(Fwd) [redazioneBN] I Corvi Umanisti diffamati




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Date sent: Sun, 11 Nov 2001 16:09:34 +0100
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Subject: [redazioneBN] I Corvi Umanisti diffamati

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SOS DIRITTI UMANI - Organizzazione Internazionale Umanista

Di seguito il comunicato stampa dei fratelli "Corvi", diffamati dai
media e dalle forze dell'ordine.

Un recente comunicato diramato dalle forze dell'ordine e pubblicato da
molti media li definisce come una frangia violenta dei BLACK BLOCK.

I Corvi sono una corrente umanista e in quanto tale da sempre
propugnano la non violenza.

Invitiamo tutti ad informarsi e a collaborare ad una giusta
informazione.

Federico Palumbo per SOS DIRITTI UMANI


*********
I CORVI - corrente umanista universitaria

Allusioni false e infamanti

In relazione alle continue allusione dei mezzi di "disinformazione"
riguardo ad un fantomatico collegamento tra l'associazione
NON-VIOLENTA "I CORVI - corrente umanista universitaria" con gruppi
violenti come i black-bloc, invitando gli autori degli articoli ad
informarsi riguardo la reale natura del gruppo " CORVI - corrente
umanista universitaria", dichiariamo:


La profonda indignazione per le allusioni di legami con gruppi
violenti o discriminatori. La sincera preoccupazione per la scarsa
capacità di raccogliere informazioni attendibili da parte di alcuni
giornalisti. L’assoluta estraneità de "I CORVI" rispetto a qualsiasi
associazione o gruppo che utilizzi o propagandi la violenza (in ogni
sua forma: fisica, economica, razziale, religiosa…) come metodologia
di azione o di pensiero. L’icredulità di fronte alla leggerezza con la
quale vengono pubblicate su un quotidiano nazionale notizie
inattendibili, non verificate e assolutamente infondate.

Invitiamo tutti gli organi di stampa e di informazione a:

Visitare il sito http://www.icorvi.net per ottenere maggiori
chiarimenti sulle idee, atteggiamenti, obiettivi e metodologie di
azione de "I CORVI", con particolare riferimento a:
http://www.icorvi.net/info: Informazioni generali su "I CORVI -
corrente umanista universitaria"
http://www.icorvi.net/info/file/Articol7.rtf: dove scaricare la
dichiarazione sulla NON-VIOLENZA!!! Non publicare ulteriori notizie
senza essere certi dell’attendibilità della fonte e la correttezza
delle informazioni. Contattare l’ufficio stampa de "I CORVI" al numero
347-0932392 per ottenere chiarimenti di qualsiasi tipo Convinti che si
sia trattato di "semplice incompetenza" di singoli individui e non di
un tentativo premeditato di diffamazione, invitiamo fortemente tutti
gli organi di informazione che si sono resi responsabili della
diffamazione nei nostri confronti a publicare al più presto un
smentita

Riterremo tali organi di informazione responsabili di ogni conseguenza
negativa (sia dal punto di vista dell'incolumità fisica che
dell'immagine) che verrà causata dall'incompetenza giornalistica delle
emittenti e dei giornali stessi.

Invitiamo tutti a partecipare all'incontro sulla NON-VIOLENZA che si
terrà il 21 Novembre alle ore 15.00 al teatro ateneo dell'universtità
La Sapienza di Roma

UFFICIO STAMPA DE "I CORVI - corrente umanista universitaria"
Tel. 3470932392 - 3495745629
Mailto:icorvi at icorvi.net



-------------------------------------
Di seguito la Piattaforma de "I CORVI - Corrente umanista
universitaria"

Piattaforma

I corvi sono un insieme di persone che hanno in comune una
sensibilità, uno sguardo, un’interpretazione dell’essere umano, della
vita, della società e, conseguentemente, dell’università. Aderiscono
al documento del Movimento Umanista, al manifesto della Corrente
Umanista Universitaria e affermano che:

L’università attuale non ha senso.

