[Nonviolenza] Telegrammi. 5584



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5584 del 2 giugno 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Nicoletta Crocella: Un breve profilo di Mario Palmieri
2. Si e' svolto il 31 maggio a Viterbo un incontro in memoria di Alfio Pannega
3. Martin Luther King: Un discorso del 5 dicembre 1955
4. Martin Luther King: Un tamburo maggiore per la rettitudine
5. Ripetiamo ancora una volta...
6. Votiamo "si'" ai referendum dell'8-9 giugno
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. MEMORIA. NICOLETTA CROCELLA: UN BREVE PROFILO DI MARIO PALMIERI
[Ringraziamo di cuore Nicoletta Crocella per questo profilo di Mario Palmieri che ricordiamo con affetto, amicizia e gratitudine che non si estingue]

Mario, che in realta' si chiamava Mariano, ma ha sempre usato il nome Mario, specie per l'arte, nasce a Bassano in Teverina il 30 agosto del 1943, nasce in una grotta, non per scelta romantica, ma per la necessita' di proteggersi dalle bombe che in quel periodo continuavano a cadere nell'Italia occupata.
Sin dalla piu' giovane eta' amava camminare per boschi e sentieri, seguendo il proprio istinto e riuscendo presto ad orientarsi e conoscere i cammini e le piante native. Nel suo girovagare arrivo' sino al convento di Sant'Eutizio dove conobbe un frate molto particolare: Tito Amodei, un artista poliedrico e forte, che firmava i suoi quadri come Tito. Mario comincio' a frequentare il suo studio e presto divenne un allievo attento e creativo, che seguira' Tito anche quando lui si trasferira' al convento di Roma, alla Scala Santa. Tito osservava l'impegno e la creativita' di quel giovane allievo e raccoglieva i foglietti che questi spargeva in giro nel suo studio, con i suoi primi approcci al dipinto. Molti anni dopo, quando Mario era oramai un artista affermato, Tito gli regalo' uno di quei foglietti, debitamente incorniciato , cosi' che potesse apprezzare gli inizi del suo cammino.
Crescendo, con la vita e le sollecitazioni di un impegno politico vivace, Mario stabili' legami con artisti di chiara fama e altri giovani intellettuali, sia a Roma che a Pavia e Milano, dove si trasferi' per un periodo.
L'arte e l'impegno militante furono due facce della stessa medaglia, anche se in alcuni momenti emerse di piu' l'aspetto della militanza, specie nel periodo di Pavia, ma sempre con relazioni con artisti come Pino Spagnulo o con intellettuali come Leonetti, oltre ovviamente alla  moglie Maria (divenuta abbastanza presto ex moglie, ma mantenendo una relazione di stretta amicizia, come spesso capitava in quegli anni ribollenti e confusi) che scrisse su quegli anni un libro molto significativo, Non sparate sul pianista, stampato da una delle loro edizioni alternative, perche' era impossibile mantenere viva la lotta e l'impegno senza mantenere viva la cultura. Allora era credo cosi' per tutti, e per Mario l'importanza delle scelte, dello studio, del mettersi in gioco interrogandosi e affrontando la realta' con anche una analisi teorica della stessa erano fondamentali. Prendo da un suo scritto questa frase, che racconta bene come lui affrontava gli eventi che lo colpivano: "ricorrendo alla pratica di 'prassi-teoria-prassi', stavo preparandomi a cambiare la mia visione del mondo. Non era la prima volta".
