[Nonviolenza] Telegrammi 5568



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5568 del 17 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Tommaso Di Francesco: Addio Ali Rashid, il coraggio gentile della lotta
2. Per Alfio Pannega, poeta proletario, antifascista nonviolento. Un appello per un libro, tre testimonianze di Francesca Cupidi, Paolo D'Arpini e Rita SisterKaya, tre incontri il 16, 25, 31 maggio
3. Mao Valpiana: Campagna di obiezione alla guerra
4. Ripetiamo ancora una volta...
5. Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. LUTTI. TOMMASO DI FRANCESCO: ADDIO ALI RASHID, IL CORAGGIO GENTILE DELLA LOTTA
[Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo il seguente ricordo del 15 maggio 2025 dal titolo "Addio Ali Rashid, il coraggio gentile della lotta" e il sommario "L'addio. Lutto per la sinistra italiana e per il popolo palestinese. L'ultimo saluto venerdi' 16 maggio a Orvieto"]

E' morto Ali Rashid. Era nato nel 1953 ad Amman primo rifugio dalla Palestina di una famiglia di Gerusalemme costretta addirittura a cambiare cognome dal regime hashemita che nel '70 massacrera' i palestinesi. Era un militante di sinistra di Al Fatah. E' stato segretario nazionale del Gups, l'Unione degli Studenti palestinesi, aveva fatto parte dell'Unione degli scrittori e giornalisti palestinesi e, dal 1987 per molti anni e' stato il Primo Segretario della Delegazione generale palestinese in Italia, dove aveva fatto parte di Democrazia proletaria, eletto nel 2006 come deputato per Rifondazione comunista (si era ricandidato nel 2008 per Sinistra Arcobaleno e nel 2024 con Pace Terra Dignita', senza essere rieletto). Ma queste scarne righe sulla sua vita politica non rendono appieno la sua forza, il suo coraggio instancabile, la sua dolcezza nonostante tutto.
Nella sequenza di addii in questa epoca alla deriva di senso e di futuro ho spesso usato, con sincerita', l'espressione "per me era un fratello". Stavolta l'espressione e' piu' vera, lui e' stato piu' fratello che mai. Con lui ho condiviso quasi quaranta anni di appassionata quanto disperata vicinanza per la lotta e la tragedia del popolo palestinese.
Ora se ne va proprio nel giorno del 77mo anniversario della Nakba, la catastrofe della cacciata di quel popolo nel 1948 da parte delle milizie e dell'esercito israeliano dalla propria terra e dalle proprie case; e nei giorni in cui i palestinesi muoiono in massa tra le rovine di Gaza e nella nuova colonizzazione della Cisgiordania; hanno fiato solo come bersagli di un sanguinoso tiro al piccione dell'esercito di Netanyahu, abbandonati da tutti e nell'indifferenza del cosiddetto civile e democratico Occidente mentre si consuma un genocidio. Il suo cuore non ha retto, si e' spezzato. Chi puo' reggere il dolore provato a distanza e nell'impotenza opprimente di fronte alle scene di stragi che arrivano tra bambini e donne che si contendono tozzi di pane?
Che resta ai palestinesi come arma se non la scrittura e la presa di parola, ci dicevamo. Cosi' nell'ultimo anno insieme abbiamo organizzato molte presentazioni della terza edizione de "La terra piu' amata. Voci della letteratura palestinese", curata con l'altro fratello di Palestina, Wasim Dahmash: per un'idea di "Divano" che recuperasse almeno le ragioni dei poeti, da Goethe a Mahmud Darwish. "Nel Diwan - mi scriveva proponendo il testo di presentazione delle iniziative a Firenze - scorrevano le parole verso l'infinito. Rispettose e cordiali, si spogliavano dal piglio del dominio e si ammantavano dell'ansia di comunicare. Poeti, narratori e cantastorie... si alternavano sul palcoscenico che durava tutto l'anno. Passato, presente e futuro con filo ininterrotto per non smarrirsi nel vuoto... Protagonisti sono le parole che sfilano come la seta dai gelsi e lasciano indelebile il segno sul quaderno della notte. Solo il chiarore della mente a farci lume nella ascesa verso le nostre ardite deduzioni".
