[Nonviolenza] Sabato 18 ottobre alla "Fattoria di Alice" a Viterbo un nuovo incontro in ricordo di Alfio Pannega. Allegati alcuni materiali utili e un ricordo inedito



SABATO 18 OTTOBRE ALLA "FATTORIA DI ALICE" A VITERBO UN NUOVO INCONTRO IN RICORDO DI ALFIO PANNEGA. ALLEGATI ALCUNI MATERIALI UTILI E UN RICORDO INEDITO

Sabato 18 ottobre con inizio alle ore 13, presso la "Fattoria di Alice" a Viterbo, in strada Tuscanese 20, ci sara' un nuovo incontro delle persone amiche di Alfio Pannega, per ricordarlo ancora una volta e per programmare ulteriori iniziative che si svolgeranno a Viterbo di qui a dicembre.
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Ricordiamo ancora una volta che nello scorso mese di settembre si sono realizzate due delle maggiori iniziative di commemorazione di Alfio (la dedica ad Alfio da parte dei facchini della "girata" della Macchina di Santa Rosa durante il trasporto il 3 settembre; il convegno a Palazzo dei Priori il 21 settembre) e segnaliamo che di qui alla fine dell'anno si spera di realizzare ancora alcune altre rilevanti iniziative:
- la collocazione della lapide sulla casa di Alfio a Valle Faul;
- varie presentazioni della nuova edizione del libro di e su Alfio pubblicato da Davide Ghaleb Editore;
- nuove rappresentazioni dello spettacolo teatrale di Pietro Benedetti ad Alfio dedicato dal titolo "Allora ero giovane pure io";
- una mostra documentaria ed artistica;
- un concerto dedicato ad Alfio, conclusivo dell'anno di commemorazioni;
- la prima provvisoria catalogazione e sistemazione del lungamente atteso "Archivio Alfio Pannega": chiunque abbia materiali puo' inviarli al curatore dell'Archivio all'indirizzo e-mail: oloap.anera at gmail.com
- la digitalizzazione dei materiali raccolti e la loro messa a disposizione in spazi dedicati di alcuni siti internet che hanno dato la disponibilita' ad accogliere e preservare un adeguato ricordo di Alfio, tra cui quello dell'Anpi provinciale di Viterbo, quello di Davide Ghaleb Editore, quello dell'organizzazione di volontariato "Viterbo con amore".
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Con Alfio per la salvezza dell'umanita'
Nel ricordo e alla scuola di Alfio: opporsi a tutte le guerre e a tutte le uccisioni.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio: soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio: proteggere quest'unico mondo vivente.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio: condividere fra tutte e tutti tutto il bene e tutti i beni.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio: opporsi al male facendo il bene.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio: salvare le vite e' il primo dovere.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio: la nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' il cammino. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
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In calce alleghiamo ancora una volta alcuni riferimenti a vari materiali disponibili nella rete telematica e non solo, e un'ulteriore testimonianza inedita su Alfio di Tristano Timandri.

Le amiche e gli amici di Alfio Pannega impegnati nelle commemorazioni in occasione del centenario della nascita

Viterbo, 13 ottobre 2025

Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it

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Allegato primo: Una minima notizia su Alfio Pannega

Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna a ridosso ed entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010, a cura di Antonello Ricci, Alfonso Prota e Valentino Costa): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha con forte empatia sovente rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata per molti anni disattesa; in questi mesi si sta finalmente avviando la sua realizzazione.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235-4236, 4452, 4455-4458, 4599-4601, 4819-4821, 4962-4965, 5184-5187, 5328, 5331, 5470, 5477, 5485, 5487, 5489, 5501-5503, 5505, 5507, 5513-5514, 5516-5518, 5523, 5526, 5528, 5530-5531, 5534, 5538, 5540-5543, 5545-5570, 5573, 5576-5580, 5582-5585, 5588-5590, 5593-5594, 5598, 5600-5601, 5603-5607, 5609-5612, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446, i fascicoli de "La biblioteca di Zorobabele" nn. 430-433.

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Allegato secondo: La nuova edizione del libro dedicato ad Alfio Pannega

Il libro "Alfio 100" (Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2025) celebra i cento anni dalla nascita di Alfio Pannega (Viterbo 1925-2025). Nella prima parte del volume sono presenti materiali inediti raccolti da amiche e amici di Alfio: rassegna stampa, galleria fotografica, autografi poetici, ricordi dei militanti del centro sociale occupato autogestito Valle Faul, di conoscenti e istituzioni, oltre ai versi di poeti dialettali. Nella seconda parte si ripropone integralmente il volume "Allora ero giovane pure io" (Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010) con poesie, fotografie e storia di vita dell'autore. Chiude il volume il copione dello spettacolo teatrale di Pietro Benedetti.
Il libro di e su Alfio Pannega puo' essere richiesto all'editore Davide Ghaleb, via Roma 41, 01019 Vetralla (Vt), sito: www.ghaleb.it, tel. 0761461258, cell. 3200897221.