E studiando, riflettendo, confrontandosi con la realta' e con gli altri porto' avanti il suo impegno, dalle lotte politiche del momento, la Palestina, la ricerca di una propria identita' e di un equilibrio sempre messo in discussione. Rientrato al paese dopo aver girato mezzo mondo, comincio' a muoversi tra arte e politica, per poi concentrarsi sull'arte come espressione anche del suo vissuto e della sua riflessione. Ci sono due aspetti della sua elaborazione artistica che si intrecciano: quello piu' riflessivo, quasi piu' intimo, con i paesaggi sfumati dove il colore racconta, e quello piu' di racconto-denuncia, i grandi pannelli dedicati al mito da cui si emerge per parlare del mondo. Vorrei citare il Trittico della Vittoria, una sua opera degli anni '80, in cui una pala centrale mostra la vittoria alata, senza testa, chiaro riferimento alla Vittoria di Samotracia che si trova al Louvre, ma con ben altro intento, difatti dietro la vittoria compaiono alcuni fedayn che sparano, e la colomba della pace cade con una scia di colori che sono un grido. I due pannelli laterali mostrano uno il crocefisso, un segno di morte e dolore, e l'altro Spartaco, lo schiavo che si ribella e avvia la lotta, senza speranza di eludere le spade dei soldati.
Altri temi a lui cari sono le differenze, i diversi che vivono ai margini, come testimoniano le due tavole de i Brasiliani. Queste opere sono state create prima del nostro incontro, che e' avvenuto tra l'88 e il '90, con una progressione che ci ha portato a condividere vita ed arte.                                                                                                  In tutto questo tempo non lascia da parte i giardini, come espressione viva della interazione tra natura e cultura, con uno sguardo attento alle possibilita' di evoluzione e alle caratteristiche di ogni albero, di ogni arbusto o fiore che collocava, narrando anche qui una storia e creando un ambiente che accogliesse o conducesse ad altre scoperte. Questo intreccio di arte, amore per il territorio, l'ambiente, la storia e i luoghi della sua infanzia lo porta ad ideare una grande connessione tra arte e luoghi, in quella che sara' una idea d'arte fuori dalle accademie, in cui fare incontrare le persone e l'arte. Nelle notti estive il borgo antico di Bassano in Teverina verra' animato dalla rassegna d'arte Stelle Cadenti che gia' nel nome e nella declinazione dei tempi da' il segno di una idea differente: La rassegna, cosi' come da lui ideata e realizzata con la collaborazione di artisti di chiara fama e di giovani emergenti, del viterbese ma anche del mondo intero, si svolgeva dalla notte delle stelle cadenti, il 10 agosto, alla notte del passaggio del sole dal segno del Leone a quello della Vergine il 22 di agosto. E l'interesse per il mito, per le costellazioni, per la magia lo portera' a creare una opera speciale, i dodici segni zodiacali dipinti con un lavoro accurato di ricerca dei testi medioevali, e letture di Marsilio Ficino e altri, come lui stesso spiega nella nota che accompagna i dipinti.
Le sculture sono sempre piu' legate al mito, da quel monumento alla scienza e alla tecnica che rappresenta un Ermes con le ali ai piedi e all'elmo, che poggia su un grande ingranaggio in peperino. Ermes tiene in mano i simboli della scienza e della medicina nel tentativo di riannodare la ricerca alla cultura intera e tralasciando gli aspetti piu' pratici e di uso. Ricordo poi il drago in legno, impressionante opera che venne presentata in primis al Roof Garden del Palazzo delle esposizioni in una mostra collettiva dedicata alla fame nel mondo, in occasione di un incontro internazionale indetto dalla FAO, mi pare nel 1996. In quell'occasione il drago teneva minacciosamente tra le sue zampe delle spighe e della frutta, a rappresentare la rapina del cibo. Un altro Drago in vetroresina ha volato a lungo sulle pareti del borgo antico, ed e' rimasto come guardiano di un check-point ricostruito con improbabili guerrieri in legni antichi a fare da controllori, mentre un muro stringeva il passaggio. Altra scultura affascinante e coinvolgente fu L'arpa di Avalon, creata con legni antichi come corde e con teste fantastiche in legni assemblati come capo di ogni corda.
L'impegno di Mario sull'arte e sulla cura di rassegne e mostre di grande valore, fu molto variegato e non sempre da solo: una opera importante di Mirella Bentivoglio, il Libro Campo, ha visto la cura e la realizzazione pratica di Mario, che anche Mirella ha sempre riconosciuto come l'editore di quel libro.