"Nel Diwan - continuava - rinascero' da me stesso e scegliero' lettere capitali per il mio nome, in questo presente senza tempo e senza luogo. Ormai nessuno ricorda come abbiamo varcato l'indicibile e ci siamo accorti che non siamo piu' capaci d'attenzione. Per non sentirci dire un giorno "era mio padre quell'uomo in pena da far sopportare a me la sua storia". Questa nostalgia, che ne' l'oblio ci allontana ne' il ricordo ci avvicina, questa tensione verso l'altro che e' in noi non si risolve nel soggetto pensante - concludeva - , quello che Marx in parole suggestive definisce "il sogno di una cosa", il soggetto umano che attende il tempo che non c'e' ancora, l'uomo inedito, in tensione verso il futuro, verso il suo adempimento per creare il futuro che non e' piu' certezza ma e' una pura ipotesi. Il futuro ci sara' se lo avremo creato". Questo era Ali.
Ora ai palestinesi non resta neppure Ali Rashid. Dalla voce pacata, sommessa che pero' pretendeva l'ascolto e l'otteneva, anche dai nemici. E' stato per tutti noi il vero e degno rappresentante della Palestina. Non si e' mai risparmiato in una vita fatta di esilio e dolore - negli anni '90 il Pd prendeva sprezzante le distanze dai palestinesi. Contro ogni sopraffazione e' stato un costruttore tenace quanto inascoltato di pace. Addio Ali.
Chi volesse salutare Ali Rashid potra' farlo venerdì 16 maggio a Orvieto, presso la Sala Expo del Palazzo del Popolo dalle 10 alle 17.30.

2. AMICIZIE. PER ALFIO PANNEGA, POETA PROLETARIO, ANTIFASCISTA NONVIOLENTO. UN APPELLO PER UN LIBRO, TRE TESTIMONIANZE DI FRANCESCA CUPIDI, PAOLO D'ARPINI E RITA SISTERKAYA, TRE INCONTRI IL 16, 25, 31 MAGGIO

1. Un appello di Davide Ghaleb Editore per la pubblicazione di un libro ad Alfio Pannega dedicato
Davide Ghaleb Editore: Apertura prevendita - sottoscrizione popolare "Alfio 100"
La Casa Editrice Davide Ghaleb è lieta di annunciare l'apertura ufficiale della prevendita/sottoscrizione di "Alfio 100", iniziativa inserita nel programma delle celebrazioni per il centenario della nascita di Alfio Pannega (Viterbo, 1925–2025).
Il volume offre ai sostenitori l'opportunità esclusiva di acquistare in anteprima un'opera ricca e corale dedicata alla figura di Alfio Pannega. Il libro includerà sia Allora ero giovane pure io. Travagliata e poetica vita di Alfio Pannega - il fortunato titolo che inaugurò la collana "La Banda del Racconto" - sia una vasta selezione di nuovi materiali: rassegna stampa; galleria fotografica degli eventi; immagini d'epoca; fotoriproduzioni dei racconti poetici; aneddoti biografici narrati dai "ragazzi" del centro sociale Valle Faul, oltre che da amici, conoscenti e rappresentanti delle istituzioni; versi dialettali dedicati da Emilio Maggini a Giovanna Pannega, madre di Alfio, detta "La Caterina".
Il tutto sarà curato da Marco D'Aureli, Alfonso Prota e Antonello Ricci.
Chiude il volume il copione teatrale Allora ero giovane pure io, portato in scena dal 2010 da Pietro Benedetti.
La prevendita sarà attiva dal 15 maggio al 30 giugno 2025.
Chi aderirà potrà:
Vedere il proprio nome inserito nella Tabula gratulatoria in fondo al volume
Acquistare il libro al prezzo di:
25 euro per una copia
20 euro a copia per acquisti multipli
Il volume sarà consegnato ai sottoscrittori in occasione della presentazione ufficiale, prevista per il 21 settembre 2025, oppure sarà ritirabile presso la sede della Casa Editrice.
