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[Nonviolenza] Se Alfio fosse qui. Osvaldo Caffianchi ricorda Alfio Pannega
- Subject: [Nonviolenza] Se Alfio fosse qui. Osvaldo Caffianchi ricorda Alfio Pannega
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sat, 6 Sep 2025 09:43:32 +0200
SE ALFIO FOSSE QUI. OSVALDO CAFFIANCHI RICORDA ALFIO PANNEGA
Viterbo sta onorando il suo figlio Alfio Pannega nel centenario della nascita con una serie di iniziative che dimostrano quanto profondo fosse l'affetto che legava l'intera popolazione a quel concittadino dalla vita travagliata e dalla generosita' infinita, che pur vivendo in un'estrema poverta' (ma forse anche proprio per questo) seppe essere l'umanita' come dovrebbe essere.
*
Sul finire di aprile nella commemorazione tenuta al cimitero monumentale di Viterbo Alfio e' stato ricordato non solo dai rappresentanti di alcune delle piu' autorevoli associazioni democratiche, organizzazioni di volontariato, espressioni della societa' civile, ma anche da numerosi pubblici amministratori cittadini, tra cui due sindaci emeriti.
E nel quindicesimo anniversario della sua scomparsa, il 30 aprile, la sindaca attuale lo ha ricordato con un messaggio di intensa commozione pubblicato nel sito istituzionale del Comune.
Successivamente, l'8 maggio, ad Alfio e' stato intitolato l'"Emporio solidale" di Viterbo, una delle piu' rilevanti esperienze a Viterbo di aiuto a chi di aiuto ha piu' bisogno.
Il 3 settembre, poi, i facchini di Santa Rosa gli hanno dedicato la "girata" in piazza del Comune durante il trasporto della Macchina, l'evento piu' importante della vita cittadina. E' l'omaggio piu' grande che il popolo di Viterbo riserva ai suoi figli e ai suoi fratelli.
E il 21 settembre, nel giorno del centesimo genetliaco, in una storica sala dello storico Palazzo dei Priori, sede del Comune di Viterbo e testimonianza della longeva storia della citta', un convegno sara' dedicato al ricordo del poeta antifascista nonviolento viterbese.
E sarebbero da ricordare anche le tante altre iniziative gia' realizzate e che si realizzeranno nei prossimi mesi: le repliche dello spettacolo teatrale di Pietro Benedetti; la lapide che verra' collocata su quella che tutti i viterbesi chiamano "la casa di Alfio" nella Valle di Faul; la nuova edizione assai ampliata del libro che raccoglie gran parte dell'opera poetica di Alfio; il festival del volontariato in cui il suo ricordo e' stato centrale; la festa popolare nell'anniversario della fondazione del centro sociale di cui Alfio fu anima e cuore...
*
Se Alfio fosse qui a veder tutto questo, l'intera citta' che si mobilita per ricordarlo e rendergli omaggio, che penserebbe, che direbbe, lui che visse come ultimo degli ultimi, lui che e' stato l'ultimo dei grandi personaggi assurti a leggenda e mito scaturiti dalle viscere del popolo viterbese, lui autentico emblema della citta' e della sua storia di sofferenze e di lotte, di umiliazioni e riscatto, di miserie e grandezza?
Non so cosa avrebbe detto ma so che sarebbe stato felice.
So che sarebbe stato felice, ma so anche che subito avrebbe aggiunto: e adesso che avete onorato un morto, e va bene, adesso dovete pensare anche ai vivi, dovete pensare a salvare le vite di tutti quelli che la guerra sta uccidendo; dovete opporvi alla guerra, alle armi, al militarismo e a tutte le strutture, le ideologie e le pratiche assassine; dovete pensare a soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; dovete pensare a costruire pace e solidarieta', giustizia e liberta', una vita degna per tutte le persone.
E lo avrebbe detto con la sua consueta, affilata ironia che usava anche i toni del sarcasmo e il lessico delle taverne per controllare la commozione: era un animo gentile e generoso, finissimo e vibratile, che per pudore cercava di nascondere la struggente tenerezza e l'empatica malinconia che tutto lo pervadeva. E quindi usava sovente le parole secche e ardite come quelle che il suo amatissimo Dante evocava nell'incipit del XXXII canto dell'Inferno; per poi sciogliersi nell'intimita' con gli amici piu' cari nel piu' lirico intenerimento, nell'emozione piu' intensa, fino alle lacrime, come quando ad esprimere una subitanea gioia non aveva bisogno di parole, sciogliendosi in una danza come gli eroi biblici, o della Grecia antica.