E dei libri egli fu il curatore e il creatore passando attraverso la scrittura prima di poesia, poi di un fantasy e infine ai libri della serie del Commissario Cesare Palumbo, polizieschi ambientati nella Tuscia che testimoniano il suo amore per questa terra e anche la sensibilita' alle tematiche di questo tempo.
Dopo una attivita' intensa e variegata una decina di anni fa Mario Palmieri si trasferiva in Messico, nello Yucatan, e i suoi libri sono anche una testimonianza di questo passaggio che lui viveva con amore e intensita’, senza lasciare indietro interessi e legami precedenti, dato che ogni estate rientrava a Bassano e spesso in quelle occasioni, creava nuove mostre, presentava i suoi libri, si collegava ad altri artisti.
E proprio al rientro l'estate del 2024, quando stava preparando, affidandosi alla curatela della antropologa  Dafne Crocella, la mostra per i trenta anni dalla prima rassegna Stelle Cadenti, Mario Palmieri e' stato ricoverato per un acuto attacco dovuto ai calcoli alla cistifellea. L'operazione sembrava andata bene, e ci si aspettava che uscisse dall'ospedale a brevissimo e avesse il tempo di realizzare quell'ultima grande opera che aveva dedicata a Gaza e alla Palestina.
La rassegna iniziava l'8 agosto, per concentrarsi il 10 sulla celebrazione e la memoria, ma l'8 agosto la notte un evento improvviso, la morte di Mario che l'ha colto cosi' senza possibilita' di rianimazione.
Ecco il segno della sua vita e' anche nella sua morte, legata al momento di avvio della rassegna, che ha ovviamente cambiato di segno ed e' divenuta prima il suo funerale, celebrato dentro la Chiesa dei Lumi dove erano esposte le sue opere, e poi come memoria e ricordo della sua forza e della sua azione, fino alla fotografia finale, che lui aveva immaginato tra le sue opere, e che invece e' stata fatta sulle sue macerie non ancora organizzate, in cui con una bandiera palestinese dipinta da Venera Finocchiaro con la scritta Cessate il fuoco, gli artisti confermavano il loro appoggio alla idea di Mario e alla speranza di uno stop al genocidio in corso.

2. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 31 MAGGIO A VITERBO UN INCONTRO IN MEMORIA DI ALFIO PANNEGA

Sabato 31 maggio a Viterbo, presso la "Fattoria di Alice", e' stato ricordato Alfio Pannega per iniziativa delle persone amiche ed in particolare dell'Afesopsit (la benemerita "Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia").
All'incontro hanno preso parte alcuni vecchi amici di Alfio Pannega, come Alessandra Casciani, Paolo Arena, Pietro Benedetti, Emilio Garbujo, Luigi Pacella, Peppe Sini, ed in collegamento telefonico Vito Ferrante.
L'incontro e' stato anche occasione per riaffermare ancora una volta l'opposizione a tutte le guerre e tutte le stragi, e la richiesta del disarmo e della smilitarizzazione di tutti i conflitti: ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; alla violenza disumana e assassina occorre opporre la nonviolenza che rispetta, soccorre, accoglie, assiste e conforta ogni persona e salva tutte le vite; salvare le vite e' il primo dovere.
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Prossimo incontro commemorativo lunedi' 2 giugno a Vetralla
Lunedi' 2 giugno a Vetralla per iniziativa dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi) dinanzi all'ingresso della Villa comunale dalle ore 17 alle ore 20, nell'ambito di un'iniziativa per il si' ai referendum dell'8-9 giugno, vi sara' una performance drammaturgica di Pietro Benedetti che rievochera' ed interpretera' ancora una volta la figura di Alfio Pannega.
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Successivo incontro commemorativo sabato 7 giugno a Viterbo
Sabato 7 giugno a Viterbo, sempre presso la "Fattoria di Alice" in via Tuscanese, dalle ore 13 alle ore 15 si svolgera' un nuovo incontro in ricordo di Alfio Pannega: e' prevista la partecipazione di numerose amiche e numerosi amici del poeta antifascista nonviolento deceduto quindici anni fa.