Dopo tale data, il volume sarà acquistabile al prezzo di 25 euro + 5 euro per spese di spedizione.
La sottoscrizione potrà essere effettuata direttamente online, sul sito ufficiale www.ghaleb.it, seguendo pochi e semplici passaggi.
Davide Ghaleb Editore
Via Roma 41, 01019 Vetralla VT
www.ghaleb.it
tel: 0761 461258
cell: 320 0897221
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2. Tre testimonianze di Francesca Cupidi, di Paolo D'Arpini, di Rita SisterKaya
Francesca Cupidi ricorda Alfio Pannega
Raccontare il privilegio di avere condiviso la quotidianità con Alfio per 15 anni al Centro sociale occupato autogestito Valle Faul non è facile, e lo vorrei ricordare con tre semplici parole.
Inarrestabile, perché era sempre impegnato in qualche attività, che fosse fare l'orto, partecipare ad incontri di studio, collaborare all'organizzazione di eventi e manifestazioni o leggere libri e scrivere poesie, e ancora dopo una cena tra amici declamare poesie, recitare l'ottava rima o raccontare aneddoti della sua vita.
Poi continuerei con appassionato, per il suo amore per la natura e tutte le creature viventi.
E ancora con innamorato della vita, anche se come diceva la sua è stata travagliata e poi vissuta con gioia e felicità insieme alle compagne ed i compagni del Centro sociale occupato autogestito Valle Faul.
Francesca Cupidi
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Paolo D'Arpini ricorda Alfio Pannega
[Ringraziando di cuore Paolo D'Arpini, di cui riportiamo ampia parte di un suo piu' esteso ricordo]
Carissimo, la tua lettera mi riporta indietro nel tempo, sono passati ormai 15 anni da quando ho lasciato Calcata e la Tuscia, ma i molti eventi che in precedenza mi hanno legato a Viterbo ed alla sua provincia sono ancora tutti nel mio cuore. Ricordo ancora gli incontri avuti con te e con il comune amico Osvaldo Ercoli, sui temi della laicità e della pace, ed ovviamente ricordo anche Alfio Pannega, che tu descrivesti come "Un uomo buono, che per tutta la vita è stato un uomo buono, ed il suo appello resta come il sogno di un infinito grido di libertà".
Mi tornano in mente gli eventi...
Per questo scrivo volentieri le mie reminiscenze su  Alfio Pannega, quel simpatico vecchietto di Viterbo che conobbi personalmente parecchi anni fa... Lo incontrai quando organizzai al Centro Sociale di Valle Faul un reading di poesie ecologiste e ricordo che lui abitava lì occupandosi del giardino e dell'orto, stava in una casetta minuscola ma pulita ed ordinata... Pubblicai anche sul sito del nostro circolo vegetariano una lettera di Linda Natalini che diceva, tra l'altro: "Sono dispiaciuta per la mancanza di rispetto dimostrata nei confronti di Alfio, cittadino dignitoso e rispettoso delle regole, generoso con chi ha meno di lui, costretto ad 84 anni, a vivere in condizioni difficili ed inadeguate in una baracca da cantiere, ma anche nei confronti dei ragazzi del centro sociale che hanno sempre collaborato per trovare soluzioni condivise con l'Amministrazione. E’ questo il risultato?".
Il 30 aprile 2010 Alfio Pannega lasciò le spoglie mortali (era nato a Viterbo il 21 settembre 1925). Poeta e nonviolento che per l'intera sua vita si adoperò per la pace e di cui tu scrivesti: "Per tutta la sua vita Alfio Pannega ha combattuto contro il fascismo, contro lo sfruttamento, contro l'oppressione. Per tutta la sua vita Alfio Pannega è stato un militante comunista e libertario; una persona in lotta contro tutte le violenze e le menzogne, contro tutte le ingiustizie e le oppressioni; un limpido esempio di solidarietà; un coraggioso difensore dei diritti umani e della biosfera".
A lui vorrei dedicare questo pensiero:
"Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore,
e fallo conoscere al mondo".
(Mohandas Karamchand Gandhi)
Paolo D'Arpini, dal Circolo Vegetariano VV.TT.
