Anteprima dal libro "La sporca guerra del petroliere Bush" (ed. Malatempora)



Speciale "Info Guerrilla Newsletter" - 19 marzo
http://www.informationguerrilla.org
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ANTEPRIMA DAL LIBRO "LA SPORCA GUERRA DEL PETROLIERE BUSH" di Mauro
Bottarelli (ed. Malatempora)

L'autore, un giovane giornalista investigativo, fa rivelazioni forti e
durissime, sulle Twin Towers, sulle vere ragioni della guerra continua e
sulla militarizzazione degli USA. Il libro, di prossima uscita, e'
sconvolgente anche per chi, come noi, gia' qualcosa sa, e non ha creduto
alla retorica patriottico-militarista del petroliere Bush.

In anteprima per Information Guerrilla quattro brani, uno ogni settimana:
19/3 - Petrolio, gasdotti e dollari: altro che scontro delle civilta' - 1a
parte
26/3 - Petrolio, gasdotti e dollari: altro che scontro delle civilta' - 2a
parte
2/4 - La verita', vi giuro, su questa guerra inesistente - 1a parte
9/4 - La verita', vi giuro, su questa guerra inesistente - 2a parte

Ringraziamo lo staff di Malatempora (http://www.malatempora.com) per la
gentile concessione e ricordiamo che il libro e' acquistabile anche via
e-mail, con un sconto del 20%, scrivendo a malatempora at libero.it
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"Nel tempo dell'inganno universale, dire la verita' e' un atto rivoluzionario."
George Orwell

PETROLIO, GASDOTTI E DOLLARI: ALTRO CHE SCONTRO DELLE CIVILTA' - 1a parte
di Mauro Bottarelli

