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i professionisti di Porto Alegre - Re: poveri noi!
- Subject: i professionisti di Porto Alegre - Re: poveri noi!
- From: "glr" <glr.y at iol.it>
- Date: Tue, 5 Feb 2002 05:06:02 +0100
- Priority: normal
* On: 4 Feb 02, at 19:45 * Subject: Re: poveri noi! * davide.bertok at adriacom.it <pace at peacelink.it> wrote: > non si capisce quindi perchè invitino parlamentari di > qualunque tipo basta che siano di sinistra, e invece > non il gruppo antimperialista di cui citava glr. > Beninteso trovo questa mossa del Forum parecchio > ipocrita in quanto, se diamo per scontato che il > gruppo di cui sopra è tutt'altro che nonviolento, mi > domando come possano essere nonviolenti dei > parlamentari DS, Verdi o del PdCI per le azioni che > hanno effettuato dal loro posto. > L'articolo in questione lo trovate sul Gazzettino di > Venezia > Ciao, > Davide > Inoltro un documento inviato da anarchici brasiliani. Non occorre condividerne linguaggio e contenuti (anche se non è proibito) per cogliere il senso della presenza a Porto Alegre di oltre un migliaio di parlamentari, a fronte delle esclusioni di cui parlavamo. Tanta ipocrisia sì, ma anche tanti interessi e tanto fumo negli occhi. A seguire, una lettera aperta di sindacalisti brasiliani ai partecipanti al FSM In ogni caso, come si evince da entrambi i documenti il dibattito è ben che aperto anche su liste internazionali che si rifanno al "movimento no-global" (caravan99, pga), senza che per questo nessuna si senta offeso. E dimostra che le perplessità riguardo al FSM non sono patrimonio dei quattro gatti cui adduceva il buon Trotta. Ma se uno non vuol vedere o far vedere... yure ------ CONSIDERAZIONI CRITICHE SUL FORUM DI PORTO ALEGRE DA PARTE DI ANARCHICI E LIBERTARI BRASILIANI A ridosso dell¹apertura della seconda edizione del Forum Sociale Mondiale (FSM) di Porto Alegre questa volta sul tema "Un nuovo mondo in costruzione" si vanno moltiplicando, nel movimento anarchico e libertario sudamericano, le prese di posizione critiche nei confronti di tale iniziativa e del tipo di progettualità che con essa si delinea. Organizzazioni anarchiche operanti "sul campo", quali la Federação Anarquista Gaúcha (di Rio Grande do Sul di cui Porto Alegre è capitale) e collettivi libertari di São Paulo, Belo Horizonte, etc. al riguardo hanno prodotto interessanti documenti critici qui riportati in sintesi. Fin dal suo inizio, infatti, il FSM è stato visto dai compagni come un evento mediatico al cui interno si costituisce e si organizza in uno spazio che sostanzialmente viene legittimato dal nemico di classe e che finisce con l¹essere operante per sviare le energie delle lotte anticapitaliste, preparando poi nei fatti, per esse, una disfatta sistematica. Il che appare ancora più pericoloso anche in ragione del noto rilancio mediatico di una certa stampa cosiddetta di sinistra e della grande partecipazione/attenzione che si sta verificando (questa volta si preventiva un numero di partecipanti "in loco" che potrebbe raggiungere le 100.000 persone). Al FMS in fondo partecipano rappresentanti professionisti di ogni specie: politici e parlamentari della sinistra istituzionale, elementi del clero, Organizzazioni Non Governative, cattedratici, intellettuali, sindacalisti, aficionados del turismo rivoluzionario etc. Un arcobaleno dai mille colori che non si amalgamano. I risultati di tutto questo spettacolo vengono considerati ben prevedibili: varie ed articolate promesse di lotta contro il dominio del capitale speculativo su quello finanziario; contro i modelli economici escludenti (ma mai contro il proprio capitale nazionale e contro il proprio stato); tassazione del capitale speculativo; per la partecipazione popolare e le autonomie locali; incremento dei diritti di cittadinanza per ampliare e democratizzare i programmi e le finalità delle istituzioni globali del credito finanziario per progetti sociali, obiettivo peraltro gradito a settori egemonici del capitale transnazionale attraverso la Banca Mondiale, la Banca Interamericana di sviluppo. Il tutto mirante ad un miglior funzionamento dello stato democratico borghese, ad un ragionevole sviluppo dl capitalismo con miglior distribuzione delle rendite e della giustizia sociale come se ciò fosse possibile sotto il dominio mondializzato del mercato e sel sistema statale senza che però venga attaccato proprio il sistema di sviluppo capitalista. I dirigenti e capi della società civile borghese che partecipano al FSM considerano la realtà dei lavoratori salariati essenzialmente per i propri interessi elettorali, sindacali e politici, e per garantire la legittimità delle istituzioni democratiche borghesi