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Rita SisterKaya ricorda Alfio Pannega
[Dal libro di Rita SisterKaya, L'ultimo diario, riprendiamo alcune parti dedicate ad Alfio e al centro sociale Valle Faul; ringraziamo di cuore Rita per avercele messe a disposizione]
... un ex capannone del gas, abbandonato per oltre trent'anni, lasciato al degrado dal Comune di Viterbo, è stato occupato da alcuni ragazzi negli anni novanta e, da allora, è rimasto un luogo di riferimento per molti. Qui, diversi giovani hanno trovato un riparo, un punto di incontro, una casa, dove potersi sfogare, rifugiarsi nei momenti di necessità o semplicemente dove andare nei momenti di "nullafacenza".
Moltissime persone sono passate di qui, contribuendo a renderlo ciò che è ora, e tante altre si portano con sé, tuttora, le esperienze vissute al Valle Faul.
Ricordo che, poco dopo il mio arrivo a Viterbo, sentii parlare del
Centro Sociale da alcuni amici che lo frequentavano. All'epoca, ero rinchiusa nel mio mondo utopico, fatto di un amore che solo in seguito definirò egoistico, e non ritenevo importante né sentivo l'esigenza di andare in un posto di cui, sinceramente, non percepivo il valore. Vivevo insieme al mio compagno, eravamo giovani, inesperti della vita, ci amavamo e volevamo stare insieme. Avevamo affittato una casetta nel centro storico di Viterbo. Mi misi a piangere la prima volta che la vidi. Ora ci rido sopra, ma all'epoca quella casa "rustica" mi sembrava un mondo a parte.
Un giorno incontrai sotto casa Alfio, un signore anziano dall'aria simpatica, che avevo già visto più volte in città e sapevo che era conosciuto da molti in città. Sapendo il suo nome, lo salutai con entusiasmo, contenta di fare la sua conoscenza. Prima sgranò e strinse gli occhi, cercando di vedermi meglio, poi mi sorrise e, ricambiando il saluto, mi chiese chi fossi. Gli dissi il mio nome e gli spiegai che abitavo lì vicino e che spesso lo vedevo passare. Si mise a ridere e mi spiegò dove viveva, vicino al Centro Sociale Valle Faul, mi disse di andarlo a trovare quando volevo. Sarei stata la benvenuta.
Poi, un giorno d'inverno, mi ritrovai a passare davanti alla porta di Valle Faul e lì incontrai di nuovo quel signore, ricurvo su di sé, che camminava aiutandosi con un bastone. Lo salutai, lui mi riconobbe subito e mi invitò a entrare nella sua dimora.
La storia di Alfio è abbastanza delicata. Per me, Alfio rappresenta quella persona che è riuscita a vivere la vita non come imponeva il sistema, ma come voleva lui. Non ha mai conosciuto il padre, mentre la madre fece il possibile per farlo crescere sano, forte e soprattutto onesto. Durante la guerra, e in difficoltà economiche, si rifugiarono in una grotta fuori dalle mura della città. Proprio in quella grotta, ormai negli anni Settanta, qualcuno trovò preziosi resti di cocci etruschi con gioielli, vasi e altri reperti archeologici. A lui, però, non diedero niente, costringendolo ad andare via.
Non lavorava per gli altri. Per guadagnarsi il cibo, faceva il rigattiere: andava in giro per il centro storico trainando un carretto, accompagnato dai suoi fedeli cani, compagni da sempre.
Raccoglieva cartone, rame, metallo e altri materiali, li puliva, prendeva ciò che gli poteva essere utile e il resto lo portava nei magazzini, dove veniva pagato a seconda della qualità e quantità della merce. Negli anni Ottanta, quando sua madre morì, circondato dai suoi animali, andò a vivere in una casetta accanto alle mura di Valle Faul, una casetta di proprietà del Comune di Viterbo, proprio vicino all’ex gazometro che, poco tempo dopo, divenne il Centro Sociale Occupato Autogestito Valle Faul.
Frequentando quel signore, ebbi modo di conoscere anche "i ragazzi del Centro", grandi compagni di Alfio, e pian piano iniziai a far parte di loro.