"Al centro della partita ci sono due lunghi serpenti d'acciaio. Per adesso
ancora solo sulla carta, ma dovrebbero tagliare in due l'Afghanistan. In
uno, viaggeranno ogni giorno un milione di barili di greggio proveniente
dai giacimenti dell'ex Urss, nel secondo correra' il gas che sgorga dai
giacimenti di Dauletabad in Turkmenistan. Due arterie strategiche per
rendere accessibile alle grandi compagnie petrolifere americane le immense
riserve di idrocarburi dell'Asia centrale. Per dare solo un'idea della
proporzione della posta in gioco, basta ricordare che la stima delle
riserve del Caspio e' di circa 263mila miliardi di piedi cubici di gas
naturale e di 60 miliardi di barili di petrolio, pari al 65% delle riserve
mondiali. Un tesoro immenso che ha un solo handicap: la distanza dai
mercati. La soluzione? Ecco cosa propone John J. Maresca, vicepresidente
delle relazioni internazionali di Unocal Corporation, una delle principali
compagnie mondiali nel campo delle risorse energetiche e dei progetti. La
Unocal fara' parte del consorzio Cent-Gas, fino alla fine del 1998, quando
sara' costretta, dalle pressioni dell'opinione pubblica americana, ad
uscire ufficialmente dalla struttura che mediava con il regime dei
Talebani, salvo poi a mostrare un forte interesse a rientrare a pieno
titolo nel progetto nel marzo del 2000, pochi mesi prima delle elezioni
nelle quali era favorito il candidato repubblicano. Al progetto la Unocal
aveva lavorato sin dal 1994. Lo riferisce Ahmed Rachid, in uno studio
pubblicato nel marzo scorso dalla Yale University. "C'erano altre compagnie
in campo - scrive Rachid - come l'argentina Bridas. Ma Washington e Riad si
sono impegnate per convincere tutti i diretti interessati ad escludere
Bridas. All'epoca Unocal aveva aperto i suoi uffici di rappresentanza nelle
zone controllate dai Talebani". John J. Maresca si presenta il12 febbraio
1998 davanti al sottocomitato del Congresso degli Stati Uniti pere l'Asia e
il Pacifico per parlare proprio dei progetti della Unocal e delle altre
compagnie petrolifere sugli idrocarburi dell'Asia centrale. Il problema
come abbiamo detto e' il trasporto. Maresca spiega nella sua audizione -
che RaiNews24 e' stata in grado di documentare - lo stato dell'arte e i
progetti. Al memento gli unici sbocchi possibili sono il Mar Nero e il
Mediterraneo, con delle linee di oleodotti che attraversano le ex
repubbliche sovietiche e la Turchia. Se tutti questi progetti fossero perÚ
realizzati - spiega il vicepresidente della Unocal - non potrebbero
garantire tutta la distribuzione e soprattutto puntano verso mercati che
non potrebbero assorbire questa produzione. Sentiamolo.
"Noi dell'Unocal - afferma Maresca - riteniamo che il fattore centrale
nella progettazione di questi oleodotti dovrebbe essere la posizione dei
futuri mercati energetici che verosimilmente assorbiranno questa nuova
produzione. L'Europa occidentale, l'Europa centrale e orientale e gli stati
ora indipendenti dell'ex Unione sovietica sono tutti mercati a crescita
lenta, in cui la domanda crescera' solo dallo 0,5% all'1,2% all'anno nel
periodo 1995-2010. L'Asia e' tutto un altro discorso - sostiene Maresca -
Il suo bisogno di consumo energetico crescera' rapidamente. Prima della
recente turbolenza nelle economie dell'Asia orientale, noi dell'Unocal
avevamo previsto che la domanda di petrolio in questa regione si sarebbe
quasi raddoppiata entro il 2010. Sebbene l'aumento a breve termine della
domanda probabilmente non rispettera' queste previsioni, noi riteniamo
valide le nostre stime a lungo termine. Devo osservare che e'
nell'interesse di tutti che vi siano forniture adeguate per le crescenti
richieste energetiche dell'Asia. Se i bisogni energetici dell'Asia non
saranno soddisfatti, essi opereranno una pressione su tutti i mercati
mondiali, facendo salire i prezzi dappertutto. La questione chiave e'
dunque come le risorse energetiche dell'Asia centrale possano essere rese
disponibili per i vicini mercati asiatici. Ci sono due soluzioni possibili,
con parecchie varianti. Un'opzione e' dirigersi a est attraversando la
Cina, ma questo significherebbe costruire un oleodotto di oltre 3.000
chilometri solo per raggiungere la Cina centrale. Inoltre, servirebbe una
bretella di 2.000 chilometri per raggiungere i principali centri abitati
lungo la costa. La questione dunque e' quanto costera' trasportare il
greggio attraverso questo oleodotto, e quale sarebbe il netback che
andrebbe ai produttori. (...)
La seconda opzione e' costruire un oleodotto diretto a sud, che vada
dall'Asia centrale all'Oceano Indiano. Un itinerario ovvio verso sud
attraverserebbe l'Iran, ma questo e' precluso alle compagnie americane a
causa delle sanzioni. L'unico altro itinerario possibile e' attraverso
l'Afghanistan - dice il ancora vicepresidente di Unocal - e ha naturalmente
anch'esso i suoi rischi. Il Paese e' coinvolto in aspri scontri da quasi
due decenni, ed e' ancora diviso dalla guerra civile. Fin dall'inizio
abbiamo messo in chiaro che la costruzione dell'oleodotto attraverso
l'Afghanistan che abbiamo proposto non potra' cominciare finchÈ non si
sara' insediato un governo riconosciuto che goda della fiducia dei governi,
dei finanziatori e della nostra compagnia.
Abbiamo lavorato in stretta collaborazione con l'Universita' del Nebraska a
Omaha allo sviluppo di un programma di formazione per l'Afghanistan che
sara' aperto a uomini e donne, e che operera' in entrambe le parti del
paese, il nord e il sud. La Unocal ha in mente un oleodotto che
diventerebbe parte di un sistema regionale che raccogliera' il petrolio
dagli oleodotti esistenti in Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakhstan e Russia.
L'oleodotto lungo 1.040 miglia si estenderebbe a sud attraverso
