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[Nonviolenza] Telegrammi. 5556
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 5556
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sun, 4 May 2025 11:36:43 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5556 del 5 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Votiamo "si'" ai referendum dell'8-9 giugno
2. L'"Associazione medici per l'ambiente" ricorda Alfio Pannega (e alcuni altri contributi commemorativi del 2010)
3. Ripetiamo ancora una volta...
4. Segnalazioni librarie
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'
1. L'ORA. VOTIAMO "SI'" AI REFERENDUM DELL'8-9 GIUGNO
Per i diritti dei lavoratori.
Per il diritto alla cittadinanza.
Votiamo "si'" ai referendum dell'8-9 giugno.
2. MAESTRI E COMPAGNI. L'"ASSOCIAZIONE MEDICI PER L'AMBIENTE" RICORDA ALFIO PANNEGA (E ALCUNI ALTRI CONTRIBUTI COMMEMORATIVI DEL 2010)
Carissime e carissimi,
mentre vi ricordiamo le prossime iniziative del 5 maggio (alle ore 16,30 al teatro della parrocchia del Murialdo) e dell'8 maggio (all'Emporio solidale alle ore 11 e all'adiacente Spazio giovani alle ore 15,30 in piazzale Porsenna nel quartiere di Santa Barbara) vi inviamo un recentissimo contributo dell'"Associazione medici per l'ambiente" e alcuni testi del 2010: l'articolo apparso sul quotidiano "Il manifesto" nel maggio 2010, il piu' ampio testo di cui l'articolo costituiva un estratto, e una sintesi della commemorazione nel trigesimo della scomparsa di Alfio.
Un abbraccio,
una delle persone amiche di Alfio
Vetralla, 4 maggio 2025
Mittente: centropacevt at gmail.com
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L'Associazione medici per l'ambiente - ISDE Italia, patrocina, promuove e prende parte alle iniziative per il centenario della nascita di Alfio Pannega, poeta viterbese, custode dell'ambiente, antifascista e costruttore di Pace
L'"Associazione medici per l'ambiente - ISDE Italia", patrocina, promuove e prende parte alle iniziative per il centenario della nascita del poeta viterbese Alfio Pannega.
Alfio Pannega era una persona profondamente innamorata della natura, conoscitore attento e cultore amorevole di tantissime specie vegetali, maestro di ecologia pratica nell'arco dell'intera sua vita - nota a tutti la sua intuizione e attività nel raccogliere e riciclare i rifiuti urbani -; impegnato da sempre per la difesa dei beni comuni, per l’affermazione dei diritti di tutte le persone a cominciare dai più poveri e dai più bisognosi di aiuto; amico della nonviolenza costantemente impegnato per la Pace, la solidarietà e la cooperazione fra tutti i popoli e tutte le persone; educatore con l'esempio alla responsabilità verso l'intero mondo vivente, alla solidarietà che ogni persona riconosce e raggiunge e sostiene, alla condivisione di tutto il bene e tutti i beni, alla pratica generosa del dono e dell'accudimento, dell'ascolto fraterno e del franco enunciare e testimoniare la verita' che libera e salva.
Così lo ha ricordato la dottoressa Antonella Litta, referente dell'"Associazione medici per l’ambiente - ISDE" di Viterbo, sia in alcuni incontri nelle scuole, sia il 27 aprile scorso, in occasione della commossa ed appassionata commemorazione collettiva a più voci svoltasi presso il cimitero San Lazzaro alla vigilia del quindicesimo anniversario della scomparsa del poeta.
L'"Associazione medici per l'ambiente - ISDE" di Viterbo, nel convincimento che figure come quella di Alfio Pannega debbano essere sempre più conosciute, anche e soprattutto tra i giovani, per l'esempio e i valori di cui hanno dato testimonianza vivente, invita tutte le persone di volontà buona a partecipare alle prossime iniziative di commemorazione di Alfio Pannega:
- lunedi' 5 maggio presso la sala del teatro della parrocchia di San Leonardo Murialdo, in via Caduti del IX stormo, a Viterbo, con inizio alle ore 16,30, si svolgera' una rappresentazione dello spettacolo teatrale di Pietro Benedetti, "Allora ero giovane pure io", ad Alfio Pannega dedicato;
- giovedi' 8 maggio in piazzale Porsenna nel quartiere di Santa Barbara a Viterbo per iniziativa di "Viterbo con amore" e con l'attiva partecipazione di varie associazioni e di varie amiche e vari amici di Alfio si terra' in mattinata con inizio alle ore 11 l'intitolazione ad Alfio dell'"Emporio solidale", e nel pomeriggio con inizio alle ore 15,30 una successiva commemorazione presso lo "Spazio giovani" adiacente all'emporio; tra le persone partecipanti: Domenico Arruzzolo, Pietro Benedetti, Mauro Galeotti, Sergio Insogna, Antonella Litta, Enrico Mezzetti, Antonello Ricci;
- il 16 maggio per iniziative del "Tavolo per la pace" si svolgera' a Viterbo un convegno nazionale per la pace con la partecipazione di autorevolissime personalita'; nel corso del convegno e' previsto un ricordo di Alfio Pannega a cura di Pietro Benedetti.
Nota per la stampa a cura dell'"Associazione medici per l'ambiente - ISDE" di Viterbo
Viterbo, 2 maggio 2025
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Alfio Pannega, la poesia a braccio che non s'arrende
[Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo il testo dell'articolo li' pubblicato il 10 maggio 2010, apparso sul quotidiano cartaceo l'11 maggio 2010]
La camera ardente nel capannone del centro sociale occupato autogestito Valle Faul, la bara aperta, al collo il fazzoletto zapatista, ai piedi una rossa bandiera con Guevara, la bandiera arcobaleno, il canto di Bella ciao, stonato rotto dal pianto. Poi il funerale laico al cimitero di Viterbo, il primo maggio. Centinaia di viterbesi in silenzio, a capo chino i rappresentanti delle istituzioni, che non hanno saputo rispettare in vita la persona che ora piangono. Chi era Alfio Pannega?
Alfio Pannega (Viterbo, 1925), figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), figura di popolana di cui ancor oggi in città si narrano le vicende trasfigurate in leggende omeriche. Con la madre visse per anni in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassionò di poesia. Una vita travagliata, di duro lavoro. Racconta nell'intervista del libro che raccoglie le sue poesie, che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi fa (Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): "Ho fatto er carzolaro, ho fatto er pecoraro... facevo li travetti", e: "Ho tirato il carrettino del cartone, poi ho fatto il garzone in campagna, ho lavorato pe' 'n muratore"; per anni ha raccolto gli imballi: maestro di ecologia pratica quando non si usava. E nel '93 la nascita del centro sociale nell'ex gazometro abbandonato: "C'era un gran movimento... so' zompato il muretto e so' annato in mezzo a loro. J'ho detto: Ma che è tutto 'sto movimento?... dice: Dovemo occupà qui il centro sociale. E allora vengo pure io - dico - porca miseria!". Certe cose "le fanno sempre i giovani... allora ero giovane pure io". Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare: "Io me sa che so' l'ultimo che so' rimasto de 'na vorta... ma mica m'arrendo. Io la mattina m'arzo, arzo 'na mano, accenno la luce da capo al letto. So' le quattro. Dormo fino alle otto". Il 30 aprile non si è risvegliato.
Aveva la bontà e l'ira dei profeti. Era un poeta, educato alla musica di Dante e cresciuto alla scuola dei poeti a braccio, per i quali la poesia e il pane, il lavoro quotidiano e l'estro armonico sono una stessa cosa. Ed era un testimone, e non di una generica viterbesità, formula astratta e vuota, ma di quella Viterbo civile, resistente, antifascista, che fu anche quella di Achille Poleggi e di Sauro Sorbini. Già anziano, sofferente dei malanni, 17 anni fa Alfio ebbe una seconda vita partecipando alla nascita del centro sociale Valle Faul, di cui poi è stato simbolo e anima: in questi 17 anni è stato il centro sociale e il centro sociale è stato lui; un amore reciproco e appassionato. Questi ultimi anni sono stati quelli della lotta per il diritto alla casa. È un dolore grande che sia deceduto senza che quel diritto gli sia stato riconosciuto. E un'onta per l'amministrazione che quel diritto ha promesso a parole e negato nei fatti.