Mi verrebbe quasi da dire che aggiunsi, a quel punto, un nuovo ed entusiasmante capitolo al libro della mia vita.
Sono passati ormai circa quattro anni da quell'incontro con l'Alfietto e, tra alti e bassi, tra pianti e risate, gioie e dolori, partenze e ritorni, mi ritrovo, alla fine, sempre qui. Convinta che il mondo non si cambi se continuiamo a isolarci, a restare chiusi in casa e a fare ciò che il sistema ci impone. Perché ho trovato in questo posto un esempio concreto di vita alternativa che funziona davvero, vissuto quotidianamente, anche da me in prima persona.
... la quiete del Valle Faul, tra stornelli cantati tutti insieme e risate.
La realtà è che stiamo vivendo come una famiglia, un po' perché lo siamo e un po' perché vorremmo esserlo, per davvero...
*
Maggio 2006 - Viterbo
Oggi il sole ci acceca con il suo splendore, e proprio oggi il Centro Sociale Valle Faul si è definitivamente trasferito. Siamo approdati in un'altra zona della città, una parte trascurata, dove ora intendiamo dare nuova vita a un luogo che è stato abbandonato. Dopo vari viaggi, carichi di tutto il nostro "bene", abbiamo completato questo tanto atteso spostamento con un po’ di pesantezza e di tristezza. È come se avessimo lasciato una parte di noi stessi nel vecchio Valle Faul, un luogo che ci ha visto crescere per davvero.
Adesso siamo in quattro, pronti a dare vita a un capannone di lamiera che era stato costruito per la superstrada e poi abbandonato nel degrado. Nonostante il brusco cambiamento, siamo circondati da buona energia, e la nostra intenzione è quella di trasformare questo posto in un altro centro sociale, in modo che tutta la comunità possa usufruire di questo spazio.
Il progetto è ambizioso: vogliamo costruire un "capannone dentro al capannone", alzando muri di tufo e creando un soppalco di legno per ricavare anche degli alloggi. Al momento, la ditta con cui abbiamo stipulato il contratto ci ha fornito un container abitativo e uno per i materiali, mentre un altro container più piccolo è adibito a bagno, con tanto di lavatrice.
Il nostro nuovo centro si trova a Castel d'Asso, una zona famosa per le tombe etrusche e i bagni caldi di acqua sulfurea. Siamo circondati dal verde e, sebbene a prima vista possa sembrare un po' isolato dal centro cittadino, in realtà dista solo tre chilometri dalla città.
Nonostante tutto, siamo contenti di questo cambiamento di panorama, di stare in un luogo dove si respira aria fresca, dove la musica si mescola al canto degli uccellini che ci fanno compagnia.
Questo posto ci piaceva già da tempo, perché è la natura a farla da padrone.
Anche Alfio è entusiasta. Ha già trovato tutte le erbe che gli piacciono, tra cui la sua amata finocchiella. Si lamenta un po', però, perché gli mancheranno i capperi, quelli che andava a raccogliere lungo la via di Porta Faul. "Ma qui", gli dico, "c'è anche la rucola selvatica che ti piace tanto". Lui spalanca gli occhi, e mi guarda come se avesse appena scoperto un mondo nuovo. "Ah, sì? E ando' sta? Famme un po' vede'!"
Così, addio capperi di città e bentrovate erbette di campagna.
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... Esattamente un anno fa, nell'aprile 2010 ci fu un episodio tragico. Tutt'ora a rammentarlo mi si stringe il cuore, penso di aver patito lo stesso dolore subito con la scomparsa di Nonna Serenella, la cui perdita è stata troppo precoce e che mai dimenticherò! Il tutto è accaduto il giorno dopo quello del mio compleanno, il trenta aprile di mattina presto. Sul cellulare mi arrivò un sms inviato da Antonietta con la frase "Alfio non c'è più". Di primo acchito, con gli occhi semi chiusi, ancora addormentata, pensai a un sogno, quindi rimasi sdraiata, cercando di rimettermi a dormire. Poi una voce dentro di me disse "Cosa?", subito mi misi in piedi e presi in mano il cellulare, controllai che il messaggio ci fosse, che fosse reale! E, cavolo, eccome che c'era. C'era davvero! Era lì, il primo della lista, mittente Antonietta... e... cavolo, cavolo, panico, panico!