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E' in corso la raccolta di fondi per la pubblicazione della nuova edizione del libro di e su Alfio Pannega
Ricordiamo anche che prosegue la raccolta di fondi per pubblicare la nuova edizione (molto ampliata) del libro di e su Alfio Pannega che usci' in prima edizione nel 2010 presso la casa editrice Davide Ghaleb.
Invitiamo tutte le persone interessate a ricordare (o a conoscere) il nostro compagno di riflessioni e di lotte nonviolente ad acquistare una o piu' copie del libro.
Per accedere direttamente alla pagina del sito della casa editrice attraverso cui effettuare l'acquisto il link e' il seguente:
https://www.ghaleb.it/pannega_prevendita.htm
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Con Alfio per la pace, i diritti umani, la difesa del mondo vivente
Ricordare Alfio significa proseguire la sua lotta nonviolenta per la pace, la solidarieta', la difesa dell'intero mondo vivente
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta contro la guerra, contro la militarizzazione, contro il riarmo.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta in difesa di ogni essere vivente e dell'intero mondo vivente.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per la salvezza, la liberazione, il bene comune dell'umanita' intera.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Prendersi cura tutte e tutti di quest'unico mondo vivente, casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna a ridosso ed entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010, a cura di Antonello Ricci, Alfonso Prota e Valentino Costa): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha con forte empatia sovente rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235-4236, 4452, 4455-4458, 4599-4601, 4819-4821, 4962-4965, 5184-5187, 5328, 5331, 5470, 5477, 5485, 5487, 5489, 5501-5503, 5505, 5507, 5513-5514, 5516-5518, 5523, 5526, 5528, 5530-5531, 5534, 5538, 5540-5543, 5545-5570, 5573, 5576-5580, 5582, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446, i fascicoli de "La biblioteca di Zorobabele" nn. 430-433.
Le amiche e gli amici di Alfio Pannega impegnati nelle commemorazioni in occasione del centenario della nascita
Viterbo, 31 maggio 2025

3. MAESTRI. MARTIN LUTHER KING: UN DISCORSO DEL 5 DICEMBRE 1955
[Nuovamente riproduciamo il seguente testo e nuovamente ringraziamo l'indimenticabile amico Fulvio Cesare Manara per averci messo a disposizione l'antologia di scritti e discorsi di Martin Luther King da lui curata, Memoria di un volto: Martin Luther King, Dipartimento per l'educazione alla nonviolenza delle Acli di Bergamo, Bergamo 2002. Il testo seguente e' quello del discorso tenuto da Martin Luther King all'assemblea della Montgomery Improvement Association, Holt Street Baptist Church, Montgomery, Alabama, 5 dicembre 1955. La traduzione italiana e' di Fulvio Cesare Manara, il testo originale e' in The Papers of Martin Luther King, jr, vol. III, Birth of a New Age, December 1955 - December 1956, Clayborne Carson (Ed.), Berkeley, University of California Press, 1997, pp. 71-74]

Amici miei, siamo di certo molto lieti nel vedere ciascuno di voi qui questa sera. Siamo qui stasera per una faccenda grave. In un senso generale, siamo qui perche' prima di tutto e innanzi tutto siamo cittadini americani, e siamo decisi ad esercitare la nostra cittadinanza nel suo significato piu' pieno. Siamo qui anche a causa del nostro amore per la democrazia, perche' abbiamo la radicata convinzione che la democrazia, quando da un fragile foglio di carta si traduce nella concretezza di un atto, e' la migliore forma di governo che esista sulla terra.
Ma siamo qui in un senso piu' specifico, a causa della situazione dei bus di Montgomery. Siamo qui perche' siamo determinati a fare in modo di correggere questa situazione. Non si tratta di una situazione nuova. Il problema esiste da moltissimo tempo. Da molti anni a questa parte i neri di Montgomery e in molte altre regioni sono stati afflitti dalla paralisi delle paure che li immobilizzano sugli autobus della nostra comunita'. In cosi' tante occasioni i neri hanno subito intimidazioni e sono stati umiliati e colpiti - oppressi - a causa del puro e semplice fatto di essere neri. Non ho tempo stasera di precisare la storia di questi numerosi casi. Molti di essi sono ora perduti nella fitta nebbia della dimenticanza, ma almeno uno rimane fisso innanzi a noi, vivido.