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Allegato terzo: Un rilevante documento filmato di alcune iniziative commemorative di Alfio Pannega

E' disponibile nella rete telematica la registrazione della commemorazione di Alfio Pannega svoltasi il 27 aprile 2025 al cimitero monumentale di Viterbo; la registrazione della cerimonia di intitolazione ad Alfio dell'"Emporio solidale" in piazzale Porsenna nel quartiere viterbese di Santa Barbara l'8 maggio 2025; la registrazione dello spettacolo teatrale di Pietro Benedetti ad Alfio dedicato rappresentato il 25 giugno 2025 presso lo spazio culturale "Lo spiffero"; la registrazione del convegno svoltosi il 21 settembre 2025 a Viterbo nella Sala delle Colonnne di Palazzo dei Priori.
Le rispettive registrazioni sono ai seguenti link:
https://www.youtube.com/watch?v=0bpS90lXmno
https://www.youtube.com/watch?v=BgSBoGZZqh8
https://www.youtube.com/watch?v=RSAwXdE1sio
https://www.youtube.com/watch?v=IPqUu8meWcs
I quattro filmati costituiscono un'unica opera documentaria e testimoniale dal titolo complessivo "Alfio Pannega 1925-2025. Il docufilm".
Ringraziamo Marco Mingarelli per aver realizzato quest'opera.

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Allegato quarto: I link ad alcuni brani musicali dedicati ad Alfio Pannega

Numerosi musicisti viterbesi e non solo, di rilevanza anche internazionale, hanno dedicato ad Alfio Pannega alcune loro composizioni.
Segnaliamo i link ad alcune di esse gia' disponibili all'ascolto nel web.
Di Luigi Andriani Il brano "Rinascimental Gratafunky" puo' essere ascoltato nell'album "Etrurian Dub" al seguente link:
https://rastakingkong.bandcamp.com/album/etrurian-dub
Di Andrea Araceli il brano "In memoria di Alfio Pannega" puo' essere ascoltato al seguente link:
https://youtu.be/vI5lh7wtUJA?si=BjQy93a1fuxR1a2F
Sempre di Andrea Araceli segnaliamo anche un altro straordinario recente brano, "Lament for children of Gaza", che puo' essere ascoltato al seguente link:
https://youtu.be/-1db9WNxoDk?si=aa7LPwBo9k5m6yU2
Di Marco Brama il brano "... E la Luna disse: 'Alfio Pannega'" puo' essere ascoltato al seguente link:
https://youtu.be/f_xMgzK2zTQ

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Allegato quinto: Tristano Timandri ricorda Alfio Pannega

