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dalla Cecenia al fisco (e ritorno)
- Subject: dalla Cecenia al fisco (e ritorno)
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Fri, 26 May 2000 11:04:02 +0200
"Carissimi, ancora una volta provo a scrivervi dal cuore del Caucaso. Come sempre si tratta di un messaggio in bottiglia che non so se arrivera' a destinazione..." Con questo messaggio di posta elettronica - inviato fortunosamente via Internet dal computer di un albergo - Carlo Gubitosa, obiettore di coscienza tarantino e segretario di PeaceLink, ci scrive dalla missione di pace in Cecenia, che condivide con altri tre compagni di viaggio dell'Associazione Papa Giovanni XXIII. "Adesso - scrive Carlo - ci troviamo a Nazran, capitale dell'Inguscezia. Le condizioni di sicurezza sono ottime, siamo sempre accompagnati da persone del posto che ci fanno anche da interpreti e da autisti. La situazione qui e' tranquilla, e l'unica fonte di ansia sono i grossi problemi con le linee telefoniche che ci rendono ansiosi pensando alle preoccupazioni inutili che abbiamo involontariamente causato a chi e' rimasto in Italia. Lunedi' siamo arrivati, e abbiamo scoperto che da qui non e' possibile effettuare telefonate internazionali. Ho mandato un primo messaggio email. Martedi' si e' bloccata anche la posta elettronica' e siamo rimasti completamente privi di mezzi per comunicare all'esterno. Solo ora sono riuscito a scrivere di nuovo un'email..." E' stata per me ieri una grossa emozione pronunciare alla centralinista russa "komnata piat nul scest" ("camera 506"), le uniche quattro magiche parole di russo che conosco e che - come il mitico "Apriti Sesamo" - hanno consentito di parlare dal vivo con il mio amico Carlo, svegliandolo nel cuore della notte perche' non calcolavo il fuso orario. Gli ho chiesto tante volte se stesse bene e per tante volte mi ha risposto di si'. Carlo Gubitosa, come ho detto, e' un obiettore di coscienza al servizio militare. Questa sua scelta un tempo sarebbe stata illegale ed era considerata un atto di vilta'. Oggi e' legale. Carlo e' in missione all'estero e fino a due anni fa gli obiettori che varcavano i confini nazionali, per aiutare ad esempio le vittime della guerra dei Balcani, erano fuorilegge e venivano processati. Oggi la legge di riforma dell'obiezione di coscienza consente anche agli obiettori di partecipare a missioni di pace all'estero. Carlo Gubitosa percepisce per questa missione il profumato stipendio di un militare inviato in missione nelle zone di guerra? No. L'Associazione Papa Giovanni XXIII per di piu' paga essa stessa le spese di questo viaggio (aereo, albergo, vitto, spostamenti, telefonate, ecc.). Questa missione di pace in Cecenia e' organizzata in collaborazione con la Caritas ed ha alle spalle il solco di altre iniziative che ne hanno preparato il terreno. Raggiunto sul cellulare, uno dei responsabili, Alberto Capannini, mi dice: "Al momento la nostra e' l'unica presenza internazionale in Cecenia, se si eccettua un danese che ha una scorta armata di trenta persone". Ma non ci sono la Croce Rossa, l'Onu, i giornalisti? "No", e' la risposta lapidaria e sconcertante. La missione di pace dell'Associazione "Papa Giovanni XXIII" (denominata "Operazione Coilomba") ha la sua base operativa a Nazran, capitale dell'Inguscezia, ad ovest di Grozny, capitale della Cecenia. I quattro volontari italiani sconfinano con prudenza in Cecenia ogni giorno, accompagnati da una guida dell'associazione locale Memorial. Annotano tutto perche' sanno di essere gli occhi e la voce di un'umanita' dolente che non puo' comunicare con il mondo. Infatti li' in Cecenia non c'e' li' nessuno con le telecamere a riprendere la sofferenza delle vittime della guerra, piegate su se stesse, in fuga o ammassate sui vagoni ferroviari. Non c'e' neppure l'ombra di una mini-operazione arcobaleno. I TG non ci muovono a pieta'. "Ma non puoi immaginare quello che ho visto", si e' limitato