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[Nonviolenza] Telegrammi. 5464
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 5464
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sat, 1 Feb 2025 15:33:35 +0100
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5464 del 2 febbraio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Movimento Nonviolento: Obiezione alla guerra, scriviamolo su tutti i muri
2. Ripetiamo ancora una volta...
3. Steven Zeitchik: Sundance, 2025: Leonard Peltier, nativo americano, finalmente libero dopo 50 anni, e' protagonista di un film commovente
4. Tamar Sarai: "His liberation is our liberation": Indigenous groups celebrate Leonard Peltier's release from prison
5. Andrea Polizzo: Leonard Peltier, ai domiciliari dopo 49 anni il nativo americano ritenuto ingiustamente condannato
6. Sara Pierri: Liberazione di Leonard Peltier, l'uomo finalmente a casa il 18 febbraio
7. One Billion Rising Italia: Appello alla partecipazione a "One Billion Rising" 2025
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO: OBIEZIONE ALLA GUERRA, SCRIVIAMOLO SU TUTTI I MURI
[Riceviamo e diffondiamo]
La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo: un poster diffuso a livello nazionale.
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La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo:
un poster diffuso a livello nazionale con il simbolo del fucile spezzato e la scritta "Con la nonviolenza: per cessare il fuoco bisogna non sparare, per fermare la guerra bisogna non farla".
Il volantone, inviato a tutti gli iscritti e ai Centri del Movimento Nonviolento, agli abbonati alla rivista Azione nonviolenta e a tutti coloro che ne faranno richiesta, rilancia la Dichiarazione di obiezione di coscienza rivolta a chi rifiuta la chiamata alle armi e contiene tutte le informazioni su quanto realizzato finora a sostegno degli obiettori di coscienza di Russia, Ucraina, Bielorussia, Israele e Palestina, e i prossimi obiettivi che la Campagna vuole raggiungere.
Sono ormai centinaia di migliaia gli obiettori, disertori, renitenti alla leva che nei luoghi di guerra, rifiutano le armi e la divisa, negandosi al reclutamento militare, ripudiando il proprio esercito senza passare a quello avverso. Alcuni affrontano processo e carcere, altri espatriano, altri ancora scappano o si nascondono. Il Movimento Nonviolento ha scelto di stare dalla loro parte, di sostenerli concretamente, di difendere il loro diritto umano alla vita e alla pace, e di chiedere all'Unione Europea e al Governo italiano di riconoscere, per loro e per chi firma la Dichiarazione, lo "status" di obiettori di coscienza.
La Campagna si sviluppa su due direttrici:
- la raccolta fondi per sostenere nelle loro attivita' i movimenti nonviolenti di Russia, Bielorussia, Ucraina, Israele e Palestina, le spese legali per i processi che obiettori e nonviolenti di quei paesi subiscono, per aiutare chi espatria per non farsi arruolare, per gli strumenti di informazione necessari a diffondere la scelta dell'obiezione;
- la diffusione della Dichiarazione di Obiezione di coscienza alla guerra e alla sua preparazione, il rifiuto della chiamata alle armi e fin da ora della futura mobilitazione militare. La procedura e' semplice: si compila e si sottoscrive la Dichiarazione (per tutti, giovani o adulti, donne e uomini ) rivolta ai Presidenti della Repubblica e del Consiglio.
Sul sito del Movimento Nonviolento azionenonviolenta.it alla voce Obiezione alla guerra si trovano tutti gli aggiornamenti e la possibilita' di adesione e contribuzione.
Movimento Nonviolento
Settembre 2024
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Movimento Nonviolento
via Spagna, 8, 37123 Verona
Tel 045 8009803
Cell. 348 2863190
www.nonviolenti.org
www.azionenonviolenta.it
per sostegno e donazioni
Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455
2. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
3. DOCUMENTAZIONE. STEVEN ZEITCHIK: SUNDANCE, 2025: LEONARD PELTIER, NATIVO AMERICANO, FINALMENTE LIBERO DOPO 50 ANNI, E' PROTAGONISTA DI UN FILM COMMOVENTE
[Dal sito www.hollywoodreporter.it riprendiamo e diffondiamo]
Sundance, 2025: Leonard Peltier, nativo americano, finalmente libero dopo 50 anni, e' protagonista di un film commovente
Grande gioia per la liberazione ma anche paura per le precarie condizioni di salute dell'ormai anziano sostenitore della causa indigena, protagonista di una delle piu' grandi ingiustizie perpetrate dal governo americano
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Ci sono dei finali felici, gli happy-end hollywoodiani. E poi c'e' il finale del nuovo film "Free Leonard Peltier", imprevedibile fino all'ultimo istante.
