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La nonviolenza e' in cammino. 239
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 239
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 25 Sep 2001 09:31:54 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 239 del 25 settembre 2001 Sommario di questo numero: 1. Una lettera di Luisa Morgantini 2. Giobbe Santabarbara, come fare di Palermo Hiroshima 3. L'appello dei missionari comboniani 4. Diana Dimonte, le Botteghe del Mondo 5. Dal mondo della cultura e dell'impegno civile nuove adesioni alla proposta di legge per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza 6. Antonio Mazzei: le polizie degli altri: alcuni profili istituzionali e comparativi (parte seconda e conclusiva) 7. Letture: AA. VV., Enciclopedia dell'economia (Garzantina) 8. Letture: Enver Bardulla, Pedagogia, ambiente, societa' sostenibile 9. Letture: Enrico Comba, Introduzione a Levi-Strauss 10. Notizia biobibliografica di Roberto Tecchio 11. Per studiare la globalizzazione: dalla "Rosa Bianca" a Rosa Rossi 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. INIZIATIVE. UNA LETTERA DI LUISA MORGANTINI [Luisa Morgantini e' impegnata nell'esperienza delle "donne in nero" ed in molte iniziative di pace; e' parlamentare europea. Per contatti: lmorgantini at europarl.eu.int] Ciao a tutte, siamo in attesa, ma non passive. Iniziative ovunque, contro la guerra, per stringersi insieme, per cambiare una cultura e un sistema che portano distruzione, morte, poverta'. Intanto una cosa straordinaria: Cristina Cattafesta delle Donne in Nero di Milano si trova in Pakistan, insieme a Giuliana Sgrena, nostra amica che e' venuta con noi Donne in Nero e non solo in Palestina, appena tornano ci racconteranno tutto. Cristina ha una esperienza e una passione di lungo tempo con le donne afghane in Pakistan anche per l'impegno che ha avuto con Emergency, l'ong che da lungo tempo lavora in Afghanistan. Come vi avevo gia' comunicato, avevamo deciso di fare una delegazione, che avrebbe dovuto farsi verso la fine di novembre, per incontrarci con le nostre amiche che da lungo tempo insistevano per una nostra presenza nei loro luoghi. L'Hawca, ma anche il Rawa, ci avevano chiesto una delegazione di un massimo di dieci persone. Obbligatoria la rappresentanza delle Donne in Nero di Roma che a partire dall'ultima marcia Perugia-Assisi, quando abbiamo conosciuto Orzala, si sono impegnate con straordinaria creativita' sulla condizione delle donne afghane con innumerevoli iniziative, Micaela Serino ha addirittura dedicato una sua mostra, lo stesso per le Donne in Nero di Torino che hanno presentato un progetto alla Regione e poi altre rappresentanze di gruppi che hanno lavorato sui progetti e naturalmente le Donne in Nero di Milano con Cristina ed Edoardo, uomo in nero. Adesso da Cristina Cattafesta e dalle donne dell'Hawca e del Rawa, con le quali in questi giorni sono in costante contatto telefonico, ci viene la richiesta di accelerare i tempi della partenza e di fare al piu' presto una delegazione di pace in Pakistan. Parlandone oggi abbiamo convenuto che un primo gruppo potrebbe partire il 15 ottobre con rientro il 21 ottobre. Le donne Rawa e Hawca faranno un appello affinche' vi sia una partecipazione internazionale, scriveranno quindi ai loro comitato di sostegno in Europa e negli Stati Uniti. Marinella Correggia aveva proposto a Cristina prima di partire di fare delegazioni in Afghanistan a protezione della popolazione in caso di attacco Usa. Nelle discussioni fatte in loco da Cristina e Giuliana in contatto con me, si e' convenuto che non sia possibile pensare ad una presenza in Afghanistan, ma che sarebbe stata di straordinaria importanza fare una prima missione internazionale per la pace (senza molta creativita' abbiamo pensato di chiamarla cosi, se pero' aveva altre idee scrivetemelo). Cristina Cattafesta tornera' il 30 settembre e si occupera' dell'organizzazione della delegazione. Quando tornera' avra' con se' anche i preventivi di spesa e il programma. La missione non dovrebbe essere molto ampia per questioni logistiche, 20 persone. Cristina proponeva di aprirla anche ad uomini che si sono gia' occupati della solidarieta' con le donne afghane, in modo particolare pensava ai gruppi di sostegno spagnoli o americani, ma anche italiani. Io cerchero' di coinvolgere qualche parlamentare europea e italiana, ma per le parlamentari italiane potrebbero occuparsene le Donne in Nero di Roma, se naturalmente sono d'accordo, ovviamente se le Donne in Nero di altri luoghi trovassero qualche loro parlamentare non sarebbe male. Intanto Stefania Cherchi sta preparando il testo per lanciare la Missione Internazionale di Pace. Se davvero non potessimo essere piu' di 20, darei priorita' di partecipazione alle Donne in Nero e alle amiche che in questi anni hanno percorso e attraversato con noi strade e confini dei conflitti. Potremo poi vedere sulla base dei risultati di continuare e rinnovare le nostre missioni. La situazione non sara' delle piu' facili, penso quindi che la delegazione non potra' essere aperta a chi ne fa richiesta, dovranno essere persone che conosciamo e che abbiano molto equilibrio (non escludetemi subito sostenendo che non possiedo nessun equilibrio). Alcune delle donne di Hawca e Rawa avrebbero dovuto venire in Italia per iniziative e anche per partecipare alla marcia Perugia-Assisi e alla nostra riunone del 13, ma per ora sono impossibilitate a muoversi, da quello che diceva Cristina, non si danno biglietti aerei agli afghani. Vediamo se la situazione potra' cambiare. Insomma, on the road again, fatemi subito sapere le vostre opinioni, proposte, disponibilita'. Un grande abbraccio, Luisa Morgantini 2. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: COME FARE DI PALERMO HIROSHIMA Che il Ministro della Difesa della piu' grande potenza del mondo dichiari che non esclude l'uso di armi nucleari nella ricerca e per la cattura dei presunti mandanti degli abominevoli attentati terroristici dell'11 settembre, equivale a sostenere che per assicurare alla giustizia Toto' Riina sarebbe stato ragionevole fare di Palermo Hiroshima. Non so se quel ministro ha smentito quella dichiarazione, o se era in stato di ebbrezza quando la faceva. Ma quel che e' certo e' che ancora una volta l'umanita' e' minacciata dall'apocalisse nucleare per la flagrante irresponsabilita' di persone investite di incarichi pubblici nell'esercizio dei quali occorrerebbe la saggezza di Virginia Woolf. 