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Barbara Lee, parlamentare pacifista USA che dice NO alla guerra
- Subject: Barbara Lee, parlamentare pacifista USA che dice NO alla guerra
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Sun, 16 Sep 2001 22:29:29 +0200
SCELTA PACIFISTA
Barbara, l’unico deputato che ha detto no all’attacco
Washington, 8 dicembre 1941: la Camera decide sulla dichiarazione di guerra al Giappone dopo l’attacco di Pearl Harbor. Un solo deputato vota contro: è una donna, Jeannette Rankin del Montana. Washington, 14 settembre 2001: la Camera decide sulla dichiarazione di guerra contro gli autori degli attentati di New York e Washington. Un solo deputato vota contro: è una donna, Barbara Lee della California. Separate da sessant’anni di storia americana, dal colore della pelle (la Lee è nera) e da quello politico (la Rankin era repubblicana, la Lee è democratica), ma unite nel «no» alla guerra. L’onorevole Barbara Lee, come la sua collega degli anni ’40, ha spezzato l'unanimità del Congresso nell’appoggio alla Casa Bianca (il Senato è a favore della guerra contro i terroristi per 98 a 0, il «punteggio» finale alla Camera è 420 a 1).
La Lee ha chiesto - senza ottenerlo - più tempo, per poter ragionare con calma: «Oggi mi alzo dal mio posto con il cuore pieno di dolore, dolore per le famiglie dei morti e dei feriti. Soltanto le persone più stupide e senza cuore non capiscono il dolore che ha colpito la nazione. Ma questo attacco inaudito mi ha costretto a rivolgermi alla mia coscienza e a Dio per una decisione: e ho concluso che una azione militare non potrà prevenire nuovi atti di terrorismo internazionale contro il nostro Paese. Questo voto è difficile per me, ma qualcuno di noi, in quest’aula, oggi deve appellarsi alla moderazione».
Neppure il bizzarro deputato socialista Bernie Sanders, che vota generalmente con i colleghi più liberal , si è in questo caso separato dalla maggioranza: lasciando la californiana Barbara Lee (il suo distretto elettorale va dalla progressista Berkeley a Oakland) sola contro tutti.
E nell’America che si prepara a seppellire migliaia di morti, nel Paese delle bandiere che sventolano a mezz’asta e dei cori «U-S-A! U-S-A!», la decisione della Lee è destinata a far infuriare più che riflettere: ieri, i frequentatori di gruppi di discussione su Internet l’accusavano sostanzialmente di tradimento, con gli stessi toni riservati sessant’anni fa ai sostenitori dell’ appeasement con la Germania hitleriana. E così, già ieri, i critici della Lee invitavano a intasare la sua casella e-mail al Congresso di messaggi di protesta.
Resta la domanda fatta dalla Lee ai colleghi, rimasta senza risposta: «Sappiamo quale sarà l’obiettivo preciso dell’azione militare? Quanti Paesi oltre al nostro saranno coinvolti? Questa missione - ha spiegato - potrebbe finire fuori controllo». E, in effetti, il linguaggio della risoluzione lascia spazio alle critiche di chi la considera un «assegno in bianco»: «Il presidente - recita il provvedimento - è autorizzato a usare le forze armate e ogni altra risorsa governativa ritenga necessaria contro ogni entità che, a suo giudizio, abbia organizzato, portato a termine o in qualunque modo supportato gli attacchi».
Difficile prevedere le conseguenze di questa scelta sulla carriera dell’onorevole Lee: il suo collegio è generalmente progressista, ma potrebbero esserci per lei (ribattezzata ieri dai patrioti di Internet «Barbara Laden») conseguenze politiche pesanti. La sua collega pacifista Rankin - che fu anche la prima donna eletta al Parlamento nella storia degli Usa - pagò la decisione di votare contro la guerra al Giappone con la sconfitta alle elezioni successive.
Matteo Persivale (Corriere della Sera 16/9/01)
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