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MESSAGGIO DELL'UFFICIO KURDO DI ROMA (UIKI) ALL'ASSEMBLEA NAZIONALE DEI FORUM SOCIALI
- Subject: MESSAGGIO DELL'UFFICIO KURDO DI ROMA (UIKI) ALL'ASSEMBLEA NAZIONALE DEI FORUM SOCIALI
- From: "Nello Margiotta" <animarg at tin.it>
- Date: Wed, 24 Oct 2001 00:58:26 +0200
FIRENZE, 20-21 OTTOBRE 2001 Cari compagni, care compagne, oggi non possiamo essere fra voi, ma sapete bene che la nostra non è un'adesione formale. Gli esuli kurdi in Italia hanno partecipato e spesso hanno aperto tutte le manifestazioni di questo movimento, da Napoli a Genova, da Roma a Perugia. Perché noi che veniamo dalla terra ricca e fertile di Mesopotamia che un tempo era il paradiso terrestre, noi che potremmo vivere felici nel nostro paese, conosciamo invece la rapina delle risorse, la distruzione della natura e dei villaggi, la guerra, la tortura, l'esodo. Conosciamo bene tutti i frutti avvelenati della globalizzazione economica che voi denunciate in tutto il mondo. Noi abbiamo, come voi tutti e tutte, fame e sete di libertà. Proprio per questo la prima manifestazione davanti a un consolato italiano fu a Istanbul, dopo i tragici fatti di Genova. Essere con voi non è una scelta semplice. Il nostro partito, il PKK, che non ha mai fatto ricorso al terrorismo ed ha anche rinunciato da tre anni alla lotta armata di liberazione, è sulla lista delle organizzazioni terroriste negli Usa ed è ancora fuorilegge in Germania e in Gran Bretagna. La stessa geostrategia che ha negato e smembrato il nostro popolo, ci nega tuttora ogni legittimazione internazionale. La nostra libertà d'azione è sempre sul filo del rasoio, specialmente in questi tempi di guerra. Ma per noi la solidarietà è più importante di ogni altra cosa. Noi siamo gli indios d'Europa, come gli zapatisti sono i kurdi d'America: non a caso abbiamo definito "zapatista" la nostra Marcia per la pace, repressa nel sangue il 1. settembre in Turchia. Ma rispetto agli altri popoli negati nel mondo, abbiamo la doppia sventura di essere vicini all'epicentro del potere e delle tensioni mondiali, il Medio oriente. Se la guerra in corso si estenderà, come tutto lascia pensare, i kurdi ne saranno ancora una volta le prime vittime, come già nel '91 con la guerra del Golfo. Ma sono già vittime della guerra gli uomini e le donne che in questo momento affollano le carceri turche, a cominciare dal nostro presidente Ocalan, o si affollano nelle zattere della morte verso l'Europa. Perché all'ombra della guerra la Turchia trova nuova legittimazione per ciò che definisce lotta al terrorismo, ed è in realtà lotta contro il nostro popolo e contro il suo stesso popolo. Noi lottiamo per esistere in pace e dignità. La nostra Intifada si chiama Serhildan, ed ha lo stesso significato della parola araba. Camminare a testa alta. Decine di milioni di kurdi lottano contro una globalizzazione che li nega, che nega interi continenti, come nega bisogni e soggetti anche qui in occidente. Lottiamo per esistere liberi e uguali, non per schiacciare altri popoli. Abbiamo ricostruito sulle macerie, in questi anni, identità nazionale e istituzioni nazionali, ma non siamo nazionalisti. Sappiamo che la libertà è indivisibile, che nessuno e libero se accanto a lui un altro essere umano è oppresso. Per questo abbiamo proposto una soluzione democratica e federativa per la Turchia e per tutto il Medio oriente. Come voi, vogliamo globalizzare i diritti e le libertà. A voi, nostri amici e compagni, chiediamo di tener sempre presente, in ogni momento della vostra lotta, che lottate anche per strappare il presidente Apo Ocalan alla cella della morte. Per demolire le mura delle celle che rinchiudono Leyla Zana e altri dodicimila prigionieri politici. Per restituire il sorriso a Muyesser Gunes, la presidente delle Madri della Pace che venne a Genova ed ha trovato la forza di tornare e parlare di pace a Perugia dopo che la guerra le ha strappato il suo secondo figlio. Noi, esclusi fra gli esclusi, siamo decine di milioni e siamo parte della maggioranza dell'umanità. Voi siete minoranza nella minoranza, ma siete l'unico punto a cui, nel Nord del mondo, possiamo guardare con speranza e fiducia. UIKI - Ufficio d'informazione del Kurdistan in Italia .................................... SOCIAL FORUM: GLI IMPEGNI SULLA QUESTIONE KURDA (ASSUNTI DAI GRUPPI DI LAVORO E DALL'ASSEMBLEA NAZIONALE A FIRENZE) LA QUESTIONE POLITICA DELLA PACE E DELLA GUERRA La presenza degli esuli kurdi in tutte le ultime manifestazioni del movimento antiglobalizzazione in Italia, e la