Plan Colombia in Ecuador



AGGIORNAMENTO N.8 / ECUADOR NEWS

Sono un educatore italiano che lavora con ragazzi lavoratori di strada dell’Ecuador nell’ambito di alcuni progetti di cooperazione appoggiati dall’ong “Comunita’ Internazionale di Capodarco” e dal movimento internazionale “Noi Ragazzi del Mondo”.
Mi rivolgo ai mass-media, ong e organismi internazionali di diritti umani per denunciare l’escalation di violenza che il Plan Colombia sta provocando in Ecuador, regionalizzando il conflitto con il sostegno del governo Usa.
Dopo l’incontro con il coordinatore ACNUR dell’America Latina - Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, dott. Olivier Dinbudeurt, venuto appositamente qui a Ibarra ( 250 Km dalla frontiera settentrionale con la Colombia), diffondo i seguenti documenti in collaborazione con la “Comisione de Solidaridad y Derechos Humanos de Imbabura” (COSDI):

- Plan Colombia in Ecuador (in italiano)
- Preocupa regionalizacion del conflito (comunicato stampa)
- La atención humanitaria a los refugiados colombianos en la provincia de Imbabura.

Ringrazio anticipatamente per l’attenzione che vorrete concedermi e vi sarei grato se mi comunicaste l’eventuale pubblicazione e diffusione di qualche notizia in merito.
Saluti di pace dall’America Latina

Morsolin Cristiano, Ibarra (Ecuador) 4 luglio 2001

E-mail: utopiamo at yahoo.it
Fundacion “CRISTO DE LA CALLE” 
Calle Maldonado 14-119 y Guillermina Garcia 
Ibarra - Ecuador
Telefono (00593) 6.641056	 ( 7 ore di differenza dall’Italia)
Directora Claudia Ibadango, e-mail: cristodelacalle at yahoo.com 
Telefono : (00593) 6.953955


PIAN COLOMBIA in ECUADOR

Martedi 3 luglio 2001 il coordinatore ACNUR dell’America Latina - Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, dott. Olivier Dinbudeurt  si e’ incontrato con alcune organizzazioni della societa’ civile (Commissione di Solidarieta’ e dei Diritti Umani dell’Imbabura, Comunita’ “Cristo de la calle”, Pastorale migrante della Diocesi di Ibarra) della citta’ di Ibarra (250 km dalla frontiera settentrionale con la Colombia) per approfondire la realta’ dei rifugiati colombiani e gli effetti del Plan Colombia in Ecuador. 
Si e’ registrato un incremento dei rifugiati che nel primo trimestre 2001 si stima a 2300 rifugiati in tutto il Paese Andino; nella provincia dell’Imbabura la Pastorale Migratoria ha raccolto 100 richieste di rifugio mentre la Chiesta Anglicana ha ricevuto 200 domande. 
Va sottolineato anche il desplazamiento interno di 300 persone appartenenti alle comunita’ indigene Kichwa, Shuar e Cofan, che hanno abbandonato le loro terre nella frontiera nord-orientale per cautelarsi dalle incursióni e dalle minaccie di gruppi armati “paramilitari”.

Inoltre e’ emersa la grave preoccupazione per la regionalizzazione del conflitto: in particolare si sta investigando sulla costruzione con finanziamenti della DEA (Agenzia antidroga del Gobernó nordamericano) di un eliporto a Cachaco, nella regione del Carchi (frontiera settentrionale con la Colombia) nelle terre delle comunita’ indigene Awa. A fine mese gli organismi dei diritti umani lancieranno insieme una campagna di pressione e di denuncia.