E poi ci sono questi ultimi felici mesi: la realizzazione del libro delle sue poesie. E con il libro, le presentazioni, la mostra fotografica sulla sua vita, e la lectio magistralis alla Sala Regia del Comune conclusa con quel rifiuto di un'onorificenza finché non fosse stato riconosciuto il diritto alla casa, sfida all'ipocrisia e all'ingiustizia. Detto questo non è ancora detto ciò che è decisivo: per molti di noi Alfio è stato un maestro e un compagno, di vita e di lotte, contro la guerra, il razzismo, lo sfruttamento. E per l'ambiente casa comune, per la difesa del Bulicame, cantato da Dante e a un tiro di sasso dal centro sociale; indimenticabile il discorso tenuto quella notte in cui dinanzi alle pozze di acqua sulfurea manifestammo contro il mega-aeroporto distruttivo e fuorilegge. Alfio non è mai stato un'immaginetta pittoresca. Sta a noi essere fedeli a quello che ci ha donato, e testimoniarlo. Ogni volta che accadrà che qualcuno ci chieda "Chi era Alfio Pannega?", che noi tutti si possa essere degni di rispondere: "Io sono Alfio Pannega, Viterbo è Alfio Pannega, l'umanità è Alfio Pannega".
In una sua poesia al centro sociale dedicata, ha scritto: "Oggi è bello stare fra la gioventù / come un fiore appassito / nel mezzo del giardino della vita".
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Storia di Alfio
[I seguente testo e' stato scritto ai primi di maggio 2010 su richiesta del quotidiano "Il manifesto" per estrarne l'articolo che comparve alcuni giorni dopo sul giornale; i paragrafi III-VII riprendono la commemorazione funebre del primo maggio 2010]
I. Un attimo, per favore
La camera ardente nel mezzo del capannone del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", la salma composta nella bara aperta, al collo il fazzoletto zapatista portatogli dal Chiapas, ai piedi una rossa bandiera con il volto del dottor Ernesto Guevara, dietro la testa la bandiera arcobaleno della pace, il canto di Bella ciao dei compagni piu' vicini stonato e rotto dal pianto. E un innumerevole concorso di persone a rendergli un ultimo saluto: vecchi, persone giovani e mature, bambini, fino a quell'estremo straziante momento, quando un amico diversamente abile trascinandosi sulle stampelle giunge proprio mentre si sta per chiudere per sempre la bara e in un sussurro dice: "Un attimo, per favore", e lentissimo claudicante si avvicina al corpo immoto e gli porge l'ultima delicatissima carezza.
Poi il funerale (rigorosamente laico, secondo la sua volonta' piu' volte espressa - e con particolare intensita' in occasione di precedenti esequie, quelle dei compagni partigiani Gaspare Bocchini e Biagio Gionfra) al cimitero di Viterbo il primo maggio, il rosso delle piante fiorite (le piante vive, non i fiori morti), i canti del movimento operaio e della Resistenza, l'orazione funebre. Centinaia di viterbesi in silenzio e in lacrime, ed in silenzio a capo chino nella folla i rappresentanti delle istituzioni.
Una citta' intera piegata dal dolore, e molti anche dalla vergogna di non aver saputo rispettare ed onorare in vita la persona che ora dirottamente piangono morta.
Chi era Alfio Pannega?
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II. Una vita proletaria
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi.
Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. Raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi fa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): "Ho fatto er carzolaro, ho fatto er pecoraro... facevo li travetti", e ancora: "Ho tirato il carrettino del cartone, poi ho fatto il garzone in campagna, ho lavorato pe' 'n muratore"; per decine di anni ha raccolto per la citta' gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava.
E nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: "c'era un gran movimento... so' zompato il muretto e so' annato in mezzo a loro. J'ho detto: Ma che e' tutto 'sto movimento?... dice: Dovemo occupa' qui il centro sociale. E allora vengo pure io - dico - porca miseria!". Certe cose "le fanno sempre i giovani... allora ero giovane pure io".
Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente: "Io me sa che so' l'ultimo che so' rimasto de 'na vorta... ma mica m'arrendo. Io la mattina m'arzo, arzo 'na mano, accenno la luce da capo al letto. So' le quattro. Dormo fino alle otto". Il 30 aprile non si e' piu' risvegliato.
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III. Un'orazione funebre
Questo uomo aveva la bonta' e l'ira dei profeti, di coloro che sanno dire la verita' in faccia alle persone e al mondo: con la virtu' della misericordia verso tutte le creature sofferenti, e con la virtu' dell'indignazione contro ogni ingiustizia.
Aveva la pazienza di Giobbe: fedele sempre al vero e al giusto, senza mai un cedimento al male, senza mai una meschinita', senza mai una vilta'.
Recava la verita' di Qohelet: sapeva che tutto e' vanita' di vanita' e fame di vento, e che proprio per questo e' dovere di ciascuno recare aiuto a tutti, giacche' e' meglio essere in due che uno solo, poiche' chi e' solo, se lungo il cammino della vita inciampa, allora cade e non si risolleva, ma se ha compagni essi lo sosterranno, reciprocamente si sosterranno.
Era un poeta, educato alla lingua e alla musica e alla tempra di Dante del cui capolavoro sapeva declamare a memoria interi canti, e cresciuto alla scuola dei poeti a braccio, per i quali la poesia e il pane, il lavoro quotidiano e l'estro armonico, la cruda realta' e la sublime bellezza sono una stessa cosa.
Ed era un testimone, e non di una generica viterbesita', formula astratta e vuota, ma di quella Viterbo popolare, civile, resistente, antifascista, che fu anche quella di Achille Poleggi e di Sauro Sorbini.
Ed era un esempio della sublime e luminosa dignita' e generosita' dei poveri: tutto cio' che era suo era di tutti, tutti accoglieva ed aiutava; all'ora della consumazione in comune dei pasti prima accudiva gli animali, poi gli ospiti e solo alla fine mangiava anche lui.
Era un educatore alla solidarieta' con tutti i viventi: e le persone che hanno condiviso con lui un tratto di strada, un'ora del giorno, da lui hanno imparato questo dovere nativo, sorgivo, elementare: di essere con gli altri e per gli altri.
Ed e' stato un dono, un dono grande, per chi ha avuto la fortuna, la grande fortuna, di averlo piu' intimamente conosciuto.
E che quest'uomo sia vissuto tra noi resta un'alta ragione di orgoglio per questa citta', che oggi gli rende omaggio.
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IV. Una resurrezione
Ma detto questo ancora non e' detto tutto, e forse non e' detto ancora l'essenziale.
Gia' anziano, sofferente dei malanni di una travagliata vita di vicissitudini e fatiche, e dimorante allora in umana solitudine in una zona abbandonata della citta', 17 anni fa Alfio ebbe una seconda nascita, una seconda vita, partecipando fin dal primo giorno all'occupazione dell'ex-gazometro e alla nascita quindi del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", e del centro sociale e' stato simbolo e anima, il cuore pulsante, e il centro sociale si e' riconosciuto in lui: in questi 17 anni lui e' stato il centro sociale e il centro sociale e' stato lui; e questi 17 anni da quell'estate del 1993 sono stati gli anni di un amore reciproco cosi' appassionato che ieri vedendo nella camera ardente, presso il centro sociale allestita, sgambettare e giocare ai piedi del feretro, o dalle braccia dei giovani genitori guardarlo e salutarlo, bambini di pochi anni e di non molti mesi, e insieme vedendo Giselle che venne al centro sociale bambina ed ora e' una meravigliosa giovane donna, tu vedevi che grande fioritura di vita e di bellezza Alfio ha saputo coltivare con l'esempio amorevole ed autorevole della sua dignita', della sua generosita'. E che grande eredita' lascia di umanita' fraterna e sororale, di persone sensibili e solidali, che alla scuola del suo esempio sono cresciute splendide.