3. RIFLESSIONE. L'APPELLO DEI MISSIONARI COMBONIANI [Riceviamo e diffondiamo questo intervento dei Missionari Combonani della Provincia Italiana. Per contatti: gimpadova at tin.it] Se vuoi la pace, prepara la pace. I Missionari Comboniani si impegnano da sempre per la costruzione della pace, che ha come presupposto, secondo il Vangelo, la scelta preferenziale per i poveri e gli esclusi. Proprio ai confini e nelle periferie del mondo siamo testimoni di tante "guerre invisibili", che i media non hanno mai voluto far conoscere; purtroppo oggi cio' che non si vede non esiste. E' per questo che abbiamo promosso da tempo la campagna "Break the silence", perche' l'opinione pubblica conosca le proporzioni del dramma della guerra vissuta dai tanti impoveriti del mondo, comprenda le responsabilita' di un sistema di cui fa parte e assuma scelte concrete e radicali di giustizia e pace. In questi giorni il tragico evento degli Stati Uniti e' stato l'impatto violento: the silence is broken, ma solo perche' quell'angolo di mondo lo si sente piu' "nostro". E il silenzio rotto ora rischia di concedere definitivamente la parola alle armi, a una militarizzazione crescente, all'innalzamento di barriere difensive e escludenti, alla rassegnata relativizzazione dell'ONU come istanza di dialogo e decisione. Noi Missionari Comboniani ripudiamo la violenza come strumento di soluzione dei conflitti. Ci stringiamo con solidarieta' alle famiglie e al popolo degli Stati Uniti, innalziamo il nostro grido di dolore e invochiamo a gran voce la giustizia, quella vera: quella che ha orizzonti ben piu' ampi della vendetta e si prend e a carico realmente le sorti del mondo, nella diversita' e nel dialogo. Per questo chiediamo: - che lo Stato italiano e la societa' civile prendano le distanze dalla reazione militare che si sta organizzando; - che si riconosca con forza l'ambito dell'ONU (e che ad esso sia garantita l'autorita' necessaria) per la ridiscussione degli equilibri tra i popoli; - che la Chiesa, in tutta la sua struttura e ambiti di presenza, assuma con decisione e autorevolezza un ruolo di profezia per la pace, a servizio dell'umanita'; - che gli uomini e le donne di buona volonta' si impegnino nella diffusione capillare di una mentalita' di pace e nonviolenza, nonche' di una informazione critica e libera. Sottoscriviamo l'appello per la pace rivolto al Presidente della Repubblica Italiana e invitiamo ad aderirvi: "Signor Presidente della Repubblica, La supplico di agire perche' alla strage disumana compiuta negli Stati Uniti nessuno risponda con la vendetta militare. Proprio perche' quel crimine colpisce tutta l'umanita', deve essere un tribunale che rappresenta l'intera comunita' dei popoli umani a compiere le indagini ed emettere il giudizio con tutte le garanzie giuridiche. Ad un crimine, per quanto grande, non si risponde con la guerra. La guerra non sarebbe un giusto giudizio penale, nella luce della ragione, della morale e della legge, ma un nuovo crimine che spingerebbe ulteriormente il mondo nel buio mortale dell'odio e della distruzione. In nome della vita e della civilta', nell'ora del massimo pericolo, La supplico di scongiurare la guerra con l'impegnativa autorita' che Le da' la nostra Costituzione pacifica. Se l'Italia sara' in guerra, io non ci saro'". 4. ESPERIENZE. DIANA DIMONTE: LE BOTTEGHE DEL MONDO [Diana Dimonte e' impegnata nell'associazione Mani Unite che gestisce la bottega del commercio equo e solidale a Viterbo, e tiene una rubrica settimanale su questo notiziario. Per contatti: diana.dimonte at tin.it] "L'unione fa la forza": si'. L'ultima volta ci siamo fermati a riflettere su chi sono i produttori del circuito del Commercio Equo e Solidale, oggi guarderemo l'altra faccia della medaglia, perche' c'e' chi produce e c'e' chi consuma, acquistando i prodotti in luoghi un po' particolari: le Botteghe del Mondo, veri e propri laboratori di ricerca, luoghi di solidarieta' e di cooperazione. Non negozi, botteghe con la "B" maiuscola, luoghi e spazi di vendita di prodotti alimentari e artigianato tipico, merci che non sono oggetti seriali, frutto di processi industriali, piuttosto manufatti che non portano dentro i meccanismi del lavoro sfruttato. Nelle Botteghe del Mondo, prodotti, idee, culture sono quelle di tutti: dei produttori del Sud, degli operatori di commercio equo e dei consumatori del Nord. Le Botteghe del Mondo esistono in tutto il mondo, in Europa sono piu' di 3000, hanno nomi diversi, Les Magasins du Monde, die Weltladen, World Shops, Las Tiendas de la solidaridad. Le Botteghe del Mondo vivono della passione, dell'entusiasmo, dell'iniziativa di oltre 3000 volontari in tutta Italia. Sono piccole, grandi vetrine sul mondo. Botteghe anche come dimensione sociale, luoghi d'incontro e di scambio non solo economico, ma di idee e parole. Luoghi di promozione, di iniziativa, di cultura "altra", di finanza etica, di "immersione" nei climi, nelle storie, e nelle tradizioni dei paesi del Sud del mondo. Insomma provate a curiosare! Per bere un caffe' equo in compagnia, incontrare una donna indiana che vi racconta come si tesse la seta e cosa significa essere harijan - "senza casta" - nel suo paese, per ascoltare la musica di uno strumento come lo si suona in Camerun, per saperne di piu' sulla "battaglia del cacao", per scovare un libro di ricette andine e stupire i vostri invitati con crocchette alla quinoa, per una lista di nozze lunga quanto il mondo, per stare dalla parte dei bambini, per abbonarvi a una rivista fuori dal comune, per regalare dignita' e solidarieta' ad ogni compleanno, per scoprire che anche la finanza puo' essere etica, per diventare protagonisti di una avventura: il commercio equo. Provate a curiosare anche nella vostra citta' e forse troverete una bottega in cui potete andare. Su www.altromercato.it puoi trovare tutta la lista delle botteghe in tutta Italia, ma, mentre navighi in internet prova anche a vedere www.maniunite.it e mandaci consigli e commenti per il sito della bottega di Viterbo. 