e dei meccanismi di rappresentanza e di potere che ne stanno alla base. Il FSM è un paradiso degli specialisti di sinistra che tentano di sedurre con i loro teatrini la gioventù e le forze anticapitaliste, utilizzate come massa manovrata o, al più, come avanguardia critica che però deve restare inghiottita da una supremazia ufficiale che potrebbe essere neutralizzata solo attraverso spazi realmente e totalmente antagonistici. Concretamente attraverso il FSM si punta alla costituzione di un patto socialdemocratico attraverso cui gli ideologi ed i rappresentanti della sinistra del capitale con l¹intento di mettere ordine nelle lotte e nei movimenti autonomi egemonizzino e condizionino il movimento mondiale di contestazione, orientandolo verso l¹obiettivo concreto di gestione del sistema mediante una nuova razionalità amministrativa che dimostri che il sistema ha comunque in sé le possibilità di produrre benessere. Per questa capacità quale migliore capacità rispetto al capitalismo gestito a livello locale con un programma socialdemocratico in un paese periferico, terzomondista, povero e latinoamericano? Anzi, in una città ed i uno stato governati da un fronte popolare egemonizzato dal Partito dei Lavoratori (PT), in consonanza con altre espressioni mondiali di "gestione capitalistica umanitaria"? Attuando, fin dal suo inizio una "razionalità propositiva" che non promuove alcuna azione diretta popolare contro le istituzioni economico/finanziarie, il FSM evita che una dinamica conflittuale possa imbarazzare le locali autorità statali e municipali, come accadrebbe qualora dovessero utilizzare l¹apparato poliziesco contro i partecipanti al Forum. E d¹altro canto proprio nel 2002 ci saranno le lezioni non solo in Brasile, ma anche a Rio Grande do Sul ed a Porto Alegre. La sinistra riformista brasiliana in definitiva punta a realizzare il seguente programma di governo: * controllo sulla volatilità dei capitali finanziari speculativi; * politiche capaci di favorire il capitale produttivo nazionale, i piccoli e medi impresari; * mantenimento dei servizi pubblici sopravvissuti all¹ondata di privatizzazioni; * recupero delle politiche di sovranità dello stato nazionale, a partire dal ristabilimento dell¹equilibrio fra i poteri formali ed i meccanismi consultivi verso la popolazione; * funzionamento di un apparato repressivo più integrato nella vita comunitaria e maggiormente sensibile ad una politica dei diritti umani; * incentivazione di fonti autonome di lavoro e ricchezza; * cancellazione del debito interno ed estero. In questo gioco politico si innesta l¹accettazione delle istituzioni capitaliste, delle relazioni di dominio e del sistema che alimenta la miseria e la sottomissione. Infatti non si può dire che il governo del PT abbia di molto modificato le modalità di gestione del potere. Nello scenario della globalizzazione capitalista le possibilità di un progetto di sviluppo nazionale borghese, di un patto di collaborazione di classe in un dato paese, che produca spinte indipendentiste sulla politica dello stato, sono praticamente nulle. Gli interessi delle corporazioni transnazionali produttive e finanziarie creano una situazione di dipendenza senza precedenti fra le nazioni, particolarmente nel sud. D¹altra parte, le istituzioni multilaterali della politica economico/finanziaria (veri apparati amministrativi degli interessi corporativi e della politica imperialista di un gruppo di stati) costituiscono poteri di fatto con incidenza decisiva sulla politica nazionale. I casi più problematici provengono anche dalla minaccia di intervento di un complesso apparato militare comandato dagli USA e dai suoi alleati, col pretesto della lotta del "bene" contro il "male", della lotta contro la droga e per l¹aiuto "umanitario". Questa è la situazione in cui si colloca il FSM, e che condiziona le sue attività. Il suo progetto socialdemocratico annulla l¹indipendenza delle classi oppresse e delle loro organizzazioni in funzione di piani di governo, con opzioni strategiche per l¹ampliamento della base elettorale della sinistra istituzionale, prescindendo dal livello della coscienza rivendicativa, che è condizione indispensabile per trasformare profondamente la società. Il FSM è quindi un momento centrale del sistema per collocare le ribellioni sotto il dominio istituzionale, anche in considerazione dell¹attuale momento di guerra e di lotta al "terrorismo" che richiederebbe da parte dei movimenti antiglobalizzazione una maggiore cautela ed accortezza. Nel FSM non vi è spazio per relazioni dirette orizzontali. In questa realtà gli agenti egemonici del FSM fomentano nella vita quotidiana le gerarchizzazioni tipiche del mondo del mercato (lotte per il primato, verticalismo organizzativo etc.), e le resistenze autentiche e le lotte sociali perdono la capacità di svilupparsi come iniziative autonome, dirette e solidali, come negazione pratica del capitale. Ne risulta impedita un¹autentica azione collettiva contro il mercato e contro lo stato. Comunque esistono settori della lotta anticapitalista, operanti quotidianamente ed autonomamente, che intendono approfittare della struttura del Forum per costituire spazi paralleli al FSM, a partire dai quali sia possibile interloquire fra movimenti e collettivi autonomi e libertari, socializzare le esperienze, materializzando in modo autonomo il dialogo fra le resistenze Tuttavia, al riguardo ci si può chiedere se possa essere davvero autonomo uno spazio costituito all¹ombra delle realtà che costituiscono il FSM, dello stato e del mercato! Molti pensano di no, e che l¹approfittare di una struttura organizzata dalla sinistra del capitale può compromettere la capacità autonoma di gestire le vere lotte sociali, e può essere altresì una sorta di confessione della nostra incapacità di costruire in modo autonomo spazi di socializzazione nell¹antagonismo reale al capitale ed allo stato. Non si tratta di un problema di metodo o di opzione, giacché è in gioco in questo momento proprio la nostra capacità di avanzare come resistenza autonoma. Esistono oggi le condizioni per poter costituire momenti e spazi permanenti di dialogo effettivo e diretto, antagonisti a quelli creati dal sistema senza alcuna confusione. Questi spazi dobbiamo costruirli come qualcosa di inseparabile dalle nostre resistenze quotidiane contro il mercato e lo stato, socializzando i nostri sforzi pratici, le nostre idee, i nostri sentimenti, costituendo una cultura di lotta autonoma antagonista alla cultura politica della sfera dello stato. E¹ facile dire di essere contro il mercato e contro lo stato; più difficile (ma necessario) è agire quotidianamente per costituire embrionalmente la società senza stato né mercato che vogliamo per realizzare un mondo radicalmente nuovo. E andare al FSM (già terreno pericoloso) su autobus finanziati dallo stato vuol dire negare tutto quel che diciamo. Così come approfittare di spazi costruiti dalla sinistra del capitale significa utilizzare la sua propria logica, analogamente a chi consiglia di usare le istituzioni per trasformarle. Fra il 7 e il 13 marzo di quest¹anno, a Fortaleza, si terrà l¹ANTI-Banca Interamericana di Sviluppo, prima manifestazione dell¹Azione Globale dei Popoli in occasione della riunione esecutiva della Banca Interamericana. Si deve assolutamente approfittare di questo momento di lotta, e dispiace che molti di coloro che vanno al FSM non saranno a Fortaleza. Peraltro, la Federaciòn Anarquista Gaucha (FAG) operante proprio nello stato di Rio Grande do Sul, di cui Porto Alegre è la capitale organizza nei giorni 31 gennaio/5 febbraio, in autonomia e parallelamente rispetto al FSM le GIORNATE ANARCHICHE di PORTO ALEGRE 2002 - d¹intesa con la Federazione Anarchica Uruguayana, il Collettivo Lotta Libertaria di São Paulo, Ruptura di Rio de Janeiro e la Federazione Anarchica Cabocla di Parà, a cui saranno presenti delegazioni sudamericane ed europee. ============================================ Date sent: Fri, 01 Feb 2002 18:14:39 +0100 To: caravan99 at mail.nadir.org From: "Dave Bleakney" Subject: <caravan99> [pga] FW: Open Letter re: Porto Alegre WSF Interesting debates in Puerto Allegre! Olivier Open Letter to the Trade Unionists and Activists Participating in the World Social Forum 2002 in Porto Alegre, Brazil: Is it possible to put a human face on globalization and war? Dear Brothers and Sisters, We, the undersigned Brazilian trade unionists, want to open a dialogue with you. We are living through a terrible situation the world over. The U.S. government, under the cover of the United Nations, is using the heinous terrorist attacks of September 11 to intensify a political agenda of "full-scale, protracted war" -- as Bush himself has stated. It is a war that started with the bombing of Afghanistan and is far from over. In neighboring Argentina, the people -- after years of governments that had submitted to the dictates of the IMF and applied the politics of privatization, destruction of workers' rights, and bleeding the nation to pay back the foreign debt -- took to the streets and threw out the "center-left" government of Fernando De la Rua. They made it clear they wanted an end to policies that had plunged millions of Argentineans into misery and hunger -- all in the name of "modernization," the "exigencies of globalization," the "criteria" of the Mercosul regional "free trade" pact, and the