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Sent: Tuesday, November 06, 2001 1:33
AM
Subject: siamo dunque in guerra
Dunque "siamo in guerra":così
titolavano ieri mattina tutti i giornali. Intendiamoci, non è cambiato granchè
dall'altro giorno: ritengo anzi ipocrita sostenere una guerra e cercare di non
partecipare, distinguere tra sostegno logistico e interesse diretto; per me
chi fa parte di una coalizione di guerra senza combattere è come colui cha
partecipa ad una rapina facebndo il palo: la sua responsabilità morale non è
certo diversa da chi spara.
Precisato questo, non c'è
dubbio che siamo in presenza di un salto di qualità, o che comunque è
percepito come tale dall'opinione pubblica: e dunque anche il movimento per la
pace deve fare il suo salto di qualità.
Propongo innanzitutto di
inondare di email, lettere, telegrammi, fax le autorità istituzionali, i
deputati dei nostri collegi, soprattutto quelli dell'ulivo dissociandoci, per
chi li ha votati come il sottoscritto, dalle loro scelte, gli organi di stampa
e le televisioni. A proposito di queste ultime segnalo 2 programmi
radiofonici: Prima pagina al mattino dalle 7,30 alle 8,30 su radiorai 3 e
zapping tutte le sere tra le 19,40 e le 21,00 su radiorai 1 dove è
possibile intervenire in diretta per telefono e fare domande (tel 800050333
e 800055101 rispettivamente) .
Facciamo sentire la nostra
voce, non rassegnamoci alla vergognosa propaganda di guerra che stanno
mettendo in atto: si lamentano che l'Italia sarebbe un paese inaffidabile
per la presenza di un movimento pacifista? ebbene, dimostriamo quanto sia
veramente inaffidabile l'Italia da questo punto di
vista.
In secondo luogo bisognerebbe
preparare delle giornate di mobilitazione per i giorni della discussione in
parlamento (mi pare inizi il 7, dunque si possono sfruttare quelle iniziative
già in programma per il 7,8,9,10), preparandoci a proclamare il giorno
del voto eventuale in parlamento, giorno di lutto nazionale: vogliono le
bandiere tricolori?, esponiamole quel giorno sui balconi nelle scuole,
nelle sedi di associazioni, ma listate a lutto, magari accanto a quelle
dell'Onu.
Una proposta per i torinesi
(ma applicabile anche altrove): a Torino è prevista una manifestazione per l'8
consistente in una catene umana in P. Castello: propongo di presentarci ognuno
con un cartello addosoo col nome di una vittima della guerra e del terrore
(non dimentichiamoci mai che la nostra mobilitazione è contro il terrorismo la
guerra per la pace e la tolleranza tra i popoli, nessuno di questi elementi
può andare disgiunto): sul sito di emergency c'è un alenco di vittime civili
afghane, deve essere sicuramente reperibile un elenco delle vittime delle
torri; aggiungerei qualche cartello con un punto interrogativo e la
spiegazione: a ch tocca il prossimo?: il tutto contornato da striscioni con la
frase dei coniugi Rodriguez (hanno avuto il figlio morto sotto le torri
gemelle) se si fa questa guerra non in nome di nostro figlio (pare sia
diventato lo slogan del movimento pacifista americano): questo
per sottolineare il costo della guerra e del terrore; per ribadire che non
siamo antiamericani, al contrario ci sentiamo americani, quando questi sono
vittime, come ci sentiamo afghani o , in altre occasioni, tibetani o ceceni o
curdi o ruandesi, ecc. ecc.
Ritengo infine si debba
iniziare a pensare a una nuova campagna di disobbedienza civile sul tipo
dell'obiezione alle spese militari, per marcare il nostro rifiuto di
partecipare ad una guerra che non serve assolutamente a combattere il
terrorismo ma che è un ulteriore passo di
imbarbarimento!
Paolo
Candelari