5. INIZIATIVE. DAL MONDO DELLA CULTURA E DELL'IMPEGNO CIVILE NUOVE ADESIONI ALLA PROPOSTA DI LEGGE PER LA FORMAZIONE DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA NONVIOLENZA Quotidianamente dal mondo della cultura e dell'impegno civile si aggiungono nuove adesioni alla proposta di legge per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza. Tra le piu' recenti segnaliamo quelle di Giacomo Alessandroni (impegnato nel movimento degli "Scienziati e scienziate contro la guerra"); di Angela Dogliotti Marasso (impegnata nei movimenti nonviolenti e nell'educazione alla pace); di Paolo Guidoni (docente di fisica all'Universita' Federico II di Napoli); di Sandro Provvisionato (prestigioso giornalista e saggista, direttore di "Misteri d'Italia"); di Umberto Santino (che dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, ed e' da decenni uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici, e uno dei massimi studiosi di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'); Gianni Zampieri (impegnato in molte iniziative di pace e di solidarieta'). Tra i parlamentari hanno espresso attenzione e disponibilita' il vicepresidente del Parlamento Europeo Renzo Imbeni, i senatori Achille Occhetto, Natale Ripamonti, Francesco Martone, Anna Donati, Nedo Canetti; i deputati Fulvia Bandoli, Marida Bolognesi, Paolo Cento, Elettra Deiana, Titti De Simone, Marcella Lucidi, Giorgio Panattoni, Giuliano Pisapia, Aldo Preda, Piero Ruzzante, Vincenzo Siniscalchi, Giovanni Russo Spena, Tiziana Valpiana, Luciano Violante; i parlamentari europei Giuseppe Di Lello, Claudio Fava, Luisa Morgantini, Giovanni Pittella (oltre al gia' citato Renzo Imbeni). Il testo della proposta di legge ed un'ampia documentazione possono essere richiesti alla nostra redazione. 6. DOCUMENTAZIONE. ANTONIO MAZZEI: LE POLIZIE DEGLI ALTRI: PROFILI ISTITUZIONALI E COMPARATIVI (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA) [Ringraziamo Antonio Mazzei per averci inviato questo studio che costituisce la relazione tenuta lo scorso 9 settembre in occasione di una giornata di studio della segreteria regionale del SAP del Veneto. Antonio Mazzei e' esperto di istituzioni militari e di polizia. Pubblichiamo qui la parte seconda e conclusiva; la prima parte abbiamo pubblicato nel n. 234 del notiziario. Per contatti: a.mazzei at libero.it] Passiamo, da ultimo, al modello PF, caratteristico delle restanti Nazioni dell'Unione europea, compresa l'Italia. Nel nostro Paese, il sistema poliziesco e' articolato in tre livelli. Al primo troviamo le forze di polizia individuate dall'art. 16 della legge 121/1981 (Polizia di Stato, Arma dei carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo di Polizia Penitenziaria e Corpo Forestale dello Stato, per un totale di 321.824 fra uomini e donne). Al secondo livello si pongono altri due organi statali: il Corpo delle Capitanerie di porto, forza armata con compiti di polizia marittima, ed il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, struttura civile con compiti tecnici attinenti alle calamita' di ogni tipo (24.873 unita' complessive). Al terzo ed ultimo livello si trovano i corpi di polizia locale (vigili urbani, guardie venatorie, guardie campestri, etc.), i cui appartenenti (60.220 unita' civili) svolgono funzioni circoscritte all'ambito territoriale d'appartenenza e limitate all'orario di servizio. Le forze di polizia individuate dall'art. 16 della legge 121/1981 espletano compiti generali di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica; in tale ambito, la legge di riforma della Pubblica Sicurezza ha riconosciuto alla Polizia di Stato la primogenitura funzionale tra gli organi di polizia in virtu' del suo essere solo ed esclusivamente una forza di polizia. Tale posizione di supremazia non e' stata intaccata dalla legge 78 che il 31 marzo 2000 ha elevato l'Arma dei Carabinieri al rango di forza armata autonoma (la quinta, dopo Esercito, Marina, Aeronautica e Guardia di Finanza). Se il modello italiano e' misto, nel senso che parte degli organi che lo compongono sono militari (Arma dei carabinieri, Guardia di finanza, Capitanerie di porto), quello belga e', dal primo gennaio 1992, completamente civile. Il primo gennaio, infatti, e' entrata in vigore la legge 18 luglio 1991 che ha smilitarizzato la Gendarmeria, passata cosi' dalle dipendenze del ministero della Difesa a quelle del dicastero dell'Interno. L'attuale modello PF belga si compone pertanto di due forze nazionali (la Gendarmeria e la Polizia giudiziaria), 589 Polizie comunali e 60 polizie specializzate, per un totale di 651 corpi civili e 34.935 operatori di polizia. Il coordinamento di tale coacervo di strutture e' attuato dal ministro dell'Interno attraverso la Police Generale du Royame, un organo di consulenza tecnico-giuridica composto da 49 funzionari ed impiegati dell'Amministrazione civile del dicastero. Quest'organo vanta una competenza attiva di coordinamento nel settore logistico ed in quello ispettivo nei confronti della Gendarmeria e delle 589 Polizie comunali; inoltre, in stretta collaborazione con il Commissariat Generale de la Police Judiciaire, provvede ad evitare sovrapposizioni e dispersioni degli sforzi tra la Gendarmeria e la Polizia giudiziaria. Un modello simile a quello belga si ritrova in Olanda, dove, dopo la legge 54/1993, la responsabilita' generale dell'ordine e della sicurezza pubblica e' divisa tra la Polizia di Stato (14.235 unita'), presente in tutte le citta' con popolazione inferiore ai 25.000 abitanti, le 148 Polizie municipali (25.480 fra uomini e donne) operanti nel resto del Paese, e la Gendarmeria reale (4.652 militari), forza armata autonoma cui sono attribuiti compiti di supporto alla Polizia di Stato ed alle Polizie municipali nel settore dell'ordine pubblico e di assistenza al mantenimento della legalita' nelle Antille olandesi. Alla Gendarmeria sono inoltre attribuite funzioni esclusive quali la protezione della famiglia reale e del Primo ministro, la tutela delle frontiere e delle sedi diplomatiche all'estero e, infine, funzioni di polizia militare. La Gendarmeria dipende dal ministro della Difesa per i compiti militari e dai dicasteri della Giustizia, degli Esteri e dell'Interno per le restanti funzioni istituzionali. La Polizia di Stato, invece, dipende dal ministero della Giustizia, mentre le 148 Polizie municipali, costituendo parte integrante delle rispettive amministrazioni comunali, dipendono direttamente dai rispettivi borgomastri. A tale ultimo proposito c'e' pero' da rilevare come il ministro dell'Interno abbia delle specifiche attribuzioni in materia di organizzazione di queste 148 forze, provvedendo inoltre, attraverso una serie di specifici comitati e servizi interforze, al coordinamento di tutti i corpi, sempre comunque di concerto con i colleghi della Giustizia, della Difesa e delle Finanze (quest'ultimo con riferimento ai 1.239 uomini dell'AID e