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due bei articolo di dario fo e ciotti che fanno riflettere!
- Subject: due bei articolo di dario fo e ciotti che fanno riflettere!
- From: "Roberto Bianchetti" <roberto.bianchetti at inwind.it>
- Date: Sat, 29 Sep 2001 16:38:08 +0200
DAI UNA POSSIBILITA' ALLA PACE!!! di Dario Fo, Franca Rame e Jacopo Fo Quello che e' successo indurrebbe al panico, al silenzio, alla disperazione. Il mondo e' stato colpito da un ennesimo crudele massacro. Ma e' necessario, anche se doloroso, parlare. Cercare di capire. La prima osservazione che ci viene alla mente e' l'assurdo che esplode fuori dal televisore. Davanti a questo dramma il mondo si e' arrestato attonito. Ma non tutti. Le borse del mondo non si sono fermate neppure un secondo, hanno continuato a far soldi, a cercare utili selvaggi. Anzi hanno intensificato il ritmo. La gente ancora urlava appesa ai grattaceli in fiamme, prima che crollassero, e gia' i grandi broker gridavano nei loro cellulari:"Compra petrolio! Vendi tutto! Compra petrolio!" e mentre i titoli azionari perdevano il 10% in pochi minuti il petrolio saliva di 10 dollari al barile e i furbi facevano utili di miliardi di dollari. E mentre i presidenti di tutti i paesi europei si apprestavano a esprimere il loro cordoglio, i loro banchieri succhiavano decimali al dollaro e finalmente l'euro segnava un bel po' di punti a suo favore. Nessuno ha pensato di chiudere le borse per decenza e rispetto ai cadaveri ancora freschi. La belva feroce del capitalismo affondava felice i suoi denti nelle carni dei morti e fortune luminose si sono costruite in poche ore. E non c'e' da stupirsi. I grandi speculatori sguazzano in un'economia che uccide ogni anno decine di milioni di persone con la miseria, che volete che siano 20 mila morti a New York? Altra immagine agghiacciante: la gente per strada, nei quartieri palestinesi, dilaniati dalla guerra civile, che festeggiavano il massacro. Gente che ha un morto in ogni famiglia e che non riesce piu' a vedere l'assurdita' della morte, di qualsiasi morte. Il sistema della violenza, dello sfruttamento, del genocidio organizzato dei poveri cristi genera insensibilita' alla violenza. Genera la logica della vendetta. Quasi ogni giorno, da anni, gli aerei Usa bombardano l'Iraq, uccidendo donne e bambini, col pretesto di eliminare impianti radar. E le televisioni occidentali non si degnano neppure di riportare la notizia. Quella e' gente spazzatura, muoiono a migliaia per gli effetti dei proiettili all'uranio che hanno contaminato la loro terra, muoiono perche' mancano le medicine a causa dell'embargo, nel silenzio carico di disprezzo dei media occidentali. Le lacrime di oggi dei commentatori televisivi sono vergognose perche' seguono al silenzio decennale sui crimini dell'occidente cristiano. E' terribile ma e' cosi': la disperazione genera la follia della vendetta. Una vendetta che non serve a nulla, una vendetta che portera' altri massacri tra i diseredati del mondo. E attenzione: questo orrendo massacro di ieri, non e' stato realizzato schiacciando un bottone su un aereo che vola sicuro ad alta quota. Qui ci sono decine di persone che sono diventate talmente pazze da suicidarsi tutte assieme pur di colpire "i diavoli bianchi". Questa misura della disperazione dovrebbe fare riflettere. Questa giornata di terrore dovrebbe avere insegnato ai cultori della forza dell'uomo bianco che non esiste sicurezza e pace per nessuno in un mondo dove il massacro e la prevaricazione sono la legge. E' ormai un fatto. Le moderne tecnologie rendono talmente potenti gli individui che nessun sofisticato sistema di sicurezza puo' proteggere. Non e' piu' possibile, neppure per i nordamericani ricchi, credere di essere al sicuro. Non c'e' nessun posto dove si possa stare al sicuro. Il cane feroce della follia puo' azzannare chiunque ovunque. I telegiornali si stupiscono (idioti) che i super controlli Usa non abbiano impedito a 4 aerei di essere dirottati per essere usati come bombe gigantesche e colpire i luoghi piu' protetti del mondo. Non vogliono capire che le moderne tecnologie e l'affollamento incontrollabile delle citta', offrono decine di modi di fare massacri. Questi orrendi attentati hanno ridicolizzato le pretese di Bush di costruire uno scudo stellare. Oggi hanno usato aerei, ieri gas nervino in Giappone, bombole del gas a Mosca! Domani bastera' urlare:"C'e' una bomba!!!" in uno stadio per provocare una strage. Un paese moderno non puo' garantire la sicurezza senza strangolare completamente la "vita normale" dei cittadini. Non c'e' modo. Nessuno puo' tenere milioni di persone chiuse in casa. L'unica garanzia di sicurezza per il mondo ricco e' sanare le ferite sanguinanti della fame e del sopruso. Senno' si crea un humus sociale drammatico che non puo' che portare alla violenza piu' folle. Attenzione: non si puo' dire, in questo momento, chi abbia