preparation of the country for the FTAA! In this new situation, the "powers that dominate the world" -- that is, the multinationals; the financial speculators; the international financial institutions such as the WTO, World Bank and IMF; and all the governments in their service -- have declared an economic and political war against the workers, against their organizations, and against the peoples. Their aim is to use the tragic events of September 11th to roll back all the rights and conquests wrested through bitter struggle by working and oppressed peoples. Their aim is to destroy any and all barriers to their plunder of natural resources and their unbridled quest for profit and exploitation. The struggles of resistance against these scorched-earth policies cry out for the unity of working people the world over -- from North to South and from East to West. It requires the united struggle of oppressed and exploited peoples to stop this offensive of war and destruction, which is leading the world to the brink of barbarism. Only through such united struggle in defense of the rights and gains of working people will it be possible to chart a way forward for the future of humanity. For our part, we are certain that this quest for unity in action to defend and advance the rights of working people is what has prompted thousands of unionists and activists from across the globe to participate in the second World Social Forum (WSF) in Porto Alegre, Brazil. But does the reality of the WSF correspond to this expectation? Does the WSF offer a way forward for this struggle? We want to raise some questions here about the WSF and invite you, our bothers and sisters, to draw your own conclusions. The Trap of Civil Society The WSF has presented itself, since its inception, as a forum for "civil society." The very concept of "civil society," which is so popular of late, erases the borders between social classes that exist in society. How, for example, is it possible to include in the same category of "civil society" both the exploited and the exploiters, the bosses and workers, the oppressors and oppressed -- not to mention the churches, NGOs, and government and UN representatives? The organizing committee of the WSF in Brazil includes organizations such as the Brazilian Association of Employers for the Citizens (CIVES) and the Brazilian Association of NGOs (ABONG). They are joined in the committee by other entities, which, to be sure, are connected to the struggles of the exploited and oppressed -- such as the CUT [Unified Workers Federation] and the MST [Movement of Landless Peasants]. Is this organizing committee itself not an expression of the politics of "civil society" -- that is, of the attempt to group together in the same camp interests that are in fact contradictory and diametrically opposed? Let's take the example of the campaign in defense of workers' rights contained in the Brazilian Labor Code which we in the Brazilian trade union movement are now carrying out. The CUT has issued a call to prepare a General Strike in March 2002 to prevent the approval of PL 4583 by Minister Dornelles. It is clear that the CUT is determined to carry forth with this strike call should the situation require it. What do the so-called "progressive bosses" think of these workers' rights? What do the NGOs -- which both practice and promote "volunteerism" and other forms of precarious and unregulated labor -- think about these workers' rights? Don't all the jobs "created" by the NGOs, in fact, replace jobs in the public enterprises and services, in line with the policies implemented by [Brazilian President] Fernando Henrique Cardoso at the behest of the IMF? The politics of "civil society" are today officially the politics of the World Bank. What is the content of these politics? Judge for yourself. The World Bank's World Development Report 2000/2001 puts it this way: "It is appropriate for financial institutions to use their means ... to develop an open and regular dialogue with the organizations of civil society, in particular those that represent the poor. ... Social fragmentation can be mitigated by bringing groups together in formal and informal forums and channelling their energies into political processes instead of open conflict." Could it be a coincidence that among the funding sources of the WSF one can find the Ford Foundation -- or that the World Bank's website promotes the Porto Alegre Forum? What is the role of NGOs? Hundreds, if not thousands, of NGOs will be participating in the World Economic Forum of Davos (to be held this year in New York) as well as in the WSF in Porto Alegre. What is the role that those who control the