L’università attuale è fondata sui valori di un sistema inumano,
discriminatorio e violento nel quale si ha una visione piccola, corta
e limitata dell’essere umano; un sistema elitario e pragmatico, dove
tutto ruota intorno al denaro e che fonda le proprie radici deliranti
nel darwinismo. Dove l’ideologia dominante (meschina e decadente)
viene posta come realtà oggettiva, come verità sindacabile ma non
modificabile; dove la democrazia si ferma alle parole; un sistema al
tempo stesso bugiardo, superbo, arrogante e profondamente vile. Un
sistema miserabile e mercantilista fondato sull’inibizione e il
ricatto, che indirizza le persone verso la competizione e
l’isolamento, disadattandole a tutto e rendendole malleabili e utili
alla propria perpetuazione. Di questo scenario profondamente triste e
a tratti grottesco, l’università costituisce uno degli elementi
caratterizzanti e ci sentiamo pienamente liberi di affermare che:
l’università attuale non ha senso, non serve a niente, è inutile, è
dannosa, fa male alla psiche, al corpo, è un danno sociale, un cancro
culturale, un anestetico esistenziale e andrebbe vietata. Nel
dettaglio possiamo evidenziare le seguenti anomalie (ma potremmo anche
dire “i seguenti crimini”): Si paga una tassa specifica per accedere
all’università, “tassa regionale per il diritto allo studio”, la
chiamano. Con questa cosa ridicola (pagare una tassa per un diritto)
si finge di non rendersi conto che, da un punto di vista economico,
l’accesso all’università dovrebbe essere garantito dalle semplici
imposte che pagano tutti i cittadini e si fa passare come normale un
fatto che di per sé è squallido e rispecchia una mentalità abbrutita e
profondamente incivile e cioè porre una variabile economica come
discriminante dello sviluppo personale e sociale. Si arriva
addirittura a chiedere a chi lascia l’università per qualche anno di
pagare le tasse arretrate! Pagare le tasse per un servizio che non si
è avuto. Secondo questa logica economicista sarebbe semmai coerente
rimborsare dei soldi spesi coloro che abbandonano. Recentemente, poi,
si limita la partecipazione anche in base alla preparazione degli
studenti, secondo una supposta logica meritocratica che si rivela
incoerente ed essenzialmente idiota. La chiamano “numero chiuso” e si
basa sul concetto secondo il quale chi ha più bisogno di istruzione
non la può avere. Fondano questo paradosso sul presupposto che la
mancanza di preparazione è una colpa imputabile esclusivamente agli
studenti e non ad un sistema educativo inadeguato; non considerando
che gli stessi concetti di merito e di colpa non dovrebbero proprio
essere presi in considerazione. Fanno parte di questa carrellata
normazioni deliranti come quella dei crediti didattici come “unità di
misura dell’apprendimento” (???!!!) e la <<laurea part-time>> (meno
competitiva nel mercato) per gli studenti lavoratori. Questi
cosiddetti crediti che verranno posti prossimamente in vigore e che
sono già di per se stessi abominevoli, coerentemente con la situazione
generale, inquadrano l’università in un’ottica pragmatica,
mercantilista ed economicista. A chi pone la limitatezza delle risorse
e delle infrastrutture come motivazione della selezione degli
studenti, rispondiamo che anche in questo caso l’ottica è rovesciata e
che non si devono intendere gli studenti in funzione delle
infrastrutture ma il contrario. Questo discorso va inteso nel senso
più ampio possibile e ci sembrano veramente disumane e scandalose le
condizioni in cui sono posti gli studenti, costretti per esempio ad
andare a lezione con largo anticipo per trovare posto nelle aule, o
lanciati in vere e proprie corse ai nastri di partenza all’apertura
delle segreterie, o costretti a produrre esami per mantenere
l’alloggio (nel caso dei fuori sede), recarsi ad un appello alle ore
9.00 del mattino per poi sostenerlo alle 19.00, e una lunga serie di
altri vergognosi episodi che saranno gli studenti stessi a
segnalare.Ricordiamo inoltre a voi studenti che coloro che vi negano
informazioni, vi trattano con aria di sufficienza, vi fanno saltare
l’appello per una sciocchezza., eccetera eccetera, sono pagati con i
soldi delle vostre tasse e dai sacrifici di generazioni di lavoratori,
e che non occupano quel posto per farvi un favore, ma per mettersi al
vostro servizio. Per quanto riguarda le risorse riteniamo indecente e
disonesto finanziare le scuole private. La malafede in questo caso è
tale che si giustifica con il fatto che le scuole private forniscono
un servizio di pubblica utilità. Come se le macellerie, o qualsiasi
altro esercizio non facessero altrettanto. Quella che chiamano
“privatizzazione” in realtà andrebbe chiamata “espropriazione” visto
che si tolgono risorse pubbliche (sia a livello economico che di
infrastrutture) che in quanto tali appartengono alla collettività, per
metterle nelle mani di poche persone. Come abbiamo visto, la logica
universitaria è quella del ricatto: “se non produci ti caccio di
casa”, “se non paghi non ti faccio nemmeno entrare”, così le tasse
universitarie, il numero chiuso e tutto il sistema di cui abbiamo dato
solo alcuni esempi, generano un clima opprimente di tensione e
pressione psicofisica e forniscono elementi di divisione, isolamento e
competizione tra gli studenti. E se gli studenti devono rispondere ai
ricatti (che spesso coinvolgono anche i loro familiari), si ottiene
come risultato che se ne limita non solo la formazione e la capacità
di relazionare dati, ma più in generale lo sviluppo e la crescita
personale, la libertà di scelta, la libertà di dare un senso e una
direzione alla propria vita. Il sistema educativo attuale, in questo
modo, risulta profondamente inibitorio e anestetizzante, oltre che
discriminatorio, violento e disonesto.