Peltier era imprigionato da oltre 45 anni quando David France e Jesse Short Bull hanno deciso di fare un documentario su di lui. L'attivista, nativo americano, sta scontando due ergastoli in una prigione federale per aver ucciso due agenti dell'FBI in una sparatoria nella riserva indiana di Pine Ridge, in South Dakota, nel 1975, anche se ha sempre sostenuto di non essere lui il colpevole.
L'FBI e altri gruppi delle forze dell'ordine hanno condotto una dura campagna contro qualsiasi modifica della condanna di Peltier, il quale infatti non e' mai uscito dal carcere.
Tutto cio' ha costituito l'interessante materiale narrativo di "Free Leonard Peltier", che ha avuto la sua prima mondiale al Sundance Film Festival. La vicenda sembrava destinata a finire come tante storie di Peltier, che e' un simbolo quasi folkloristico dell'indipendenza e della resistenza dei nativi americani e di coloro che sperano invano nella sua liberazione. Dopo tutto, avvocati e gruppi di attivisti non erano mai riusciti a cambiare la situazione prima, attraverso una serie di appelli e manovre risalenti agli anni '70.
Eppure, lunedi' scorso, e' finalmente arrivata la risoluzione: nei 14 minuti rimasti alla sua presidenza, il presidente Joe Biden ha commutato la pena di Peltier. L'attivista nativo americano sara' rilasciato 30 giorni dopo la commutazione, il 18 febbraio, per scontare il resto della pena agli arresti domiciliari.
"E' stata una corsa contro il tempo, anche a causa dell'intervento dell'FBI all'ultimo minuto e della sua grande influenza", ha detto domenica a THR Nick Tilsen - un attivista della Nazione Oglala Lakota che ha fondato l'NDN Collective ed e' uno dei personaggi centrali del film.
Una volta arrivato l'ordine, anche il film e' cambiato. Fino a una settimana fa, Free Leonard Peltier si concludeva infatti con il suo protagonista, ora ottantenne, che semplicemente sperava, con tono sommesso, di essere rilasciato un giorno. Il nuovo montaggio presentato in anteprima a Park City include invece un nuovo finale: Tilsen e altri attivisti, tra cui Holly Cook Macarro, membro della Red Lake Nation, che festeggiano in un parcheggio del penitenziario federale di Coleman mentre arriva la notizia. Gli attivisti e la troupe cinematografica si sono recati li' e hanno aspettato fuori per tre giorni chiedendosi se l'ordine sarebbe arrivato, ma ci e' mancato poco che non succedesse. "Ero cosi' preoccupata. Pensavo che l'FBI ci stesse facendo scadere il tempo", ha detto Cook Macarro in un'intervista.
"E' stata un'attesa straziante. Con il passare di ogni ora sembrava sempre piu' improbabile che accadesse. Biden e Trump erano gia' seduti all'inaugurazione. Non ce lo aspettavamo affatto", ha detto France.
Ora il film ha cambiato titolo per i sostenitori, passando con grande gioia da verbo ad aggettivo.
Ma anche mentre festeggiano, i sostenitori si preoccupano per la sicurezza di Peltier. Si ritiene che sia in cattive condizioni di salute, poiche' soffre di una serie di patologie mediche. "In questo momento Leonard e' ancora in una situazione rischiosa - dice Tilsen - quella struttura non ha la capacita' di supportare le terapie mediche adatte alle sue condizioni di salute. Ed e' stato un obiettivo primario dell'FBI per 49 anni. E' pericoloso per la sua sicurezza. Vogliamo assicurarci che la gente capisca che non e' ancora libero".
Costruito attorno a un'intervista in prigione di Peltier risalente ad oltre quattro decenni fa (non gli e' stato permesso di parlare pubblicamente dagli anni '90), il film di France e Short Bull si intreccia con la narrazione della sparatoria che ha portato dietro le sbarre il nativo americano, dipinta da molti media come un "botta e risposta" ma che in realta' e' stata causata da un'incursione del governo degli Stati Uniti in terre indigene.
La sparatoria ha provocato la morte degli agenti dell'FBI Jack Coler e Ronald Williams, nonche' del nativo Joe Stuntz, e da allora e' diventata una sorta di simbolo per entrambe le parti. Molti nativi americani hanno ritenuto che questo fosse l'ultimo esempio di sfruttamento coloniale; l'FBI, ancora oggi, vede l'incidente come uno degli assalti piu' sfacciati ai loro stessi agenti e ha esercitato forti pressioni per la punizione dei sospetti (l'ex direttore dell'FBI Christopher Wray si era espresso chiaramente contro la modifica della condanna di Peltier).
Tre nativi americani furono perseguiti per la morte degli agenti dell'FBI; Peltier fu condannato mentre Robert Robideau e Dino Butler furono assolti. Non fu intrapresa alcuna azione legale per la morte di Stuntz.