E ci sono questi ultimi anni, dalla fine del 2007 a oggi, caratterizzati soprattutto dalla sua lotta per il diritto alla casa: Alfio getto ' il suo cuore e la sua vita stessa nella lotta per il diritto di ogni essere umano ad avere un tetto, per il diritto sociale alla casa, per il diritto umano alla casa. Ed e' un dolore grande per noi che restiamo che sia deceduto senza che quel diritto almeno lui abbia potuto vederlo riconosciuto. Un dolore che non potremo dimenticare. E un'onta per l'amministrazione comunale che per anni il riconoscimento di quel diritto promise a parole e cinicamente nego' nei fatti.
E poi ci sono questi ultimi mesi, questi ultimi felici mesi, mesi che per Alfio sono stati forse i piu' gioiosi della sua vita da tanto tempo a questa parte.
La realizzazione del libro delle sue poesie, arricchito di un'ampia intervista ed impreziosito da tante stupende fotografie; un ringraziamento grande va a tutte le persone che hanno reso possibile questa pubblicazione, adempiendo quello che era da molti anni un suo profondo desiderio e una promessa solenne che i compagni del centro sociale a lui e a se stessi avevano fatto.
E con il libro, le sue presentazioni pubbliche con immensa e commossa partecipazione popolare, e la mostra fotografica sulla sua vita, e la lectio magistralis che tenne alla Sala Regia del Comune conclusa, dopo aver esortato ancora una volta i piu' giovani al sapere e alla generosita', con quel gesto sublime del rifiuto di un'onorificenza finche' non fosse stato riconosciuto un diritto, il diritto alla casa.
Con quel discorso e con quel gesto la grande cultura, la vera civilta', e l'autentica dignita' umana facevano irruzione nelle stanze del palazzo, divenivano ora di verita', sfida all'ipocrisia, alla menzogna e all'ingiustizia.
E poi ancora i manifesti col suo volto a segnalare l'emergenza casa, e la sottoscrizione pubblica promossa in suo nome cui lui magnanimamente acconsenti' ancora una volta mettendo tutto se stesso nella lotta per un diritto di tutti.
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V. Compagni
Ma anche detto questo forse non e' ancora detto cio' che e' decisivo: per molti di noi, e mi perdonerete se qui il discorso si fa piu' intimo, Alfio e' stato un maestro e un compagno, di vita e di lotte. Un maestro e un compagno di vita: nella piena condivisione del pane, e di tutto. E un compagno di lotte, contro la guerra, contro razzismo, discriminazione, sfruttamento. Sempre dalla parte degli ultimi, degli umiliati e offesi, degli oppressi, dell'umanita in lotta per la liberazione.
E in lotta per l'ambiente casa comune, per la difesa qui a Viterbo del Bulicame, il Bulicame cantato da Dante e a un tiro di sasso dal centro sociale; e resta indimenticabile per chi lo visse quel suo meraviglioso discorso tenuto al Bulicame in quella notte in cui proprio dinanzi alle sorgenti e alle pozze di acqua sulfurea manifestammo in molti per salvare quel prezioso bene ambientale e culturale dalla devastazione cui lo avrebbe condannato la realizzazione di un mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge.
Alfio Pannega non e' mai stato riducibile a un'immaginetta pittoresca di una Viterbo che fu coi suoi antichi mestieri e le sue vetuste tradizioni che vanno scomparendo, non e' mai stato un personaggio museale, da mummificare e archiviare; al contrario: fino all'ultimo dei suoi giorni Alfio e' stato un vitale, ardente, consapevolissimo militante del movimento degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani; per la difesa della natura che conosceva intimamente, essere vivente per essere vivente, animale per animale, pianta per pianta; per la liberazione dell'umanita' dallo sfruttamento e dall'oppressione, per l'uscita da questa preistoria verso il regno della liberta'.
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VI. Il nostro primo maggio
Oggi e' il primo maggio, e per il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, per il movimento delle oppresse e degli oppressi, e' il giorno della memoria e dell'impegno per la liberazione dell'umanita' dalla violenza dello sfruttamento; e vedete come sono strane e imprevedibili le coincidenze della vita: accingendoci proprio in questo giorno a recare l'estremo saluto ad Alfio, l'indomito combattente antifascista e il lavoratore che conosceva per averli sperimentati tutti i piu' faticosi mestieri - di pastore e di contadino, di artigiano e di operaio -, per noi da oggi il primo maggio lo sara' due volte quell'appello alla lotta solidale contro l'ingiustizia: nel ricordo dei martiri di Chicago uccisi nell'Ottocento dalla violenza del potere perche' lottavano per i diritti dei lavoratori, e nel ricordo di Alfio: e' la stessa memoria, e' la stessa lotta.
Molti anni fa, commemorando Duilio Mainella, Sauro Sorbini concluse la sua orazione funebre col canto della Marsigliese, simbolo della lotta dell'umanita' contro la tirannide; vorrei oggi almeno ricordare le parole del refrain di quel canto composto un secolo dopo a rivendicare le ragioni dell'umanita' e della lotta per la sua liberazione proprio mentre la reazione persecutrice dilagava con la caccia all'uomo e le fucilazioni dei comunardi parigini, quel canto che e' l'Internazionale, che da quasi un secolo e mezzo e' il canto di quanti si levano a contrastare ogni oppressione: "Su', lottiam, l'ideale / nostro fine sara' / l'internazionale / futura umanita'".
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VII. Hic et nunc
Ed ora che, con quelle indimenticabili parole di Paolo nella seconda lettera a Timoteo, di Alfio Pannega possiamo dire che ha concluso la sua corsa dopo aver combattuto la buona battaglia senza perdere la tenerezza, ora che Alfio ha compiuto la sua vita che e' stata fino all'ultima ora la vita di un giusto, ora sta a noi che restiamo di essere fedeli a quello che ci ha donato, che ci ha insegnato, e testimoniarlo a nostra volta, con le parole ed ancor piu' con gli atti, continuando la sua lotta, continuando a mettere in pratica i suoi insegnamenti; e se posso rivolgermi in particolare a tutti gli amici piu' vicini, a tutti i compagni che hanno condiviso e che proseguiranno, che proseguiremo insieme, l'esperienza del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo, ogni volta che accadra' che qualcuno vi chieda, ci chieda, "Chi era Alfio Pannega?", ebbene, che noi tutti che lo abbiamo conosciuto e che lo abbiamo avuto nostro compagno si possa essere degni di rispondere, testimoniandolo con ogni nostra azione: "Io sono Alfio Pannega, Viterbo e' Alfio Pannega, l'umanita' e' Alfio Pannega".
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VIII. Envoi
In una sua poesia al centro sociale dedicata ha scritto: "Oggi e' bello stare fra la gioventu' / come un fiore appassito / nel mezzo del giardino della vita".
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Alcune parole dette in memoria di Alfio Pannega nel trigesimo della scomparsa
[Le parole che seguono costituiscono la trama delle considerazioni svolte a braccio (sommariamente ricostruite a memoria quasi una settimana dopo) il 30 maggio 2010 presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" ricordando Alfio Pannega nel trigesimo della scomparsa; ad esse si accompagnava il riferimento ad alcuni canti della Divina Commedia, particolarmente cari al cuore di Alfio che ne era un appassionato e fine dicitore. Questa rievocazione faceva seguito alla consumazione di un pasto in comune durante una riunione simposiale degli amici (tra gli altri, ed ovviamente, Luciano Bernabei, Osvaldo Ercoli...), e fungeva da introduzione alla lettura di alcune luminose poesie ed alcune memorialistiche riflessioni estratte dal libro di Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io (Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010), lettura poi effettuata da Antonello Ricci e da Michela e Pietro Benedetti, Olindo Cicchetti, Sara Grimaldi, del gruppo teatrale de "La banda del racconto". Dopo la lettura-recitazione delle sue parole l'omaggio ad Alfio Pannega e' proseguito con il consueto incontro del seminario domenicale di accostamento alla nonviolenza - cui Alfio aveva sempre attivamente partecipato - e con una conclusiva performance musicale (...)]