Il dibattito e’ stato stimolato dalla Conaie (Confederazione delle nazionalità indigene del'Ecuador) che la settimana scorsa ha proposto la creazione di un'area di distensione alla frontiera con la Colombia per evitare possibili sconfinamenti del conflitto interno del vicino Paese in territorio nazionale. Lo ha riferito la dirigente della Conaie Bianca Chancoso precisando che nei prossimi giorni una commissione tecnica di esperti, tra cui delegati indios, monitorerà i 600 chilometri di confine per valutare la situazione. La proposta fa parte delle iniziative intraprese dalla Conaie per far sì che il governo del presidente Gustavo Noboa dichiari il Paese andino 'zona neutrale'. Gli indigeni, assieme ad altri movimenti sociali, sostengono infatti che l'aumento della violenza nella zona di frontiera, dove sono segnalate frequenti incursioni di guerriglieri e paramilitari colombiani, sia dovuto al 'Plan Colombia', il programma contro il narcotraffico varato dal presidente Andres Pastrana col sostegno militare degli Usa. Allo stesso tempo, la Conaie ha voluto appellarsi nuovamente all'esecutivo affinché venga ritirata l'autorizzazione concessa a Washington per l'utilizzazione della base aerea di Manta, situata sulla costa del Pacifico, da dove partono i voli anti-droga statunitensi.
Inoltre Bianca Chancoso ha sottolineato che “il Governó deve accettare che la partecipazione al Plan Colombia significa una strategia di guerra. Esigiamo la difesa della sovranita’ nazionale e la non ingerenza in questioni di altri Paesi per costruire neutralita’ in favore della pace. Questa negoziazione si basa sul punto numero 16 che il Gobernó di e’ impegnato a non ammettere la regionalizzazione del Plan Colombia, ne’ ad inserirsi in un conflitto straniero.”

Anche il Premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchu’ si sta attivando personalmente organizando una serie di viaggi in Colombia, Peru’, Ecuador  in programma tra l’11 e il 18 luglio per approfondire l’impatto del Plan Colombia nei Paesi Andini.

L’agenda degli impegni prevede per domani a Tulcán, capitale del Carchi, un convegno promosso dalla sottocommissione che monitora gli effetti del Plan Colombia del Parlamento Nazionale, formata anche da Rene’ Yandun, Jorge Brito, Pablo de la Vega, Alexis Ponce y Daniel Granda, rappresentanti degli organismi dei diritti umani.

Durante il prossimo week-end in Ibarra si realizzera’ un forum di formazione su diritti umani, protezione dei rifugiati, assistenza umanitaria e contesto del Plan Colombia con il patrocinio dell’ACNUR con l’obiettivo anche di  formare una rete di coordinamento per organizzare l’accoglienza dei rifugiati. 
In prima linea si stanno attivando Edison Jativa e Samir Salgado, coordinatori della “Comisión de Solidaridad y Derechos Humanos de Imbabura” di Ibarra (nata nel 1994 da un forum di organizzazióni popolari per i diritti degli indios, dei campesinos, delle donne) che hanno preparato questi due documenti qui allegati.


BOLETIN DE PRENSA

PREOCUPA REGIONALIZACION DEL CONFLICTO

COMISION DE SOLIDARIDAD Y DERECHOS HUMANOS DE IMBABURA


“Hay una escalada de violencia en las provincias fronterizas”, aseguró Edison Játiva,  Secretario de la Comisión de Solidaridad y Derechos Humanos de Imbabura, COSDHI.  El incremento de la violencia obedece a muchas causas pero insistió que una de las que más inciden son la influencia de los efectos del plan Colombia, por lo que añadió que a las organizaciones de derechos humanos les preocupa una posible regionalización del conflicto.

La múltiples denuncias de violencia presentadas en los medios de comunicación en los últimos meses, como aquellas denuncias de campesinos que observan un incremento de la inseguridad en el campo, evidencian que somos vulnerables y que traerán problemas que deberán ser abordados por el estado y la sociedad ecuatoriana.  Algunas consecuencias de la aplicación del Plan Colombia, empiezan a visibilizarse como las migraciones masivas de familias colombianas resultado de una crisis humanitaria que no respeta la vida y la dignidad de las personas, o por las incidencias de las fumigaciones aéreas en los cultivos de los campesinos. 