Il film segue sia l'incidente, mescolando materiale d'archivio e ricostruzione, sia le manovre legali che ne seguirono. L'ingiustizia e' al centro della narrazione, molto spazio ha infatti il racconto dell'estradizione di Peltier dal Canada, costruita su quella che sembra essere una falsa dichiarazione giurata, cosi' come i dinieghi di liberta' vigilata e gli appelli che, nella rappresentazione del film, non sono altro che il sacrificio di un uomo innocente atto a soddisfare il mero esercizio del potere dell'FBI.
Gli sforzi per liberare Peltier si sono si sono fatti piu' serrati nel 2000, mentre Bill Clinton lasciava l'incarico e un perdono sembrava imminente. Ma la grazia non arrivo' mai. Una decisione che causo' una frattura tra il sostenitore di Peltier David Geffen e i Clinton. Ma la causa Peltier trovo' poi il sostegno di Barack Obama nel 2008.
Peltier si e' sempre fermamente rifiutato di confessare gli omicidi, cosa che lo avrebbe agevolato per ottenere la liberta' vigilata o anche il perdono. Nel film, Peltier si dice colpevole solo "di aver difeso" i diritti del suo popolo: "sono colpevole di aver cercato di fermare l'oppressione che ho subito e che ho visto subire alla mia gente".
Nessuno contesta che Peltier abbia sparato quel giorno di giugno. Ma il resoconto del governo e di Peltier differiscono ampiamente proprio nel racconto della dinamica della sparatoria: i pubblici ministeri dicono che ha sparato agli agenti secondo una vera e propria esecuzione, mentre Peltier dice di non essere stato nemmeno nella posizione giusta per farlo e di essere stato usato semplicemente come capro espiatorio. "La gente sa dove e' il mio cuore. Non sono un assassino a sangue freddo", dice Peltier.
Questo esempio di ingiustizia del governo statunitense e' servito da metafora per molti nativi americani: "tutto cio' che sta accadendo ora e' uno specchio di cio' che e' accaduto al popolo indigeno nel corso della storia", dice Tilsen nel film.
L'annuncio di questa svolta, di conseguenza, e' stato particolarmente gratificante: "E' un buon giorno per essere nativo americano", ha detto Cook Macarro quando e' arrivata la notizia della liberazione di Peltier.
France osserva che nonostante la pena si stata commutata c'e' ancora molto di irrisolto: "l'FBI non ha mai dovuto fare i conti con la sua storia nel territorio indiano, che e' una storia di tragedia e di pesanti traumi", dice, mentre Tilsen afferma: "zio Leonard tornera' a casa. Continueremo a fare luce sulla sua storia non solo per cio' che ha fatto lui, ma per tutto quello che ha rappresentato e ancora rappresenta l'American Indian Movement nella lotta per i diritti indigeni e umani".
4. DOCUMENTAZIONE. TAMAR SARAI: "HIS LIBERATION IS OUR LIBERATION": INDIGENOUS GROUPS CELEBRATE LEONARD PELTIER'S RELEASE FROM PRISON
[Dal sito https://prismreports.org/ riprendiamo e diffondiamo]
"His liberation is our liberation": Indigenous groups celebrate Leonard Peltier's release from prison
Joe Biden granted a commutation to the 80-year-old Indigenous activist in one of his last acts before leaving office
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Among Joe Biden's final actions as his presidential term wound to a close was the commutation of Leonard Peltier, an 80-year-old Indigenous activist who had been federally imprisoned for almost 50 years. Peltier was the longest imprisoned Native American political prisoner in U.S. history and one of the oldest people held in federal detention.
The announcement of Peltier's release marks the culmination of a decadeslong campaign led by Indigenous activists. In addition to advocating for Peltier's freedom, these efforts also illuminate both the struggles of aging political prisoners and the impact of the U.S. criminal legal system on Indigenous communities - crucial issues that often go under - acknowledged.
In 1977, Peltier was sentenced to two consecutive life terms for the 1975 murder of two FBI agents. Peltier has always maintained his innocence, and prosecutors - including some who were initially involved in Peltier's trial - have voiced skepticism about the merits of the case.
"Indigenous people and oppressed people everywhere see a little bit of themselves in Leonard Peltier's struggle. It's like his liberation is our liberation," said Nick Tilsen, founder of NDN Collective, a national organization dedicated to building Indigenous power and self-determination. "It has been such a stark reminder of what this country and other colonial countries around the world have done to Indigenous people and oppressed people. In spanning decades, his struggle continued to illuminate the reality of what was happening to Indian people everywhere."
Biden's announcement is not a pardon but a commutation, meaning that Peltier will have to serve the rest of his sentence in home confinement. Tilsen said that he will know more about the rules and restrictions around Peltier's home confinement in the coming weeks.