a dirmi Carlo Gubitosa per telefono con la voce commossa. Ma il governo italiano non rimane inerte di fonte a tanto dolore. I responsabili di questa catastrofe umanitaria saranno infatti accolti con tutti gli onori ufficiali dal governo italiano a giugno (1). Ai colloqui non saranno ammessi gli obiettori di coscienza in missione per la Cecenia e le organizzazioni per la difesa dei diritti umani ma gli imprenditori italiani. Del resto e' stato gia' siglato un accordo italo-russo di cooperazione militare mentre Grozny era sotto il fuoco del bombardamento russo. E su questo binario si prosegue. Come del resto prosegue la campagna pubblicitaria per collocare le azioni Finmeccanica, il piu' grande polo bellico italiano che avra' profitti in crescita alla prossima guerra o alla prossima finanziaria che accontenti i nuovi piani di investimenti in armi. Ma se tutto questo e' possibile e poiche' tutto questo urta con la coscienza di pace di alcuni cittadini, perche' allora non e' anche possibile legalizzare l'obiezione fiscale alle spese militari? Un'obiezione come quella - per intenderci - messa in atto a Taranto dalla professoressa Loredana Flore. Non per sottrarsi al fisco ma per finanziare azioni di pace invece che scelte di guerra. "Ognuno deve sentirsi responsabile di tutto", affermava don Lorenzo Milani. Anche se una maggioranza - pur schiacciante - di parlamentari optasse per i mercanti di armi, cio' non puo' ledere i diritti individuali e violentare la coscienza di chi non vuol esserne complice. Chiedo pertanto ai parlamentari che nella prossima dichiarazione dei redditi a noi cittadini, o almeno chi non voglia avere nulla a che spartire con questi affari di sangue, venga data la possibilita' di optare per spese di pace che sottraggano una quota di denaro alle spese di guerra. Oltre alle caselline che ci permettono di scegliere se dare o no ai partiti il 4 per mille, se dare o no alle confessioni religiose l'8 per mille, perche' non aggiungere anche un'opzione in piu'? Un'opzione di pace. Alcuni diranno che ci sono questioni di forma e ostacoli giuridici, salvo poi a constatare che quando vuole il governo italiano si scorda perfino l'articolo 11 della Costituzione ("L'Italia ripudia la guerra..."). Ma quali ostacoli giuridici puo' incontrare una scelta di pace? La storia dell'obiezione di coscienza - via via assorbita nella sfera del diritto - e' la storia di atti "illegali" che sono poi diventate legali e che oggi appaiono scelte di civilta', come dimostra la missione in Cecenia di Carlo Gubitosa e dei sui compagni. Chi non vuole finanziare le scelte militari di una nazione che collabora militarmente con la Russia (si vedano le leggi 397/99 e 398/99 recentemente votate in Parlamento) perche' non deve avere la possibilita' di finanziare le missioni di pace in Cecenia degli obiettori di coscienza? Chi non tollera che la nuova portaerei raschi il fondo del bilancio italiano con i suoi 3.500-4.000 miliardi ed eroda il capitolo di bilancio destinato alla cooperazione con i paesi poveri, perche' non puo' gridare - anche dal fondo del suo anonimo Modello Unico (2) - un deciso SIGNORNO'? Alessandro Marescotti presidente di PeaceLink a.marescotti at peacelink.it http://www.peacelink.it (1) Comunicato ufficiale tratto dal sito Internet della Presidenza del Consiglio: "Il Presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, effettuera' una visita di lavoro in Italia nei giorni 5 e 6 giugno prossimi, su invito del Governo italiano. Nel corso del suo soggiorno a Roma il Presidente russo sara' ricevuto dal Presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, e avra' colloqui con il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuliano Amato. Il Presidente Putin avra' altresi' incontri con esponenti del mondo economico e imprenditoriale". (2) Per informazioni sull'obiezione di coscienza alle spese militari l'email e': locosm at tin.it
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