La política de Estados Unidos a la región, contempla la entrega de un presupuesto para los países que se verán afectados por los efectos del plan Colombia, a través de la denominada “Iniciativa Andina”, que constituye un complemento del mencionado plan.  El Ecuador  recibirá 76,4 millones de dólares hasta el año 2002, el cual de acuerdo a la magnitud de las consecuencias siempre será insuficiente, pero además, los niveles de inversión en el gasto militar de este presupuesto tienden a ser mayores que los asignados al desarrollo económico y social.  Por otra parte hay una creciente participación de Estados Unidos en las operaciones militares en el país.  La semana pasada, el Jefe del Comando Sur de EEUU, Peter Pace, ha afirmado abiertamente que ellos “brindarán entrenamiento militar al Ecuador para fortalecer la capacidad de control de la frontera norte”.  Todo ello evidencia un panorama complejo, en el cuál nada puede garantizar que el Ecuador se involucre cada vez en el conflicto, a la vez que termine participando en una escalada armamentista en la región.

Para la COSDHI, el gobierno ecuatoriano debe ir más allá del diseño de una estrategia de contención de la violencia en las fronteras y de la protección respecto a cualquier posibilidad de contaminación sobre los actores locales, por lo que propone hacer esfuerzos para contribuir eficazmente al proceso de paz en la región.  Según la Cosdhi, El gobierno puede emprender una actitud propositiva a los demás países a la región a fin de establecer otros mecanismos para aportar a la solución del conflicto colombiano en el que se privilegien un proceso de concertación social entre los distintos actores sociales, tal como lo ha propuesto el Parlamento Europeo sobre el Plan Colombia a inicios de este año.  Esta propuesta de paz debe comprender el emprender no sólo acciones para combatir la producción y el tráfico de drogas sino también una estrategia para la recuperación social y económica de la población.

La posición de una verdadera neutralidad frente al conflicto colombiano, la definición de un área de distensión fronteriza, a fin de crear un respeto a la territorialidad y soberanía ecuatoriana, son entre otras alternativas –planteadas por la sociedad civil- que demandan una revisión del convenio firmado con los EEUU para el uso militar de la Base de Manta, en la cual se evidenciaría la voluntad política gubernamental para construir la paz y adoptar una actitud soberana, a fin de evitar la extensión del conflicto hacia el resto de la región.

Asimismo, Játiva mencionó que el gobierno nacional debe prestar mayor atención al problema humanitario de los refugiados colombianos, al agilitar el proceso de legalización de la documentación, y al promover programas de desarrollo integral para los refugiados y la población ecuatoriana.  Añadió que la sociedad debe comprender y valorar la presencia de los hermanos colombianos, expresar nuestra solidaridad, superar aquellos estereotipos negativos sobre el “otro” y propiciar un ambiente positivo de convivencia y fraternidad.

Atentamente,

Edison Játiva, C.I. No. 100200713-0
SECRETARIO DE LA COSDHI

Comision de Solidaridad y Derechos Humanos de Imbabura
Calle Flores 6-37 y Bolivar, Torreon – Ibarra, 
Telefono 642428/951961, e-mail: cosdhi at ecuanex.net.ec

Ibarra, 3 de Julio de 2001
LA ATENCION  HUMANITARIA A LOS REFUGIADOS COLOMBIANOS  EN LA PROVINCIA DE IMBABURA


I.  ANTECEDENTES

Asentada en la sierra norte del Ecuador, la provincia de Imbabura y su capital, Ibarra, en las últimas décadas de los años ochenta y noventa ha experimentado un crecimiento de su población y un desarrollo económico social.  Los movimientos migratorios que se asentaron en las zonas marginales de la ciudad, generaron un incremento de la demanda de servicios básicos y de fuentes de trabajo que les permita subsistir.  Por otra parte, la implementación de los procesos de estabilización y ajuste económicos iniciados desde hace dos décadas, han sumergido a la sociedad ecuatoriana en un paulatino deterioro económico, político y social.