Other advocacy groups also welcomed the news. Edgar Villanueva, CEO and principal of Decolonizing Wealth Project and Liberated Capital, described Peltier and his case in a press release as representing "both the deep wounds and the possibility of healing in the relationship between Indigenous peoples and the United States government."
The campaign to free Peltier through either a pardon or commutation was led for decades by Indigenous rights groups, particularly those within the American Indian Movement (AIM), which was most active in the 1960s and 1970s, and in recent years, the NDN Collective. Coalitions on behalf of Peltier have petitioned every U.S. president since Jimmy Carter for his release; his latest bid for parole was denied as recently as last July.
Biden's order is set to go into effect Feb. 18, though organizers with NDN Collective and other groups are pushing the Federal Bureau of Prisons to release Peltier earlier due to concerns around his deteriorating health and the inadequacy of health care at Coleman 1, the Florida facility where he is incarcerated. Over the decades, Peltier has suffered from kidney disease, diabetes, and eye conditions that have led to near blindness; in January 2016, he was diagnosed with an abdominal aortic aneurysm.
These health complications both added urgency to his liberation campaign and also reflected some of the unique plights of elderly incarcerated people, a population that has only been growing across the U.S. According to the Prison Policy Initiative (PPI), between 1991 to 2021, the elderly prison population has increased fivefold. This growth has been even more profound for people serving life sentences like Peltier. In 2020, 30% of people serving life sentences were at least 55 years old, according to PPI.
Not only do life sentences saddle incarcerated people with the immense grief of knowing they will die in confinement, but research has shown that people in prison face more chronic and life-threatening illnesses and see the onset of symptoms earlier than their counterparts on the outside.
The decadeslong campaign seeking Peltier's freedom also highlights how the U.S. government has historically targeted Indigenous communities both through the criminal legal system and through other avenues of surveillance and detention, advocates say.
In addition to surviving federal incarceration, Peltier is also a survivor of Native American boarding schools. Throughout the 19th and early 20th centuries, Indigenous children were forcibly removed from their homes and sent to residential schools as a part of federal assimilation policies. The schools were rife with physical, emotional, and psychological abuse, inflicting violence upon Indigenous children and families that continues to reverberate and that the broader American public is only fully beginning to understand.
Between 1952 and 1955, Peltier attended the Wahpeton Indian School in North Dakota. In a letter sent to Native News Online in 2022, Peltier wrote of being forced to attend the school from the age of 9 after U.S. government officials ordered his grandmother to hand over custody of him and his sisters, threatening her with jail if she did not comply.
In recalling the moment when he was torn from his grandmother's home, Peltier wrote, "Maybe that day was my introduction to this destiny I did not choose... I found out in boarding school I had no rights. So I guess I am not surprised that at 77 and still locked up, it is the same for me now."
Tilsen of NDN Collective noted the importance of highlighting the long arc of Peltier's story and understanding what it represents to the Indigenous communities that have long organized on his behalf.
"Peltier survived when the United States government was trying to terminate all federally recognized tribes. He grew up there and then he was taken away at the age of 9 to a federally funded Indian boarding school where he experienced atrocities," Tilsen said. "Then when he came out of that, Indian people were living in poverty and being over-incarcerated across the whole United States, and that struggle birthed the American Indian Movement."
The movements that Peltier organized within helped not only secure pivotal civil rights legislation, such as the American Indian Religious Freedom Act, but also inspired a sense of cultural pride that continues today.
Over the decades, Peltier has gained support from dignitaries and celebrities, including South African anti-apartheid leader Desmond Tutu and American actor Robert Redford. In 2022, AIM and NDN Collective members staged a massive public action, walking from Minneapolis to Washington, D.C., to raise public awareness about Peltier. Earlier this month, a coalition of 120 former and current tribal leaders signed a letter to Biden urging him to release Peltier immediately.
The steadfastness with which generations of organizers have managed Peltier's clemency campaign is evidenced by Tilsen's own family: His grandfather was a lawyer who helped Peltier, and his father was a volunteer for his medical team defense committee.
Now, organizers are preparing for the next phase of supporting Peltier once he returns home. Last year, NDN Collective purchased a home for Peltier in Belcourt, North Dakota. The move was strategic as it strengthened Peltier's release plan by ensuring that he had a safe place to return to, and it also provided a source of hope and aspiration for Peltier while still inside. Tilsen said that when Peltier called him from prison, reading the announcement from Biden there was a "lightness" in his voice and a sense of elation that he had never heard before. When returning home, Peltier has expressed wanting to make art, specifically portraits, support young people in his community, and share his story.
"I think that's going to be important because they didn't give him a pardon, they just commuted the sentence," Tilsen said. "So part of the strategy has always been 'commute the sentence, and when we get out, the truth-telling can clear your name.'"