1. Dall'emarginazione sociale al protagonismo politico
Alfio Pannega, ben lo sappiamo noi che oggi siamo qui convenuti per ricordarlo ancora, fino alla fine dei suoi giorni non e' mai stato un oggetto passivo dell'altrui azione, ma un soggetto attivo, originale e creativo, una figura esemplare della vita sociale, culturale, civile e politica di Viterbo.
E bastera' ricordare il suo orgoglioso ed energico antifascismo, la sua persuasa militanza nel movimento dei lavoratori contro lo sfruttamento e l'ingiustizia, la sua intensa e feconda partecipazione alle lotte per la pace e contro il razzismo, contro l'emarginazione e per i diritti sociali, in difesa dell'ambiente e della democrazia (e tra le sue piu' recenti splendide lotte civili ricordiamo la sua partecipazione fin dalla fondazione al movimento contro il mega-aeroporto e in difesa del Bulicame, la sua ultima grande lotta per il diritto alla casa).
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2. Alfio Pannega e il centro sociale, una storia d'amore
Alfio Pannega e' sempre stato inserito nella vicenda della Viterbo popolare e resistente, ma e' stata la nascita del centro sociale che ne ha suscitato e inverato il passaggio da una condizione di dura emarginazione sociale al pieno, incisivo protagonismo politico, e ne ha rivelato a tutta la citta' la vocazione di educatore, l'originale e profondo magistero pedagogico.
Il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" e' stato il luogo, il contesto, la comunita' in cui Alfio ha potuto finalmente pienamente valorizzare ed esercitare le sue molte virtu' di maestro di vita e di compagno di lotte, di memoria profonda e di utopia incarnata, di guida comprensiva e generosa, di persona ironica e misericorde; ed Alfio a sua volta ha caratterizzato il centro sociale costituendone il peculiare punto di riferimento. Alcune delle scelte maggiormente caratterizzanti dell'esperienza di questo centro sociale, come quella della nonviolenza, sono anche il frutto della sua presenza, del suo apporto di intelligenza e saggezza, di esperienza e benignita'.
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3. Tre caratteristiche
Tre caratteristiche di Alfio Pannega vorrei ora sottolineare, usando come termine di riferimento tre canti danteschi, di quel Dante che amava declamare a memoria e che recava nello scrigno del suo animo come un tesoro prezioso e incandescente.
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4. La virtu' della compassione
La compassione verso tutti i sofferenti, l'indignazione per tutte le ingiustizie, l'impegno inesauribile per la solidarieta', la verita', la giustizia.
E del suo amato Dante prediligeva declamare a memoria il canto del conte Ugolino, il XXXIII dell'Inferno, il canto del dolore piu' atroce e della pieta' piu' profonda.
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5. L'amore per la vita, per il mondo reale
Aveva una visione lucreziana e leopardiana della vita, sobria ed eroica, mai astratta e mai sacrificale, ma sempre accudente e responsabile.
Un amore profondo per il mondo, per la vita, per tutti gli esseri viventi che amorevolmente, empaticamente conosceva, per l'umanita' come realmente e'; senza alcuna illusione, senza nascondersi il dolore, la sofferenza, lo scacco, la miseria, ma insieme con l'orgoglio di fare la cosa buona, la cosa giusta, di amare ed aiutare senza riserve, con assoluta generosita'.
E qui sovviene il canto X dell'Inferno dantesco, quello di Farinata e di Cavalcante, dell'eroismo che si prolunga "com'avesse l'inferno a gran dispitto" e dello strazio infinito per ogni altrui sofferenza.
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6. Un amore sconfinato per il sapere e la virtu'
Ed aveva un amore sconfinato per il sapere che e' fondamento del ben operare. Volonta' orientata verso la conoscenza e la virtu', in una rigorosa e avventurosa ricerca della verita' e della condivisione.
A lui piu' che a ogni altra persona si addiceva come motto quel distico dell'"orazion picciola" del XXVI canto dell'Inferno, il canto di Ulisse, che suona "Fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza". La virtu', senza la quale la conoscenza e' vana; e la conoscenza, senza la quale la virtu' e' cieca.
Nella lectio magistralis tenuta pochi mesi fa alla Sala Regia di Palazzo dei Priori, sede del Comune di Viterbo, conclusa poi con quel gesto fiero e luminoso, magnifico e sublime del rifiuto di un'onorificenza finche' non fosse stato rispettato il diritto, ai giovani studenti delle scuole medie li' convenuti ad ascoltarlo (in una tensione ed un entusiasmo che molto lo conforto') Alfio indico' lo studio, l'accostamento al sapere, come primo dovere, come prassi di solidarieta' e di liberazione; un dovere non avulso dagli altri, ma fondativo del ben operare, dell'azione buona perche' consapevole, perche' solidamente basata su una adeguata conoscenza, comprensione, interpretazione, riflessione, scelta. Esortando quei giovanissimi allo studio, Alfio Pannega testimoniava una volta ancora: recando ad esempio la sua medesima vicenda di persona dalla vita travagliata, vissuta sempre in dignitosa, eroica poverta', ed insieme sempre generosa, e sempre generosa perche' ricca di quell'amore del vero profondamente inteso, di quella sapienza del giusto intimamente sentito, di quell'esperienza del bene auteticamente compiuto, in cui consiste la sola comune saggezza, la sola condivisa salvezza dall'oceano del dolore in cui ogni vita e' naufraga.
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7. Due immagini, una persona
E poiche' mi capita sovente di veder tutte le cose e le vicende lacerarsi in due e solo raramente e faticosamente ricomporsi in una, vorrei aggiungere infine che, ancora una volta, anche in questo caso, vi sono due immagini di Alfio Pannega nella memoria dei viterbesi.
L'una, falsa, e' quella stereotipata, puerile, di figurina pittoresca, personaggio folklorico, un'immagine ridotta a caricatura, a macchietta; di rovina archeologica e mummificato monumento, di enigmatico residuo e patetico relitto di una oleografica Viterbo del passato, remota e inattingibile, ormai ridotta a frammenti e frantumi, a favola e nuvola.
Ma questa e' solo un'immagine fittizia, una scorza svuotata, un fantasma ed un'allucinazione. Alfio non era questo.
Ma e' sintomatico che taluni che pur pretendono di averlo conosciuto ne ricordino solo il lavoro umile e faticoso ed al piu' pochi motti burberi e frizzanti, tramandati di bocca in bocca. Costoro credono di conoscere Alfio, ma non lo hanno mai ascoltato, non si sono mai veramente accostati a lui da persona a persona, come eguali. Costoro hanno avuto nei suoi confronti un atteggiamento nella migliore delle ipotesi scioccamente ed arrogantemente paternalista, ed hanno perso cosi' un'occasione unica di arricchimento spirituale.
Perche' c'e' un'altra memoria e un'altra immagine di Alfio, la memoria e l'immagine dell'Alfio reale, concreto, persona poliedrica e colta, sapiente di infinite esperienze ed inesausto studiare, maestro di vita che insegnava la responsabilita', il prendersi cura degli altri, la condivisione di tutto, l'amore per la vita, l'incontro fraterno con tutti.
Noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo lo ricorderemo e lo onoreremo e lo testimonieremo sempre come veramente era: una persona buona come il pane, luminosa come le stelle.
E qualche scintilla della sua generosita', della sua sapienza, della sua saggezza, risplendera' ora ancora nella lettura delle sue poesie.
3. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
4. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Han Kang, Nella notte piu' buia il linguaggio ci chiede di cosa siamo fatti, Adelphi, Milano 2025, pp. 46, euro 6.
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Riletture
- Eugenia Roccella, Lucetta Scaraffia (a cura di), Italiane, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2004, 3 voll. rispettivamente di pp. XIV + 250 (vol. I: Dall'Unita' d'Italia alla prima guerra mondiale), XIV + 274 (vol. II: Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra), XIV + 370 (vol. III: Dagli anni Cinquanta ad oggi).
