasquierÈ nel loro libro - si e' dedicata alla supervisione di alcune azioni di influenza a nome dei Talebani soprattutto preso le Nazioni Unite: La sua azione non si attenua neppure dopo il 1996, quando il Mullah Omar diventa ufficialmente meno frequentabile agli occhi degli americani e neppure quando i capi talebani accolgono bin Laden che sara' poi ritenuto responsabile degli attentati contro le ambasciate americane. Arriva persino a realizzare un documentario sulle donne afghane, talmente filo talebano da esser rifiutato da tutte le reti televisive americane. Per Laila le cose si mettono bene con il ritorno dei Repubblicani al potere che rimette molti suoi amici funzionari nei posti chiave della Cia e del Dipartimento di Stato. I risultati non si fanno attendere. Tra il 18 e il 23 marzo di quest'anno Laila organizza un viaggio negli Stati Uniti per Sayed Rahmatullah Hascimi. Ha solo 24 anni, ma e' gia' l'ambasciatore itinerante dei Talebani e consigliere personale del Mullah Omar. Non si tratta ovviamente di un giro turistico o culturale. Si parla di petrolio e di oleodotti. Gli interlocutori sono alti funzionari della Cia e del Dipartimento di Stato. Laila riesce ad ottenere per il consiglire del Mullah un'intervista televisiva alla ABC e alla Radio pubblica. Il tutto con la benedizione dei circoli politici vicini all'Amministrazione, che punta ad un miglioramento dell'immagine dei Talebani, in relazione al negoziato per "normalizzare" l'Afghanistan". La 2a parte del capitolo verra' inviata lunedì 19 marzo. Per autorizzazioni alla riproduzione del testo scrivere a malatempora at libero.it ------------------------------------------- http://www.informationguerrilla.org Indipendent people against media hipocrisy ------------------------------------------- "World War III will be a guerrilla information war, with no division between military and civilian partecipation." Marshall McLuhan
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