lettera a Godzilla



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Date forwarded: 	Sun, 16 Sep 2001 00:34:15 +0200
Date sent:      	Sun, 16 Sep 2001 00:34:41 +0200
From:           	Marina Chiola <marina at unipv.it>
To:             	pck-free at peacelink.it
Subject:        	Re: Speciale TG3 del 15/9/2001
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>LETTERA A GODZILLA
>C'era una volta in America
>STEFANO BENNI
>
>Caro Godzilla, ti scrivo in un giorno molto triste, dopo un
film dai
>bellissimi effetti speciali ma con una trama deludente:
manca la parola The
>End, il
>pubblico che si alza e ritrova il vecchio mondo fuori.
>
>Non è vero che il mondo è cambiato martedì. Era già
cambiato da diversi
>anni, col sorgere di una nuova razza di mutanti del
conflitto politico, col
>crescere
>illimitato dell'avidità economica, della tecnologia bellica
e del suo
>commercio. Con la ferocia "pulita" e quella "religiosa", in
mano a grandi
>e piccoli
>giustizieri per i quali occupare la scena dei media conta
più della vita
>dei rispettivi popoli.
>
>Bei tempi, Godzilla, quando non erano gli uomini a
distruggere le città, ma
>un bel lucertolone palestrato come te; tempi preistorici in
cui paura e
>ironia
>potevano a volte convivere. Eri pericoloso come un criceto,
caro Godzilla,
>in confronto a questi Signori delle Guerre. Uscivi
dall'oceano impacciato,
>come un
>pescatore con gli stivaloni, e lanciavi il tuo rutto
ciclopico annichilendo
>le metropoli e l'umana civiltà. La quale civiltà era
rappresentata da un
>gruppo di
>giapponesi stupefatti, un bellone americano e una
dottoressa seducente ma
>non troppo, un sexy da postal market. E a combatterti c'era
qualche
>generale cretino
>e incompetente, non come quelli moderni della Cia ma quasi.

>
>Non avevi una lira Godzilla. Eri fatto di gommapiuma e
dentro al tuo
>costume c'era un mimo giapponese pagato a cottimo. Non
avevi fatto i soldi
>con le armi o col petrolio, venivi dal mare come un profugo
qualsiasi. Come
>quelli che, grazie ai personali interessi di qualche
tiranno, avranno meno
>libertà, meno dignità,forse anche meno vita da vivere.
>
>Non attaccavi mai per primo, Godzilla. Quasi sempre
venivano a romperti i
>coglioni, sgelandoti dal tuo freezer giurassico con
trivellamenti o
>esperimenti
>nucleari. Oppure era uno scapolo che cercava una partner, o
una mamma alla
>ricerca della mostroprole smarrita. E tu ti incazzavi,
senza lanciar
>proclami, solo rutti e quel dondolio della testa da pugile
suonato.
>Le tue distruzioni erano piccolo teppismo, Godzilla.
>
>Ce l'avevi soprattutto con le linee elettriche. Non so
quale enorme
>bolletta, o ricordo di un'atavica scossa a 380 watt
alimentava il tuo odio.
>Ma non potevi
>vedere un palo della luce senza usarlo come stuzzicadenti.
I lampioni, i
>neon, le insegne, ogni forma di illuminazione ti mandava in
bestia, eri un
>black-out semovente. Poi ti stavano sui coglioni le dighe e
amavi
>calpestare autovetture, non più di dieci a film per ragioni
di budget.
>Insomma, il contro finale dei danni ammontava più o meno a
un passaggio di
>ultrà in trasferta e questo bastava a spaventarci.
>
>Non avevi armi, Godzilla: non eri addestrato a guidare
aerei, non possedevi
>missili, nessun fetente mercante d'armi occidentale o
orientale aveva
>riempito i tuoi arsenali sotto gli occhi di tutti. Tutt'al
più sputavi
>fuoco e flambavi un tank, e subito dal pubblico partivano
battutacce sulla
>tua digestione.
>E poi perdevi sempre, Godzilla. Per quanto corazzato e
grosso, era chiaro
>che non avevi possibilità.
>
>Scienziati onesti, militari efficienti, bambini geniali
erano alleati
>contro di te. Non ti colpiva nessuna bomba intelligente o
kamikaze, normali
>soldatini di piombo ordinatamente schierati ti
bucherellavano e
>crivellavano finché, ferito ma non domo, rientravi
nell'oceano con la
>dignità di un artista che esce di scena. Non c'era la Cia,
ormai tanto
>abituata a intervenire all'estero da non sapere più
difendere il suo paese.
>Non si sentivano solo parole come rappresaglia o Dio lo
Vuole, ma un
>diffuso senso di pietà.
>
>E non eri un vigliacco, Godzilla, Dall'alto dei tuoi trenta
metri di
>rammarica bruttezza, ti mostravi a petto nudo, virile o
materno, a sfidare
>l'avversario.
>Non colpivi da cinquemila metri su un aereo
super-tecnologico, non usavi i
>civili come scudi, non massacravi a caso ben nascosto in un
bunker. Dicevi:
>sono un mostro e mi avete rotto i coglioni, bipedi senza
squame,
>vediamocela tra di noi. Eri umano, Godzilla, ci davi
insieme paura e
>speranza, sapevamo che eri lì per noi, per farci sentire
che l'orrore del
>mondo non sarebbe mai venuto da normali uomini, ma da
eccezioni con la coda.
>
>Poi il tempo è passato, i supereroi dei Manga e i
film-apocalisse ti hanno
>reso antiquariato, quello del remake non eri tu. Eri out
Godzilla, ci
>voleva più
>paura, e ne abbiamo creata tanta che ora è colata fuori
dallo schermo, come
>una nube di polvere mortale.
>
>Ti facciamo una promessa Godzilla, una promessa diversa dai
discorsi
>ufficiali, quelli sinceri e quelli ipocriti. In questo
futuro, dove il
>destino del
>mondo sembra giocarsi tra supereroi e eserciti onnipotenti,
e dove chi ha
>potere e miliardi vuole essere il solo a decidere per
tutti. Ti promettiamo
>che nessuno di noi rinuncerà alle sue responsabilità, ai
suoi desideri,
>all'orrore per qualsiasi massacro in guerra, o nella
quotidiana
>sopravvivenza. Anche se ci sentiamo a volte ridicoli e
mostruosi nel voler
>ancora decidere della nostra vita, usciremo dall'oceano per
dire ai Signori
>delle Guerre: ci siamo anche noi, e sceglieremo noi di chi
aver paura e
>quando e come. Non sarà facile, ma useremo solo coda e
unghie, non bombe o
>aerei. E soffriremo sempre molto più per chi muore senza
sapere il perché,
>piuttosto che per i crolli in Borsa.
>
>Non ti conviene tornare, Godzilla, finiresti in uno zoo
safari, o clonato e
>usato come Tir, oppure polverizzato da un missile. Ma
lassù, nel paradiso
>dell'immaginario dove gli antichi mostri hanno un'anima e
un onore, a
>differenza dei moderni umani, aiutaci e proteggici.
Comunque, se vuoi
>rientrare in scena, ci sarà sempre per te una casa di
cartone da
>calpestare, un traliccio da masticare, e magari una bionda
da sollevare. Ma
>se torni, leggi prima il copione: siamo in mano a
sceneggiatori che non
>hanno alcun rispetto per la vita di quelli che, ormai,
considerano solo
>comparse.
>

--
M@rina@



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