presenza di un rappresentante del PKK su invito della Rete No-Global al contro-vertice Nato a Napoli, hanno già dato il segno di un forte legame fra il movimento deglie sclusi della terra e il popolo negato per eccellenza. Oggi la guerra rischia di aggravare la situazione di non legittimazione della parte kurda, definita "terrorista" dalla Turchia nonostante non abbia mai fatto ricorso al terrorismo e da due anni abbia anche rinunciato unilateralmente alla lotta armata. In cambio dell'uso delle sue basi aeree, la Turchia ha chiesto ai partner Nato europei di perseguire come "terroristi" una lunga lista di dirigenti kurdi in esilio, fra cui proprio l 'ospite di Napoli, Riza Erdogan. All'interno, all'ombra della guerra continua la repressione. Il movimento può farsi promotore di quella "diplomazia dal basso" per la pace, che dall'alto non decolla. In concreto: invitare stabilmente i rappresentanti del pkk alle proprie assemblee e mobilitazioni, a partire da quella del 10 novembre a Roma; diffondere nei forum locali la petizione "pace in kurdistan, democrazia in turchia" per il riconoscimento delle organizzazioni kurde, lanciata da mina' , p. Zanotelli, conso e molti altri. L'AIUTO ALLE VITTIME DELLA REPRESSIONE E DEL CARCERE La recente amnistia ha liberato molti ma non i 12.000 prigionieri politici, fra i quali continua il tragico sciopero della fame. Anche l'abrogazione della pena di morte deliberata dal parlamento esclude i reati "contro lo Stato", cioè quelli per i quali Ocalan e molti altri attendono l'esecuzione. E i processi politici davanti ai tribunali speciali si moltiplicano. Questa situazione, insieme alla guerra, ha moltiplicato l'esodo. La Grecia stima che almeno 20.000 persone siano in questo momento in fuga dalla Turchia, ma è solo una ristretta avanguardia dei milioni di profughi interni. Per sostenere la resistenza umana delle famiglie dei prigionieri politici e dei profughi interni, il Comitato Kurdistan di Firenze, "Verso il Kurdistan" di Alessandria e l'associazione Azad propongono ai Social Forum di: fare propria e diffondere la campagna gia' avviata di "adozione a distanza" delle famiglie dei detenuti politici (organizzate nella Tuad-der) e di sostegno dell'associazione di profughi Goc-der, con quasi cento "adozioni" gia' attuate o in via di attuazione fra Alessandria, Firenze, Trieste e Roma, a 60.000 lire/mese; organizzare per Natale il viaggio a Istanbul e Diyarbakir di una delegazione, che incontri le associazioni citate e, attraverso loro, direttamente le vittime della detenzione e dell'esodo. LA PRESENZA DIRETTA: LA PRIMAVERA INIZIA A DIYARBAKIR! Va raccolto ed esteso l'impegno assunto dalla Rete No-Global di Napoli, nell 'assemblea di settembre scorso con Riza Erdogan: una grande delegazione, dell'ordine di centinaia di persone, che il prossimo 21 marzo, festa del Newroz (della primavera e della liberta'), partecipi alle manifestazioni di massa a Diyarbakir. LA TUTELA DEI PROFUGHI DI GUERRA All'interno dell'impegno generale contro il ddl segregazionista su immigrazione ed asilo, va lanciata una campagna specifica di tutela e garanzia dei profughi di guerra (afghani, kurdi, irakeni, kossovari e macedoni - specie Rom). Si propone che questa campagna sia intitolata alla memoria di MILLI GULLU, la giovane donna e madre kurda uccisa dal proibizionismo degli ingressi e dai trafficanti mafiosi nella stiva di una nave diretta a Crotone. Anche raccogliendo le indicazioni provenienti dal No-Border Social Forum di Gorizia, le proposte sono: una presenza diretta alle frontiere (anzitutto Gorizia, Trieste, Ancona, Bari e Brindisi) anche in forma di "interposizione umanitaria" per impedire che i profughi siano respinti in violazione del diritto d'asilo; la richiesta al governo di decretare la "protezione umanitaria" di chi provenga da aree di guerra e/o di persistente violazione dei diritti umani; la contestazione puntuale dei dinieghi di asilo e delle espulsioni (o peggio delle illegali deportazioni di massa, gia' cominciate ad es. verso la Turchia e lo Srilanka) da parte di una specifica rete di monitoraggio fra i Social Forum locali e altre associazioni nazionali e locali; la richiesta, nelle citta' a forte presenza di profughi, di specifici centri autogestiti di accoglienza, alloggio e cultura, insieme al rifiuto netto dell'estensione della detenzione amministrativa ai richiedenti asilo. ............................. Nello change the world before the world changes you www.peacelink.it/tematiche/latina/latina.htm
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