5. DOCUMENTAZIONE. ANDREA POLIZZO: LEONARD PELTIER, AI DOMICILIARI DOPO 49 ANNI IL NATIVO AMERICANO RITENUTO INGIUSTAMENTE CONDANNATO
[Dal sito www.vipiu.it riprendiamo e diffondiamo]
Leonard Peltier, attivista nativo americano, sara' presto trasferito agli arresti domiciliari dopo che il presidente Joe Biden ha commutato la sua condanna all'ergastolo (leggi qui).
Sono serviti quasi 50 anni per un primo concreto passo nella battaglia per la giustizia dell'attivista, ritenuto ingiustamente condannato, condotta da parte dell'opinione pubblica, autorevoli personalita', forze politiche, associazioni e media.
Tra questi ultimi, anche la nostra testata che, negli anni ha contribuito, nel suo piccolo, alla causa soprattutto rilanciando gli appelli per la sua liberazione, su tutti quello del compianto giornalista e politico italiano, anche Presidente del Parlamento Europeo, l'onorevole David Sassoli (leggi qui) e spesso facendoci tramite per il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo.
Della questione, per ViPiu', si e' occupato in particolare Giorgio Langella (qui un elenco dei suoi contributi su questa e su altre questioni). "Dopo mezzo secolo di carcere, torna a casa Leonard Peltier – afferma oggi -. Negli ultimi minuti di presidenza, Biden ha commutato la pena di Peltier da ergastolo a domiciliari. Non e' il riconoscimento pieno della sua innocenza – precisa – e della crudele persecuzione alla quale e' stato sottoposto, ma Leonard puo' tornare a casa e questo e' un risultato certamente positivo. Un risultato che premia innanzitutto Leonard Peltier che non ha mai piegato la schiena di fronte ai suoi carnefici, ma anche di tutti quelli, tra cui ViPiu.it, che sconfiggendo l'indifferenza hanno lottato perche' Leonard potesse uscire dal carcere". A breve da queste pagine arrivera' un suo nuovo contributo.
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Leonard Peltier torna a casa: cosa e' successo
Nel frattempo, un sintetico resoconto su questo importante aggiornamento sul caso. Peltier – lo ricordiamo -, membro del Movimento Indiano Americano (AIM), era stato condannato per l'uccisione di due agenti dell'FBI nel 1975 nella riserva indiana di Pine Ridge, in South Dakota.
Dopo aver scontato quasi 50 anni in prigione, la sua condanna e' stata commutata a causa delle sue condizioni di salute precarie e dell'eta' avanzata. Ora 80enne, continuera' a scontare la sua pena in detenzione domiciliare, permettendogli di trascorrere il resto dei suoi giorni vicino alla sua comunita' e famiglia.
La decisione di Biden e' stata accolta con favore da numerosi attivisti e organizzazioni per i diritti umani, che da tempo sostenevano che Peltier fosse stato ingiustamente condannato. Tuttavia, alcuni funzionari delle forze dell'ordine hanno espresso disappunto per la commutazione della sua pena.
L'ormai ex presidente degli Stati Uniti d'America (e' appena di ieri l'insediamento del nuovo inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, ndr) ha esercitato uno dei poteri costituzionali, la clemency o clemenza, conferito ai presidenti a livello federale e ai governatori a livello statale che permette di intervenire sui procedimenti penali.
Questa puo' assumere diverse forme, ognuna con specifici effetti legali. Nel caso di specie, e' stata esercitata la Commutation (o Commutazione della pena) che consiste nella riduzione della pena inflitta, senza annullare la condanna. Ad esempio, una pena detentiva puo' essere ridotta o trasformata in arresti domiciliari, proprio come nel caso di Leonard Peltier. Non significa insomma che l'imputato sia stato dichiarato innocente. Puo' essere concessa per motivi umanitari, per ragioni di giustizia o per correggere possibili errori.
6. DOCUMENTAZIONE. SARA PIERRI: LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER, L'UOMO FINALMENTE A CASA IL 18 FEBBRAIO
[Dal sito www.ultimavoce.it riprendiamo e diffondiamo]
Liberazione di Leonard Peltier, l'uomo finalmente a casa il 18 febbraio
Nel suo ultimo atto da Presidente, Biden firma la clemenza attesa da 50 anni
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Finalmente arriva la liberazione di Leonard Peltier. Dopo quasi mezzo secolo di detenzione ingiusta, l'uomo tornera' a casa, nella sua riserva, il 18 febbraio prossimo. Nel suo ultimo giorno da Presidente, Biden ha firmato il provvedimento di clemenza che commuta la pena del nativo americano dal doppio ergastolo agli arresti domiciliari.