del FIOD, due strutture con compiti di polizia doganale ittica e di polizia tributaria). Sull'esempio del modello olandese, il Portogallo vede la compresenza di apparati civili e militari operanti a tre distinti livelli. Al primo troviamo la Policia de Seguranca Publica, organismo civile di 20.265 unita' dipendenti dal ministero dell'Interno e dislocati nelle citta' con piu' di 10.000 abitanti, oltre che nei territori d'oltremare, e la Guardia Nacional Republicana, forza armata autonoma composta da 14.275 militari facenti capo al ministero della Difesa e presenti in tutte le zone del territorio lusitano. Al secondo livello si pone la Policia Judicial, 3.570 civili cui sono demandate solo le indagini piu' complesse nel campo dell'investigazione dei reati. Il corpo dipende dal ministero della Giustizia. Al terzo ed ultimo livello operano tre corpi civili di polizia: la Guardia Fiscal e la Policia Marittima, dipendenti dal ministero delle Finanze, e la Policia de Investigaciones Comerciales, dipendente dal dicastero del Commercio. Si tratta di tre organi composti, complessivamente, da 9.812 unita' specializzate nel campo delle frodi tributarie, valutarie, commerciali e doganali. Il coordinamento tra le diverse strutture, ferme restando le prerogative degli organi titolari delle funzioni di sovraordinazione gerarchica, e' devoluto al ministro dell'Interno che lo esercita, a livello locale, tramite i governatori civili. Gli ultimi due modelli PF vedono la presenza di forze di polizia esclusivamente civili. Quelle della Gran Bretagna sono 52, ed operano in Inghilterra e Galles (43 corpi e 123.550 uomini), in Scozia (8 corpi e 13.467 unita') ed in Irlanda del Nord, dove la RUC (Royal Ulster Constabulary) e' l'unica forza del Regno Unito a prevedere l'armamento individuale per tutti i suoi 8.235 appartenenti. Il modello britannico e' dunque sostanzialmente decentrato, essendo le strutture nazionali sostanzialmente 4: il FIU ed il National Identification Bureau di Scotland Yard, il National Criminal Intelligence ed il National Drugs Intelligence Unit, un'unita' interforze impegnata nella lotta al narcotraffico. In tale compito, quest'ultima struttura si avvale della collaborazione della Polizia doganale (H. M. Customs and Excise), che e' una delle 12 polizie specializzate presenti nel Regno. Tali forze, pur dipendendo dai rispettivi ministeri, mantengono rapporti di stretta collaborazione con i ministeri dell'Interno anglo-gallese, scozzese ed irlandese, che sono i soggetti titolari del mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica nelle rispettive zone. Un analogo sistema decentrato di polizia si riscontra in Germania, il Paese che ha assorbito, oltre che il territorio dell'ex DDR, pure il suo sistema poliziesco, sistema accentrato e basato sostanzialmente su un modello Mfe. Tale modello e' stato inglobato in quello PF della Germania occidentale, cosicche' l'attuale sistema vede 5 Polizie federali, 16 Polizie dei Lander e 17 Polizie municipali, per un totale di 252.234 fra uomini e donne. Il mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica viene dunque assolto da apparati dei Lander e del Bund. E' comunque assicurata una stretta cooperazione interforze attraverso il regolare svolgimento di conferenze dei ministri dell'Interno dei Lander, alle quali partecipa anche il ministro federale dell'Interno. Da quest'ultimo dipendono le due piu' importanti Polizie federali: la Polizia confinaria (Bundesgrenzschutz - BGS), 28.156 uomini con il principale compito di difendere le frontiere della Repubblica, ed il Bundeskriminalamt (BKA), organismo di polizia giudiziaria ed investigativa con sede a Wiesbaden. * Lineamenti comparativi Da quanto precede, si possono fornire alcuni dati numerici e delle indicazioni generali sui modelli polizieschi esistenti. Da un punto di vista quantitativo, se si considera che anche il modello Mfe prevede piu' di una forza di polizia (sempre tenendo presente quanto detto in precedenza a riguardo), si puo' affermare che il 71% degli Stati europei e non, ha ritenuto, per ragioni di opportunita' politica e di funzionalita' del sistema, di non concentrare i poteri derivanti dall'esercizio delle funzioni di polizia in un solo organismo. Il modello Mfa e' tipico soprattutto dei Paesi dell'Europa settentrionale (come la Danimarca, l'Islanda, la Norvegia, la Svezia) e di qualche Nazione asiatica (la Giordania) od africana (il Gambia). Fra i vari modelli e le diverse forme di stato non vi e' un'esatta corrispondenza. Cosi', per fare un esempio, il modello PF si trova tanto in uno stato unitario come l'Italia, quanto in uno federale come gli Stati Uniti. Il modello PF e' comunque caratteristico degli stati federali, cioe' di ordinamenti che comportano un ampio decentramento politico. Ad un ampio decentramento politico non corrisponde, nella maggior parte dei casi, un altrettanto ampio coordinamento degli apparati preposti alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. Si tratta di un problema comune a tutti gli Stati (come detto, il 71% di quelli europei ed extra-europei) che vantano piu' forze dell'ordine, compresi quelli considerati maggiormente efficienti. Nel 1989, ad esempio, tre rapinatori presero in ostaggio un autobus con 35 persone a bordo e scorrazzarono per mezza Germania Ovest finche' non furono catturati a Bonn. Il tragico bilancio dell'operazione (due ostaggi morti, fra cui pure il quindicenne italiano Emanuele De Giorni) mise clamorosamente in luce la mancanza di coordinamento fra il SEK (Sonder Einsatz Kommando, il reparto speciale della polizia della Renania-Westfalia, la polizia di Bonn e gli uomini del GSG9, l'unita' speciale per interventi ad alto rischio dipendente dal BKA). Sempre in Germania, il 4 luglio 1993 si era dimesso il ministro federale dell'Interno Rudolf Seiters, il quale si era cosi' assunto la responsabilita' politica per "gli errori ed i difetti di coordinamento" delle forze dell'ordine nella vicenda che aveva portato all'uccisione di Wolfgang Grams, militante della Raf. Una situazione non dissimile si ritrova negli Stati Uniti dove, per fare solo un esempio, il 10 marzo 1987, durante la caccia ad un'automobile rubata, due elicotteri - uno della polizia di Newport Beach e l'altro della polizia di Costa Mesa - si scontrarono in volo 7 secondi prima di passarsi le consegne di inseguimento da una giurisdizione all'altra, in un guazzabuglio di competenze e di apparati dove la concorrenza tra l'ASD (la