In preda alla rabbia, perché non capivo cosa fosse successo, risposi ad Antonietta chiedendo notizie, com'era possibile una cosa del genere? Alfio non poteva non esserci più! Non poteva sparire così, senza dire niente, dal giorno alla notte. Invece andò proprio così. Alfietto se ne era andato senza dire niente a nessuno e senza neanche accorgersene. E, come disse Peppe il giorno del funerale, "solo gli uomini veramente liberi e sinceri meritano una morte così e Alfio se l'è meritata"... questa fu l'unica cosa che mi fece veramente accettare questa scomparsa!
Dopo la risposta di Antonietta, chiamai Lucky e da lì fu il caos, il panico dentro e fuori di me! Avevo bisogno, subito, di trovare un mezzo di trasporto che mi facesse arrivare a Viterbo il più presto possibile... Sì, perché era diventata una necessità dover andare da Alfio, da Lucky, da tutto e tutti...
Lungo questo viaggio, la mia mente non faceva altro che pensare ad Alfio e a tutte le cose che avevamo vissuto insieme. Ovviamente erano tante, tantissime, ma mai troppe! Il dolore, in certi momenti, si faceva intenso e molto forte, sembrava volesse strapparmi il cuore. Avevo confusione dentro di me e non credevo neanche di riuscire ad arrivare intera. Invece, ora dopo ora, km dopo km, lacrima dopo lacrima, grida dopo grida, arrivai a Viterbo al CSOA Valle Faul. E lì, il mondo, tutto il mio mondo, con il suo enorme peso, crollò addosso sulle mie spalle, schiacciandomi, letteralmente.
Arrivai ormai a sera inoltrata, il sole era calato da un po' e lasciava spazio al buio della notte. Prima di scendere dalla macchina, mi guardai intorno. Di fronte a me c'era la casa-container di Alfio, dove anch'io, per un certo periodo di tempo, avevo, proprio con lui, vissuto. C'era la sua camera da letto, gliela pulivo, sistemavo, accudivo giornalmente. Era una casetta piena di ricordi, come del resto, tutte le cose che i miei occhi vedevano. Il ginkgo biloba che Alfio tanto amava, insieme al suo orto e le sue erbe.
Ogni cosa, già solo a vederla, mi parlava di lui, me lo faceva rivivere, ritrovare lì tra le sue cose. Sulla destra del campo, vidi che non c'era più la roulotte che mi aveva fatto da casa quando avevo deciso di restare a vivere al Centro, anche per assistere Alfio. Eh sì, ricordi di una vita andata che io, invece, ritrovavo in qualsiasi cosa vedevo.
Proprio i forti ricordi mi fecero prendere coraggio e riuscì ad aprire la portiera e a scendere dalla macchina. Mentre camminavo, riconoscevo le sagome che si muovevano all'interno del capannone.
Entrare in quel posto che, anch'io, avevo contribuito a costruire e a crescere, mi bloccò per un attimo, ma poi, una volta aperta la porta, il mondo che vi trovai era lo stesso che avevo lasciato.
Era difficile e pesante, facce amiche che non vedevo da tempo, era bello vederle ma tristissimo incontrarle in quell’occasione. Noi, abituati a ridere sopra ad ogni cosa, sopra la morte di Alfio, vedemmo calare il silenzio e la tristezza. Il primo che abbracciai fu Diego, un compagno e amico, anche con lui si era condivisa la vita del Valle Faul e anche lui era uno del Centro. Poi fu il momento di Peppe e da lì tutto il resto mi sembrò un sogno, tutto era confuso, annebbiato.