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Le speranze sembravano ormai perse
L'ultimo rifiuto alla liberazione di Leonard Peltier era arrivato dalla Commissione Federale Statunitense per la liberta' vigilata solo il luglio scorso. Dopo i rifiuti di Bill Clinton e Barack Obama, spinti da un'intensa campagna dell'FBI, contrario a ogni provvedimento di clemenza, non erano in molti a continuare a sperare. E invece Biden ha stupito tutti, motivando la sua scelta con le condizioni di salute precarie dell'attivista, ricordando l'intensa attivita' in suo supporto di premi Nobel, associazioni umanitarie ed esponenti del sistema giudiziario.
Nel 2017, James Reynolds, il procuratore che condanno' Leonard Peltier, scrisse una lettera a Obama per domandarne la scarcerazione: "Scrivo oggi da una posizione inconsueta per un ex pubblico ministero, per supplicarvi di commutare la pena di un uomo che ho contribuito a mettere dietro le sbarre. Con il tempo e col senno di poi, mi sono reso conto che il procedimento giudiziario e la lunga incarcerazione del signor Peltier erano e sono ingiusti".
Fu un caso unico nella storia degli Stati Uniti. Mai prima un procuratore era tornato sui propri passi, arrivando a chiedere addirittura la grazia per un suo condannato. Dimostrazione di come il caso Leonard Peltier fu una gigantesca ingiustizia giudiziaria, motivata da ragioni d'odio e bisogno di vendetta a tutti i costi.
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Le reazioni alla liberazione di Leonard Peltier
Le campagne per la liberazione di Leonard Peltier sono andate avanti per 50 anni, partendo da Amnesty International e arrivando a decine di artisti in tutto il mondo. In tanti ieri hanno manifestato la propria soddisfazione, primo tra tutti Tom Morello, chitarrista dei Rage Against the Machine, tra i tanti che hanno dedicato un'opera al nativo ingiustamente imprigionato: "Leonard Peltier torna a casa! Per quasi cinque decenni le organizzazioni per i diritti umani, gli attivisti nativi americani, la gente comune e band come i RATM hanno fatto pressione affinché il prigioniero politico Leonard Peltier fosse rilasciato. Col passare degli anni Leonard e' diventato un amico e sono felice che, ottantenne e in cattive condizioni di salute, possa passare gli ultimi anni di vita con la famiglia e gli amici. Per questo Massive Riff Monday ci puo' essere solo una scelta, Freedom dei RATM, il cui video ha fatto conoscere a una generazione questa ingiustizia storica".
Anche Roger Waters ha espresso la sua gioia con un video pubblicato sui social, in cui si riferisce alla cosa bella successa "nell'ultimo tremendo giorno di Biden, nel primo tremendo giorno di Trump".
A festeggiare piu' di tutti e', giustamente, la sua comunita' indigena, colpita tanto quanto lui dalla brutalita' delle forze dell'ordine e dalle ingiustizie sistemiche. Nick Tilsen fondatore della NDN Collective, organizzazione guidata da attivisti indigeni, ha ricordato: "50 anni di resistenza intergenerazionale, organizzazione e sensibilizzazione. La liberazione di Leonard Peltier e' la nostra liberazione. Lo onoreremo riportandolo nella sua terra natia, per vivere il resto dei suoi giorni circondato dall'amore dei suoi cari, per guarire e riconnettersi con la sua terra e la sua cultura".
Non tutti pero' sono felici della liberazione di Leonard Peltier. Pochi giorni prima che Biden firmasse il provvedimento, una dura lettera dell'ex direttore dell'FBI aveva cercato di dissuaderlo dal farlo, definendo Leonard un killer senza rimorsi, la cui liberazione sarebbe stata un affronto alla legge.
Toni simili per la dichiarazione di Natalie Bara, presidente dell'Associazione Agenti FBI, che definisce la clemenza "un crudele tradimento della famiglia e dei colleghi degli agenti caduti e uno schiaffo in faccia alla legge".
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Il caso Leonard Peltier
Attivista e leader del movimento non violento American Indian Movement, Peltier lotto' per i diritti dei nativi, contrastando alcolismo, distribuendo aiuti e difendendo cultura e religione indigene. Venne condannato nel 1976 per il controverso omicidio di due agenti FBI avvenuto nella riserva di Pine Ridge, Sud Dakota.
Quando Leonard Peltier fu arrestato, il suo destino sembrava gia' deciso: un processo segnato da prove costruite, testimonianze ritrattate e una giuria interamente bianca in una citta' storicamente anti-indigena come Fargo. Presieduto da un giudice noto per il suo razzismo, il processo ignoro' la successiva dimostrazione balistica che scagionava l'arma di Peltier e le confessioni dei testimoni di essere stati minacciati dall'FBI.
La sua storia e' narrata dalla voce di Robert Redford nel documentario del 1992 Incident at Oglala e nel libro autobiografico scritto in carcere Prison Writings: My Life Is My Sun Dance. Un resoconto della sua vicenda si trova sulle pagine del nostro giornale a questo link.