Para citar algunos elementos, en el Ecuador el desempleo abierto y encubierto supera el 70% de la población económicamente activa; la inflación alcanzó el 91% en el 2000; y el crecimiento promedio anual del Producto Interno Bruto no llega ni al 2%, comparable al que se alcanzó en los años setenta.   En el año 1994 la pobreza extrema a nivel urbano en la provincia de Imbabura alcanzaba el 37%, es decir, de una población urbana de 129.298 habitantes, 47.000 de ellos no tenían acceso a los servicios básicos elementales y sus ingresos no alcanzaban a cubrir las más mínimas necesidades nutricionales. Sólo en Ibarra, más de la mitad de la población infantil -el 59,6%- sufre desnutrición crónica. 

Por otra parte, desde comienzos de la década de los noventa en la sierra norte del Ecuador se ha evidenciado un movimiento migratorio de colombianos, producto de la violencia social y política existente en Colombia.  Según relata el "Diagnóstico sobre la situación de la población colombiana en la Provincia del Carchi-Ecuador" (CEDIN: l993), existe en esta provincia alrededor de 5.000 personas colombianas hombres y mujeres entre los 10 y 60 años.  En la provincia de Imbabura, la mayoría de migrantes colombianos -desde hace algunos años- se han ubicado en la cuenca del río Mira, zona limítrofe con la provincia del Carchi, los cuales son campesinos pobres y medianos que no tienen la documentación correspondiente que legalice su asentamiento en territorio ecuatoriano, no obstante existe también una pequeña población migrante urbana.  Apenas el 13.8% de la población migrante -de acuerdo a este estudio- dispone de pasaporte en tanto que el 86.2% de la misma carece de este documento.  El factor de indocumentación agrava las condiciones de marginalidad de los migrantes colombianos y afecta básicamente a sus relaciones laborales, a sus posibilidades de educación y consolidación de la familia.  

La migración y desplazamiento últimamente se ha incrementado con la implementación del Plan Colombia, el cuál está generando una regionalización del conflicto y un desbordamiento de la crisis humanitaria a los países vecinos.  La violación sistemática al Derecho Internacional Humanitario, el uso indiscriminado de armas que afectan a civiles, el involucramiento de menores en la guerra, la priorización de una solución armada al conflicto, la utilización masiva de herbicidas químicos y la introducción de agentes biológicos -como el Fusarium oxisporum-, con los riesgos que conllevan tanto para la salud humana como para el medio ambiente , entre otros aspectos, hacen que cada vez un mayor número de población colombiana opte por migrar y garantizar su vida y la de sus familiares. 

Según el Acnur (Alto Comisionado de las Naciones Unidas para Refugiados), hasta enero del 2001 se registraron 950 refugiados, pero debido a una oleada de violencia en marzo se incrementó a 2300 el número de refugiados colombianos en el Ecuador. También en este primer trimestre se produjo un desplazamiento interno de 300 personas pertenecientes a comunidades indígenas Kichwa, Shuar y Cofán, asentadas en la frontera nororiental del Ecuador, quienes tuvieron que trasladarse de sus lugares tradicionales donde vivían para precautelar su integridad y la de sus familias, ante amenazas de grupos armados. Asimismo, para inicios de mayo, 419 desplazados colombianos que estaban albergados en Ecuador, decidieron regresar a su país de origen, no obstante una buena cantidad de ellos optaron por quedarse.  Por otra parte, existen también una población desplazada que se establece en las poblaciones de frontera sin recurrir a ningún tipo de registro.  Por las primeras oleadas de desplazados se constata que este flujo migratorio aumenta cuando el conflicto recrudece y tiende a distenderse si los enfrentamientos disminuyen, lo que demuestra que este fenómeno es complejo y está sujeto a variaciones. En las provincias del Carchi e Imbabura, alrededor de quinientas cincuenta personas se han registrado en el último año buscando protección y también con la esperanza de mejorar las condiciones de vida.  

Este panorama no muy alentador tiene implicaciones sociales y humanitarias, por este motivo la Comisión de Solidaridad y Derechos Humanos de Imbabura, COSDHI, ha venido reflexionando sobre esta problemática, a la vez que ha estado promoviendo algunas actividades de capacitación tendientes a desarrollar una línea de apoyo y ayuda humanitaria a los desplazados colombianos por la violencia.