Mi accorsi che, in mezzo al capannone, ai piedi del palco, c'era la bara aperta e Alfio era lì dentro. Non ebbi il coraggio di avvicinarmi. Andai, invece, a cercare Lucky. Mi dissero che era andato di sopra, a riposare. Feci le scale per salire, seppur oscure, erano, a me, conosciute e, arrivata al soppalco aperto, come una balconata all'interno del capannone, il mio sguardo, in automatico, guardò giù. Guardai la bara e vidi che, intorno, c'erano vari oggetti che rappresentavano Alfio e il suo vissuto. La bandiera di Che Guevara che gli faceva da lenzuolo, circondato da fiori e garofani rossi con le bandiere arcobaleno, quelle della pace, che facevano da contorno. Era una bella immagine e mi diede un non so che di tranquillità.
Poi, guardai dentro la bara e vidi lui, l'Alfietto. Il volto coperto da un velo bianco, con il viso sereno e l'espressione pacifica.
Ecco come lo vidi, in pace con se stesso e questa era l'unica cosa che mi rendeva calma, anche se, dentro di me, il dolore era enorme.
Mi girai, con gli occhi mi misi a cercare Lucky e lo vidi, letteralmente, buttato sul divano, stava dormendo, pesantemente.
Mi avvicinai ma non volevo svegliarlo, però ebbi l'istinto di prendergli una mano e unirla alla mia. Lui aprì gli occhi, mi guardò e mi disse "Ohé". Durò un secondo, ripiombò nel suo mondo e si rimise a dormire. Tipico di Lucky. Quando era stanco, era in grado di addormentarsi in qualsiasi posto e in questa occasione era distrutto, devastato internamente e chissà quanto dolore avrà patito per questa scomparsa, perché Alfio era come un padre per lui.
Padre e nonno di tutti, ma per Lucky un po' di più e, se potevo, avrei voluto prendere il suo dolore e farlo mio.
Erano momenti indefinibili, indescrivibili, eravamo di nuovo tutti uniti in un momento di dolore. Come accadde per Claudio, tanto tempo fa...
Rita SisterKaya
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3. Tre incontri
16 maggio
Venerdi' 16 maggio per iniziative del "Tavolo per la pace" si svolgera' a Viterbo un convegno nazionale per la pace con la partecipazione di autorevolissime personalita'; nel corso del convegno e' previsto un ricordo di Alfio Pannega a cura di Pietro Benedetti.
Diamo il dettaglio dell'iniziativa: a Viterbo, venerdi' 16 maggio con inizio alle ore 16, presso l'Universita' della Tuscia, Aula 14, in via S. Maria in Gradi si svolge il convegno per la pace "Se il piu' forte detta legge – Costruire l'alternativa alla guerra totale". Il convegno e' promosso dal "Tavolo per la Pace" di Viterbo e dal "Meic – Lo Studiolo". Partecipano: Fabrizio Battistelli, sociologo e presidente dell'Archivio Disarmo; Francesco Vignarca, analista esperto di spesa militare e coordinatore della Rete Italiana Pace e Disarmo; Giulio Marcon, portavoce della campagna Sbilanciamoci; Antonella Litta, medico e rappresentante dell'Isde – Associazione Medici per l'Ambiente; don Tonio Dell'Olio, presidente della Pro Civitate Christiana; interverra' con un videomessaggio anche Moni Ovadia, celebre attore e regista teatrale; e Roberta Leoni dell'Osservatorio Nazionale contro la Militarizzazione delle Scuole in collegamento. L'attore, regista e scrittore Pietro Benedetti ricordera' la figura del poeta viterbese Alfio Pannega, simbolo di un impegno popolare per la pace mai dimenticato.
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25 maggio
Domenica 25 maggio nel corso del festival del volontariato "Viterbo citta' a colori" per iniziativa di "Viterbo con amore" sara' allestito uno stand dedicato, esposta una mostra fotografica e realizzata un'iniziativa in memoria di Alfio Pannega.
Diamo il dettaglio dell'iniziativa: Domenica 25 maggio, nell'ambito del festival del volontariato "Viterbo citta' a colori" con inizio alle ore 11 a Valle Faul presso il Bic Lazio (ex-mattatoio, via Faul n. 20-22) "Viterbo con amore" propone varie attivita' dedicate al ricordo di Alfio: da una mostra multimediale a un reading di poesia, a un incontro di testimonianza.