armato la mano dei kamikaze. Estremisti islamici? Estremisti di destra americani? Sionisti pazzi? Chi lo sa? L'attentato di Oklaoma, il piu' grande massacro terroristico avvenuto fino a ieri, fu imputato ai terroristi islamici e poi si scopri' essere opera di terroristi bianchi e fascisti che volevano provocare una reazione anti islamica. Si potrebbe anche scoprire che dietro al massacro di ieri ci siano tutte le fazioni terroristiche e tutti i servizi segreti, uniti nel comune intento di gettare la societa' civile nel caos... Una cosa e' certa: al di la' di chi siano gli esecutori materiali del massacro questa violenza e' figlia legittima della cultura della violenza, della fame e dello sfruttamento disumano. Questa violenza, queste morti, rendono immensamente felici coloro che hanno guadagnato milioni di dollari in poche ore speculando sul prezzo del petrolio, i mercanti di armi e i capi terroristi brindano ebbri di felicita' insieme ai generali e agli ammiragli, stanchi di questa pace strisciante che minaccia ogni giorno lo stato di guerra e i profitti fatti sulle mine antiuomo. Domani i caccia bombarderanno qualche villaggio sperduto uccidendo civili inermi con la scusa di fare giustizia dei colpevoli e le lobby delle iene spingeranno per dare dignita' alle spese militari. "Gli Stati Uniti devono rispondere immediatamente a questa aggressione!" Urlava un cretino della strada e le sue parole sono state rilanciate da migliaia di telegiornali in tutto il pianeta. "Rappresaglia!" Urla Bush, il boia del Texas. Colpiranno, faranno 10 morti con la pelle olivastra per ogni cadavere bianco. E qualcuno proporra' di reagire con manifestazioni di piazza e di nuovo la polizia fara' dei morti. Deve essere chiaro a tutti che questo e' un momento gravissimo. E' una nuova forma di guerra strisciante quella nella quale ci vogliono portare. Il partito della pace ha una sola possibilita': continuare caparbiamente a lavorare con gli strumenti della pace. Affermare con tutta la forza possibile che possiamo ed e' necessario togliere il nostro appoggio economico alle multinazionali della morte. Oggi piu' che mai la scelta individuale di milioni di persone e' l'unico strumento possibile, l'unica strategia vincente. Togliamo i nostri soldi dalle banche che finanziano la vendita delle i nostri soldi l'economia del dolore, smettiamo di comprare il carburante della Esso, i prodotti della Nestle', smettiamo di bere Coca Cola, di mangiare Mac Donald's, convertiamo le nostre auto a olio di colza e a gas, mettiamo i nostri risparmi sui fondi di investimento etico, abbandoniamo le assicurazioni colluse col sistema della morte, non compriamo auto da chi produce mine antiuomo, non compriamo scarpe da chi tiene in schiavitu' i bambini, non mangiamo i cibi della chimica, abbandoniamo i marchi della cultura del profitto a tutti i costi. In questi anni abbiamo lavorato con successo per dimostrare che e' possibile consociare i nostri consumi, risparmiare, avere prodotti migliori e, contemporaneamente, boicottare il mercato della morte rifiutandoci di portare i nostri soldi al loro mulino. Oggi queste scelte non sono piu' solamente giuste e convenienti, sono anche urgenti e irrimandabili. Ti chiediamo di fare un gesto, subito, ora. Non c'e' piu' tempo per pensarci sopra. La locomotiva del capitalismo selvaggio sta accellerando la sua velocita', punta con determinazione assoluta verso la guerra e la distruzione del pianeta. L'unica possibilita' e' tagliarle i rifornimenti di carburante. Subito. Il mondo e' governato dal denaro. I soldi sono l'unico argomento al quale i potenti siano sensibili. Dai una possibilita' alla pace. Subito. Inizia tu. Non aspettare che lo facciano gli altri. Ogni lira che togli ai signori del mondo e' un respiro che regali all'umanita'. Voti ogni volta che fai la spesa! Fonte: (c) Dario Fo & Franca Rame News - Il C@C@O della domenica, 13 Settembre 2001 ____________________________________________ LUIGI CIOTTI: UN MONDO SENZA ARMI E SENZA INGIUSTIZIA E' POSSIBILE Meglio la fine dell'ingiustizia che "giustizia infinita". Il riequilibrio tra nord e sud del mondo, invece di seminare bombe, odio e morte. Una nuova cultura, una nuova umanità che sappia risolvere i conflitti e lottare contro la miseria, l'ignoranza, le intolleranze. La vera e duratura garanzia di pace, stabilità e sicurezza è nella capacità delle nazioni del mondo, a partire da quelle che hanno più ricchezza e dunque più potere, di ritrovare unità, concerto nelle decisioni, coralità nella definizione delle priorità. Nazioni unite significava, e deve tornare pienamente a significare, questo. Certamente, e pur indirettamente, il progressivo svuotamento e delegittimazione di sedi internazionali quali l'Onu non ha contribuito a rendere più sicure e durature le relazioni di pace tra i popoli e gli equilibri geopolitici tra le aree. In questo stato di grave tensione e dopo