A questo punto ci sembra interessante affrontare i seguenti temi:

Diritto allo studio
L’educazione, così come la sanità e la qualità della vita, sono
diritti fondamentali che devono essere garantiti a tutti. Le tasse
universitarie non vanno pagate, già si pagano le imposte e l’IVA. Non
si può commercializzare l’istruzione: i materiali didattici non devono
avere copyright e la loro divulgazione deve essere favorita e
consigliata. Vietare le fotocopie per costringere gli studenti ad
acquistare i libri che sono obbligati a portare agli esami, fa
semplicemente schifo. Il numero chiuso non deve esistere, la
partecipazione deve essere aperta a tutti, senza nessuna limitazione.

Potere decisionale, responsabilità educativa, “università nella
strada”, trasparenza amministrativa: Gli studenti sono il futuro, sono
gli studenti che danno senso all’università, l’università è per gli
studenti. Il potere di rappresentanza degli organi collegiali, la
proporzione degli studenti rappresentati al senato accademico e al
consiglio di amministrazione, l’inesistenza di qualsiasi potere
vincolante da parte di questi ultimi, il modo in cui tutta questa
farsa è stata strutturata è una autentica beffa al concetto stesso di
democrazia, un insulto all’intelligenza e alle più leggittime istanze
degli studenti. Gli studenti devono accedere al potere decisionale. In
particolare il potere decisionale dovrebbe essere condiviso tra gli
studenti, il corpo docente, il corpo non docente e i già laureati. E’
dire tutte le persone che partecipano in qualche modo all’attività
universitaria e i già laureati che possono fornire indicazioni utili e
suggerire miglioramenti. Vogliamo la responsabilità educativa. I
docenti vengono pagati per fornire un servizio e devono essere
responsabili di quello che fanno. Dovrebbero quindi essere un modello
per gli studenti e dovrebbero rappresentare l’avanguardia della
critica sociale e non essere, come a volte succede, vassalli di un
sistema decadente che si trascina cercando pietosamente di rimanere
attuale. Si devono introdurre nuovi strumenti di valutazione, si deve
dare agli studenti il diritto di replica e le valutazioni devono
essere biunivoche (così come gli insegnanti valutano gli studenti gli
studenti devono poter valutare gli insegnanti). L’università deve
scendere nella strada. Secondo quanto detto più sopra (che
l’università dovrebbe vivere dei contributi della collettività e non
dissanguare ulteriormente gli studenti), deve essere interesse di
tutti quello che succede all’interno dell’ambito universitario,
indipendentemente dal fatto che siano essi studenti oppure no. In
quest’ottica l’università si inserisce pienamente nel contesto
sociale. Per questa ragione e per il fatto che per noi ogni
insegnamento per essere veramente tale deve comprendere la pratica,
l’università deve mettere in moto attività sociali. Qualsiasi cosa
studiamo può e deve avere una pratica corrispondente, e tale pratica,
tale attività, deve essere messa gratuitamente al servizio della
società. Si instaura così un principio di reciprocità tra la
collettività (i contribuenti) ed una sua parte (gli universitari,
docenti e non). Questo darebbe la possibilità di utilizzare metodi di
valutazione fondati sulla pratica sociale e di rompere l’elité dei
professionisti, facendo sì che gl! i studenti vengano formati per
risolvere i problemi della gente e non delle aziende (come lavoro nero
