manifestazioni e violenze



Dal sessantotto (avevo quattordici anni) ho partecipato a sfilate, cortei, manifestazioni. Mai preso manganellate, mai trascianto in questura, ecc. Fortuna ? può darsi. Aura da nonviolento sulla testa ? Chissà. Soprattutto ho sempre evitato i gruppetti dal volto celato, con armi improprie e simili. Li abbiamo sempre potuti tenete ai margini. Ricordo pure i volti dei poliziotti, spesso tesi e spaventati; la strategia del potere era quella di caricarli su mezzi chiusi, mollarli di brutto in un punto e far correre voci che accumulassero tra loro istintive paure e tensioni. Mi chiedo se non sia tornato di moda. Chi è spaventato, o con i nervi a fior di pelle, scatta sovente come una molla compiendo azioni eccessive. Come picchiare anche chi è evidentemente inerme. Dalle narrazioni che leggo, mi pare di capire non esistesse nemmeno un servizio d'ordine. Se così è stato, alla resposabilità GRAVE del prefetto - DI CUI E'DOVEROSO PRETENDERE LE DIMISSIONI - va associata una piccola responsabilità a chi, organizzando ingenuamente, non ha saputo cogliere la necessità di evidenziare una discriminante fra "pacifico manifestante" e "piantacasino" La denuncia dei fatti di Napoli è naturalmente condivisa. Voglio suggerire a chi organizza manifestazioni di prevedere sempre nette discriminanti di spazio e di immagine tra chi vuole solo sfilare e chi arriva per fare guerriglia urbana. Lo stato-poliziotto lo disarmano i cittadini impedendogli di trovare giustificazioni all'uso della violenza. Se proviamo tutti a trovare una simbologia discriminante, togliamo forza alle scelte violente su entrambi i versanti. Io sfilo sempre con la bandiera della pace sulle spalle.
cordiali saluti ecopacifisti
Federico Fiandro