La liberazione di Leonard Peltier e' una vittoria a meta'. Nessuno potra' rendere a quest'uomo il suo mezzo secolo passato ingiustamente dietro le sbarre, ma e' un piccolo passo di riconciliazione degli Stati Uniti con i suoi popoli nativi. Piccolo passo che, nel primo terribile giorno di Trump, potrebbe essere l'ultimo.
7. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING ITALIA: APPELLO ALLA PARTECIPAZIONE A "ONE BILLION RISING" 2025
[Dal Coordinamento OBR Italia (per contatti: e-mail: obritalia at gmail.com, sito: www.onebillionrising.org) riceviamo e diffondiamo]
Cara Amica, Caro Amico, Car* Amic*,
anche quest'anno, forse piu' che in ogni altro anno, ti chiediamo di unirti a noi nell'iniziativa mondiale One Billion Rising: Un miliardo di voci contro la violenza sulle donne.
Da un'idea di Eve Ensler a questa straordinaria campagna, nata 11 anni fa negli Stati Uniti, aderiscono 128 Paesi dei cinque Continenti.
E' senza dubbio la piu' grande mobilitazione planetaria contro la violenza sulle donne e sulle bambine. In Italia OBR e' orgogliosa di confermare il patrocinio di Amnesty International Italia, Amref Italia, Differenza Donna Aps e Assist Associazione Nazionale Atlete APS.
L'adesione all'iniziativa non comporta alcun costo o vincolo. Chiede invece un momento di riflessione e confronto vero su questo tema (lettura di testi, reading, convegni, spazi di riflessione ecc.) e la preparazione di un flashmob (sarete voi attivist* a decidere dove) che consiste in un ballo chiamato "Break The Chain". Questa canzone coinvolgente e piena di vitalita' ha parole di liberta' e riscatto da ogni forma di violenza. Di seguito troverai tutte le informazioni che invieremo a tutti, Associazioni, Scuole, aziende, gruppi organizzati e a chiunque voglia con noi fa sentire la propria voce.
La data mondiale e' il 14 febbraio (trasformare il san Valentino "commerciale" in un vero atto d'amore nei confronti delle donne) ma in realta' gli eventi/flashmob si possono organizzare durante tutto il mese di febbraio e il mese di marzo.
In Italia lo scorso anno stati organizzati oltre 80 eventi, grazie ad associazioni, gruppi informali, scuole e aziende.
In questo link puoi trovare una piccola clip di alcune delle immagini dei flashmob organizzati nella scorsa edizione:
https://www.youtube.com/watch?v=d8ARcFBEZKE&t=52s
Siamo convinte che veicolare un messaggio semplice e universale "No alla violenza sulle donne e sulle bambine" sia l'occasione per una riflessione consapevole e preziosa per le generazioni che abiteranno il mondo dopo di noi.
Per ogni ulteriore informazione:
https://www.onebillionrising.org/
https://www.facebook.com/obritalia
https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia?igsh=MXNzYm85dW5ma2toMw==
Di seguito le informazioni pratiche per aderire e le linee guida per la partecipazione.
In attesa di un tuo cortese riscontro, ti saluto con grande affetto e stima.
Coordinamento One Billion Rising Italia
Nicoletta Billi
Luisa Garribba Rizzitelli
Margherita Giuliodori Santicchia
*
ONE BILLION RISING 2025 INSIEME CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Carissim*,
non solo per i numeri impressionanti della violenza alle donne nel nostro Paese, ma per sentirci ancora e sempre tutte e tutti uniti nella difesa dei diritti delle donne contro ogni estremismo e politica reazionaria sulla liberta' delle donne, ti chiediamo di essere con noi anche quest'anno.
Noi non restiamo indifferenti ai crimini che in ogni parte del mondo le bambine, le ragazze, le donne devono subire. Noi crediamo che la nostra voce non sia inutile e che la mobilitazione di One Billion Rising in 13 anni di impegno abbia contribuito a creare consapevolezza e forza.
In occasione del 25 Novembre 2024, Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha speso parole ferme ed inequivocabili: "Un'azione efficace per sradicare la violenza contro le donne deve basarsi anzitutto sulla diffusione della prevenzione delle cause strutturali del fenomeno e su una cultura del rispetto che investa sulle generazioni piu' giovani, attraverso l'educazione all'eguaglianza, al rispetto reciproco, al rifiuto di ogni forma di sopraffazione". Parole che tracciano una strada di speranza e impegno da parte di tutti.
La societa' civile tutta deve e puo' fare la sua parte, per il presente e per il futuro: per radicare nelle nuove generazioni una cultura di profondo rispetto verso tutte le donne.
