Lo stand dell'amicizia con Israele inaugurato da Fassino alla Festa dell'Unità



Fate girare. Ogni commento è superfluo. M.

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Fonte: http://www.unpodisinistra.it/dibattito/stand_index.html

Lo stand dell'amicizia con Israele inaugurato da Fassino alla Festa dell'Unità.
La protesta della Delegazione palestinese in Italia.
di Luciano



Siamo andati ieri sera alla Festa dell'Unità a Roma; abbiamo doverosamente
firmato una petizione contro i combattimenti fra cani e sostenuto
economicamente questa giusta causa, abbiamo curiosato fra i vari stands di
oggettistica del Nord industrializzato e del Sud del mondo, abbiamo
ascoltato un po' di musica e ci siamo rifocillati al ristorante spagnolo.
In mezzo a questa grande fiera l'unico punto fortemente politico era lo
stand della associazione Italia Israele. Poco folklore, per la verità, e
una grande massa di pubblicazioni a disposizione del pubblico. Abbiamo
chiesto ad un giovane cortese e piuttosto spaesato il permesso di portarci
a casa una bracciata di depliants, da leggere con comodo.
Siamo sicuri che per i nostri lettori, abituati alle analisi della
associazione pacifista israeliana Gush Shalom e di altri veri pacifisti
israeliani, non è necessario nessun commento. La questione è, invece,: dove
vanno i DS? Perché, piuttosto, non hanno organizzato un dibattito fra i
pacifisti israeliani ed i palestinesi?
Vi trascriviamo parte di un depliant della ambasciata israeliana, in
distribuzione presso questo stand con altre analoghi pubblicazioni.
"Chi è responsabile dell'esplosione della violenza?
Š.Yasser Arafat deve essere ritenuto responsabile di questa ondata di
violenza che ancora sconvolge i territori. La cosiddetta "rivolta" non è
altro che il tentativo calcolato e cinico di Arafat di conseguire con la
violenza i fini massimali che non è riuscito a raggiungere al tavolo dei
negoziatiŠ"
"Perché questa violenza?
Contrariamente a quanto è stato affermato da molte parti, la visita di
Ariel Sharon al Monte del Tempio lo scorso settembre non ha scatenato la
rivolta: E' stato solo un pretesto per una campagna premeditata di
violenzaŠ."
"Perché i bambini palestinesi rimangono feriti nel conflitto?
I palestinesi mandano i bambini a tirare pietre e bombe a mano ai soldati
israelianiŠ..Queste macabre operazioni generalmente hanno un obiettivo:
fornire scene di vittime palestinesi che le televisioni possano riprendere
in tempo per i notiziari seraliŠ."
"Quale è la posizione di Israele in merito alla pretesa palestinese di un
diritto al ritorno?
Il rientro di milioni di rifugiati in Israele comporterebbe la scomparsa
dello StatoŠ
Dunque, dal momento che Israele non è né responsabile della nascita del
problema dei rifugiati, né del suo perpetuarsi, non si può dichiarare,
nemmeno come gesto simbolico, una sua responsabilità perché ciò potrebbe
portare drastiche conseguenzeŠ E infine, che senso ha da parte palestinese
chiedere uno stato indipendente e poi desiderare che i propri connazionali
vadano a vivere in un paese straniero, con lingua, cultura, tradizioni e
stili di vita diversi dai loro? Come ha affermato lo scrittore israeliano
A.B. Yehoshua, i rifugiati devono tornare alla loro patria, lo stato
palestinese che nascerà, e non alle loro case."
"Qual è la posizione d'Israele riguardo agli insediamenti ebraici nei
territori?
Š.La posizione di Israele è che, dal momento che la Giordania non ha mai
esercitato la sua sovranità sulla Cisgiordania, e l'Egitto non ha mai
esercitato la sovranità su Gaza, non ha senso parlare di "territori
occupati" secondo il diritto internazionale."
Il testo non merita, evidentemente, nessun commento. O volete farli voi?
Oggi, 31 luglio, "il manifesto" ha pubblicato una lettera di protesta della
Delegazione palestinese in Italia, che pubblicheremo domani.
(31 luglio 2001)
Luciano


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da il Manifesto del 31 luglio 2001