divisione d'appoggio aereo della polizia di Los Angeles), la sezione aerea dell'ufficio dello sceriffo di contea e quella della polizia stradale dello stato della California era (e, a quanto pare, e' ancora) all'ordine del giorno. Risultato: una palla di fuoco, tre morti, due feriti gravi e l'autista dell'auto rubata arrestato cinque ore piu' tardi. Un'altra caratteristica del modello PF e' la presenza di autonomi corpi di polizia giudiziaria (un argomento, questo, di estrema attualita' pure in Italia, dove lo scorso 3 agosto la giunta ligure dell'Associazione Nazionale Magistrati, dopo i fatti del G8, in un comunicato ha denunciato "il problema mai risolto della costituzione di una struttura di polizia giudiziaria autonoma, non solo sotto l'aspetto funzionale ma anche amministrativo, rispetto a tutti gli altri corpi di polizia"). C'e' subito da sottolineare come, con la locuzione corpo autonomo di polizia giudiziaria, ci si riferisca ad un organismo che, alle dipendenze del dicastero della Giustizia, espleta esclusivi compiti investigativi nel campo della repressione dei reati. Pertanto, sono corpi autonomi di polizia giudiziaria la belga Police Judiciaire pres du Parquet e la portoghese Policia Judicial, mentre non lo sono l'FBI e la peruviana Policia de Investigaciones (quest'ultima, fra l'altro, dipendente dal ministero dell'Interno), che operano anche come servizi segreti. La presenza di tali corpi, comunque, discende pure dalla struttura, dalle garanzie e dai poteri del pubblico ministero, cioe' di quel magistrato che e' - o dovrebbe essere - il capo effettivo della polizia giudiziaria. In diversi Paesi, infatti, non si tratta di un magistrato, ma di un funzionario dell'amministrazione (come per esempio in Danimarca); in altri e' un avvocato dello Stato (Inghilterra); in altri ancora, pur essendo un magistrato, dipende direttamente (Francia) o indirettamente (Germania) dal ministro della Giustizia. Nel cantone di Basilea, poi, la Kriminalpolizei, dipende direttamente dal pubblico ministero. In pratica, la presenza di autonomi corpi di p. g. si ritrova in quei sistemi penali che pongono l'esercizio di alcuni aspetti della funzione giurisdizionale sotto il controllo di organi politicamente responsabili. Da ultimo, c'e' da rilevare come, soprattutto nei modelli Bfa, Bfe e PF, si ritrovino strutture militari che svolgono funzioni piu' o meno ampie di polizia. Si calcola che almeno il 32% degli stati mondiali dispongano di almeno una forza dell'ordine a statuto militare. Il modello adottato e' quello della Gendarmerie francese, forza armata autonoma su cui sono basate la nostra Arma dei carabinieri, la Guardia civil spagnola, la Guardia Nacional Republicana portoghese, la Koninklijke Marechaussee olandese, la Policia nacional colombiana, i Carabineros cileni, la Jandarma turca. Come per la presenza o meno di autonomi corpi di polizia giudiziaria, anche per le forze militari di polizia esistono differenze dipendenti dalla forma di stato, dalla forma di governo, dal sistema penale e di difesa della sovranita' esterna adottati. Cosi', per fare un esempio di carattere "apicale", al vertice delle Gendarmerie francese ed argentina siede, quale direttore generale, un alto funzionario civile (di solito un magistrato), mentre direttore generale della Guardia civil spagnola e' un politico nominato dal Re su proposta del ministro dell'Interno di concerto con il collega della Difesa e previo parere del Consiglio dei ministri. Comandante generale della Guardia Nacional Republicana portoghese, della Marechaussee olandese e della Jandarma turca e' invece un maggior generale dell'Esercito, al contrario di quanto avviene in Cile dove il direttore generale dei Carabineros viene nominato dal Presidente della Repubblica tra i cinque generali del corpo con maggior anzianita' nel grado. Il direttore generale dura in carica 4 anni non rinnovabili e per tutto questo periodo il Presidente della Repubblica non puo' sollevarlo dall'incarico se non in casi eccezionali e previo accordo con il Consejo de Seguridad Nacional. In Belgio, infine, la smilitarizzazione avvenuta con la citata legge del 18 luglio 1991, non ha inciso sulla scelta del comandante generale della Gendarmerie che continua ad essere un ufficiale del corpo con il grado di generale di divisione coadiuvato dal Capo di Stato maggiore (generale di brigata proveniente sempre dalla Gendarmerie). * Sindacati delle forze dell'ordine e modelli polizieschi A conclusione di queste poche righe, non si puo' non accennare al ruolo dei sindacati degli operatori di polizia in quelle Nazioni che riconoscono il diritto d'associazione sindacale al personale delle forze dell'ordine. Premesso che i diritti sindacali dei cittadini in uniforme, dove sono riconosciuti (circa il 57% dei Paesi appartenenti all'Onu), risentono delle strutture e delle funzioni presenti all'interno del modello poliziesco (il fatto che, ad esempio, una forza armata autonoma svolga pure compiti di polizia giudiziaria e di tutela dell'ordine pubblico incide sulle prerogative sindacali degli operatori), si possono individuare, con una certa dose di semplificazione, tre tipi di organizzazione sindacale. Il primo concerne quei sindacati che mantengono un dialogo costante con le organizzazioni degli altri lavoratori e con i partiti politici, alla cui base vi e' una concezione del ruolo poliziesco estremamente rispettosa dei valori che la Costituzione pone a tutela dei cittadini. Tale modo di concepire il sindacato di polizia e' tipico dei Paesi scandinavi (in Svezia, ad esempio, i sindacati degli uomini in divisa sono nati prima nelle Forze armate - il Souf e' del 1907 - che nella polizia, il cui primo sindacato venne costituito nel 1936. Non solo: dal 1965, tanto il personale della polizia che quello delle tre Armi e' assimilato, in merito ai diritti d'associazione e di sciopero, allo status dei restanti impiegati della pubblica amministrazione, tanto che allo sciopero generale del 1971 parteciparono anche 8.900 tra poliziotti e militari) a causa della profonda sensibilita' sociale e dell'innata comprensione dei doveri e dei diritti insiti nella popolazione. Il secondo tipo di organizzazione sindacale rappresenta invece tutti gli operatori di polizia maggiormente attenti al problema di garantire l'efficienza degli apparati e la professionalita' dei singoli appartenenti. In generale, le organizzazioni di tal fatta tendono ad avere, con gli altri sindacati e con la classe