i tragici lutti che hanno colpito la popolazione americana, occorre far sì che l'emozione non soffochi la ragione, che il dolore non accechi e zittisca la politica, che rimane lo strumento principe per governare le relazioni tra gli stati, dirimendone e prevenendone i conflitti. Prima che di "giustizia infinita" occorrerebbe forse parlare di fine dell'ingiustizia. Non è un gioco di parole: è la consapevolezza, fuori di ogni retorica o demagogia, che il rapporto tra Nord e Sud del mondo è contrassegnato storicamente da troppe disparità, ineguaglianze, povertà, logiche di sfruttamento, razzismo e neocolonialismo. Uno squilibrio pericoloso, rispetto al quale siamo spesso sordi e disattenti. Ragionarne non significa certo allentare lo sdegno per il criminale attentato dell'11 settembre o diminuire la solidarietà verso le vittime e le popolazioni colpite. All'opposto, significa ricercare una più efficace capacità di prevenire nuovi lutti e di battere le organizzazioni criminali e il fanatismo politico e religioso, sottraendo loro il consenso e contrastandone l'operatività. Queste ingiustizie, lo strangolamento economico di intere regioni e continenti attraverso il meccanismo "usurario" del debito, la morte per fame, per sete, per malattie evitabili, per desertificazione del territorio, per nuovo schiavismo, per aids, per privazione dei diritti umani, per intolleranze etnico-religiose, costituiscono nell'insieme una polveriera. Promuovere giustizia, neutralizzare la polveriera, ristabilire equilibrio geopolitico non può avvenire in forza delle armi, né con la logica della rappresaglia o con la licenza di uccidere. Una logica che può apparire legittimata dalla gravità inaudita degli avvenimenti, emotivamente condivisibile, ma politicamente assai rischiosa e del resto moralmente e culturalmente inaccettabile per quanti si riconoscono in Cristo e per chi creda nelle regole dello stato di diritto. Nella guerra non c'è mai vero sollievo per le vittime, non c'è riparazione per i torti subiti, non c'è promozione di giustizia: c'è solo la certezza di incrementare la spirale dell'odio. La giustizia non si conquista sulla punta delle baionette, neppure quando si hanno tutte le ragioni dalla propria parte o quando, come nel criminale attacco dell'11 settembre a New York e a Washington, migliaia di persone vengono uccise senza pietà e senza giustificazione alcuna. Non è certo con nuove leggi repressive ed emarginanti contro gli immigrati, come sembra farsi strada negli Usa, che si ferma la mano e l'odio del fanatismo etnico o religioso. Anzi. Non è con l'aumento delle spese militari, con le finanziarie e l'economia di guerra, che si stabilizzano e rendono sicure certe aree geografiche o le nostre stesse città. Certo, la giustizia e la sicurezza non si ottengono neppure con la rassegnazione o subendo passivamente la violenza e il terrorismo. Questo deve essere chiaro e ribadito. Ma, al di là e dopo l'emozione che ci ha tutti colpito per la tragedia negli Usa, e senza fare venire meno la massima solidarietà per la popolazione colpita, la necessità vitale e lungimirante è quella di una nuova logica politica, di una alleanza internazionale non solo contro il terrorismo, ma per una nuova cultura nel rapporto tra i popoli, le religioni, i paesi e i loro governi, che non metta sempre al primo posto la logica del profitto e la legge del più forte (militarmente ed economicamente), ma quella della tolleranza e del rispetto reciproco, della convivenza e dello sviluppo comune. Quando la parola passa alle armi, quali che siano le ragioni e gli avvenimenti che determinano questa scelta, si tratta sempre di uno scontro tra inciviltà. Invece, questo nostro mondo lacerato e insanguinato ha bisogno di riscoprire una nuova umanità, un modo nuovo, radicalmente diverso, radicalmente più giusto, non distruttivo, per affrontare e risolvere i conflitti. Un modo radicalmente e rigorosamente nonviolento. Un'utopia? Può sembrarlo, ma forse diventa credibile e praticabile se osserviamo quanto l'opzione militare e la politica (e l'economia) che preferiscono la risposta delle armi non hanno mai prodotto stabilità, sicurezza e progresso. Al contrario, hanno sempre rinnovato, esteso e moltiplicato i conflitti e le vittime, specie civili. Allora - è il mio auspicio e impegno - paradossalmente la terribile strage dell'11 settembre potrebbe innescare un soprassalto di lucidità nei governi e nella coscienza collettiva, nella società civile globale, per interrompere finalmente la spirale dell'odio e del terrore. Iniziando a metterne in discussione i presupposti e sottraendosi al copione già scritto della rappresaglia. Un copione di morte, sicuramente previsto e fortemente voluto dagli occulti registi dell'11 settembre. Non facciamo il loro gioco, vi prego." Fonte: Il Manifesto, 22/09/01 - http://www.ilmanifesto.it
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