commanding heights of the global economy attribute to the NGOs? In the official Word Bank document titled "The World Bank and Civil Society" (September 2000), one can read the following: "[M]ore than 70% of the projects supported by the World Bank that were approved in 1999 involved non-governmental organizations (NGOs) and civil society in some manner." There is a popular proverb that states, "He who pays the piper calls the tune." The World Bank, as we know, is part of the holy trinity of capitalist globalization, alongside the IMF and the WTO. Could it be that these institutions are "neutral" and that they do not express the interests of global capitalism? Let us look at this one concrete example: The International Commission of the WSF met in Dacar, the capital of Senegal, on Oct. 31-Nov. 1, 2001. ENDA-3rd World, which is an NGO that has been actively building the WSF across Africa, hosted and organized this WSF planning meeting. What are the politics of ENDA? According to its own documents, ENDA believes that "to prohibit child labor is to deprive children, as well as their families, of an important means of subsistence." ENDA affirms that "it is necessary to take into account the socio-economic reality and, therefore, to fight for the rights of child laborers." This stance by ENDA is in open contradiction to the positions of the CUT and the international labor movement -- all of which call for the abolition of child labor and mandatory education through age 15 of all children. The place for children is in school! But not only does ENDA advocate child labor, it is participating directly in the privatization of the public water system, constructing wells and cisterns and charging the users a fee for providing the water. (source: "ENDA: Water and Urban Poverty") What about the Tobin Tax and ATTAC? In the name of James Tobin, winner of the Nobel Prize in economics and fervent advocate of corporate "free trade," an Association for the Taxation of Financial Transactions and for Assistance to Citizens (ATTAC) was created -- first in France (1998) and then on an international scale. Among its goals is the establishment of a Tobin Tax, which would create a tax of between 0.05 percent and 0.1 percent on international financial transactions. The money collected would serve to create an "international fund" to help "development and the struggle against poverty." As is widely known, ATTAC is today one of the main founders and organizers of the WSF of Porto Alegre. The Tobin Tax, for its part, has won the support of people as "prominent" as the multi-billionaire and speculator George Soros, Brazilian President Fernando Henrique Cardoso, and others. Now, if a tax existed to finance an international "fund" to aid the poor, one would think that the greater the financial speculation, the better -- because such a "fund" would have more resources. This rationale is not far-fetched. Be that as it may, along with the Tobin Tax, ATTAC today is dedicated to other ventures as well. It proposes to "change the world" under the slogan "another world is possible" through "better control over globalization." But is it possible to change the world without questioning the fundamental relations of production -- without challenging the private ownership of the major means of production? Is another world possible with a minimal Tobin Tax helping to "control globalization"? Bernard Cassen, president of ATTAC-France and director of Le Monde Diplomatique, a newspaper controlled by the enterprise group of the daily Le Monde, declared at the founding congress of ATTAC-Germany (Oct, 19-21, 2001) that, "President Bush has taken steps in the direction of ATTAC's proposals since September 11, 2001. It is clear that we still have a long ways to go. But it is necessary to note that ... Mr. Bush is now against tax shelters. We register this fact. Bush has come closer to our positions concerning the role of the state, investing US$120 billion in the economy. ... He has embraced our position on the cancellation of the debt, though he is doing this for his own reasons. The U.S., for example, has just cancelled Pakistan's debt, which proves that it is possible to cancel the debt." Bush has just launched one of the largest-scale offensives against working people ever, including the massive bombing of Afghanistan -- and yet, according to the president of ATTAC-France, Bush is moving closer to the positions of ATTAC. This is very interesting. "A world without war is possible" Under this title, a special session of the World Social Forum will be devoted to a "world without war." According to the proposal from the organizers, this session "seeks to bring social and/or