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Rapporto Palestina Action for Peace
- Subject: Rapporto Palestina Action for Peace
- From: assopacexpalestina at tiscali.it
- Date: Sat, 16 Feb 2002 14:51:23 +0100
Gaza 16/02/02 Ronzio di un aereo da lontano,e un attimo dopo due forti bagliori illuminano il cielo scuro, accompagnati da un forte boato. La vivace discussione di un attimo prima si interrompe in un angoscioso silenzio, e se non fosse per il suono del cellulare sarebbe potuto continuare chissà quando. 'Tornate indietro, stanno bombardando al nord, tornate indietro', grida Jamal al telefono, 'tornate indietro, dobbiamo prima verificare se la strada è sicura''. Siamo alla fine di una giornata densa di emozioni, Gaza 'Gaza, dove si intrecciano i nodi cruciali. Dove affiora la dignità e muore l'umanità in una vile contraddizione, dove le emozioni sono più forti della ragione, dove i paralogismi della politica internazionale svaniscono nella dignitosa povertà dei campi. Dove la violenza è così forte,così intensa che trafigge la coscienza dell'uomo e lo soffoca in un' impotenza di difficile rimedio. Centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini intrappolati in un striscia di terra, circondati e umiliati dall'arroganza e prepotenza dell'occupante. 'I vostri governi sono fondati su principi democratici e valori universali, perciò dovrebbe essere automatica la loro reazione quando questi stessi principi vengono palesemente violati in qualsiasi luogo del mondo', ci interroga Raji Surrani, direttore di Palestian Human Rights, fissandoci dritto negli occhi. Dopo un momento, con voce amareggiata, continua: 'Ciò che abbiamo come risposta è solo silenzio. Come è possibile non reagire quando i fondamenti della legalità internazionale vengono violati e ignorati come fossero carta straccia. Come è possibile possedere un enorme potenza e possibilità di intervento e rimanere seduti come se i palestinesi non appartenessero, come tutti, al genere umano. Vagabondiamo tra le macerie del campo di Rafah dove in ogni chilometro quadrato vivono 3.000 persone tra cemento e amianto, senza acqua, senza luce, senza un luogo dove i bambini possano rifugiarsi, con un fucile costantemente puntato da una torre. Siamo alla ricerca di una risposta, non troviamo nulla se non vergogna e impotenza. 'Tutto quello che vedete non ha nulla di legale, l'unico metodo utilizzato è quello dell'uso sistematico della forza. Questa è una sconfitta per la democrazia mondiale.', dice il dottor Haider Abdul Shafi, già alla guida della delegazione palestinese nella Conferenza di Madrid e membro del Consiglio Legislativo Palestinese,. Il grande vecchio con un sorriso continua: 'Quando incontro delegazioni straniere, mi rendo conto che non sono ben informate sulle radici vere della questione'. 5.000 persone sono totalmente isolate nel lungomare di Al-Maghazi, in Khan Yunis ,15 chilometri quadrati riservati a 11 insediamenti in cui vivono solo 1.500 coloni israeliani, tolgono fiato agli abitanti di Al-Maghazi . Ogni piccolo movimento degli abitanti è controllato e spiato da un imponente spiegamento di militari israeliani. Qui la violenza tenta di corrodere la dignità dell'uomo. Per entrare nel piccolo villaggio costiero occorre attendere pazientemente dinanzi ad un bunker super protetto che sorge a poche centinaia di metri; i fortunati, nei giorni fortunati, vengono chiamati a procedere tre per volta. Una volta raggiunto il posto di blocco entrano in un altro bunker, dove vengono imposti severi controlli, e solo dopo possono procedere verso il loro villaggio attraverso i terreni riservati ai coloni. Ci chiediamo in silenzio quale sia il perverso ragionamento che conduce l'uomo a calpestare i diritti dell'altro, stringendolo in una morsa di spietata umiliazione. A Gaza non esistono risposte, ci sono solo domande, qualsiasi tentativo di giustificazione è una pura e ridicola mistificazione. Quale potrebbe essere la risposta a coloro che ti chiedono: 'perché 1.500 coloni consumano il 36% di acqua disponibile, di migliore qualità, mentre 230.000 persone devono accontentarsi del restante 64%, e di peggiore qualità''. Quale è la risposta per i contadini quando con le lacrime agli occhi ti mostrano migliaia di ulivi estirpati, chiedendoti perché' Quale è la risposta per i bambini scalzi in inverno che sorridendo lanciano in aria i loro libri semi bruciati nell'ultima incursione israeliana' Quale è la risposta per le centinaia e centinaia di pescatori che non potranno mai portare il loro pescato al mercato affamato di Khan Younis' 'Come possiamo rispondere'', ci chiede il dottor Osama Al-Farra, sindaco di Khan Younis. Osserva Jamal Sakut, membro del Consiglio nazionale Palestinese e membro del Consiglio Direttivo di FIDA: 'Tutti questi crimini devono trovare giustizia. Se i governi per equilibrismo politico e per interesse sono tolleranti e accondiscendenti con gli israeliani, allora è dovere e la responsabilità della società civile di reagire e perché no, formare dei tribunali popolari in cui questi crimini vengono portati dinanzi all'umanità e giudicati secondo la coscienza di ciascuno'. L'antico castello di Khan Younis domina ancora fieramente la città, resistendo ai numerosi tentativi di distruzione; non ha un bell' aspetto, è mortificato, stanco, ma da 1500 anni continua testardamente la sua esistenza. Il vecchio castello respira il grande spirito della resistenza palestinese. Lasciamo Gaza attraverso una strada tortuosa indicataci come sicura dai nostri amici palestinesi. I bombardamenti continuano, fino ad ora si contano un morto e 30 feriti. Lasciamo Gaza con un grosso peso sulla coscienza e la responsabilità di raccontare ciò che abbiamo visto così come c'è stato indicato dal grande vecchio Haider Abdul Shafi. Sarà solo il primo passo per coloro che sono stati qui per la prima volta, mentre per gli altri comincia la ricerca di una più concreta strategia di azione. Per molti di voi queste frasi possono sembrare retoriche, ma chi viene a Gaza sa che non dimenticherà mai e non si stancherà di raccontare ciò che ha visto, all'infinito. La delegazione di Action for Peace: Farshid Nourai, Monica D'Angelo, Alessandra Fantini, Antonio Elia, Michelangelo Cocco, Massimo Trizio, Gabriella Vero, Paolo Pozzi, Ferdinando Primerano Rianò.
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