Un ponte per...: E' ancora valido il ripudio costituzionale della guerra?



Comunicato del Comitato Nazionale dell'Associazione UN PONTE PER...

Condanniamo gli attentati al Pentagono e al WTC di New York in maniera
totale e senza distinguo o esitazioni.
Ma la loro mostruosità, con il loro carico di vite innocenti spezzate, non
può e non deve far perdere la lucidità e la coscienza delle conseguenze
degli atti che se ne fanno conseguire.

La decisione di considerare gli attentati alle Torri di New York ed al
Pentagono come Atti di Guerra e la conseguente decisione della NATO di
attivare le previsioni dell'articolo 5 del trattato, con il coinvolgimento
automatico in azioni di guerra di tutti i paesi aderenti è foriera di
pericolosi e imprevedibili sviluppi, e richiede una DECISA OPPOSIZIONE nel
nome della sicurezza, della giustizia e  della pace internazionale.

Si parla con leggerezza di guerra, di rappresaglia, di ritorsione,
addirittura di "scontro di civiltà".
Dove si vuole arrivare?
E' ancora valido il ripudio costituzionale della guerra?

Come la lunga scia di soprusi e illegalità di cui il Governo USA è
responsabile, non da ultimo per la morte di oltre un milione di morti da
embargo in IRAQ, non può in nessun modo giustificare gli attentati dell'11
settembre, allo stesso modo questi non autorizzano azioni di giustizia
sommaria e meno che mai di guerra.

Una azione internazionale efficace contro il terrorismo deve svolgersi sul
terreno della giustizia.
E non basterà la individuazione delle responsabilità e le conseguenti
sanzioni.
Occorre molto di più.

E' doloroso vedere come popolazioni che hanno sopportato milioni di lutti e
decenni di oppressione possano festeggiare altre vittime innocenti, ma
questo, e non altro, è il prodotto di una politica insieme arrogante e
miope che i paesi più industrializzati, ed in particolare gli USA, hanno
seguito dopo la decolonizzazione.

Solo la riparazione dei torti può cambiare questo stato di cose.

L'umanità è di fronte ad un bivio, e non da oggi.
L'occupazione militare della PALESTINA, i bombardamenti sui civili in
JUGOSLAVIA, l'embargo all'IRAQ, di cui in questi giorni più spesso si
parla, sono solo alcune delle ingiustizie esistenti.

Vi sono miliardi di persone che reclamano il diritto alla terra, alla vita,
ad essere considerati persone e non solo lavoratori a basso costo o voraci
consumatori nel ciclo della economia globalizzata.

L'enorme e crescente divario di opportunità di vita che ormai separa chi
vive nel nord e nel sud del mondo, oltre ad essere di intollerabile
ingiustizia, è elemento fondamentale di instabilità, crogiuolo di violenza
e di insicurezza.

Non vorremmo che sotto l'onda dell'emozione si imbocchi la strada senza
uscita della difesa militare dell'ordine mondiale esistente, invece che
della cooperazione, del riequilibrio e della riparazione dei torti. Le
prossime generazioni non lo perdonerebbero.

Contro il Terrorismo e la Guerra,
un altro mondo è possibile.