politica, per quanto possibile, relazioni non conflittuali. Il terzo tipo, infine, comprende organizzazioni che mantengono una concezione "prudente" e moderata del poliziotto, attenta alla sua indipendenza e con un certo distacco, non privo talora di qualche punta critica, nei confronti dei partiti e dei sindacati degli altri lavoratori. Questi ultimi due tipi sono entrambi presenti nei Paesi occidentali ma, comunque, tutti e tre i tipi accennati, in linea di massima, sembrano aver poco influito sulle decisioni dell'Esecutivo e del Legislatore per migliorare i rispettivi modelli polizieschi soprattutto sotto l'aspetto strutturale. Cosi', per fare degli esempi, nel 1980 il sindacato tedesco e' riuscito a far si' che la polizia della Renania-Westfalia abolisse le mitragliette (sostituite, dal 5 luglio 1998, da pistole laser) e le bombe a mano, in quanto armi da guerra e, come tali, incompatibili con le funzioni svolte da poliziotti civili, mentre nel 1996 i loro colleghi inglesi non sono riusciti a contrastare i nuovi regolamenti del ministero dell'Interno che consentono alle diverse polizie di reperire fondi attraverso sponsorizzazioni (non e' uno scherzo: Mohamed al Fayed, proprietario dei grandi magazzini Harrod's, dal 4 gennaio 1997 ha iniziato a farsi pubblicita' attraverso le automobili della Metropolitan Police di Londra). Ancora: in Olanda il diritto d'associazione per il personale delle forze dell'ordine e' riconosciuto sin dal 1885 eppure nessun sindacato di polizia ha chiesto di fare luce sull'episodio che il 2 luglio dello scorso anno ha visto i sei giornalisti ed operatori della Rai fermati a Rotterdam prima dell'inizio della finalissima degli Europei tra l'Italia e la Francia. Ed in Francia poco hanno ottenuto i sindacati quando nel 1989 i militari della Gendarmeria e nel 1992 i loro colleghi della Penitenziaria iniziarono a protestare per le condizioni economiche e normative o anche in occasione dei suicidi che, soprattutto tra i flic, hanno colpito le fila delle forze dell'ordine (203 casi dal 1995 al 2000) oppure nell'aprile del 2000, quando l'uccisione di un algerino a Lille Sud da parte di un pol-prox ha provocato una serie di accese discussioni sull'istituto della polizia di prossimita'. E con la polizia di prossimita', progetto nato circa sette anni or sono per decentrare e riorganizzare le forze dell'ordine in taluni Stati dell'Unione europea al fine di contrarre i reati legati alla criminalita' diffusa, arriviamo alla fine di questo lavoro per affermare che non si puo' parlare, in assoluto, di un sistema di polizia migliore o peggiore avendo riguardo alle strutture che lo compongono. Per esprimere queste valutazioni bisogna riferirsi a parametri come il numero di poliziotti per chilometro quadrato o il numero di delitti per ogni operatore di polizia, ed a valori quali il rispetto dei diritti del cittadino e delle norme poste a tutela delle istituzioni dello Stato. In sintesi, per giudicare la bonta' di un sistema poliziesco occorre vedere se quel sistema svolge un efficace servizio a vantaggio della collettivita', rispondendo alla domanda di ordine e sicurezza in maniera rapida e adeguata ai principi fondamentali dell'ordinamento. In tale contesto pare di poter dire che, rispetto ai sodalizi di altri attori pubblici (come i magistrati) o privati (come gli avvocati i quali, per fare un esempio relativo all'Italia, hanno esercitato una notevole pressione affinche' il Parlamento modificasse, per quanto possibile, le decisioni dei giudici ordinari e, soprattutto, costituzionali, tese a rafforzare i poteri della p. g. e del pubblico ministero) che calcano il palcoscenico del sistema penale, i risultati ottenuti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori di polizia per migliorare il modello in cui operano siano stati non del tutto soddisfacenti. 7. LETTURE. AA. VV.: ENCICLOPEDIA DELL'ECONOMIA (GARZANTINA) AA. VV., Enciclopedia dell'economia, Garzanti, Milano 2001 (seconda edizione aggiornata e ampliata), pp. 1394, lire 68.000. La "garzantina" di economia, assai rinnovata rispetto alla prima edizione del 1992. Un utile strumento di lavoro. 8. LETTURE. ENVER BARDULLA: PEDAGOGIA, AMBIENTE, SOCIETA' SOSTENIBILE Enver Bardulla, Pedagogia, ambiente, societa' sositenibile, Anicia, Roma 1998, pp. 304, lire 38.000. Dedicato ai giovani "ingannati da una universita' divenuta scuola di rassegnazione, illegalita', cinismo e ipocrisia"; un libro molto utile. 9. LETTURE. ENRICO COMBA: INTRODUZIONE A LEVI-STRAUSS Enrico Comba, Introduzione a Levi-Strauss, Laterza, Roma-Bari 2000, pp. 202, lire18.000. Un'agile ma puntuale introduzione alla riflessione e all'opera del grandissimo antropologo e pensatore strutturalista. 10. MATERIALI. NOTIZIA BIOBIBLIOGRAFICA DI ROBERTO TECCHIO [Roberto Tecchio e' uno dei piu' noti formatori alla gestione nonviolenta dei conflitti, particolarmente in ambito interpersonale. Gli siamo assai grati per averci messo a disposizione questa scheda sulla sua persona, la sua attivita' e le sue pubblicazioni. Per contatti: trestele at tiscalinet.it] * Titolo di studio e formazione. Laurea in farmacia (marzo 1986) con esame di Stato e abilitazione alla professione nello stesso anno, cui hanno fatto seguito 20 mesi di Servizio Civile presso il Centro Italiano Turismo Sociale di Roma (dal novembre 1986). La formazione personale e professionale segue nello specifico tre filoni: a) la "nonviolenza" e la "metodologia training" ad essa connessa: dal 1988 ho partecipato a stages intensivi di formazione con esperti italiani e stranieri di fama internazionale (Alberto L'Abate dell'Universita' di Firenze, Pat Patfoort, Paul Wher, Lennart Parknas, Johan Galtung, docenti di universita' straniere); b) la "meditazione di consapevolezza": seguo regolarmente dal 1990 il corso annuale di formazione sotto la guida del prof. Corrado Pensa (ordinario di Religioni e Filosofie dell'India all'universita' "La Sapienza" di Roma), con esperienza di ritiri intensivi di fine settimana, dieci giorni, tre settimane, un mese; c) "l'approccio centrato sulla persona": corso di formazione biennale in Counseling e Relazione di Aiuto presso l'Istituto dell'Approccio Centrato sulla Persona di Roma (400 ore, con attestato). * Attivita' lavorativa Dal 1989 mi occupo di progetti di formazione alla nonviolenza ed educazione alla pace all'interno di gruppi di cambiamento sociale, enti di servizio civile, scuola e imprese del terzo settore, svolgendo anche interventi di