Proprio l'altro giorno, proprio lo scorso martedi' per essere esatti, uno dei cittadini migliori di Montgomery - non uno dei migliori cittadini neri, ma uno dei migliori cittadini di Montgomery - e' stato prelevato da un autobus e portato in prigione ed arrestato, perche' aveva rifiutato di alzarsi per cedere il proprio posto ad una persona bianca. Ora la stampa vorrebbe che noi credessimo che ella ha rifiutato di lasciare un posto nella sezione riservata ai neri, ma io voglio che questa sera voi sappiate che non esiste una sezione riservata ai neri. La legge non e' stata mai resa chiara su questo punto. Ora io credo di parlare con autorita' legale - non che abbia alcuna autorita' legale, ma penso di parlare con un'autorita' legale alle mie spalle - e affermo che la legge, l'ordinanza, l'ordinanza cittadina non e' stata mai resa chiara (2).
La signora Rosa Parks e' una brava persona. E, siccome doveva accadere, sono lieto che sia accaduto ad una persona come la signora Parks, perche' nessuno puo' dubitare sulla illimitata estensione della sua integrita'. Nessuno puo' mettere in dubbio l'altezza del suo carattere, nessuno puo' dubitare della profondita' del suo impegno cristiano e della sua devozione agli insegnamenti di Gesu'. E sono lieto, visto che doveva avvenire, che sia avvenuto ad una persona che nessuno puo' definire come un fattore di disturbo nella comunita'. La signora Parks e' una brava persona cristiana, modesta, e tuttavia c'e' integrita' e carattere in lei. E proprio perche' si e' rifiutata di alzarsi, ella e' stata arrestata.
E voi sapete, amici miei, viene un tempo in cui la gente si stanca di essere calpestata dal tallone di ferro dell'oppressione. Viene un tempo, amici miei, in cui la gente si stanca di essere immersa nell'abisso dell'umiliazione, dove si fa esperienza dello squallore di una lamentosa disperazione. Viene un tempo in cui la gente si stanca di essere scacciata dallo scintillante sole estivo della vita, e lasciata in piedi in mezzo al freddo pungente di un novembre alpino. Viene un tempo.
E siamo qui, siamo qui stasera perche' ora siamo stanchi. E voglio dire che non siamo qui per far ricorso alla violenza. Non lo abbiamo mai fatto. Voglio che sia noto in tutta Montgomery e in tutta la nazione che siamo cristiani. Crediamo nella religione cristiana. Crediamo negli insegnamenti di Gesu'. L'unica arma che abbiamo nelle nostre mani stasera e' l'arma della protesta. E' tutto.
E certo, certo, questa e' la gloria dell'America, pur con tutti i suoi difetti. Questa e' la gloria della nostra democrazia. Se fossimo chiusi dentro la cortina di ferro di una nazione comunista non potremmo far questo. Se fossimo caduti nella prigione di un regime totalitario non potremmo far questo. Ma la grande gloria della democrazia americana e' il diritto di protestare per i diritti. Amici miei, non permettiamo a nessuno di farci sentire che le nostre azioni sono paragonate a quelle del Ku Klux Klan o a quelle del "Consiglio dei cittadini bianchi". Non ci saranno croci bruciate, in nessuna fermata degli autobus di Montgomery. Non ci sara' alcuna persona bianca spinta fuori dalla sua casa e portata in una strada appartata per essere linciata per non aver cooperato. Non ci sara' fra noi alcuno che si alzera' per sfidare la Costituzione di questa nazione. Noi ci siamo riuniti qui solo a causa del nostro desiderio di vedere esistere il diritto. Amici miei, voglio che sia noto che stiamo per agire con decisa e coraggiosa determinazione per ottenere giustizia sugli autobus in questa citta'.
