Scelta responsabile ?



Messaggio da me inviato a Piero Ostellino ( postellino at corriere.it ) in
risposta la suo articolo di oggi 
http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=PRIMA_PAGINA&doc=OSTELLINO  

Saluti
Giuseppe Lodoli

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Tra quanto lei dice, mi da sollievo il concetto che non è da giustificare
"la delegittimazione di chi ha votato contro [la presa delle armi da parte
dell'Italia]." Anzi spero e credo che lei intenda che non si debba
delegittimare o vietare l'espressione del dissenso da parte dei cittadini
in genere. 

Prendiamoci quanto di libertà ancora ci resta per cercare di ragionare e di
parlare nell'interesse di tutti.

Concordo solo al 30% con quanto lei scrive nel pezzo "Scelta sofferta ma
responsabile" apparso sul Corriere della sera oggi 8 novembre 2001 e quindi
è difficile sperare che si possa arrivare ad intenderci. Ma la gravità del
momento è tale che tutti dobbiamo fare un sia pur  faticoso e doloroso
sforzo per cercare di comprenderci. Provo perciò a scriverle un e-mail.

Nel suo articolo lei afferma in sostanza (mi perdoni la brutalità della
sintesi) che l'unico a non volere la pace in questo momento è Bin Laden,
insieme ai talebani e alle loro forze armate, e quindi, magari a costo di
dar fuoco al mondo, occorre eliminare questo signore nemico della pace.
Dopo, la pace agognata oltre a volerla la avremo. 

Allora è forse sul concetto di pace che dovremmo discutere. C'è la pace del
"Day after", c'è la pace della dittatura, c'è la pace di chi, con i granai
colmi e con la pancia piena, dice "lasciatemi in pace", c'è  la pace di
Gandhi, c'è la pace dei "Beati i costruttori di pace!" e così via.  

Credo che a noi dell'Occidente ricco interessino soprattutto la pace e la
stabilità necessarie allo sviluppo dei traffici e all'aumento della nostra
ricchezza. Tutto il resto, un mondo inquieto e tormentato che ci assedia,
deve essere solo contenuto. Gli strumenti di un tale contenimento possono
essere di volta in volta le leggi economiche dettate dalle multinazionali,
dittature efferate da appoggiare fino al momento in cui dimostrano una
notevole deferenza nei riguardi dei ricchi, e, come ultima ratio, le guerre
umanitarie e le guerre al terrorismo fatte direttamente da noi.

L'attuale ordine mondiale, lo sappiamo tutti, potrebbe durare, se tutto
andasse come sperano gli ottimisti, per alcuni decenni. Questo ingiusto
ordine mondiale, se non verrà radicalmente cambiato, ha come sbocco
necessario una qualche catastrofe globale che porterà tutti, ricchi e
poveri, insieme alla rovina.

La pace che dovremmo perseguire invece è quella imposta: 1) dalla maturità
etica raggiunta dall'umanità (mai prima d'ora ci è stato dato così
chiaramente un imperativo etico universale come quello contenuto nella
Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo"), 2) dalla capacità
distruttiva raggiunta dai mezzi di offesa bellica,  3) dalla crescente
instabilità del sistema globale, sempre meno governabile sia pure con gli
strumenti della più efferata 'guerra infinita' lanciata dai potenti. 

L'etica dei diritti umani dice ad esempio che tutti hanno diritto alla
vita, gli americani come gli straccioni afgani. Dice che uccidere 300 o
30.000 afgani non ripara alla violazione del diritto alla vita che avevano
3.000 americani, ma aggiunge violazioni a violazione…

La capacità distruttiva dei mezzi di difesa bellica, coniugata alla
crescente ed incontrollabile instabilità del sistema globale, forma una
miscela esplosiva che può anticipare anziché scongiurare la catastrofe
prossima ventura.

La pace che dovremmo perseguire consiste in una rapida inversione di
tendenza che porti a sostituire, nella regolazione dei rapporti tra gli
esseri umani, i mezzi di offesa bellica con strumenti giuridici basati sul
rispetto dei diritti umani e sulla solidarietà universale. 

Utopia? Ingenuità ? Direi necessità non ulteriormente dilazionabile. Se, ad
esempio, si usassero le risorse immense sperperate in questa guerra per
aiutare i popoli che soffrono, si farebbe troppo poco, ma si farebbe di più
per ridurre realmente le 'minacce di terrorismo'.

Con amicizia
Giuseppe Lodoli