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Riedizioni
- Franco Cardini, Europa e Islam. Storia di un malinteso, Laterza, Roma-Bari 1999, Rcs, Milano 2025, pp. XII + 386, euro 9,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Franco Cardini, Le vie del sapere, Il Mulino, Bologna 2023, Rcs, Milano 2025, pp. 304, euro 9,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
6. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5556 del 5 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Numero 5556 del 5 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Votiamo "si'" ai referendum dell'8-9 giugno
2. L'"Associazione medici per l'ambiente" ricorda Alfio Pannega (e alcuni altri contributi commemorativi del 2010)
3. Ripetiamo ancora una volta...
4. Segnalazioni librarie
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'
1. L'ORA. VOTIAMO "SI'" AI REFERENDUM DELL'8-9 GIUGNO
Per i diritti dei lavoratori.
Per il diritto alla cittadinanza.
Votiamo "si'" ai referendum dell'8-9 giugno.
2. MAESTRI E COMPAGNI. L'"ASSOCIAZIONE MEDICI PER L'AMBIENTE" RICORDA ALFIO PANNEGA (E ALCUNI ALTRI CONTRIBUTI COMMEMORATIVI DEL 2010)
Carissime e carissimi,
mentre vi ricordiamo le prossime iniziative del 5 maggio (alle ore 16,30 al teatro della parrocchia del Murialdo) e dell'8 maggio (all'Emporio solidale alle ore 11 e all'adiacente Spazio giovani alle ore 15,30 in piazzale Porsenna nel quartiere di Santa Barbara) vi inviamo un recentissimo contributo dell'"Associazione medici per l'ambiente" e alcuni testi del 2010: l'articolo apparso sul quotidiano "Il manifesto" nel maggio 2010, il piu' ampio testo di cui l'articolo costituiva un estratto, e una sintesi della commemorazione nel trigesimo della scomparsa di Alfio.
Un abbraccio,
una delle persone amiche di Alfio
Vetralla, 4 maggio 2025
Mittente: centropacevt at gmail.com
* * *
L'Associazione medici per l'ambiente - ISDE Italia, patrocina, promuove e prende parte alle iniziative per il centenario della nascita di Alfio Pannega, poeta viterbese, custode dell'ambiente, antifascista e costruttore di Pace
L'"Associazione medici per l'ambiente - ISDE Italia", patrocina, promuove e prende parte alle iniziative per il centenario della nascita del poeta viterbese Alfio Pannega.
Alfio Pannega era una persona profondamente innamorata della natura, conoscitore attento e cultore amorevole di tantissime specie vegetali, maestro di ecologia pratica nell'arco dell'intera sua vita - nota a tutti la sua intuizione e attività nel raccogliere e riciclare i rifiuti urbani -; impegnato da sempre per la difesa dei beni comuni, per l’affermazione dei diritti di tutte le persone a cominciare dai più poveri e dai più bisognosi di aiuto; amico della nonviolenza costantemente impegnato per la Pace, la solidarietà e la cooperazione fra tutti i popoli e tutte le persone; educatore con l'esempio alla responsabilità verso l'intero mondo vivente, alla solidarietà che ogni persona riconosce e raggiunge e sostiene, alla condivisione di tutto il bene e tutti i beni, alla pratica generosa del dono e dell'accudimento, dell'ascolto fraterno e del franco enunciare e testimoniare la verita' che libera e salva.
Così lo ha ricordato la dottoressa Antonella Litta, referente dell'"Associazione medici per l’ambiente - ISDE" di Viterbo, sia in alcuni incontri nelle scuole, sia il 27 aprile scorso, in occasione della commossa ed appassionata commemorazione collettiva a più voci svoltasi presso il cimitero San Lazzaro alla vigilia del quindicesimo anniversario della scomparsa del poeta.
L'"Associazione medici per l'ambiente - ISDE" di Viterbo, nel convincimento che figure come quella di Alfio Pannega debbano essere sempre più conosciute, anche e soprattutto tra i giovani, per l'esempio e i valori di cui hanno dato testimonianza vivente, invita tutte le persone di volontà buona a partecipare alle prossime iniziative di commemorazione di Alfio Pannega:
- lunedi' 5 maggio presso la sala del teatro della parrocchia di San Leonardo Murialdo, in via Caduti del IX stormo, a Viterbo, con inizio alle ore 16,30, si svolgera' una rappresentazione dello spettacolo teatrale di Pietro Benedetti, "Allora ero giovane pure io", ad Alfio Pannega dedicato;
- giovedi' 8 maggio in piazzale Porsenna nel quartiere di Santa Barbara a Viterbo per iniziativa di "Viterbo con amore" e con l'attiva partecipazione di varie associazioni e di varie amiche e vari amici di Alfio si terra' in mattinata con inizio alle ore 11 l'intitolazione ad Alfio dell'"Emporio solidale", e nel pomeriggio con inizio alle ore 15,30 una successiva commemorazione presso lo "Spazio giovani" adiacente all'emporio; tra le persone partecipanti: Domenico Arruzzolo, Pietro Benedetti, Mauro Galeotti, Sergio Insogna, Antonella Litta, Enrico Mezzetti, Antonello Ricci;
- il 16 maggio per iniziative del "Tavolo per la pace" si svolgera' a Viterbo un convegno nazionale per la pace con la partecipazione di autorevolissime personalita'; nel corso del convegno e' previsto un ricordo di Alfio Pannega a cura di Pietro Benedetti.
Nota per la stampa a cura dell'"Associazione medici per l'ambiente - ISDE" di Viterbo
Viterbo, 2 maggio 2025
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Alfio Pannega, la poesia a braccio che non s'arrende
[Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo il testo dell'articolo li' pubblicato il 10 maggio 2010, apparso sul quotidiano cartaceo l'11 maggio 2010]
La camera ardente nel capannone del centro sociale occupato autogestito Valle Faul, la bara aperta, al collo il fazzoletto zapatista, ai piedi una rossa bandiera con Guevara, la bandiera arcobaleno, il canto di Bella ciao, stonato rotto dal pianto. Poi il funerale laico al cimitero di Viterbo, il primo maggio. Centinaia di viterbesi in silenzio, a capo chino i rappresentanti delle istituzioni, che non hanno saputo rispettare in vita la persona che ora piangono. Chi era Alfio Pannega?
Alfio Pannega (Viterbo, 1925), figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), figura di popolana di cui ancor oggi in città si narrano le vicende trasfigurate in leggende omeriche. Con la madre visse per anni in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassionò di poesia. Una vita travagliata, di duro lavoro. Racconta nell'intervista del libro che raccoglie le sue poesie, che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi fa (Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): "Ho fatto er carzolaro, ho fatto er pecoraro... facevo li travetti", e: "Ho tirato il carrettino del cartone, poi ho fatto il garzone in campagna, ho lavorato pe' 'n muratore"; per anni ha raccolto gli imballi: maestro di ecologia pratica quando non si usava. E nel '93 la nascita del centro sociale nell'ex gazometro abbandonato: "C'era un gran movimento... so' zompato il muretto e so' annato in mezzo a loro. J'ho detto: Ma che è tutto 'sto movimento?... dice: Dovemo occupà qui il centro sociale. E allora vengo pure io - dico - porca miseria!". Certe cose "le fanno sempre i giovani... allora ero giovane pure io". Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare: "Io me sa che so' l'ultimo che so' rimasto de 'na vorta... ma mica m'arrendo. Io la mattina m'arzo, arzo 'na mano, accenno la luce da capo al letto. So' le quattro. Dormo fino alle otto". Il 30 aprile non si è risvegliato.
Aveva la bontà e l'ira dei profeti. Era un poeta, educato alla musica di Dante e cresciuto alla scuola dei poeti a braccio, per i quali la poesia e il pane, il lavoro quotidiano e l'estro armonico sono una stessa cosa. Ed era un testimone, e non di una generica viterbesità, formula astratta e vuota, ma di quella Viterbo civile, resistente, antifascista, che fu anche quella di Achille Poleggi e di Sauro Sorbini. Già anziano, sofferente dei malanni, 17 anni fa Alfio ebbe una seconda vita partecipando alla nascita del centro sociale Valle Faul, di cui poi è stato simbolo e anima: in questi 17 anni è stato il centro sociale e il centro sociale è stato lui; un amore reciproco e appassionato. Questi ultimi anni sono stati quelli della lotta per il diritto alla casa. È un dolore grande che sia deceduto senza che quel diritto gli sia stato riconosciuto. E un'onta per l'amministrazione che quel diritto ha promesso a parole e negato nei fatti.
