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a caldo dopo il macello
- Subject: a caldo dopo il macello
- From: "Roberto Mazzini" <ceg1264 at comune.re.it>
- Date: Sun, 22 Jul 2001 22:51:08 +0000
- Priority: normal
Carissimi e carissime, ero a Genova da giovedì 19 a oggi, ho partecipato alle iniziative varie (corteo migranti il 19, corteo Piazza Manin il 20, assembla del 20 sera, corteo del 21...). Mi porto a casa, come molti credo, una grande angoscia nel cuore. Vorrei che potessimo avere momenti di scambio per capire cos'è successo ed evitare gli errori che credo ci siano stati e grossi. Scrivo a caldo e quindi non perfettamente lucido. Scrivo sapendo che porto solo una visione parziale perchè non ero dappertutto, ma vorrei che mettendo assieme le parzialità si scavasse nei fatti accaduti e si uscisse con più consapevolezza; sarebbe già un bel risultato. Da ciò che ho visto "direttamente" traggo delle considerazioni di questo tipo che sintetizzo perchè nel mare di e-mail ho paura che poi nessuno riesca a leggere e ascoltare gli altri: 1) In P.zza Manin venerdì stavamo fronteggiando un gruppo di Black Blok quando sono partiti decine di lacrimogeni, inutili a sloggiare i B.B. ma che han destato panico e fuggi fuggi; nel fumo i BB imperturbabili rovesciavano e incendiavano; altri piccoli episodi a cui ho assistito sono simili nella logica. ERGO, la polizia ha agito per alzare la tensione e coinvolgere tutti i manifestanti negli scontri, in modo da impaurire i più, sollecitare la ns violenza, confermare ai media che siamo un movimento pericoloso, far parlare di violenza e non dei ns contenuti, ecc. 2) La presenza di provocatori e gruppi che avrebbero agito violentemente su cose e persone era prevedibile anche se non si immaginava una capacità organizzativa siffatta. ERGO andava studiata una strategia di contromosse efficaci e varie alternative possibili e una struttura informativa, decisionale e logistica adeguata, oppure fatto un passo indietro (se non si è preparati allo scontro insegnano tutti i manuali di guerra e guerriglia, è meglio non farlo). 3) In P.zza Manin a fronteggiare i BB non c'erano gruppi di affinità organizzati ma decine di giovani impreparati che hanno alzato le braccia (e non fatto per esempio un cordone sottobraccio) per impedire di avanzare ai BB o per respingerli. Quando sono ripassati i poliziotti dopo la carica e ci hanno fronteggiato, una parte si è seduta per terra in sit-in, nell'incomprensione degli altri che non capivano perchè dovevamo impedire alla PS di passare di lì. ERGO non esisteva un sufficiente servizio d'ordine né una capacità o rete informativa puntuale e diffusa che avvisasse dell'arrivo dei BB o della polizia, che desse indicazioni coerenti di movimento o di azione, che coordinasse i vari gruppi e singoli impreparati o meno, che facesse tesoro delle passate esperienze di piazza (parlo del '68). L'improvvisazione, l'incoerenza e l'indecisione regnavano sovrani. 4) I Mass-Media di ogni tendenza parlano delle violenze e del morto mentre prima degli eventi si era ideato di assaltare la zona rossa per denunciare la violenza e arroganza dei potenti. ERGO le azioni delle tute bianche e dei gruppi di azione diretta NV sono state letetralmente "oscurate" dalla lucida capacità devastante dei Black Blok o come diavolo si chiamano. I vari gruppi non sono stati capaci di cambiare strategia e capire che le azioni primarie andavano rivolte ai BB per neutralizzarli, piuttosto che verso la zona rossa. Il GSF, essendo il gruppo organizzatore di tutto ciò ha, tra le molte capacità dimostrate, avuto una grave lacuna nel non prevedere le mosse sullo scenario in modo tale da organizzare un'autodifesa del corteo, una lucidità tattica e strategica che permettesse di cambiare i comportamenti in atto, senza accettare un terreno di scontro favorevole all'avversario sul piano materiale e simbolico. La sensazione che ho avuto nel sentire "il GSF non può garantire un servizio d'ordine, ognuno faccia per sé" (durante l'assemblea del 20) è che non ci fosse una linea sul "campo di battaglia", come c'era verso i "media", non ci fosse capacità di governare la piazza o almeno provarci e si fosse ormai alla mercè degli eventi. Ovviamente non so cosa si è discusso in quei giorni al vs interno e quindi spero di sbagliarmi. Ultimo e più delicato e sicuramente controverso: 6) Nelle assemblee e nei cortei ho sentito ripetere "polizia assassina" e cose simili e si è fatto un eroe del giovane morto. Le prime notizie davano come scontato che il giovane fosse stato ucciso a freddo, in realtà si è poi saputo e visto che faceva parte di un gruppo che stava frantumando una camionetta e i suoi occupanti e la reazione del carabiniere giovane e inesperto è stata di sparare. Da qui trarre la conclusione che lui o i suoi colleghi sono "assassini" mi pare assurdo. Capisco la rabbia, la rabbia per vedere ucciso un ns amico e compagno, la rabbia per le ingiustizie e per il trattamento che riceviamo per i ns ideali, e rispetto pure il dolore e la morte. Ma i ns ideali contemplano lo spaccare la testa a un carabiniere? Spaccare la testa a un carabiniere ieri era un atto rivoluzionario? Un passo verso il cambiamento di questo mondo? Il fatto che siamo arrabbiati, che siamo nel giusto, ecc. ci autorizza a spaccare la testa a un carabiniere? E' questo il mondo migliore che vogliamo? A mio avviso va criticato a fondo il comportamento della polizia per incapacità "voluta" di contenere i BB prima durante e dopo e di difendere un corteo pacifico. Va criticata per aver alzato il tiro e la repressione, va criticata per aver lasciato usare pistole a giovani inesperti, per aver caricato e manganellato anche chi non c'entrava nulla, per aver usato lacrimogeni non per disperdere i BB ma per creare caos nel corteo, ecc. ecc. e su questo le responsabilità ci sono e sono chiare, e sono responsabilità politiche. Vorrei che si avviasse un confronto vero e non a metà, sincero e approfondito, sulle strategie adottate, le logiche, gli errori fatti, uscendo da preconcetti e stereotipi e parlando col cuore. Un abbraccio Roberto Mazzini Reggio Emilia, 22 Luglio 2001
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