l'ennesima vergogna



Ricevo e  reinvio  questa lettera piena d'indignazione, in un momento in
cui stanno passando sotto silenzio operazioni scandalose

bb

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E' difficile, molto difficile, non vergognarsi di essere cittadini di
questo paese smemorato che si commuove a comando; applaude i feretri
dell'ultimo giudice ucciso dalla mafia e il giorno dopo dimentica.
Lascia sole le persone per cui vale la pena rimanere ancora in questo
paese.
Come i magistrati di Milano e di Palermo e i tanti che lavorano nell'ombra
con rigore e dedizione.
Mentre a Roma si scrive una delle pagine peggiori della nostra storia
patria: si cancellano, in un sol colpo, il falso in bilancio e le rogatorie
internazionali.
Nel fragoroso silenzio della maggioranza dell'opinione pubblica nazionale
in tutt'altre faccende affaccendata.
A tutto questo io, come privato cittadino, mi ribello con tutte le mie
forze e non taccio.
Intanto do' la mia disponibilità economica ad autotassarmi mensilmente per
garantire una protezione adeguata (una scorta privata?) ai giudici
Boccassini, Colombo, Greco....


Mattia Fontanella (Bologna-Italia)

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Palermo, tagliate le scorte
ai magistrati dell'antimafia


di FRANCESCO VIVIANO    

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 PALERMO - Dopo Milano anche a Palermo le scorte ai magistrati sono state
tagliate. Nella notte tra mercoledi e giovedi il Comitato provinciale per
l'ordine e la sicurezza di Palermo, ha deciso di ridurre uomini e mezzi
così come previsto dalla recente circolare ministeriale. Ed è scoppiata la
polemica. Soltanto il procuratore di Palermo, Pietro Grasso, manterrà la
scorta. Tutti gli altri, procuratori aggiunti compresi, avranno sempre a
disposizione un'auto blindata ma senza altre macchine di scorta. Scortato e
scorta (tre uomini: un autista e due agenti o carabinieri armati)
viaggeranno assieme su una sola auto.

La decisione ha messo in allarme i magistrati della direzione distrettuale
antimafia che ieri pomeriggio hanno tenuto una lunga riunione convocata dal
procuratore Grasso che aveva partecipato alla seduta del Comitato
Provinciale per l'ordine e la sicurezza. Molti hanno criticato le nuove
disposizioni, qualcuno ha anche ventilato l'ipotesi di abbandonare le
inchieste scottanti e chiedere il trasferimento in altre procure più
tranquille. "Perché io e la mia famiglia dobbiamo rischiare la vita se lo
Stato non ci protegge?" dice un magistrato da anni impegnato in indagini
antimafia. Molti altri, prima di prendere una posizione, attendono di
sapere nei dettagli come sarà organizzato il nuovo sistema di protezione e
chiederanno l'intervento del Consiglio Superiore della Magistratura.

La riduzione delle scorte era prevista da tempo, già da qualche mese il
comitato per l'ordine e la sicurezza, aveva eliminato quelle che
"proteggevano" alcuni sacerdoti antimafia ed alcuni politici che a vario
titolo avevano denunciato minacce e che non sono però ritenuti "obiettivi a
rischio". Anche la vigilanza fissa davanti alle abitazioni di molti
magistrati era stata abolita mentre era rimasta invariata la scorta a
giudici e magistrati non soltanto della Direzione Antimafia ma anche
dell'ufficio del Gip, del Tribunale e delle corti d'assise. Ma adesso,
anche se i nuovi provvedimenti saranno adottati tra qualche giorno, non
appena il nuovo piano sarà ratificato dal ministero dell'Interno, le cose
sono cambiate.

Il prefetto Renato Profili ed il questore Francesco Cirillo avevano
previsto le reazioni dei magistrati e sostengono che il sistema di
protezione non è stato abolito, anzi, in qualche caso, è stato rafforzato.
Per il presidente della Commissione del Csm sulla criminalità organizzata,
Gianni Di Cagno, ridurre le scorte ai magistrati palermitani significa dare
un messaggio chiarissimo: "Lo Stato non vuole proteggere i propri servitori
più esposti. Si tratta della logica conseguenza delle nuove direttive
impartite dal ministro dell'Interno, secondo le quali la scorta va
assicurata non ai magistrati oggettivamente esposti a rischio in
conseguenza delle funzioni esercitate, ma solo a chi sia stato
materialmente e recentemente minacciato. Eppure dovrebbe essere noto a
tutti che Cosa Nostra ha la memoria lunga, e comunque ha assassinato anche
magistrati che mai avevano ricevuto minacce preventive". Per questo il
consigliere parla di un "giorno nero per la Repubblica italiana".

A fianco dei magistrati palermitani anche il senatore Guido Calvi,
capogruppo Ds in commissione Giustizia: "La decisione del governo di
ridurre la scorta ai magistrati antimafia di Palermo è irresponsabile". 

(19 ottobre 2001) 

da http://www.repubblica.it/online/cronaca/scorte/tagli/tagli.html