l'Afghanistan fino a un terminal per l'export che verrebbe costruito sulla
costa del Pakistan. Questo oleodotto dal diametro di 42 pollici (poco pi˜
di un metro, ndt) avra' una capacita' di trasporto di un milione di barili
di greggio al giorno. Il costo stimato del progetto, che e' simile per
ampiezza all'oleodotto trans-Alaska, e' di circa 2,5 miliardi di dollari".
Poi Maresca spiega quali sono in dettaglio i progetti sull'Afghanistan."Lo
scorso ottobre e' stato creato il Central Asia Gas Pipeline Consortium,
chiamato CentGas, e in cui la Unocal ha una cointeressenza, per sviluppare
un gasdotto che colleghera' il grande giacimento di gas di Dauletabad in
Turkmenistan con i mercati in Pakistan e forse in India. Il prospettato
gasdotto lungo 790 miglia aprira' nuovi mercati per questo gas, viaggiando
dal Turkmenistan attraverso l'Afghanistan fino a Multan in Pakistan. Il
prolungamento proposto porterebbe il gas fino a New Delhi, dove si
collegherebbe a un gasdotto esistente. Per quanto riguarda il proposto
oleodotto in Asia centrale, CentGas non puÚ cominciare la costruzione
finchÈ non si sara' insediato un governo afghano riconosciuto
internazionalmente".
E avanza le richieste delle Compagnie all'Amministrazione e al Congresso.
"Noi chiediamo all'Amministrazione e al Congresso di sostenere con forza il
processo di pace in Afghanistan condotto dagli Stati Uniti. Il governo Usa
dovrebbe usare la sua influenza per contribuire a trovare delle soluzioni
per tutti i conflitti nella regione. L'assistenza Usa nello sviluppare
queste nuove economie sara' cruciale per il successo degli affari".
Le parole di Maresca trovano orecchie attente nei circoli della politica
americana e soprattutto nella nuova Amministrazione guidata da Bush, dove
non mancano gli uomini e le donne che con il petrolio hanno una certa
dimestichezza a cominciare proprio dal Presidente e dal vicepresidente
Cheney, presidente e azionista quest'ultimo della Oil Supply Company. Ma
non solo il ruolo di Consigliere per la Sicurezza nazionale e' ricoperto da
Condoleeza Rice, un'affascinante signora che prima di entrare nello staff
presidenziale era stata dirigente della Chevron sin dal 1991. Inutile dire
che la Chevron e' una delle grandi compagnie petrolifere interessate allo
sfruttamento dei giacimenti del Caspio. Solo per citare i soggetti di
maggiore rilievo. "Nel 1995 - spiega lo scrittore pakistano Ahmed Rashid
nel suo recente libro "Talebani, Islam Petrolio e il grande scontro in Asia
centrale" - dopo che i Talebani hanno conquistato Herat e cacciato dalle
scuole migliaia di ragazze, non c'e' stata una sola parola di critica da
parte degli Stati Uniti. In realta' gli Usa, insieme all'ISI, consideravano
la caduta di Herat un aiuto ad Unocal e un ulteriore stretta al cappio
intorno all'Iran".
I dirigenti Talebani dopo la presa del potere vengono accolti con favore
negli Usa e loro rappresentanti - racconta John Pilger - volano in Texas
dall'allora governatore Bush, dove incontrano i dirigenti dell'Unocal che
fanno loro un'offerta precisa riguardo all'oleodotto: una fetta dei
profitti pari al 15%. Ma ci sono alcune condizioni da rispettare.
Il racconto di quella mediazione lo si trova in un libro (Ben Laden, la
vÈritÈ interdite) uscito pochi giorni fa in Francia. Gli autori sono Jean
Charles Brisard e Guillaume DasquierÈ. Brisard e' l'autore, per conto del
DST francese del dossier sulle strutture economiche di Osama bin Laden, che
il presidente Chirac ha consegnato a Bush nella sua visita dopo gli
attentati alle Torri. DasquierÈ dirige il prestigioso bollettino
Intelligence online. Insomma due esperti autorevoli. A reggere le fila dei
contatti e' Laila Helms, la nipote dell'ex direttore della Cia ed ex
ambasciatore Usa in Iran, Richard Helms. Laila, e' una brillante
quarantenne, che da sempre ha mantenuto contatti privilegiati con gli
Afghani. Ma soprattutto ha ottimi rapporti negli ambienti dei servizi
segreti e del Dipartimento di Stato. Negli ultimi sei anni - spiegano
Brisard e DasquierÈ nel loro libro - si e' dedicata alla supervisione di
alcune azioni di influenza a nome dei Talebani soprattutto preso le Nazioni
Unite: La sua azione non si attenua neppure dopo il 1996, quando il Mullah
Omar diventa ufficialmente meno frequentabile agli occhi degli americani e
neppure quando i capi talebani accolgono bin Laden che sara' poi ritenuto
responsabile degli attentati contro le ambasciate americane. Arriva persino
a realizzare un documentario sulle donne afghane, talmente filo talebano da
esser rifiutato da tutte le reti televisive americane.
Per Laila le cose si mettono bene con il ritorno dei Repubblicani al potere
che rimette molti suoi amici funzionari nei posti chiave della Cia e del
Dipartimento di Stato. I risultati non si fanno attendere. Tra il 18 e il
23 marzo di quest'anno Laila organizza un viaggio negli Stati Uniti per
Sayed Rahmatullah Hascimi. Ha solo 24 anni, ma e' gia' l'ambasciatore
itinerante dei Talebani e consigliere personale del Mullah Omar. Non si
tratta ovviamente di un giro turistico o culturale. Si parla di petrolio e
di oleodotti. Gli interlocutori sono alti funzionari della Cia e del
Dipartimento di Stato. Laila riesce ad ottenere per il consiglire del
Mullah un'intervista televisiva alla ABC e alla Radio pubblica. Il tutto
con la benedizione dei circoli politici vicini all'Amministrazione, che
punta ad un miglioramento dell'immagine dei Talebani, in relazione al
negoziato per "normalizzare" l'Afghanistan".

La 2a parte del capitolo verra' inviata lunedì 19 marzo.

Per autorizzazioni alla riproduzione del testo scrivere a malatempora at libero.it

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"World War III will be a guerrilla information war, with no division
between military and civilian partecipation." Marshall McLuhan