institutional representatives of the regions where wars are taking place together with Nobel Peace Prize recipients in a joint effort to reflect on the nature of wars and to identify the possibilities of elaborating peace plans." The following "regions" will be discussed: Palestine, Kashmir, the Basque Country, Colombia and Chiapas. Curiously, the bombing of Afghanistan will not be part of the agenda. How is it possible for the "all-out and protracted" war launched by Bush -- today in Afghanistan and tomorrow possibly in Iraq or Somalia -- not to be part of the discussion under this point! Palestine -- which currently faces a dramatic situation, with the State of Israel attacking on all fronts in open war -- will be discussed, with the objective of "elaborating a peace plan." But what is origin of the current situation in Palestine? It is the Oslo Accords, sponsored by the United States (under Clinton) and then legitimized by the UN as a "peace plan." These accords created a pseudo-Palestinian "state" (the Palestinian Authority, whose headquarters are now being bombed), which was but an conglomeration of miniscule so-called Palestinian territories surrounded by the State of Israel. Speaking of "Nobel Peace Prizes," it was the Oslo Accords that garnered that prize for Yasir Arafat and for the Israeli chief of state at that time: Shimon Peres. As a matter of fact, the Secretary General of the UN, Kofi Annan, has also been graced with the Nobel Peace Prize, perhaps in recognition for the role that the UN played in perpetrating the genocide in Rwanda -- or was it for the embargo that the UN has imposed on Iraq, or better yet for the cover provided by the UN to the NATO bombers in ex-Yugoslavia? "Participatory democracy" and the "participatory budget" The World Bank has just created an international department charged with overseeing the implementation of "participatory democracy" in 26 countries. It has also translated, published and distributed the book "The Participatory Budget: The Experience of Porto Alegre," written by Tarso Genro [former mayor of Porto Alegre] and Ubirata de Souza. Is this simply disinterested propaganda of the World Bank? Or, on the contrary, do the "participatory democracy and "participatory budget" processes not, in fact, embody the above-cited strategy of "channeling energies" to avoid "open conflict"? All the documents which came out of the first WSF of Porto Alegre discuss the "model" experiences of "participatory democracy" that have existed in the capital of Rio Grande do Sul. The Second WSF continues on the same line. Among the list of WSF workshops there is one titled "World Participatory Budget" (nothing more nor less!), organized by the Governor of Rio Grande do Sul "in participation with the citizens' movements." But how does the "participatory budget" function in reality? In the unsuspecting voice of its coordinator in the city of Sao Paulo, it is meant to be a "filter for popular demands"! Only one small portion of the municipal budgets -- in the case of Porto Alegre the sum amounts to 17% -- is earmarked for discussion and allocation by the assemblies of representatives of popular organizations (the council of the "participatory budget"). These assemblies define how the priorities should be set for the disbursement of these limited funds. (The bulk of municipal budget monies are untouchable, as they have been earmarked to pay back the foreign debt and other expenses.) As resources are limited, there is constant in-fighting among activist groups over how the priorities should be set. The "participatory budget" councilors are forced to choose which they prefer: the creation of a school or a health clinic, pavement of the roads, or childcare centers, etc. This is how the responsibility for NOT meeting the demands of the population is shifted ... onto the backs of the participants in the "participatory budget" themselves! Now, who participates in the "participatory budgets"? The answer is "civil society." In the case of a "participatory budget" assembly in the municipality of Camacua, a businessperson sent "his" representatives as delegates and won close to 70% of the votes to prioritize the pavement of a road -- to the detriment of all the other demands! Is this, as its supporters claim, "an innovative form of democracy"? Or, on the contrary, isn't it a trap that seeks to co-opt the popular movements and associations into the implementation of the city government's austerity plans, thereby making them responsible for the "choices" that inevitably do untold harm to the other popular movements and associations? And what conception of society lies behind this "participatory budget"? It