gratuito legalizzato). Per quanto riguarda la trasparenza
amministrativa (che attualmente non esiste), riteniamo che ci debba
essere. Deve essere possibile per chiunque sapere come procede
l’amministrazione dell’università e il reperimento delle notizie
corrispondenti non deve essere semplicemente possibile ma, di più,
deve arrivare a tutti per mezzo di gazzettini amministrativi stampati
a cura dell’università stessa. Questo perché spesso le cose non si
sanno per il fatto che non si ha nemmeno idea di quello che si
potrebbe e dovrebbe sapere. Infine, sempre per restare nel campo
amministrativo, riteniamo che gli stipendi del rettore, del corpo
docente e del corpo non docente debbano essere equiparati, in quanto
il fatto che forniscano servizi differenti non vuol dire che gli uni
siano più o meno importanti degli altri.

3- Diritto alla conoscenza e all’evoluzione personale:
Il diritto allo studio non basta, vogliamo il diritto alla conoscenza
e all’evoluzione personale. Finché le materie di studio saranno
pilotate dalle richieste del mercato e costituiranno semplicemente un
modo per inserirsi nel sistema (che fa schifo e va cambiato), non si
capisce quale evoluzione personale possano avere gli studenti e,
conseguentemente, quale evoluzione sociale possa nascere dall’ambito
universitario. L’università deve fornire non solo strumenti di
conoscenza ma anche strumenti di comprensione e interpretazione della
realtà. La sua funzione non deve essere quella di inserire alcuni
eletti accuratamente selezionati (e abbastanza lobotomizzati) nelle
grandi aziende, ma quella di fornire a tutti la possibilità di una
crescita personale in funzione della trasformazione sociale. In
quest’ottica crediamo che un numero esiguo di materie di studio
costituisca, da una parte una limitazione della libertà di scelta
individuale e, dall’altra, un vero e proprio danno allo sviluppo e
alle capacità intellettuali e comportamentali delle persone
(difficoltà a relazionare dati e argomenti, difficoltà di sviluppare
critiche, difficoltà a immaginare realtà differenti, difficoltà di
comprensione e interpretazione della realtà, ecc.). Le materie di
studio devono quindi essere il più possibile, e la scelta deve essere
facilitata agli studenti. Parliamo quindi di sviluppo e opzionabilità
della conoscenza, gli studenti devono poter scegliere e sapere cosa
possono scegliere. I piani di studio devono essere quindi liberi e
arbitrari e i già laureati anche in questo caso possono fornire utili
contributi al loro aggiornamento. Un’altra critica che facciamo
all’università è che tendenzialmente considera gli studenti come
scatole vuote che devono essere riempite di nozioni. In questo modo si
trascura e non si comprende tutta la struttura psicofisica dell’essere
umano e questo atteggiamento spesso lo si nota a partire dal
comportamento degli stessi docenti che, anziché avere un ruolo di
insegnanti ed educatori, si ritrovano inconcepibilmente a maltrattare
le persone. Questo atteggiamento e questa impostazione degli studi
allontanano le persone dalla sensazione del pensare, considerando
intelligenza quella che per noi è semplicemente memoria. In generale
la visione dell’essere umano, della vita, della storia, del senso
stesso dell’università appare antiquata e indirizzata a formare
persone per un mondo ormai passato e non per il futuro che vogliamo.
Diciamo quindi che l’università ha senso se aiuta le persone a
superare il dolore e la sofferenza.

