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SULLA GUERRA: Dario Fò e Franca Rame
- Subject: SULLA GUERRA: Dario Fò e Franca Rame
- From: "margherita" <margrita at libero.it>
- Date: Thu, 6 Dec 2001 00:06:06 +0100
2 Dicembre 2001 Le bugie corrono veloci ma hanno le gambe corte E' sempre stato cosi'. Chi ha la nostra eta' si ricorda di come la maggioranza dei mass media raccontavano la guerra del Vietnam. Ci vollero decenni perche' la verita' venisse a galla. Dopo 30 anni perfino Macnamara, che fu uno degli artefici della strategia militare, ha ammesso che fu una guerra scellerata oltre che sostanzialmente inutile. Morirono 1 milione di bambini e 4 milioni di adulti. Attualmente, secondo i sondaggi, sono ancora il 93% gli statunitensi che approvano la guerra in Afghanistan. Ma gli ultimi sviluppi di questa guerra non possono che creare enormi dubbi a una gran massa di persone. In Afghanistan decine di migliaia di disperati stanno vagando, con pochi vestiti addosso e nessun riparo di nessun tipo. Dormono per terra ai bordi delle strade.. Milioni di persone sono in condizioni appena meno disperate: hanno un telo o un po' di paglia e stracci per ripararsi dall'inverno gelido. Nessuna reale azione di soccorso viene tentata per salvare queste moltitudini dal gelo. Servirebbe impegnare mezzi logistici enormi, armare un vero esercito di muratori, medici e sminatori e far arrivare una teoria di camion carichi di cibo e indumenti. Ma salvare vite umane non e' la priorita' dell'occidente. Miliardi di dollari vengono spesi per le azioni di guerra. Al popolo afgano, che si dice di voler liberare, vanno solo le briciole. E poi c'e' la storia spaventosa delle migliaia di prigionieri linciati in mezzo alla strada, torturati, fucilati a centinaia. Pare che nel carcere di Mazar-i-Sharif ce ne fossero 600. Sono tutti morti. La versione ufficiale parla di una rivolta di prigionieri armati. Ma molti, a partire dalla Croce Rossa, dal responsabile dell'Onu per i diritti umani e da Amnesty International chiedono a gran voce che venga aperta un'inchiesta. Il ministro della guerra inglese ha gia' detto: non sognatevelo neanche! Gli Stati Uniti non hanno nemmeno risposto. A 'sto punto non c'e' nessuno che possa non vedere che gli Usa hanno scelto di allearsi con i signori della guerra afgani che sono criminali spietati che ben poco hanno da invidiare ai talebani. Ed e' straordinario veramente il cinismo che dimostrano i sostenitori dell'intervento armato a ogni costo: siamo costretti ad allearci con i signori della guerra perche' non c'e' nessun'altro, a disposizione, da lanciare contro i talebani. Sono un po' spietati, anzi sanguinari, ma non pretenderete che si buttino in campo i nostri soldati?!? Esattamente gli stessi argomenti che usavano negli anni '80 per giustificare i rapporti della CIA con Bin Laden. Ma, mentre ai tempi del Vietnam certe notizie ci mettevano anni per arrivare, oggi le esecuzioni di massa e i linciaggi sono sotto gli occhi di tutti. E questo ci da' la speranza che molti capiscano alla svelta quale trappola mostruosa sia la guerra. Non rispettare la vita dei prigionieri e' un atto di barbarie che non puo' non ritorcersi contro l'Occidente che ha protetto i massacratori con l'aviazione e non ha mosso un dito per impedire il macello. Probabilmente questa caduta di immagine non l'avevano messa in conto. E presumibilmente non avevano previsto neppure che ci fossero tante illazioni sulle "altre" ragioni della guerra. Da giorni girano su internet dossier assolutamente sconcertanti. Giovedi' Il Manifesto ha pubblicato un lungo articolo di John Pilger, uno dei piu' prestigiosi giornalisti britannici, che conferma nuovi pesanti sospetti sui retroscena della politica estera di Bush. Sostanzialmente si racconta che fin da luglio gli Usa stavano preparando l'attacco all'Afghanistan, gia' allora previsto per gli inizi di ottobre. Lo ha confermato l'ex ministro degli esteri pachistano, Niaz Naik e si dice che Colin Powell, il segretario di stato, nello stesso periodo, abbia cercato il sostegno per un attacco all'Afghanistan durante il suo viaggio in Asia centrale. Sullo sfondo di questo progetto di guerra salta ancora fuori l'oleodotto che nei progetti dei petrolieri amici di Bush deve attraversare l'Afghanistan per portare gas e petrolio dalla Russia verso l'India e l'Indocina. Ed e' proprio sfortunato Bush perche' proprio in questi giorni e' scoppiato in Usa lo scandalo della Enron, fino a ieri la settima azienda Usa, grande multinazionale del petrolio e dell'energia, interessata all'oleodotto afgano, grande finanziatrice di Bush. La Enron e' crollata in borsa da 90 dollari a 40 centesimi. Si e' scoperto che sono pieni di debiti e che gli amministratori hanno falsificato i bilanci per anni. Bella gente questi dirigenti della Enron, da tempo erano accusati di aver complottato per organizzare il catastrofico black out della California di un anno fa, allo scopo di far aumentare il prezzo dell'energia elettrica (vedi La Repubblica, 30 novembre pagina 42). Cosi' possiamo serenamente sperare che piu' la guerra andra' avanti e piu' la gente capira' quanto sia sporca oltre che assurda. Qualcuno osservera' che quello dei pacifisti sembra un lavoro di Sisifo, anni per convincere la maggioranza che la guerra del Vietnam era sbagliata. E poi di nuovo dover cominciare da zero, a convincere i ferventi patrioti, anche di sinistra, che questa guerra in Afghanistan si sta risolvendo in un orribile scempio. Ma ci sono invece buoni motivi per sperare in sviluppi futuri veramente risolutivi. L'opposizione alla guerra del Vietnam era infatti portata avanti da gruppi che non erano veramente pacifisti. Eravamo contrari a quella guerra ma, in gran parte, credevamo nell'esistenza di guerre giuste. L'idea che la guerra, qualunque guerra, fosse sbagliata e inaccettabile, era patrimonio di pochissimi. Quando si combatte contro una singola guerra e non contro tutte le guerre non si crea una coscienza pacifista, si crea al massimo la convinzione che QUELLA sia una guerra sbagliata. Non si capitalizza niente. E diamo ragione al Papa che ha ripetuto con straordinaria grinta: non esistono guerre giuste ogni guerra e' orribile. Dario Fo, Franca Rame, Jacopo Fo
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