E poi ci sono questi ultimi felici mesi: la realizzazione del libro delle sue poesie. E con il libro, le presentazioni, la mostra fotografica sulla sua vita, e la lectio magistralis alla Sala Regia del Comune conclusa con quel rifiuto di un'onorificenza finché non fosse stato riconosciuto il diritto alla casa, sfida all'ipocrisia e all'ingiustizia. Detto questo non è ancora detto ciò che è decisivo: per molti di noi Alfio è stato un maestro e un compagno, di vita e di lotte, contro la guerra, il razzismo, lo sfruttamento. E per l'ambiente casa comune, per la difesa del Bulicame, cantato da Dante e a un tiro di sasso dal centro sociale; indimenticabile il discorso tenuto quella notte in cui dinanzi alle pozze di acqua sulfurea manifestammo contro il mega-aeroporto distruttivo e fuorilegge. Alfio non è mai stato un'immaginetta pittoresca. Sta a noi essere fedeli a quello che ci ha donato, e testimoniarlo. Ogni volta che accadrà che qualcuno ci chieda "Chi era Alfio Pannega?", che noi tutti si possa essere degni di rispondere: "Io sono Alfio Pannega, Viterbo è Alfio Pannega, l'umanità è Alfio Pannega".
In una sua poesia al centro sociale dedicata, ha scritto: "Oggi è bello stare fra la gioventù / come un fiore appassito / nel mezzo del giardino della vita".
* * *
Storia di Alfio
[I seguente testo e' stato scritto ai primi di maggio 2010 su richiesta del quotidiano "Il manifesto" per estrarne l'articolo che comparve alcuni giorni dopo sul giornale; i paragrafi III-VII riprendono la commemorazione funebre del primo maggio 2010]
I. Un attimo, per favore
La camera ardente nel mezzo del capannone del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", la salma composta nella bara aperta, al collo il fazzoletto zapatista portatogli dal Chiapas, ai piedi una rossa bandiera con il volto del dottor Ernesto Guevara, dietro la testa la bandiera arcobaleno della pace, il canto di Bella ciao dei compagni piu' vicini stonato e rotto dal pianto. E un innumerevole concorso di persone a rendergli un ultimo saluto: vecchi, persone giovani e mature, bambini, fino a quell'estremo straziante momento, quando un amico diversamente abile trascinandosi sulle stampelle giunge proprio mentre si sta per chiudere per sempre la bara e in un sussurro dice: "Un attimo, per favore", e lentissimo claudicante si avvicina al corpo immoto e gli porge l'ultima delicatissima carezza.
Poi il funerale (rigorosamente laico, secondo la sua volonta' piu' volte espressa - e con particolare intensita' in occasione di precedenti esequie, quelle dei compagni partigiani Gaspare Bocchini e Biagio Gionfra) al cimitero di Viterbo il primo maggio, il rosso delle piante fiorite (le piante vive, non i fiori morti), i canti del movimento operaio e della Resistenza, l'orazione funebre. Centinaia di viterbesi in silenzio e in lacrime, ed in silenzio a capo chino nella folla i rappresentanti delle istituzioni.
Una citta' intera piegata dal dolore, e molti anche dalla vergogna di non aver saputo rispettare ed onorare in vita la persona che ora dirottamente piangono morta.
Chi era Alfio Pannega?
*
II. Una vita proletaria
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi.
Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. Raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi fa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): "Ho fatto er carzolaro, ho fatto er pecoraro... facevo li travetti", e ancora: "Ho tirato il carrettino del cartone, poi ho fatto il garzone in campagna, ho lavorato pe' 'n muratore"; per decine di anni ha raccolto per la citta' gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava.
E nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: "c'era un gran movimento... so' zompato il muretto e so' annato in mezzo a loro. J'ho detto: Ma che e' tutto 'sto movimento?... dice: Dovemo occupa' qui il centro sociale. E allora vengo pure io - dico - porca miseria!". Certe cose "le fanno sempre i giovani... allora ero giovane pure io".
Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente: "Io me sa che so' l'ultimo che so' rimasto de 'na vorta... ma mica m'arrendo. Io la mattina m'arzo, arzo 'na mano, accenno la luce da capo al letto. So' le quattro. Dormo fino alle otto". Il 30 aprile non si e' piu' risvegliato.
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III. Un'orazione funebre
Questo uomo aveva la bonta' e l'ira dei profeti, di coloro che sanno dire la verita' in faccia alle persone e al mondo: con la virtu' della misericordia verso tutte le creature sofferenti, e con la virtu' dell'indignazione contro ogni ingiustizia.
Aveva la pazienza di Giobbe: fedele sempre al vero e al giusto, senza mai un cedimento al male, senza mai una meschinita', senza mai una vilta'.
Recava la verita' di Qohelet: sapeva che tutto e' vanita' di vanita' e fame di vento, e che proprio per questo e' dovere di ciascuno recare aiuto a tutti, giacche' e' meglio essere in due che uno solo, poiche' chi e' solo, se lungo il cammino della vita inciampa, allora cade e non si risolleva, ma se ha compagni essi lo sosterranno, reciprocamente si sosterranno.
Era un poeta, educato alla lingua e alla musica e alla tempra di Dante del cui capolavoro sapeva declamare a memoria interi canti, e cresciuto alla scuola dei poeti a braccio, per i quali la poesia e il pane, il lavoro quotidiano e l'estro armonico, la cruda realta' e la sublime bellezza sono una stessa cosa.
Ed era un testimone, e non di una generica viterbesita', formula astratta e vuota, ma di quella Viterbo popolare, civile, resistente, antifascista, che fu anche quella di Achille Poleggi e di Sauro Sorbini.
Ed era un esempio della sublime e luminosa dignita' e generosita' dei poveri: tutto cio' che era suo era di tutti, tutti accoglieva ed aiutava; all'ora della consumazione in comune dei pasti prima accudiva gli animali, poi gli ospiti e solo alla fine mangiava anche lui.
Era un educatore alla solidarieta' con tutti i viventi: e le persone che hanno condiviso con lui un tratto di strada, un'ora del giorno, da lui hanno imparato questo dovere nativo, sorgivo, elementare: di essere con gli altri e per gli altri.
Ed e' stato un dono, un dono grande, per chi ha avuto la fortuna, la grande fortuna, di averlo piu' intimamente conosciuto.
E che quest'uomo sia vissuto tra noi resta un'alta ragione di orgoglio per questa citta', che oggi gli rende omaggio.
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IV. Una resurrezione
Ma detto questo ancora non e' detto tutto, e forse non e' detto ancora l'essenziale.
Gia' anziano, sofferente dei malanni di una travagliata vita di vicissitudini e fatiche, e dimorante allora in umana solitudine in una zona abbandonata della citta', 17 anni fa Alfio ebbe una seconda nascita, una seconda vita, partecipando fin dal primo giorno all'occupazione dell'ex-gazometro e alla nascita quindi del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", e del centro sociale e' stato simbolo e anima, il cuore pulsante, e il centro sociale si e' riconosciuto in lui: in questi 17 anni lui e' stato il centro sociale e il centro sociale e' stato lui; e questi 17 anni da quell'estate del 1993 sono stati gli anni di un amore reciproco cosi' appassionato che ieri vedendo nella camera ardente, presso il centro sociale allestita, sgambettare e giocare ai piedi del feretro, o dalle braccia dei giovani genitori guardarlo e salutarlo, bambini di pochi anni e di non molti mesi, e insieme vedendo Giselle che venne al centro sociale bambina ed ora e' una meravigliosa giovane donna, tu vedevi che grande fioritura di vita e di bellezza Alfio ha saputo coltivare con l'esempio amorevole ed autorevole della sua dignita', della sua generosita'. E che grande eredita' lascia di umanita' fraterna e sororale, di persone sensibili e solidali, che alla scuola del suo esempio sono cresciute splendide.