A mia memoria, negli anni Settanta Alfio, che era allora un cinquantenne, appariva gia' come un monumento storico, la sopravvivenza pittoresca di una Viterbo ottocentesca, preindustriale, del lavoro manuale, delle abilita' artigiane e dell'appartenenza comunitaria, come certe figure del libro Cuore di Edmondo De Amicis.
Era circondato da un vasto affetto sincero e vibrante, ma anche chi gli voleva bene aveva nei suoi confronti un atteggiamento perlopiu' paternalista: da una parte ci si gloriava di una conoscenza intima, di parlarci spesso e di "prenderci insieme un caffe'" col figlio della Caterina (che era anch'essa una figura mitica), con "il nostro Alfio" che era insieme povero e poeta, emarginato ma buono come il pane; dall'altra non si voleva veramente sapere quali fossero le sue idee e quale fosse la sua vita una volta finito il giro delle vie cittadine col suo carretto e i suoi cani. Pochi, pochissimi andavano a trovarlo in fondo a Valle Faul; pochi, pochissimi volevano vedere le reali condizioni in cui viveva. Dignitoso com'era, Alfio non si commiserava mai, non chiedeva mai nulla per se'; militante com'era, Alfio si adoperava sempre per i diritti degli altri, per i diritti di tutti. E viveva nella poverta' e nella solitudine, in una parte della citta' - la Valle Faul di allora, che era sostanzialmente un'enclave di desolazione, miseria, degrado, squallore e sofferenza; come Alfio vi vivevano altri reietti, altre vittime della societa' dello sfruttamento e dell'emarginazione, e le relazioni tra loro erano talvolta di solidarieta' e generosita' e talaltra di conflitto e sopraffazione. I cittadini che vivevano nella Viterbo piu' in alto di quella scarpata preferivano perlopiu' non vedere e non sapere.
Pochi gli furono vicini con autentica profonda empatia, e tra loro almeno tre figure vorrei qui ricordare: Dante Bernini, Armando Marini, Bruno Marini; chi e' di Viterbo sa cosa significano questi nomi benedetti.
Alfio era gia' allora un segno di contraddizione. E un testimone cosciente e militante di quella "contraddizione principale" - non solo della societa' industriale, ma lungo l'intero corso della storia dell'umanita' - che gli esuli Carlo e Federico tematizzarono nel loro insuperato manifesto del 1848.
I suoi compagni di lotta del partito comunista avevano per lui un attaccamento profondo, ma poco lo ascoltavano quando Alfio proponeva di parlare della politica grande; non lo ascoltavano di piu' i giovani militanti dell'allora sinistra rivoluzionaria che pure anch'essi sentivano per lui un affetto verace. Una sola persona - militante della sinistra comunista antitotalitaria - a mia memoria lo senti' e lo seppe non solo compagno di lotta ma anche di riflessione, con lui molte ore ragionando insieme in quegli anni sui compiti dell'ora, sui massimi sistemi, sul presente e il futuro dell'umanita', sulla lotta principale e fondamentale e piu' urgente: quella contro la guerra che puo' annichilire l'intera umana famiglia.
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Negli anni Ottanta, poi, il venir meno delle speranze sia rivoluzionarie che riformiste (anche come esito della strategia della tensione da un lato e delle scellerate follie di giovani obnubilati dall'altro) ebbe come effetto che le classi subalterne subirono una virulenta controffensiva delle classi dominanti - e in Italia del regime della corruzione e della complicita' con i poteri criminali che ne era feroce e squallida espressione nel nostro paese - intesa per un verso a narcotizzarle attraverso l'ideologia degradante diffusa dai mass-media e per l'altro a toglierle sistematicamente tutte le conquiste di civilta' ottenute con le grandi lotte sociali dei decenni precedenti.
Per le persone le cui esistenze erano gia' precarie, fu come essere rigettate nell'abisso.
Anche Alfio subi' un accrescersi ed incrudelire dell'emarginazione, della solitudine, delle angherie. I pochissimi amici che lo conoscevano non superficialmente, lo stimavano veramente e gli volevano bene con tutto il cuore, si chiedevano se i tantissimi suoi piu' superficiali amici si rendessero conto della terribile condizione esistenziale in cui Alfio era stato progressivamente precipitato.
Furono anni durissimi.
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Principiando gli anni Novanta, in una societa' in cui si spegneva la speranza che la lotta delle oppresse e degli oppressi potesse realizzare giustizia e liberta', ormai pressoche' ovunque schiacciata dal trionfo del capitalismo (e dalla catastrofe dei regimi totalitari che si erano pretesi socialisti ed erano stati invece prevalentemente dittature militariste ottuse e alienanti, quando non folli e sanguinarie - non i soviet, ma i gulag le caratterizzavano), del neocapitalismo liberista e globalizzato a un tempo, del suo dominio sia pratico che ideologico che si pretendeva senza alternative, e delle nuove potentissime ed alienantissime tecnologie al suo servizio, del consumismo iperdistruttivo e del nuovo razzismo e schiavismo, sembrava che anche per Alfio, che ormai invecchiava nella solitudine e nella miseria, il destino fosse segnato: e fosse quello tremendo dei poveri derubati di tutto, quello di sua madre: un destino che terminava con il ricovero in istituto e li' l'attesa della morte nel vuoto, nel silenzio, nel dolore immedicabile, nella dimenticanza che uccide.
E invece.