Perche' cosi' era Alfio il poeta, Alfio l'antifascista, Alfio il comunista libertario, Alfio il nonviolento, Alfio che sapeva recitare a memoria i canti della Divina commedia, Alfio che improvvisava fluenti ottave a braccio, Alfio il militante del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita', Alfio che educo' al vero e al bene tutti i giovani e tutte le giovani - e furono centinaia e forse migliaia - che lo frequentarono negli anni del centro sociale in cui lui anziano e saggio fu punto di riferimento e pietra di paragone, maestro di buoni pensieri, di buone parole, di buone azioni per la migliore gioventu' viterbese.
Era un uomo senza rancore, di una generosita' assoluta, sapeva amare l'umanita' e il mondo, sapeva dire grazie alla vita; ed era segno di contraddizione, denunciatore della violenza della societa' divisa in classi, lottatore adamantino contro tutte le oppressioni e le menzogne, militante per la causa della solidarieta' e della liberazione dell'umanita' intera, nessuna persona esclusa.
*
Ebbi la fortuna di conoscerlo in anni lontani, negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, molto prima della nascita del centro sociale; ed ebbi lunghe conversazioni con lui, in un tempo in cui moltissime persone gli volevano bene ma pochissime - forse solo io - passavano delle ore a ragionare con lui della vita e della morte, dei massimi sistemi, dei compiti del movimento operaio, della nostra comune militanza nel movimento delle oppresse e degli oppressi, delle ragioni della nostra lotta; e ci soccorrevano certo le riflessioni abissali e ineludibili dei tragici greci e di Platone, di Lucrezio e Dante, di Leopardi e Marx, ma anche di Orwell e Camus, di Tolstoj e Gandhi, di Rosa Luxemburg e Hannah Arendt, di Virginia Woolf e di Simone Weil, di Gramsci e di Croce, riflessioni che per cosi' dire rivivevamo e quindi resuscitavamo nell'analizzare l'ora presente, i nostri doveri, le complessita' e le contraddizioni di cui venire a capo. Ricordo quei nostri conversari con struggente nostalgia.
E ricordo che gia' allora eravamo amici della nonviolenza e sapevamo che il primo compito era opporsi alla guerra.
Mezzo secolo dopo e' ancora il nostro primo dovere.
Opporsi a tutte le guerre, a tutte le stragi, a tutte le uccisioni.
Difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Difendere quest'unico mondo vivente di cui tutte e tutti siamo insieme parte e custodi; quest'unico mondo vivente che e' l'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Salvare tutte le vite.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta comune per la salvezza e la liberazione dell'umanita' intera.
Osvaldo Caffianchi
Viterbo, 6 settembre 2025
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it
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Viterbo sta onorando il suo figlio Alfio Pannega nel centenario della nascita con una serie di iniziative che dimostrano quanto profondo fosse l'affetto che legava l'intera popolazione a quel concittadino dalla vita travagliata e dalla generosita' infinita, che pur vivendo in un'estrema poverta' (ma forse anche proprio per questo) seppe essere l'umanita' come dovrebbe essere.
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Sul finire di aprile nella commemorazione tenuta al cimitero monumentale di Viterbo Alfio e' stato ricordato non solo dai rappresentanti di alcune delle piu' autorevoli associazioni democratiche, organizzazioni di volontariato, espressioni della societa' civile, ma anche da numerosi pubblici amministratori cittadini, tra cui due sindaci emeriti.
E nel quindicesimo anniversario della sua scomparsa, il 30 aprile, la sindaca attuale lo ha ricordato con un messaggio di intensa commozione pubblicato nel sito istituzionale del Comune.
Successivamente, l'8 maggio, ad Alfio e' stato intitolato l'"Emporio solidale" di Viterbo, una delle piu' rilevanti esperienze a Viterbo di aiuto a chi di aiuto ha piu' bisogno.
Il 3 settembre, poi, i facchini di Santa Rosa gli hanno dedicato la "girata" in piazza del Comune durante il trasporto della Macchina, l'evento piu' importante della vita cittadina. E' l'omaggio piu' grande che il popolo di Viterbo riserva ai suoi figli e ai suoi fratelli.
E il 21 settembre, nel giorno del centesimo genetliaco, in una storica sala dello storico Palazzo dei Priori, sede del Comune di Viterbo e testimonianza della longeva storia della citta', un convegno sara' dedicato al ricordo del poeta antifascista nonviolento viterbese.
E sarebbero da ricordare anche le tante altre iniziative gia' realizzate e che si realizzeranno nei prossimi mesi: le repliche dello spettacolo teatrale di Pietro Benedetti; la lapide che verra' collocata su quella che tutti i viterbesi chiamano "la casa di Alfio" nella Valle di Faul; la nuova edizione assai ampliata del libro che raccoglie gran parte dell'opera poetica di Alfio; il festival del volontariato in cui il suo ricordo e' stato centrale; la festa popolare nell'anniversario della fondazione del centro sociale di cui Alfio fu anima e cuore...