4. La qualità della vita:
Partendo dal presupposto che l’università ha senso per gli studenti,
anche la qualità della vita nell’ambito universitario deve essere in
funzione della loro crescita personale. L’università deve quindi
mettere a completa disposizione degli studenti i propri mezzi e le
proprie infrastrutture rendendole accessibili anche ai non iscritti.
Deve fornire aule, bagni, biblioteche, mense, farmacie, alloggi per
studenti fuori sede, laboratori artistici, tecnici e scientifici e
quant’altro ancora possa essere richiesto e possa ritenersi utile.
Tali infrastrutture e i servizi corrispondenti devono essere gratuite,
accessibili a tutti (considerando quindi anche le persone disabili),
di buona qualità, aperte 24 ore su 24, e devono essere aggiornate
periodicamente e a disposizione degli studenti anche per attività
extradidattiche. Devono essere gratuiti, quindi, anche quei servizi
che attualmente si pagano (come gli alloggi e le mense) e quelli che
non ci sono (come le farmacie e molto spesso i laboratori). Il
personale docente va aumentato (almeno un docente ogni trenta
studenti) in modo da fornire un seguimento più accurato degli studenti
e favorire relazioni più umane tra le parti. Particolare importanza
devono avere il tratto umano del corpo docente, la cui funzione è
quella di fornire un servizio agli studenti, e la cultura del rispetto
reciproco. Crediamo inoltre nell’incompatibilità delle cariche: ci
risulta incomprensibile il fatto che alcuni docenti abbiano diverse
attività facendo sì che una cosa così importante come l’insegnamento
diventi un’attività secondaria o qualcosa di simile ad un passatempo.
Le informazioni devono essere accessibili a tutti anche per via
telematica evitando così file che causano stress e perdita di tempo.

6. Conclusioni:
L’argomento più importante è il senso che vogliamo dare alla vita,
un’università che non aiuti a dare risposte al senso della vita è
un’università che non ha senso. Vogliamo un’università accessibile a
tutti, un’università che si interessi e si preoccupi dello sviluppo
personale, che si inserisca nel contesto sociale con l’ottica di
cambiarlo, un’università che non produca soldatini ubbidienti ma
persone che cambieranno il mondo. Siamo consapevoli che non esiste una
vera e propria dicotomia tra docenti e studenti e che, anzi, ci sono
molti docenti sensibili a queste tematiche così come, d’altra parte,
ci sono molti studenti insensibili, anestetizzati da questo sistema
disumanizzante, interessati solamente ai loro esami. Il nostro appello
si rivolge a tutti, senza distinzioni, senza divisioni aprioristiche
tra categorie e crediamo che sia fondamentale la collaborazione di
tutte le parti costituenti l’ambito universitario: studenti, docenti e
personale non docente. Per arrivare all’università che vogliamo ci
vogliono essenzialmente tre cose: una grande e irrimandabile voglia di
cambiare; una forte disinibizione mentale e il “numero critico”,
ovvero un numero di persone che accompagnino nell’idea e nella pratica
il cambiamento.

Con un numero adeguato di persone si può fare tutto, senza non si può
fare niente.


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