is that of a society without conflicts, without contradictions, based on "consensus among equals." But is this not the inverse of democracy, which demands the recognition that contradictory interests exist in society, as well as the recognition of the right of the exploited and oppressed to independent organization in the face of the state and the exploiters? What would be, for example, the participation of a union of public service workers in the "participatory budget"? There are no lack of voices that say that unions "should learn to function in labor-management cooperation committees" and therefore should enter in such "participatory" forums. It is reasonable to expect that the union delegate would seek improvements in wages and conditions as a priority. But the association of homeowners may want light in their neighborhood. Instead of directing their demands for public power and mobilizing to achieve them through collective action, they will be played against each other in the assemblies of the "participatory budget." Many of you have participated in such assemblies. Is what we are saying not the complete truth? Brothers and sisters: We, the undersigned unionists, will participate in the Trade Union and Popular Assembly which the CUT has called in Porto Alegre on February 1st to discuss and prepare the General Strike next March. But we will not participate in the panels, workshops and official sessions of the World Social Forum. We will not be there because we are convinced that the defense of the organizations that workers have created to fight against capitalist exploitation is contradictory with the politics of "civil society" -- which dissolve the borders of social class. It is contradictory, moreover, with the politics of "giving a human face to globalization" -- which, as we know, is not a phenomenon of nature, but rather the product of global capitalism. "Globalization" by definition necessitates the destruction of our workplaces, our jobs and our rights. Capitalist globalization has destroyed nations, democracy, and the sovereignty of the poor. It cannot be "humanized." We, who affirm the need to defend the trade unions as instruments of working class struggle, deny any legitimacy or authority to the NGOs to speak in the name of the exploited and oppressed. We do not claim to be the sole possessors of the truth. We simply want to put forward our point of view -- which is part of the democratic process. We respectfully submit these views for the consideration of all our brothers and sisters in struggle. You can count on us as fighters in the struggle against war and exploitation; in defense of social and labor rights, against deregulation; in defense of trade union independence and democracy! You can count on us in the struggle against the FTAA, and for the withdrawal of Brazil from the negotiations to implement it! You can count on us in the struggle against privatization and in defense of public services! You can count on us in the preparation of the General Strike to stop the destruction of our labor rights and to impose a defeat on the governments of FHC - IMF! Militant greetings, January 2, 2002 Signatories, unions & titles: - Julio Turra, National Executive Committee, CUT trade union federation - Hélcia de Oliveira, Vice President, CUT-DF - Josenildo Vieira, Executive Committee, CUT-PE - Maurício Rosa, Executive Committee, CUT-SC - Mônica Giovanetti, Executive Committee, CUT-PR - Gardênia Baima, Executive Committee, CUT-CE - Walter Matos, Executive Committee, CUT-AM - Marília Penna, Executive Committee, CUT-SP - Luiz Gomes, Executive Committee, CUT-AL - Gilmar Gonçalves, Executive Committee, CUT-MS - Cláudio Santana, Executive Committee, CONDSEF - Jesualdo Campos, Executive Committee, CONTEE - Cely Taffarel, Executive Committee, ANDES-SN - Roque Ferreira, Executive Committee, FNITST (ferroviários) - Jaqueline Albuquerque, Executive Committee, FENAJUFE - João Batista Gomes, Executive Committee, SINDSEP (municipais SP) - Luis Bicalho, Executive Committee, SINDSEP-DF (federais) - Verivaldo Mota, Executive Committee, Sindicato dos Vidreiros-SP - Nilton de Martins, Executive Committee, Sindicato dos Radialistas-SP - Roberto Luque, Executive Committee, SINTSEF-CE (federais) ******* ------------------------------------ caravan99 at mail.nadir.org subscription: mail to caravan99-request at mail.nadir.org with command in body of mail: subscribe/unsubscribe -----------------------------------------------------------end ----- Giorgio Ellero <glr.y at iol.it> - <glry at libero.it> http://digilander.iol.it/glry http://digilander.iol.it/zastavatrieste -----
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