E noi non abbiamo torto, non siamo nel torto in cio' che facciamo. Se noi siamo nel torto, allora e' nel torto la Corte Suprema di questa nazione. Se noi siamo nel torto, la Costituzione degli Stati Uniti e' nel torto. Se noi siamo nel torto, Iddio onnipotente e' nel torto. Se noi siamo nel torto, allora Gesu' di Nazaret era solo un sognatore utopista, che non e' mai sceso sulla terra. Se noi siamo nel torto, la giustizia e' una menzogna. L'amore non ha alcun significato. E noi, qui a Montgomery, siamo ben decisi a lavorare e a batterci finche' la giustizia non scorrera' come l'acqua, e la rettitudine come una poderosa corrente (3).
Voglio dirvi che in tutte le nostre azioni dobbiamo tenerci uniti. L'unita' e' la grande esigenza di quest'ora, e se saremo uniti potremo ottenere molte delle cose che non solo desideriamo, ma meritiamo giustamente. E non vi lasciate spaventare da nessuno. Noi non abbiamo paura di quel che facciamo, perche' lo facciamo nel rispetto della legge. Nella nostra democrazia americana non c'e' mai un momento in cui dobbiamo pensare di essere nel torto se protestiamo. Noi ci riserviamo questo diritto. Quando i lavoratori ovunque in questa nazione si resero conto che sarebbero stati messi sotto i piedi dal potere capitalistico, non c'e' stato nulla di sbagliato se si sono organizzati ed hanno protestato per i loro diritti.
Noi, i diseredati di questa terra, noi che siamo stati oppressi tanto a lungo, siamo stanchi di attraversare la lunga notte della cattivita'. Ed ora stiamo per uscirne verso l'aurora della liberta', della giustizia e dell'uguaglianza. Lasciatemi dire, amici, mentre mi accingo a concludere, per darvi giusto qualche idea sul perche' siamo qui riuniti, che noi dobbiamo avere - e voglio sottolinearlo, in ogni nostra azione, in ogni nostra decisione qui stasera e nel corso della settimana -, dobbiamo avere Dio al centro. Facciamo in modo di essere cristiani in tutte le nostre azioni. Ma voglio dirvi stasera che per noi non e' sufficiente parlare di amore, l'amore e' uno dei punti cardine della fede cristiana. C'e' un altro lato, che si chiama giustizia. E la giustizia e' realmente amore in azione. La giustizia e' l'amore che corregge cio' che si rivolta contro l'amore.
Lo stesso Dio Onnipotente non e' solo il Dio che sta semplicemente la' e dice con Osea "Ti amo Israele". Egli e' anche il Dio che si leva di fronte alla nazione e afferma: "State calmi e sappiate che io sono Dio, e che se non mi obbedite spezzero' la spina dorsale del vostro potere e vi sbattero' fuori dall'orbita delle vostre relazioni internazionali e interne" (4). Schierarsi al fianco dell'amore e' sempre giustizia, e noi stiamo solo usando gli strumenti della giustizia. Non solo usiamo gli strumenti della persuasione, ma abbiamo capito che dobbiamo far ricorso agli strumenti della forza legittima. Questa faccenda non e' soltanto un processo educativo, e' anche un processo legislativo.
Mentre ci troviamo qui stasera, e mentre ci prepariamo per quel che accadra', cerchiamo di uscire di qui con una decisa e coraggiosa determinazione a rimanere tutti uniti. Noi lavoreremo insieme. Quando nel futuro saranno scritti i libri di storia, qualcuno dovra' dire che proprio qui, a Montgomery, "c'era un popolo, un popolo nero, capelli crespi e carnagione scura, un popolo che ha avuto il coraggio morale di alzarsi per far valere i propri diritti. E cosi' facendo hanno instillato un nuovo significato nelle vene della storia e della civilta'". E faremo tutto questo. Dio ci permetta di farlo prima che sia troppo tardi. E mentre procediamo con il nostro programma, pensiamo a tutto questo.