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Se Alfio fosse qui a veder tutto questo, l'intera citta' che si mobilita per ricordarlo e rendergli omaggio, che penserebbe, che direbbe, lui che visse come ultimo degli ultimi, lui che e' stato l'ultimo dei grandi personaggi assurti a leggenda e mito scaturiti dalle viscere del popolo viterbese, lui autentico emblema della citta' e della sua storia di sofferenze e di lotte, di umiliazioni e riscatto, di miserie e grandezza?
Non so cosa avrebbe detto ma so che sarebbe stato felice.
So che sarebbe stato felice, ma so anche che subito avrebbe aggiunto: e adesso che avete onorato un morto, e va bene, adesso dovete pensare anche ai vivi, dovete pensare a salvare le vite di tutti quelli che la guerra sta uccidendo; dovete opporvi alla guerra, alle armi, al militarismo e a tutte le strutture, le ideologie e le pratiche assassine; dovete pensare a soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; dovete pensare a costruire pace e solidarieta', giustizia e liberta', una vita degna per tutte le persone.
E lo avrebbe detto con la sua consueta, affilata ironia che usava anche i toni del sarcasmo e il lessico delle taverne per controllare la commozione: era un animo gentile e generoso, finissimo e vibratile, che per pudore cercava di nascondere la struggente tenerezza e l'empatica malinconia che tutto lo pervadeva. E quindi usava sovente le parole secche e ardite come quelle che il suo amatissimo Dante evocava nell'incipit del XXXII canto dell'Inferno; per poi sciogliersi nell'intimita' con gli amici piu' cari nel piu' lirico intenerimento, nell'emozione piu' intensa, fino alle lacrime, come quando ad esprimere una subitanea gioia non aveva bisogno di parole, sciogliendosi in una danza come gli eroi biblici, o della Grecia antica.
Perche' cosi' era Alfio il poeta, Alfio l'antifascista, Alfio il comunista libertario, Alfio il nonviolento, Alfio che sapeva recitare a memoria i canti della Divina commedia, Alfio che improvvisava fluenti ottave a braccio, Alfio il militante del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita', Alfio che educo' al vero e al bene tutti i giovani e tutte le giovani - e furono centinaia e forse migliaia - che lo frequentarono negli anni del centro sociale in cui lui anziano e saggio fu punto di riferimento e pietra di paragone, maestro di buoni pensieri, di buone parole, di buone azioni per la migliore gioventu' viterbese.
Era un uomo senza rancore, di una generosita' assoluta, sapeva amare l'umanita' e il mondo, sapeva dire grazie alla vita; ed era segno di contraddizione, denunciatore della violenza della societa' divisa in classi, lottatore adamantino contro tutte le oppressioni e le menzogne, militante per la causa della solidarieta' e della liberazione dell'umanita' intera, nessuna persona esclusa.
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Ebbi la fortuna di conoscerlo in anni lontani, negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, molto prima della nascita del centro sociale; ed ebbi lunghe conversazioni con lui, in un tempo in cui moltissime persone gli volevano bene ma pochissime - forse solo io - passavano delle ore a ragionare con lui della vita e della morte, dei massimi sistemi, dei compiti del movimento operaio, della nostra comune militanza nel movimento delle oppresse e degli oppressi, delle ragioni della nostra lotta; e ci soccorrevano certo le riflessioni abissali e ineludibili dei tragici greci e di Platone, di Lucrezio e Dante, di Leopardi e Marx, ma anche di Orwell e Camus, di Tolstoj e Gandhi, di Rosa Luxemburg e Hannah Arendt, di Virginia Woolf e di Simone Weil, di Gramsci e di Croce, riflessioni che per cosi' dire rivivevamo e quindi resuscitavamo nell'analizzare l'ora presente, i nostri doveri, le complessita' e le contraddizioni di cui venire a capo. Ricordo quei nostri conversari con struggente nostalgia.
E ricordo che gia' allora eravamo amici della nonviolenza e sapevamo che il primo compito era opporsi alla guerra.
Mezzo secolo dopo e' ancora il nostro primo dovere.
Opporsi a tutte le guerre, a tutte le stragi, a tutte le uccisioni.
Difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Difendere quest'unico mondo vivente di cui tutte e tutti siamo insieme parte e custodi; quest'unico mondo vivente che e' l'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Salvare tutte le vite.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta comune per la salvezza e la liberazione dell'umanita' intera.
Osvaldo Caffianchi
Viterbo, 6 settembre 2025
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it
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