facilitazione dei processi decisionali orientati al consenso e mediazione dei conflitti. Presso il Cipax di Roma (onlus) conduco da quattro anni il laboratorio permanente di ricerca e formazione sulla gestione nonviolenta dei conflitti e coordino il settore educazione alla pace che promuove e organizza, assieme ad altre agenzie, momenti di formazione a livello locale e nazionale durante tutto l'anno. Descrivo sommariamente le principali attivita' degli ultimi due anni: - Due seminari di otto ore all'Universita' di Firenze (aprile '99, e aprile 2000) sulla gestione e mediazione nonviolenta dei conflitti, su invito del prof. Alberto L'Abate, rivolto in gran parte a studenti laureandi. - Seminario di dodici ore all'Istituto internazionale di Psicosintesi Educativa di Torino, su pace, conflitto e nonviolenza, rivolto agli studenti dell'istituto nel programma di formazione al counseling. - Conduzione di uno dei laboratori tematici per EVS (servizio volontari europeo) all'interno del meeting internazionale antirazzista organizzato dall'Arci a Cecina (PI), per un totale di dodici ore. - Consulenza e facilitazione per la preparazione e conduzione della prima e seconda Assemblea nazionale per la definizione della Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale, con processo decisionale orientato al consenso, piu' un incontro ristretto di facilitazione/mediazione per la gestione di un conflitto su un articolo controverso (gennaio, giugno e settembre 1999). - Facilitazione della terza Assemblea Generale del Commercio Equo e Solidale (febbraio 2001). - Seminario di dodici ore sulla gestione nonviolenta dei conflitti per la Societa' per l'Imprenditorialita' Giovanile S.p.A., nell'ambito del programma di Formazione dei coordinatori regionali e provinciali "Programma IG students". - Interventi sulla gestione nonviolenta dei conflitti per aspiranti volontari in missioni di pace nell'area balcanica, due seminari di 4 ore all'interno di due progetti finanziati dal comune di Roma e dalla UE, coordinati dal Centro Studi Difesa Civile e dall'Associazione per la Pace. - Facilitazione dell'incontro di valutazione di meta' percorso degli EVS impegnati nei progetti di Volontariato Sociale Europeo (EVS), per conto dell'agenzia Lunaria (intervento di dodici ore). - Due laboratori di formazione di sedici ore sulla gestione nonviolenta dei conflitti per i soci dell'associazione "Progetto Donne" di Mentana (Roma). - Un laboratorio di formazione di sedici ore sulla gestione nonviolenta dei conflitti per la cooperativa di commercio equo e solidale Pangea di Roma. - Facilitazione dell'assemblea programmatica della cooperativa di commercio equo e solidale Pangea di Roma (svoltasi in due incontri residenziali piu' uno di una giornata). - Laboratorio di dieci ore sull'"educazione al conflitto come educazione interculturale" per mediatori culturali operatori dell'associazione N:E-A di Napoli. - Direttore didattico del corso sulla gestione positiva dei conflitti rivolto a docenti, operatori dello sviluppo e rappresentanti di enti locali, in collaborazione con l'ong CISP e cofinanziato dal MAE. - Un intervento di mediazione dei conflitti in ambito familiare e uno in ambito lavorativo. - Interventi di facilitazione e formazione all'interno di gruppi e movimenti socialmente impegnati. * Pubblicazioni - Articoli sui temi della pace e della nonviolenza apparsi sulle riviste "Azione Nonviolenta", "Mosaico di Pace", "Paramita - quaderni di buddhismo", "Le Buone Notizie". - Testi su esperienze di formazione degli insegnanti sulla gestione nonviolenta dei conflitti, in "Forum Valutazione" n.10 e n.11 (periodico dell'ong Cisp, 1997 e 2000) e sull'educazione alla nonviolenza (Atti del convegno "Cem Mondialita'" n. 35, 1996). - La mia esperienza del metodo training nella formazione alla nonviolenza e' pubblicata in AA. VV., Reti di formazione alla nonviolenza, Pangea, 1999. - Scritti su teoria e pratica del metodo del consenso e sul ruolo del mediatore nei conflitti, riportati in AA. VV., a cura di Alberto L'Abate, Giovani e pace. Ricerche e formazione per un futuro meno violento, Pangea, 2001. - Testo teorico sulla gestione nonviolenta dei conflitti, corredato di strumenti pratici per animatori e formatori, per la rivista dei salesiani "Note di Pastorale Giovanile" (due numeri monografici di prossima pubblicazione). * Altre notizie. Fondatore nel 1988 dell'associazione Centro Studi Difesa Civile, con incarico di segretario fino al 1991. Coordinatore locale della campagna Osm (obiezione alle spese militari) dal 1989 al 1991; nello stesso periodo membro della segreteria nazionale del Progetto DPN (difesa popolare nonviolenta) con incarico di segretario operativo e di rappresentante nel coordinamento politico nazionale della campagna Osm (1990-'91). Socio dal 1990 della Rete di Formazione alla Nonviolenza (RFN), con incarico di garante nel biennio 1996-'98. Fondatore nel 1997 di Tamburi di Pace, associazione romana che gestisce una delle quattro copie italiane della mostra interattiva "Gli altri siamo noi", strumento di educazione interculturale rivolto alle scuole medie per lavorare su pregiudizio e discriminazione. Coordinatore del settore educazione alla pace del Cipax (onlus) dal 1997, membro del consiglio direttivo dal 1999. Stretto collaboratore (e sostanzialmente, ma non formalmente, fondatore) della cooperativa Mediazioni, che si occupa di formazione, consulenza e mediazione per la gestione nonviolenta dei conflitti e la facilitazione dei processi decisionali orientati al consenso (2000). 11. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DALLA "ROSA BIANCA" A ROSA ROSSI * LA "ROSA BIANCA" Profilo: tra il 1942 ed il 1943 un gruppo di studenti ed un professore di Monaco realizzarono e diffusero una serie di sei volantini clandestini antinazisti. I primi quattro volantini si aprivano col titolo "Fogli volanti della Rosa bianca" ed erano diffusi in poche centinaia di copie; gli ultimi due intitolati "Fogli volanti del movimento di Resistenza in Germania" ciclostilati in qualche migliaia di copie. Scoperti, furono condannati a morte e decapitati gli studenti Hans Scholl, Sophie Scholl, Christoph Probst, Willi Graf, Alexander Schmorell ed il professor Kurt Huber. Opere sulla Rosa Bianca: Inge Scholl, La Rosa Bianca, La Nuova Italia, Firenze, 1966, rist. 1978 (scritto dalla sorella di Hans e Sophie Scholl, il volume - la cui traduzione italiana è parziale - contiene anche i testi dei volantini diffusi clandestinamente dalla Rosa Bianca); Romano Guardini, La Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1994; Paolo Ghezzi, La Rosa Bianca, Paoline, Milano 1993. * FRANZ ROSENZWEIG Profilo: filosofo ebreo tedesco, nato a Kassel nel 1886, muore nel 1929 a Francoforte; con Martin Buber ha realizzato la traduzione tedesca della bibbia ebraica. Opere di Franz Rosenzweig: il suo capolavoro, come è noto, è La stella della redenzione, Marietti, Casale Monferrato 1981. Opere su Franz Rosenzweig: segnaliamo almeno i saggi di Scholem, Lévinas, Cacciari. * FRANCESCO ROSI Profilo: regista cinematografico italiano di impegno civile. Opere di Francesco Rosi: fondamentali i suoi film d'inchiesta e particolarmente Salvatore Giuliano (1961), Le mani sulla città (1963), Il caso Mattei (1972); notevoli anche Uomini contro (1970, tratto da Un anno sull'Altipiano di Emilio Lussu) e Cristo si è fermato a Eboli (1979, dal libro omonimo di Carlo Levi). * ROSSANA ROSSANDA Profilo: nata a Pola nel 1924, allieva del filosofo Antonio Banfi, antifascista, dirigente del PCI (fino alla radiazione nel 1969 per aver dato vita alla rivista "Il Manifesto" su posizioni di sinistra), in rapporto con le figure più vive della cultura contemporanea, fondatrice del "Manifesto" (rivista prima, poi quotidiano) su cui tuttora scrive. Impegnata da sempre nei movimenti, interviene costantemente sugli eventi di più drammatica attualità e sui temi politici, culturali, morali più urgenti. Opere di Rossana Rossanda: Le altre, Bompiani, Milano 1979; Un viaggio inutile, o della politica come educazione sentimentale, Bompiani, Milano 1981; Anche per me. Donna, persona, memoria, dal 1973 al 1986, Feltrinelli, Milano 1987; con Pietro Ingrao et alii, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995; con Filippo Gentiloni, La vita breve. Morte, resurrezione, immortalità, Pratiche, Parma 1996; Note a margine, Bollati Boringhieri, Torino 1996. Ma la maggior parte del lavoro intellettuale, della testimonianza storica e morale, e della riflessione e proposta culturale e politica di Rossana Rossanda è tuttora dispersa in articoli e saggi pubblicati in giornali e riviste. Opere su Rossana Rossanda: non ci risulta che siano state fin qui pubblicate monografie; di Rossana Rossanda parlano tra gli altri in alcuni loro volumi Simone de Beauvoir e Jorge Semprún. Indirizzi utili: redazione de "Il manifesto", via Tomacelli 146, 00186 Roma. * AMELIA ROSSELLI Profilo: figlia dell'eroe antifascista Carlo Rosselli, intensa poetessa. Opere di Amelia Rosselli: Variazioni belliche, Garzanti; Serie ospedaliera, Mondadori; Documento, Garzanti; Primi scritti 1952-63, Guanda; Impromptu, San Marco dei Giustiniani; Appunti sparsi e persi, Aelia Lelia; La libellula, SE. * CARLO E NELLO ROSSELLI Profili: Carlo nacque nel 1899, Nello nel 1900, ambedue i fratelli, grandi intellettuali, limpidi antifascisti, furono assassinati dai sicari dell' organizzazione fascista dei cagoulards a Bagnoles-de-l'Orne, in Francia nel 1936. Opere di Carlo e Nello Rosselli: di Carlo Rosselli è fondamentale Socialismo liberale, recentemente ristampato in una pregevole edizione economica da Einaudi; di Nello Rosselli si vedano i grandi lavori storici: Mazzini e Bakunin, Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano, ed i postumi Saggi sul Risorgimento. Si veda anche di entrambi l'Epistolario familiare, SugarCo. Opere su Carlo e Nello Rosselli: fondamentale Aldo Garosci, Vita di Carlo Rosselli, 2 voll., Vallecchi. Una bibliografia di base è nella recente riedizione einaudiana di Socialismo liberale, citata sopra. * ROBERTO ROSSELLINI Profilo: nato a Roma nel 1906 e lì deceduto nel 1977, regista cinematografico. E' il simbolo di quella esperienza politico-morale prima ancora che estetica che fu detta neorealismo. Opere di Roberto Rossellini: fondamentali ovviamente sono Roma città aperta (1945), Paisà (1946), Germania anno zero (1947); ma formidabili sono anche i film televisivi (di argomento storico, condotti con esplicito intento didattico e con forte sentire morale) degli anni '60 e '70. Opere su Roberto Rossellini: Gianni Rondolino, Roberto Rossellini, Il Castoro Cinema. * ACHILLE ROSSI Profilo: nato a Città di Castello dove opera, sacerdote cattolico, animatore giovanile, promotore di rilevanti iniziative di pace e di incontri di riflessione con la partecipazione di interlocutori che sono tra i più prestigiosi operatori di pace a livello internazionale. Opere di Achille Rossi: Pluralismo e armonia. Introduzione al pensiero di Raimon Panikkar, L' altrapagina. Indirizzi utili: L'altrapagina, via della Costituzione 2, 06012 Città di Castello (PG). * ERNESTO ROSSI Profilo: nato nel 1897 e scomparso nel 1967, antifascista, federalista europeo, pubblicista di straordinario impegno civile. Opere di Ernesto Rossi: cfr. almeno Elogio della galera, Laterza, Bari (raccolta delle lettere dal carcere fascista); Settimo: non rubare; Lo Stato industriale; Il malgoverno; I padroni del vapore; Aria fritta; Il Sillabo; Il manganello e l 'aspersorio; Elettricità senza baroni; le sue veementi Pagine anticlericali sono state recentemente ristampate da Massari Editore, Bolsena. Opere su Ernesto Rossi: Giuseppe Fiori, Una storia italiana, Einaudi, Torino. * LEANDRO ROSSI Profilo: nato a Guardamiglio (MI) nel 1933, sacerdote cattolico dal 1957, per vent'anni docente di teologia morale, dal 1977 vive con i "tossici" nella comunità di "Famiglia nuova"; collabora al quindicinale "Rocca". Opere di Leandro Rossi: Morale sessuale in evoluzione, Gribaudi; a cura di (ed in collaborazione con Ambrogio Valsecchi), Dizionario enciclopedico di teologia morale, Edizioni Paoline; Pastorale familiare, Edizioni Dehoniane; Norma morale, Edizioni Dehoniane; Nuove scelte morali, Cittadella; Il piacere proibito (per una nuova comprensione della sessualità), Marietti; Il dono della sessualità, Editore Lassaliano; Vangelo giovane, Edizioni Qualevita; L 'utopia del vangelo, Edizioni Qualevita; Vangelo alternativo, Edizioni Qualevita; Paulo Freire profeta di liberazione, Edizioni Qualevita; Pace e nonviolenza, Edizioni Qualevita. * ROSA ROSSI Profilo: ispanista, scrittrice, docente universitaria. Opere di Rosa Rossi: segnaliamo particolarmente Teresa d'Avila. Biografia di una scrittrice, Editori Riuniti, Roma 1983; Ascoltare Cervantes, Editori Riuniti, Roma 1987. 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 239 del 25 settembre 2001
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