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31 maggio
Sabato 31 maggio nel corso del consueto incontro settimanale dell'Afesopsit ("Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia") presso la "Fattoria di Alice" (strada Tuscanese n. 20, Viterbo) sara' ricordato Alfio Pannega.
Diamo il dettaglio dell'iniziativa: Dalle ore 13 alle ore 15 si terra' una riunione per organizzare le prossime iniziative promossa dalle amiche e dagli amici di Alfio Pannega impegnati nelle commemorazioni in occasione del centenario della nascita. L'incontro conviviale e di solidarieta' si prolunghera' per l'intera giornata.
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A tutti gli incontri ogni persona interessata e' invitata a partecipare.
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4. Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna a ridosso ed entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010, a cura di Antonello Ricci e Alfonso Prota): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235-4236, 4452, 4455-4458, 4599-4601, 4819-4821, 4962-4965, 5184-5187, 5328, 5331, 5470, 5477, 5485, 5487, 5489, 5501-5503, 5505, 5507, 5513-5514, 5516-5518, 5523, 5526, 5528, 5530-5531, 5534, 5538, 5540-5543, 5545-5567, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446, i fascicoli de "La biblioteca di Zorobabele" nn. 430-433.
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5. Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta contro la guerra, contro la militarizzazione, contro il riarmo.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta in difesa di ogni essere vivente e dell'intero mondo vivente.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per la salvezza, la liberazione, il bene comune dell'umanita' intera.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Prendersi cura tutte e tutti di quest'unico mondo vivente, casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Le amiche e gli amici di Alfio Pannega impegnati nelle commemorazioni in occasione del centenario della nascita
Viterbo, 16 maggio 2025

3. L'ORA. MAO VALPIANA: CAMPAGNA DI OBIEZIONE ALLA GUERRA
[Riceviamo e diffondiamo]

15 maggio - Giornata internazionale dell'obiezione di coscienza al servizio militare
In occasione di questa ricorrenza, il Movimento Nonviolento, sezione italiana della War Resisters' International e di EBCO-BEOC (Ufficio europeo per l'obiezione di coscienza), prosegue la Campagna di obiezione alla guerra e la sua dichiarazione per sottrarsi in ogni forma alla preparazione e alla partecipazione alla guerra,
in solidarieta' con obiettori e attiviste nonviolente di Ucraina, Russia, Bielorussia, Israele e Palestina.
Obiettare oggi significa rifiutare il militarismo, sostenere la difesa civile non armata, promuovere una cultura di nonviolenza e politiche di disarmo.
Per aderire alla campagna di obiezione alla guerra: www.azionenonviolenta.it

4. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Maria Grazia Calandrone (a cura di), Il canto delle donne, Gedi, Torino 2025, pp. 192, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
- Francesca Morandi, con Silvia Pagliuca, Soffitti di cristallo, radici d'acciaio, Il sole 24 ore, Milano 2025, pp. 144, euro 12,90.
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Riletture
- Italo Mancini, Filosofia della prassi, Morcelliana, Brescia 1986, 1987, pp. 496.
- David E. Stannard, Olocausto americano, Bollati Boringhieri, Torino 2001, 2021, pp. 464.
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Riedizioni
- Franco Cardini, Marina Montesano, Donne sacre, Il Mulino, Bologna 2023, Rcs, Milano 2025, pp. 352, euro 9,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Seiko Ito, Radio Imagination, Neri Pozza, Vicenza 2015, Gedi, Torino 2025, pp. 190, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
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Strumenti
- Nicola Abbagnano, Dizionario di filosofia, Utet, Torino 1960, 1971, 1977, 1998, Istituto geografico De Agostini, Novara 2006, 2013, Rcs, Milano 2018, 4 voll. per pp. XIV + 546 (vol. I) + IV + 556 (vol. II) + IV + 556 (vol. III) + IV + 540 (vol. IV).
- Franco Volpi, Dizionario delle opere filosofiche, Bruno Mondadori, Milano 2000, pp. 1296.

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5568 del 17 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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