successo a Bassano per mostra guerre etniche - paerta fino 8 aprile



CARITAS VICENTINA

Successo per la Mostra fotografica
Guerre etniche: una fatalità? Un esempio: il Kosovo
Palazzo Bonaguro di Bassano del Grappa, fino all'8 aprile 2001

Le guerre etniche si "costruiscono" su di un concetto assoluto di etnia,
che tende a negare le differenze e le sfumature, gli elementi misti,
oppure sono un costrutto storico, dinamico ed elastico, e quindi le
etnie cambiano, vanno e vengono, si fondono, finiscono e ne nascono di
nuove?
E' la domanda a cui cerca di dare una risposta la mostra fotografica di
Enzo Dalla Pellegrina, che a Bassano del Grappa sta riscuotendo un
significativo successo di pubblico e critica e che rimarrà aperta fino
al prossimo 8 aprile.
Partendo dalla consapevolezza che purtroppo i conflitti etnici, la cui
presenza si è acuita nell'ultimo ventennio, sono destinati a riproporsi
anche nel futuro, la Caritas diocesana di Vicenza ha deciso di proporre,
grazie alla disponibilità del Comune di Bassano del Grappa, un lavoro
culturale che vede come protagonista un fotografo appassionato e
osservatore attento, già autore di altre pregevoli opere, che nel corso
di numerosi viaggi e missioni in Kosovo e Albania ha raccolto materiale
fotografico, testimonianze dirette e quant'altro.
Attraverso le foto si cerca, in punta di piedi, di realizzare un
percorso pedagogico sul problema delle guerre etniche, partendo
dall'analisi del conflitto del Kosovo. Non si tratta di un lavoro che
pretende di analizzare esaustivamente il conflitto, né tanto meno una
mostra sull'emergenza profughi o sul lavoro d'assistenza ad essa
conseguente. Quello che si cerca di fare, partendo dal conflitto,
passando per il vissuto dei profughi in Albania, e insistendo sulle
stratificazioni etniche che si sono susseguite in quei territori, è di
proporre una riflessione sulla modalità dei conflitti etnici.
Secondo alcune interpretazioni, come quella data nei suoi
conosciutissimi libri dal giornalista triestino  Paolo Rumiz, che ha
contribuito alla realizzazione della mostra, i conflitti etnici
presentano infatti parecchi aspetti comuni, fra i quali il più
importante è senza ombra di dubbio la mistificazione del concetto di
etnia.
Senza alcuna pretesa di fornire ricette risolutive, il lavoro si
presenta come un'ottima ed immediata opportunità (anzitutto per le
scolaresche) per imparare a cogliere la lunga sedimentazione storica
legata ad un territorio, a popoli diversi, ad alcune questioni che,
ultime, hanno generato il conflitto. Soprattutto, si intende mostrare
quei patrimoni di ricchezze umane, religiose, affettive, sociali ed
artistiche che ogni conflitto rischia di disperdere o al peggio di far
diventare memoria ferita capace di generare continue ritorsioni nei
decenni successivi.
Il lavoro è stato preparato con la partecipazione di alcuni esperti (nei
settori antropologico, storico, sociologico, economico e religioso).
Su invito della Caritas vicentina la Croce Rossa Italiana ha allestito
per l'occasione una esposizione, mediante audiovisivi, sul tema delle
mine antiuomo.
La mostra è aperta al pubblico fino all'8 aprile, tutti i giorno escluso
il lunedì. Su appuntamento le scuole possono usufruire di una visita
guidata. Il relativo catalogo, di ben 120 pagine ricche di foto e
riferimenti, in vendita presso la mostra, contiene anche due interviste
ai responsabili dell'Islam e del cattolicesimo in Kosovo e, per la
religione ortodossa, uno significativo scritto del portavoce del
Monastero di Decani e spedito al patriarcato di Belgrado.
Dopo la tappa bassanese, la mostra si sposterà a Schio e successivamente
in altri centri del Veneto.

Vicenza, 29 marzo 2001

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