*
Note
1. King, Stride toward Freedom: The Montgomery Story, New York, Harper & Row, 1958, pp. 59-60. Le citazioni che King fa dal discorso in quest'opera (pp. 61-63) differiscono un poco dalle sue effettive parole.
2. Per abitudine gli autisti degli autobus potevano richiedere ai passeggeri neri di spostarsi indietro, una fila alla volta, quando la precedente sezione bianca era pienamente occupata e altri passeggeri bianchi dovevano prendere posto.
3. Amos, 5, 24.
4. King si riferisce a Osea, 11, 1. Si riferisce probabilmente anche al Salmo 46, 10.

4. MAESTRI. MARTIN LUTHER KING: UN TAMBURO MAGGIORE PER LA RETTITUDINE
[Nuovamente riproduciamo il seguente testo e nuovamente ringraziamo l'indimenticabile amico Fulvio Cesare Manara. Il testo seguente e' la traduzione di "The Drum Major Instinct", sermone pronunciato nella chiesa battista di Ebenezer, Atlanta, il 4 febbraio 1968]

Ogni tanto, immagino, tutti noi pensiamo in modo realistico al giorno in cui resteremo vittime di quello che e' il definitivo comune denominatore della vita: quella cosa che chiamiamo morte. Tutti noi ci pensiamo. E di tanto in tanto io penso alla mia morte, e penso al mio funerale. Non ci penso in maniera morbosa. Di tanto in tanto mi domando: "Che cosa vorrei che dicessero?". E stamani lascio a voi la parola.
Quel giorno mi piacerebbe che si dicesse: Martin Luther King junior ha cercato di dedicare la vita a servire gli altri.
Quel giorno mi piacerebbe che si dicesse: Martin Luther King junior ha cercato di amare qualcuno.
Vorrei che diceste, quel giorno, che ho cercato di essere giusto sulla questione della guerra.
Quel giorno vorrei che poteste dire che ho davvero cercato di dar da mangiare agli affamati.
E vorrei che poteste dire, quel giorno, che nella mia vita ho davvero cercato di vestire gli ignudi.
Vorrei che diceste, quel giorno, che ho davvero cercato, nella mia vita, di visitare i carcerati.
Vorrei che diceste che ho cercato di amare e servire l'umanita'.
Si', se volete dire che sono stato un tamburo maggiore, dite che sono stato un tamburo maggiore per la giustizia. Dite che sono stato un tamburo maggiore per la pace. Sono stato un tamburo maggiore per la rettitudine.
E tutte le altre cose di superficie non conteranno. Non avro' denaro da lasciare dietro di me. Non avro' le cose belle e lussuose della vita da lasciare dietro di me. Ma io voglio avere soltanto una vita impegnata da lasciarmi alle spalle. Ed e' tutto quel che volevo dire.
Se riesco ad aiutare qualcuno mentre passo, se riesco a rallegrare qualcuno con una parola o con un canto, se riesco a mostrare a qualcuno che sta andando nella direzione sbagliata, allora non saro' vissuto invano. Se riesco a fare il mio dovere come dovrebbe un cristiano, se riesco a portare la salvezza a un mondo che e' stato plasmato, se riesco a diffondere il messaggio come il Maestro ha insegnato, allora la mia vita non sara' stata invano.

5. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. L'ORA. VOTIAMO "SI'" AI REFERENDUM DELL'8-9 GIUGNO

Per i diritti dei lavoratori.
Per il diritto alla cittadinanza.
Votiamo "si'" ai referendum dell'8-9 giugno.

7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Vittorino Andreoli, Il destino e la storia, Rcs, Milano 2025, pp. 120, euro 6,99 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Chiara de Fabritiis, Teorema di Stokes-Cartan, Le Scienze, Roma 2025, pp. 144 (in supplemento a "Le Scienze").
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Riletture
- Angela Davis, Ho fatto un sogno, cambiare il mondo, Pgreco, Milano 2017, pp. 276.
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Riedizioni
- Yu Hua, Vivere, Feltrinelli, Milano 2009, Gedi, Torino 2025, pp. 192, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5584 del 2 giugno 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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