La guerra di Piero
di ALI RASHID (Primo segretario della Delegazione palestinese in Italia)



Sarà ricordata a lungo la data del 25 luglio 2001, il giorno nel quale
l'on. Piero Fassino, candidato alla segreteria dei Ds, ha inaugurato lo
"Stand dell'amicizia con Israele" alla Festa dell'Unità di Roma a Ponte
Milvio, come ha raccontato il manifesto sabato scorso. Uno stand che fino a
tre giorni prima (prima di essere richiesto dalla direzione della Festa),
ospitava una mostra sulla Palestina. Sarà ricordato con amarezza e
rammarico da tutti noi palestinesi che abbiamo conosciuto e amato questo
paese e mi auguro che sarà ricordato allo stesso modo anche dai democratici
e progressisti italiani con i quali abbiamo condiviso tante battaglie per
la libertà e continuiamo a farlo. Ci guardiamo attorno sconvolti, il mondo
e le persone cambiano, ma in peggio. Diventa "normale" tutto quello che una
volta ci faveva ribellare. Guerre, sfruttamento, morte per fame,
occupazioni militari e l'umiliazione dei popoli, tutte "opzioni possibili"
e senza nemmeno parole d'indignazione. Come il fatto che il candidato alla
segreteria del partito ancora più grande della sinistra italiana offra, in
nome di non sappiamo cosa, la sua amicizia e quella del suo partito
all'Israele di Ariel Sharon.
E' difficile prender atto che la storia si scriva ormai con simile
leggerezza, e addirittura che questa scelta possa essere il frutto di una
meditazione collettiva o rappresenti il punto d'arrivo d'una storia
gloriosa.
Cosa può aver fatto il popolo palestinese all'on. Fassino resta un mistero,
giacché da parte sua ci arriva una vera dichiarazione di guerra. Cos'è? Un
modo per premiare Sharon, quello di Sabra e Chatila, perché continui ad
occupare e ad uccidere, e a non sispettare le Risoluzioni internazionali? O
forse un apprezzamento per il comportamento "esemplare" d'Israele verso i
diritti umani, visto che il governo di centro-sinistra di cui l'on. Fassino
era ministro, si è ben guardato dal condannarlo per l'uso eccessivo della
violenza? O peggio ancora per incoraggiarlo a continuare la colonizzazione
selvaggia e far morire di fame e cannonate i palestinesi affossando il
processo di pace?
E' ancora più incomprensibile la scelta dell' on. Fassino perché giunge in
un momento in cui molti stessi cittadini d'Israele non si sentono più amici
del proprio paese per l'imbarazzante figura che li rappresenta, per la
violenza che esercita, per le trasformazioni che da lunghi anni subisce e
per il razzismo che manifesta. Le persone di buon senso s'aspettano un
atteggiamento rigoroso e responsabile verso il governo d'Israele, per
indurlo al rispetto della legalità, ma l'iniziativa dell'on. Fassino non fa
altro che alimentare l'arroganza di Sharon, radicandone la convinzione
d'essere al di sopra di ogni legalità. Se fosse un'ulteriore svolta dei Ds
verso il popolo palestinese, finirebbe per indebolire coloro che credono
ancora nella politica e nella sua assoluta idoneità come mezzo per
risolvere i conflitti. Un atteggiamento simile infatti toglie peso e
credibilità alle forze che si aggrappano ancora all'idea laica e
democratica della politica e del mondo in questi tempi bui di integralismi.
L'amicizia per questo Israele corrisponde ad una idea meschina della
politica e ad una farsa del processo di pace, e rischia di rafforzare la
disperazione e le tendenze più estremiste. Non credo che l'on. Fassino miri
a questo, anche se la sua ascesa ha corrisposto ad un graduale disimpegno
di settori del suo partito, fin dal momento in cui l'attuale
candidato-segretario ha messo sullo stesso piano le vittime ed il carnefice.
Questo mio intervento non vuole essere un'intromissione in vicende
italiane, ma una supplica, perché non venga dispersa una lunga, esaltante
storia comune, e anche una legittima difesa, perché tali atteggiamenti
vengono pagati a caro prezzo, e sulla pelle, dai più deboli. Come noi siamo.