E ci sono questi ultimi anni, dalla fine del 2007 a oggi, caratterizzati soprattutto dalla sua lotta per il diritto alla casa: Alfio getto ' il suo cuore e la sua vita stessa nella lotta per il diritto di ogni essere umano ad avere un tetto, per il diritto sociale alla casa, per il diritto umano alla casa. Ed e' un dolore grande per noi che restiamo che sia deceduto senza che quel diritto almeno lui abbia potuto vederlo riconosciuto. Un dolore che non potremo dimenticare. E un'onta per l'amministrazione comunale che per anni il riconoscimento di quel diritto promise a parole e cinicamente nego' nei fatti.
E poi ci sono questi ultimi mesi, questi ultimi felici mesi, mesi che per Alfio sono stati forse i piu' gioiosi della sua vita da tanto tempo a questa parte.
La realizzazione del libro delle sue poesie, arricchito di un'ampia intervista ed impreziosito da tante stupende fotografie; un ringraziamento grande va a tutte le persone che hanno reso possibile questa pubblicazione, adempiendo quello che era da molti anni un suo profondo desiderio e una promessa solenne che i compagni del centro sociale a lui e a se stessi avevano fatto.
E con il libro, le sue presentazioni pubbliche con immensa e commossa partecipazione popolare, e la mostra fotografica sulla sua vita, e la lectio magistralis che tenne alla Sala Regia del Comune conclusa, dopo aver esortato ancora una volta i piu' giovani al sapere e alla generosita', con quel gesto sublime del rifiuto di un'onorificenza finche' non fosse stato riconosciuto un diritto, il diritto alla casa.
Con quel discorso e con quel gesto la grande cultura, la vera civilta', e l'autentica dignita' umana facevano irruzione nelle stanze del palazzo, divenivano ora di verita', sfida all'ipocrisia, alla menzogna e all'ingiustizia.
E poi ancora i manifesti col suo volto a segnalare l'emergenza casa, e la sottoscrizione pubblica promossa in suo nome cui lui magnanimamente acconsenti' ancora una volta mettendo tutto se stesso nella lotta per un diritto di tutti.
*
V. Compagni
Ma anche detto questo forse non e' ancora detto cio' che e' decisivo: per molti di noi, e mi perdonerete se qui il discorso si fa piu' intimo, Alfio e' stato un maestro e un compagno, di vita e di lotte. Un maestro e un compagno di vita: nella piena condivisione del pane, e di tutto. E un compagno di lotte, contro la guerra, contro razzismo, discriminazione, sfruttamento. Sempre dalla parte degli ultimi, degli umiliati e offesi, degli oppressi, dell'umanita in lotta per la liberazione.
E in lotta per l'ambiente casa comune, per la difesa qui a Viterbo del Bulicame, il Bulicame cantato da Dante e a un tiro di sasso dal centro sociale; e resta indimenticabile per chi lo visse quel suo meraviglioso discorso tenuto al Bulicame in quella notte in cui proprio dinanzi alle sorgenti e alle pozze di acqua sulfurea manifestammo in molti per salvare quel prezioso bene ambientale e culturale dalla devastazione cui lo avrebbe condannato la realizzazione di un mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge.
Alfio Pannega non e' mai stato riducibile a un'immaginetta pittoresca di una Viterbo che fu coi suoi antichi mestieri e le sue vetuste tradizioni che vanno scomparendo, non e' mai stato un personaggio museale, da mummificare e archiviare; al contrario: fino all'ultimo dei suoi giorni Alfio e' stato un vitale, ardente, consapevolissimo militante del movimento degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani; per la difesa della natura che conosceva intimamente, essere vivente per essere vivente, animale per animale, pianta per pianta; per la liberazione dell'umanita' dallo sfruttamento e dall'oppressione, per l'uscita da questa preistoria verso il regno della liberta'.
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VI. Il nostro primo maggio
Oggi e' il primo maggio, e per il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, per il movimento delle oppresse e degli oppressi, e' il giorno della memoria e dell'impegno per la liberazione dell'umanita' dalla violenza dello sfruttamento; e vedete come sono strane e imprevedibili le coincidenze della vita: accingendoci proprio in questo giorno a recare l'estremo saluto ad Alfio, l'indomito combattente antifascista e il lavoratore che conosceva per averli sperimentati tutti i piu' faticosi mestieri - di pastore e di contadino, di artigiano e di operaio -, per noi da oggi il primo maggio lo sara' due volte quell'appello alla lotta solidale contro l'ingiustizia: nel ricordo dei martiri di Chicago uccisi nell'Ottocento dalla violenza del potere perche' lottavano per i diritti dei lavoratori, e nel ricordo di Alfio: e' la stessa memoria, e' la stessa lotta.
Molti anni fa, commemorando Duilio Mainella, Sauro Sorbini concluse la sua orazione funebre col canto della Marsigliese, simbolo della lotta dell'umanita' contro la tirannide; vorrei oggi almeno ricordare le parole del refrain di quel canto composto un secolo dopo a rivendicare le ragioni dell'umanita' e della lotta per la sua liberazione proprio mentre la reazione persecutrice dilagava con la caccia all'uomo e le fucilazioni dei comunardi parigini, quel canto che e' l'Internazionale, che da quasi un secolo e mezzo e' il canto di quanti si levano a contrastare ogni oppressione: "Su', lottiam, l'ideale / nostro fine sara' / l'internazionale / futura umanita'".
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VII. Hic et nunc
Ed ora che, con quelle indimenticabili parole di Paolo nella seconda lettera a Timoteo, di Alfio Pannega possiamo dire che ha concluso la sua corsa dopo aver combattuto la buona battaglia senza perdere la tenerezza, ora che Alfio ha compiuto la sua vita che e' stata fino all'ultima ora la vita di un giusto, ora sta a noi che restiamo di essere fedeli a quello che ci ha donato, che ci ha insegnato, e testimoniarlo a nostra volta, con le parole ed ancor piu' con gli atti, continuando la sua lotta, continuando a mettere in pratica i suoi insegnamenti; e se posso rivolgermi in particolare a tutti gli amici piu' vicini, a tutti i compagni che hanno condiviso e che proseguiranno, che proseguiremo insieme, l'esperienza del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo, ogni volta che accadra' che qualcuno vi chieda, ci chieda, "Chi era Alfio Pannega?", ebbene, che noi tutti che lo abbiamo conosciuto e che lo abbiamo avuto nostro compagno si possa essere degni di rispondere, testimoniandolo con ogni nostra azione: "Io sono Alfio Pannega, Viterbo e' Alfio Pannega, l'umanita' e' Alfio Pannega".
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VIII. Envoi
In una sua poesia al centro sociale dedicata ha scritto: "Oggi e' bello stare fra la gioventu' / come un fiore appassito / nel mezzo del giardino della vita".
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Alcune parole dette in memoria di Alfio Pannega nel trigesimo della scomparsa
[Le parole che seguono costituiscono la trama delle considerazioni svolte a braccio (sommariamente ricostruite a memoria quasi una settimana dopo) il 30 maggio 2010 presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" ricordando Alfio Pannega nel trigesimo della scomparsa; ad esse si accompagnava il riferimento ad alcuni canti della Divina Commedia, particolarmente cari al cuore di Alfio che ne era un appassionato e fine dicitore. Questa rievocazione faceva seguito alla consumazione di un pasto in comune durante una riunione simposiale degli amici (tra gli altri, ed ovviamente, Luciano Bernabei, Osvaldo Ercoli...), e fungeva da introduzione alla lettura di alcune luminose poesie ed alcune memorialistiche riflessioni estratte dal libro di Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io (Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010), lettura poi effettuata da Antonello Ricci e da Michela e Pietro Benedetti, Olindo Cicchetti, Sara Grimaldi, del gruppo teatrale de "La banda del racconto". Dopo la lettura-recitazione delle sue parole l'omaggio ad Alfio Pannega e' proseguito con il consueto incontro del seminario domenicale di accostamento alla nonviolenza - cui Alfio aveva sempre attivamente partecipato - e con una conclusiva performance musicale (...)]