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E invece nell'estate del 1993 avvenne un miracolo che ancora oggi mi commuove: un gruppo di ragazzi occupo' l'area da decenni abbandonata dell'ex-gazometro, adiacente alla povera casa di Alfio a Valle Faul, anzi: piu' che adiacente; poiche' passando dalla finestra del pianterreno della casa di Alfio (finestra sotto la quale erano ammucchiati alcuni materiali di scarto che lui raccoglieva per riciclarli, e che costituivano una sorta di scalino per cui la finestra era da lui usata abitualmente come una seconda porta su un altro lato dell'abitazione) si era gia' all'interno dell'area dell'ex-gazometro, oltre la recinzione.
In quella prima mattina dell'occupazione quando Alfio senti' le voci e la presenza dei ragazzi fu proprio passando dalla finestra che venne loro incontro: e fu amore a prima vista.
Fu amore a prima vista.
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Il "centro sociale Valle Faul" realizzato nell'ex-gazometro abbandonato trovo' in Alfio il suo volto e il suo cuore.
Per Alfio esso fu la famiglia che dopo la morte dell'amatissima madre non aveva piu' avuto; fu l'agora' in cui la sua voce trovo' finalmente ascolto e le sue idee discussione e condivisione; fu la scuola in cui fu educatore ed insegno' la verita' degli ultimi, l'ideale comunista e libertario, la nonviolenza come forma di lotta e come scelta di vita.
I ragazzi del centro sociale da Alfio appresero cose che divennero carne della loro carne, tessuto delle loro vite: l'accudimento reciproco; l'amore e la cura per gli animali, per le piante, per la terra; le tecniche dell'orto e l'amore per i libri; la generosita' senza riserve e la piena condivisione di tutto il bene e tutti i beni; la gioia infinita della musica e della danza, della poesia improvvisata e declamata; la passione morale e civile per il bene comune, la militanza politica e la coscienza di classe delle oppresse e degli oppressi; la passione per la storia vissuta, per la cultura materiale, per le tradizioni popolari, per la lotta contro ogni violenza ed ogni menzogna, per la verita' che libera; la nonviolenza gandhiana intimamente sentita, pensata e vissuta.
Il centro sociale fu una immensa scuola di democrazia, un'immensa esperienza di educazione morale e civile, il luogo di incontro e l'officina di grandi lotte nonviolente.
Le assemblee in cui a tutte e tutti era riconosciuto che la loro parola aveva valore; gli incontri di studio e di formazione; le innumerevoli iniziative culturali (la musica colta e quella popolare, la poesia, le arti visive: innumerevoli furono le iniziative dal quartetto d'archi di musica classica al concerto punk, dalla declamazioni dantesche ai "contrasti" in ottava rima dei poeti a braccio, dalle mostre fotografiche a quelle grafiche e pittoriche...: il centro sociale fu un laboratorio straordinariamente prolifico).
E soprattutto le iniziative di pace e di solidarieta', ospitando testimoni e compagni di lotte di ogni parte del mondo, organizzando iniziative di rilevanza locale, nazionale, internazionale; soprattutto contro la guerra, contro il razzismo, contro il maschilismo, contro il fascismo che torna, dalla parte di tutte le vittime, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, a sostegno di tutti i popoli oppressi, in difesa dell'intero mondo vivente.
Con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Con la scelta concreta e coerente della nonviolenza.
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Nel centro sociale Alfio trovo' i suoi compagni di riflessione e di lotta, trovo' la sua famiglia, trovo' le persone che volevano ascoltarlo: e seppe essere uno straordinario educatore al vero e al bene, alla solidarieta' e alla liberazione, alla comprensione e alla responsabilita', alla giustizia e alla misericordia.
Un esempio tra molti: ogni volta che qualcuno in citta' propose lo sgombero del centro sociale, il centro sociale lo invito' a passarvi una giornata, a condividere il pasto, a ragionare insieme; ogni volta le persone che avevano chiesto lo sgombero, dopo avere passato alcune ore con Alfio e con i ragazzi del centro ne divennero sostenitrici.
Non furono solo rose e fiori: il centro sociale subi' anche aggressioni squadristiche e persino attentati; ma tenne sempre ferma la scelta di essere un luogo che accoglieva chiunque avesse bisogno di aiuto; come si amava dire: "qui chiunque puo' trovare un tetto sotto cui dormire e un piatto di minestra per vivere". E cosi' e' stato.
A un certo punto fu necessario lasciare quel sito e trasferirsi in un altro capannone abbandonato, questa volta in aperta campagna. Il trasferimento non fu facile. Alfio non volle abbandonare i suoi compagni. E le iniziative ripresero, sebbene il trovarsi non piu' entro la cinta delle mura cittadine ma lontani alcuni chilometri dalla citta' inevitabilmente rese piu' difficile l'impegno.
Nel frattempo col passare degli anni arrivarono anche i lutti, dolorosi, strazianti.
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Alfio continuo' ad essere la voce e il volto del centro sociale, il suo cuore pulsante, fino alla fine dei suoi giorni.
Quando mori' era impegnato con tutto se stesso in una iniziativa nonviolenta per il diritto alla casa per tutte le persone che a Viterbo una casa non avevano.
Mori' il 30 aprile 2010 e i funerali si tennero il primo maggio. Fu salutato con il canto corale di "Bella ciao" e dell'"Internazionale".
Dopo il funerale tornando al centro sociale col cuore gonfio tutti i suoi amici sentivano che con Alfio era finito un tempo, ed era finito un mondo.
Resta la sua testimonianza di umanita', di dignita', di generosita', d'impegno intellettuale, morale e civile per il bene comune.
Resta il suo appello alla lotta nonviolenza per la salvezza e la liberazione dell'umanita' intera, contro tutte le guerre e le uccisioni, contro tutte le menzogne e le violenze, contro tutte le oppressioni e le vilta'.

Tristano Timandri

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