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lettera a Godzilla
- Subject: lettera a Godzilla
- From: "Davide Bertok" <davide.bertok at adriacom.it>
- Date: Sun, 16 Sep 2001 13:21:10 +0200
- Priority: normal
------- Forwarded message follows ------- Date forwarded: Sun, 16 Sep 2001 00:34:15 +0200 Date sent: Sun, 16 Sep 2001 00:34:41 +0200 From: Marina Chiola <marina at unipv.it> To: pck-free at peacelink.it Subject: Re: Speciale TG3 del 15/9/2001 Forwarded by: pck-free at peacelink.it Send reply to: pck-free at peacelink.it >LETTERA A GODZILLA >C'era una volta in America >STEFANO BENNI > >Caro Godzilla, ti scrivo in un giorno molto triste, dopo un film dai >bellissimi effetti speciali ma con una trama deludente: manca la parola The >End, il >pubblico che si alza e ritrova il vecchio mondo fuori. > >Non è vero che il mondo è cambiato martedì. Era già cambiato da diversi >anni, col sorgere di una nuova razza di mutanti del conflitto politico, col >crescere >illimitato dell'avidità economica, della tecnologia bellica e del suo >commercio. Con la ferocia "pulita" e quella "religiosa", in mano a grandi >e piccoli >giustizieri per i quali occupare la scena dei media conta più della vita >dei rispettivi popoli. > >Bei tempi, Godzilla, quando non erano gli uomini a distruggere le città, ma >un bel lucertolone palestrato come te; tempi preistorici in cui paura e >ironia >potevano a volte convivere. Eri pericoloso come un criceto, caro Godzilla, >in confronto a questi Signori delle Guerre. Uscivi dall'oceano impacciato, >come un >pescatore con gli stivaloni, e lanciavi il tuo rutto ciclopico annichilendo >le metropoli e l'umana civiltà. La quale civiltà era rappresentata da un >gruppo di >giapponesi stupefatti, un bellone americano e una dottoressa seducente ma >non troppo, un sexy da postal market. E a combatterti c'era qualche >generale cretino >e incompetente, non come quelli moderni della Cia ma quasi. > >Non avevi una lira Godzilla. Eri fatto di gommapiuma e dentro al tuo >costume c'era un mimo giapponese pagato a cottimo. Non avevi fatto i soldi >con le armi o col petrolio, venivi dal mare come un profugo qualsiasi. Come >quelli che, grazie ai personali interessi di qualche tiranno, avranno meno >libertà, meno dignità,forse anche meno vita da vivere. > >Non attaccavi mai per primo, Godzilla. Quasi sempre venivano a romperti i >coglioni, sgelandoti dal tuo freezer giurassico con trivellamenti o >esperimenti >nucleari. Oppure era uno scapolo che cercava una partner, o una mamma alla >ricerca della mostroprole smarrita. E tu ti incazzavi, senza lanciar >proclami, solo rutti e quel dondolio della testa da pugile suonato. >Le tue distruzioni erano piccolo teppismo, Godzilla. > >Ce l'avevi soprattutto con le linee elettriche. Non so quale enorme >bolletta, o ricordo di un'atavica scossa a 380 watt alimentava il tuo odio. >Ma non potevi >vedere un palo della luce senza usarlo come stuzzicadenti. I lampioni, i >neon, le insegne, ogni forma di illuminazione ti mandava in bestia, eri un >black-out semovente. Poi ti stavano sui coglioni le dighe e amavi >calpestare autovetture, non più di dieci a film per ragioni di budget. >Insomma, il contro finale dei danni ammontava più o meno a un passaggio di >ultrà in trasferta e questo bastava a spaventarci. > >Non avevi armi, Godzilla: non eri addestrato a guidare aerei, non possedevi >missili, nessun fetente mercante d'armi occidentale o orientale aveva >riempito i tuoi arsenali sotto gli occhi di tutti. Tutt'al più sputavi >fuoco e flambavi un tank, e subito dal pubblico partivano battutacce sulla >tua digestione. >E poi perdevi sempre, Godzilla. Per quanto corazzato e grosso, era chiaro >che non avevi possibilità. > >Scienziati onesti, militari efficienti, bambini geniali erano alleati >contro di te. Non ti colpiva nessuna bomba intelligente o kamikaze, normali >soldatini di piombo ordinatamente schierati ti bucherellavano e >crivellavano finché, ferito ma non domo, rientravi nell'oceano con la >dignità di un artista che esce di scena. Non c'era la Cia, ormai tanto >abituata a intervenire all'estero da non sapere più difendere il suo paese. >Non si sentivano solo parole come rappresaglia o Dio lo Vuole, ma un >diffuso senso di pietà. > >E non eri un vigliacco, Godzilla, Dall'alto dei tuoi trenta metri di >rammarica bruttezza, ti mostravi a petto nudo, virile o materno, a sfidare >l'avversario. >Non colpivi da cinquemila metri su un aereo super-tecnologico, non usavi i >civili come scudi, non massacravi a caso ben nascosto in un bunker. Dicevi: >sono un mostro e mi avete rotto i coglioni, bipedi senza squame, >vediamocela tra di noi. Eri umano, Godzilla, ci davi insieme paura e >speranza, sapevamo che eri lì per noi, per farci sentire che l'orrore del >mondo non sarebbe mai venuto da normali uomini, ma da eccezioni con la coda. > >Poi il tempo è passato, i supereroi dei Manga e i film-apocalisse ti hanno >reso antiquariato, quello del remake non eri tu. Eri out Godzilla, ci >voleva più >paura, e ne abbiamo creata tanta che ora è colata fuori dallo schermo, come >una nube di polvere mortale. > >Ti facciamo una promessa Godzilla, una promessa diversa dai discorsi >ufficiali, quelli sinceri e quelli ipocriti. In questo futuro, dove il >destino del >mondo sembra giocarsi tra supereroi e eserciti onnipotenti, e dove chi ha >potere e miliardi vuole essere il solo a decidere per tutti. Ti promettiamo >che nessuno di noi rinuncerà alle sue responsabilità, ai suoi desideri, >all'orrore per qualsiasi massacro in guerra, o nella quotidiana >sopravvivenza. Anche se ci sentiamo a volte ridicoli e mostruosi nel voler >ancora decidere della nostra vita, usciremo dall'oceano per dire ai Signori >delle Guerre: ci siamo anche noi, e sceglieremo noi di chi aver paura e >quando e come. Non sarà facile, ma useremo solo coda e unghie, non bombe o >aerei. E soffriremo sempre molto più per chi muore senza sapere il perché, >piuttosto che per i crolli in Borsa. > >Non ti conviene tornare, Godzilla, finiresti in uno zoo safari, o clonato e >usato come Tir, oppure polverizzato da un missile. Ma lassù, nel paradiso >dell'immaginario dove gli antichi mostri hanno un'anima e un onore, a >differenza dei moderni umani, aiutaci e proteggici. Comunque, se vuoi >rientrare in scena, ci sarà sempre per te una casa di cartone da >calpestare, un traliccio da masticare, e magari una bionda da sollevare. Ma >se torni, leggi prima il copione: siamo in mano a sceneggiatori che non >hanno alcun rispetto per la vita di quelli che, ormai, considerano solo >comparse. > -- M@rina@ ------- End of forwarded message -------
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