1. Dall'emarginazione sociale al protagonismo politico
Alfio Pannega, ben lo sappiamo noi che oggi siamo qui convenuti per ricordarlo ancora, fino alla fine dei suoi giorni non e' mai stato un oggetto passivo dell'altrui azione, ma un soggetto attivo, originale e creativo, una figura esemplare della vita sociale, culturale, civile e politica di Viterbo.
E bastera' ricordare il suo orgoglioso ed energico antifascismo, la sua persuasa militanza nel movimento dei lavoratori contro lo sfruttamento e l'ingiustizia, la sua intensa e feconda partecipazione alle lotte per la pace e contro il razzismo, contro l'emarginazione e per i diritti sociali, in difesa dell'ambiente e della democrazia (e tra le sue piu' recenti splendide lotte civili ricordiamo la sua partecipazione fin dalla fondazione al movimento contro il mega-aeroporto e in difesa del Bulicame, la sua ultima grande lotta per il diritto alla casa).
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2. Alfio Pannega e il centro sociale, una storia d'amore
Alfio Pannega e' sempre stato inserito nella vicenda della Viterbo popolare e resistente, ma e' stata la nascita del centro sociale che ne ha suscitato e inverato il passaggio da una condizione di dura emarginazione sociale al pieno, incisivo protagonismo politico, e ne ha rivelato a tutta la citta' la vocazione di educatore, l'originale e profondo magistero pedagogico.
Il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" e' stato il luogo, il contesto, la comunita' in cui Alfio ha potuto finalmente pienamente valorizzare ed esercitare le sue molte virtu' di maestro di vita e di compagno di lotte, di memoria profonda e di utopia incarnata, di guida comprensiva e generosa, di persona ironica e misericorde; ed Alfio a sua volta ha caratterizzato il centro sociale costituendone il peculiare punto di riferimento. Alcune delle scelte maggiormente caratterizzanti dell'esperienza di questo centro sociale, come quella della nonviolenza, sono anche il frutto della sua presenza, del suo apporto di intelligenza e saggezza, di esperienza e benignita'.
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3. Tre caratteristiche
Tre caratteristiche di Alfio Pannega vorrei ora sottolineare, usando come termine di riferimento tre canti danteschi, di quel Dante che amava declamare a memoria e che recava nello scrigno del suo animo come un tesoro prezioso e incandescente.
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4. La virtu' della compassione
La compassione verso tutti i sofferenti, l'indignazione per tutte le ingiustizie, l'impegno inesauribile per la solidarieta', la verita', la giustizia.
E del suo amato Dante prediligeva declamare a memoria il canto del conte Ugolino, il XXXIII dell'Inferno, il canto del dolore piu' atroce e della pieta' piu' profonda.
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5. L'amore per la vita, per il mondo reale
Aveva una visione lucreziana e leopardiana della vita, sobria ed eroica, mai astratta e mai sacrificale, ma sempre accudente e responsabile.
Un amore profondo per il mondo, per la vita, per tutti gli esseri viventi che amorevolmente, empaticamente conosceva, per l'umanita' come realmente e'; senza alcuna illusione, senza nascondersi il dolore, la sofferenza, lo scacco, la miseria, ma insieme con l'orgoglio di fare la cosa buona, la cosa giusta, di amare ed aiutare senza riserve, con assoluta generosita'.
E qui sovviene il canto X dell'Inferno dantesco, quello di Farinata e di Cavalcante, dell'eroismo che si prolunga "com'avesse l'inferno a gran dispitto" e dello strazio infinito per ogni altrui sofferenza.
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6. Un amore sconfinato per il sapere e la virtu'
Ed aveva un amore sconfinato per il sapere che e' fondamento del ben operare. Volonta' orientata verso la conoscenza e la virtu', in una rigorosa e avventurosa ricerca della verita' e della condivisione.
A lui piu' che a ogni altra persona si addiceva come motto quel distico dell'"orazion picciola" del XXVI canto dell'Inferno, il canto di Ulisse, che suona "Fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza". La virtu', senza la quale la conoscenza e' vana; e la conoscenza, senza la quale la virtu' e' cieca.
Nella lectio magistralis tenuta pochi mesi fa alla Sala Regia di Palazzo dei Priori, sede del Comune di Viterbo, conclusa poi con quel gesto fiero e luminoso, magnifico e sublime del rifiuto di un'onorificenza finche' non fosse stato rispettato il diritto, ai giovani studenti delle scuole medie li' convenuti ad ascoltarlo (in una tensione ed un entusiasmo che molto lo conforto') Alfio indico' lo studio, l'accostamento al sapere, come primo dovere, come prassi di solidarieta' e di liberazione; un dovere non avulso dagli altri, ma fondativo del ben operare, dell'azione buona perche' consapevole, perche' solidamente basata su una adeguata conoscenza, comprensione, interpretazione, riflessione, scelta. Esortando quei giovanissimi allo studio, Alfio Pannega testimoniava una volta ancora: recando ad esempio la sua medesima vicenda di persona dalla vita travagliata, vissuta sempre in dignitosa, eroica poverta', ed insieme sempre generosa, e sempre generosa perche' ricca di quell'amore del vero profondamente inteso, di quella sapienza del giusto intimamente sentito, di quell'esperienza del bene auteticamente compiuto, in cui consiste la sola comune saggezza, la sola condivisa salvezza dall'oceano del dolore in cui ogni vita e' naufraga.
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7. Due immagini, una persona
E poiche' mi capita sovente di veder tutte le cose e le vicende lacerarsi in due e solo raramente e faticosamente ricomporsi in una, vorrei aggiungere infine che, ancora una volta, anche in questo caso, vi sono due immagini di Alfio Pannega nella memoria dei viterbesi.
L'una, falsa, e' quella stereotipata, puerile, di figurina pittoresca, personaggio folklorico, un'immagine ridotta a caricatura, a macchietta; di rovina archeologica e mummificato monumento, di enigmatico residuo e patetico relitto di una oleografica Viterbo del passato, remota e inattingibile, ormai ridotta a frammenti e frantumi, a favola e nuvola.
Ma questa e' solo un'immagine fittizia, una scorza svuotata, un fantasma ed un'allucinazione. Alfio non era questo.
Ma e' sintomatico che taluni che pur pretendono di averlo conosciuto ne ricordino solo il lavoro umile e faticoso ed al piu' pochi motti burberi e frizzanti, tramandati di bocca in bocca. Costoro credono di conoscere Alfio, ma non lo hanno mai ascoltato, non si sono mai veramente accostati a lui da persona a persona, come eguali. Costoro hanno avuto nei suoi confronti un atteggiamento nella migliore delle ipotesi scioccamente ed arrogantemente paternalista, ed hanno perso cosi' un'occasione unica di arricchimento spirituale.
Perche' c'e' un'altra memoria e un'altra immagine di Alfio, la memoria e l'immagine dell'Alfio reale, concreto, persona poliedrica e colta, sapiente di infinite esperienze ed inesausto studiare, maestro di vita che insegnava la responsabilita', il prendersi cura degli altri, la condivisione di tutto, l'amore per la vita, l'incontro fraterno con tutti.
Noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo lo ricorderemo e lo onoreremo e lo testimonieremo sempre come veramente era: una persona buona come il pane, luminosa come le stelle.
E qualche scintilla della sua generosita', della sua sapienza, della sua saggezza, risplendera' ora ancora nella lettura delle sue poesie.
3. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
4. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Han Kang, Nella notte piu' buia il linguaggio ci chiede di cosa siamo fatti, Adelphi, Milano 2025, pp. 46, euro 6.
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Riletture
- Eugenia Roccella, Lucetta Scaraffia (a cura di), Italiane, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2004, 3 voll. rispettivamente di pp. XIV + 250 (vol. I: Dall'Unita' d'Italia alla prima guerra mondiale), XIV + 274 (vol. II: Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra), XIV + 370 (vol. III: Dagli anni Cinquanta ad oggi).
*
Riedizioni
- Franco Cardini, Europa e Islam. Storia di un malinteso, Laterza, Roma-Bari 1999, Rcs, Milano 2025, pp. XII + 386, euro 9,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Franco Cardini, Le vie del sapere, Il Mulino, Bologna 2023, Rcs, Milano 2025, pp. 304, euro 9,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
6. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5556 del 5 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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