II.  OBJETIVOS

1. Generar una instancia de coordinación de las instituciones y organizaciones sociales y de ayuda humanitaria interesadas en promover el apoyo y solidaridad a los refugiados colombianos.

2. Apoyar a legalizar la documentación de los desplazados colombianos por la violencia en la provincia de Imbabura de manera que puedan enfrentar en mejores condiciones –laborales, de educación y social- su residencia en el Ecuador. 

3. Elaborar un sistema de registro de información de los refugiados colombianos en la provincia de Imbabura que contribuya a un mayor conocimiento acerca de esta realidad, a la vez que permita enfrentar de mejor forma este problema.

4. Capacitar y difundir los derechos de los refugiados a los desplazados colombianos y a la población de la provincia de Imbabura, que aporten a crear una cultura de paz y respeto a los derechos de todas las personas.

Conseguir ayuda humanitaria y asistencial a los refugiados colombianos que involucren a las instituciones, organizaciones sociales y a toda la sociedad, y que aporten a mejorar sus condiciones de vida y de bienestar social.

Comision de Solidaridad y Derechos Humanos de Imbabura - COSDI
Calle Flores 6-37 y Bolivar, Torreon – Ibarra, 
Telefono 642428/951961, e-mail: cosdhi at ecuanex.net.ec



ARCHIVIO

Diario n. 1,    maggio 2001 : www.peacelink.it/webgate/latina/msg01164.html
Le prime impressioni all’arrivo nel paese andino

Diario n.2 , 8 giugno 2001 : www.peacelink.it/webgate/latina/msg01196.html
Visita alle comunita’ indigene vicino a Lauci e Riobamba e giornata mondiale dell’infanzia

Aggiornamento n.3,  11 giugno : www.peacelink.it/webgate/latina/msg01212.html
Programma di lavoro dell’Ass. “Noi Ragazzi del Mondo”-Ecuador e articolo di ALAI

Aggiornamento n.4, 23 giugno: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01247.html
Intervista al sindaco indio Tauki Tituaña, al Presidente di Pachacutik Miguel Lluco sullo stato del dialogo con il governó dopo il leviantamento di febbraio e intervento del Parlamentare indigeno Luis Gilberto Talahua Paucar dal titolo: “construir sin discriminación ni racismo”. 

Aggiornamento n.5,  24  giugno: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01249.html
Speciale Diritti Umani dopo la relazione annuale di Amnesty Internacional con intervista a Alexis Ponce dell’Assemblea Permanente dei Diritti Umani.

Diario n.6 , 28 giugno: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01263.html
La passione per la vita della comunita’ per ragazzi/e di strada “Cristo de la calle”

2 luglio:  www.peacelink.it/webgate/latina/msg01277.html
Usa triplicano truppe in Ecuador, traduzione di un articolo del Financial Times, diffuso da Equipo Nizkar della Spagna.

Plan Colombia e impatto nell’Amazzonia, 3 luglio:  www.peacelink.it/webgate/latina/msg01281.html
Articolo di Hugo Cabieses dell’agenzia alternativa ALAI.

Aggiornamento n.7 , 4 luglio: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01284.html
Valutazione globale del Plan Colombia nella regione andina e in Ecuador di Heinz Dieterich, professore mexicano autore del libro “La cuarta via al poder, el 21 de Enero desde una perspectiva latinoamericana” con interviste a Fidel Castro, Hugo Chavez e Noam Chomsky.


----------

Morsolin Cristiano, e-mail: utopiamo at yahoo.it
Fundacion “CRISTO DE LA CALLE”, 
Calle Maldonado 14-119 y Guillermina Garcia 
Ibarra - Ecuador
Telefono (00593) 6.641056	 ( 7 ore di differenza dall’Italia)
Directora Claudia Ibadango, e-mail: cristodelacalle at yahoo.com 
Telefono : (00593) 6.953955