siamo dunque in guerra



Dunque "siamo in guerra":così titolavano ieri mattina tutti i giornali. Intendiamoci, non è cambiato granchè dall'altro giorno: ritengo anzi ipocrita sostenere una guerra e cercare di non partecipare, distinguere tra sostegno logistico e interesse diretto; per me chi fa parte di una coalizione di guerra senza combattere è come colui cha partecipa ad una rapina facebndo il palo: la sua responsabilità morale non è certo diversa da chi spara.
Precisato questo, non c'è dubbio che siamo in presenza di un salto di qualità, o che comunque è percepito come tale dall'opinione pubblica: e dunque anche il movimento per la pace deve fare il suo salto di qualità.
Propongo innanzitutto di inondare di email, lettere, telegrammi, fax le autorità istituzionali, i deputati dei nostri collegi, soprattutto quelli dell'ulivo dissociandoci, per chi li ha votati come il sottoscritto, dalle loro scelte, gli organi di stampa e le televisioni. A proposito di queste ultime segnalo 2 programmi radiofonici: Prima pagina al mattino dalle 7,30 alle 8,30 su radiorai 3 e zapping tutte le sere tra le 19,40 e le 21,00 su radiorai 1 dove è possibile intervenire in diretta per telefono e fare domande (tel 800050333 e 800055101 rispettivamente) .
Facciamo sentire la nostra voce, non rassegnamoci alla vergognosa propaganda di guerra che stanno mettendo in atto: si lamentano che l'Italia sarebbe un paese inaffidabile per la presenza di un movimento pacifista? ebbene, dimostriamo quanto sia veramente inaffidabile l'Italia da questo punto di vista.
In secondo luogo bisognerebbe preparare delle giornate di mobilitazione per i giorni della discussione in parlamento (mi pare inizi il 7, dunque si possono sfruttare quelle iniziative già in programma per il 7,8,9,10), preparandoci a proclamare il giorno del voto eventuale in parlamento, giorno di lutto nazionale: vogliono le bandiere tricolori?, esponiamole quel giorno sui balconi nelle scuole, nelle sedi di associazioni, ma listate a lutto, magari accanto a quelle dell'Onu.
Una proposta per i torinesi (ma applicabile anche altrove): a Torino è prevista una manifestazione per l'8 consistente in una catene umana in P. Castello: propongo di presentarci ognuno con un cartello addosoo col nome di una vittima della guerra e del terrore (non dimentichiamoci mai che la nostra mobilitazione è contro il terrorismo la guerra per la pace e la tolleranza tra i popoli, nessuno di questi elementi può andare disgiunto): sul sito di emergency c'è un alenco di vittime civili afghane, deve essere sicuramente reperibile un elenco delle vittime delle torri; aggiungerei qualche cartello con un punto interrogativo e la spiegazione: a ch tocca il prossimo?: il tutto contornato da striscioni con la frase dei coniugi Rodriguez (hanno avuto il figlio morto sotto le torri gemelle) se si fa questa guerra non in nome di nostro figlio (pare sia diventato lo slogan del movimento pacifista americano): questo per sottolineare il costo della guerra e del terrore; per ribadire che non siamo antiamericani, al contrario ci sentiamo americani, quando questi sono vittime, come ci sentiamo afghani o , in altre occasioni, tibetani o ceceni o curdi o ruandesi, ecc. ecc.
Ritengo infine si debba iniziare a pensare a una nuova campagna di disobbedienza civile sul tipo dell'obiezione alle spese militari, per marcare il nostro rifiuto di partecipare ad una guerra che non serve assolutamente a combattere il terrorismo ma che è un ulteriore passo di imbarbarimento!
 
Paolo Candelari