One Billion Rising e' una campagna Mondiale fondata nel 2012 dalla scrittrice e attivista americana Eve Ensler con l'obiettivo di fermare la violenza contro le donne. Aderiscono a questa campagna 128 paesi nei cinque continenti, tra cui noi in Italia. Oltre 90 gli eventi che abbiamo visto realizzati nel 2024.
Puoi aderire alla Campagna Mondiale ONE BILLION RISING dando libero sfogo alla tua creativita' oppure seguendo le modalita' che seguono.
1) PRIMA DEL 14 FEBBRAIO 2025
Con l'aiuto di esperte dei centri antiviolenza del vostro territorio, potrete promuovere sensibilizzazione e riflessione e il confronto sul tema della violenza di genere. Incontri, convegni, focus group, lezioni nelle scuole, iniziative nelle gare sportive, attivita' ludico motorie, ma anche di teatro, cinema e reading.
Partendo - a titolo esemplificativo e di suggerimento - da queste domande
Se ad esempio, volete anche proporre il progetto nelle Scuole potreste suggerire queste iniziative:
- Scrivere dei temi o dei racconti brevi
- Realizzare un podcast
- Dare vita ad una mostra fotografica
- Creare un fumetto
- Disegnare dei quadri e raccoglierli in un'esposizione
- Scrivere e realizzare un cortometraggio amatoriale tutti insieme
- Comporre una canzone o un rap
- Realizzare uno spot video di max 30 secondi
- Ideare uno spettacolo teatrale
- Fare un reportage (audio, video o solo testo) documentando esperienze a loro prossime
- Creare una presentazione power point
- Realizzare una serie di interviste per approfondire l'argomento
- Condurre delle ricerche interdisciplinari sul tema coinvolgendo piu' materie
2) 14 FEBBRAIO 2025 (o altra data scelta): FLASH MOB
Il 14 Febbraio 2024 – o in giorni in prossimita' di questa data - insieme ad altre migliaia di persone nel mondo, vi chiediamo di realizzare e documentare il vostro flash mob sulle note della canzone "Break the Chain" della quale la nostra organizzazione internazionale detiene i diritti e che vengono concessi gratuitamente a chi aderisce all'iniziativa. Questa canzone e' una esplosione di energia e forza che unisce uomini e donne, ragazzi e ragazze. Qui il link della canzone e il tutorial per imparare la coreografia:
Video Break The Chain 1 con sottotitoli in italiano
https://www.youtube.com/watch?v=XQgPTA5U86o
Tutorial della coreografia curata da Debbie Allen, lo storico volto di Saranno Famosi:
https://www.youtube.com/watch?v=mRU1xmBwUeA
Chiediamo per questo di:
- organizzare un flashmob ballando la coreografia ufficiale, "Break the Chain" tutti insieme ovunque riteniate sia possibile farlo, coinvolgendo piu' persone possibile, uomini e donne;
- Precedere l'esecuzione della coreografia con brevi letture o testimonianze a tema;
- Documentare e riprendere con i cellulari le attivita' svolte, postarle sui social taggando #OBR #OBRItalia o inviandoci qualche scatto o video amatoriale alla mail obritalia at gmail.com
E' sicuramente gradita, ma non indispensabile, la capacita' di:
- Coinvolgere, la cittadinanza, i genitori, media e ogni soggetto interessato, perche' possa essere divulgato al massimo il significato della vostra iniziativa e partecipazione
- Diffondere sui propri social le informazioni utilizzando gli hashtag dell'iniziativa
Potete se volete produrre magliette o altri gadget da regalare a chi saprete coinvolgere.
OBR Italia promuovera' la vostra iniziativa su tutti i canali social.
Sempre apprezzato e' il patrocinio di Istituzioni che vogliano sostenere le vostre iniziative.
Grazie per l'attenzione preziosa
Coordinamento OBR Italia
Nicoletta Billi 3332432777
Luisa Garribba Rizzitelli 3454767246
Margherita Santicchia 3280199958
Per aderire mandate una mail a obritalia at gmail.com
One Billion Rising Italia - Via Germanico, 171 – 00184 Roma
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Edith Bruck, Chi ti ama cosi', Marsilio, Venezia 1974, 1995, pp. 114.
- Edith Bruck, Due stanze vuote, Marsilio, Venezia 1991, 1996, pp. 120.
- Edith Bruck, Transit, Marsilio, Venezia 1995, pp. II + 108.
- Edith Bruck, Signora Auschwitz. Il dono della parola, Marsilio, Venezia 1999, pp. 96.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5464 del 2 febbraio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
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L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com
Numero 5464 del 2 febbraio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Movimento Nonviolento: Obiezione alla guerra, scriviamolo su tutti i muri
2. Ripetiamo ancora una volta...
3. Steven Zeitchik: Sundance, 2025: Leonard Peltier, nativo americano, finalmente libero dopo 50 anni, e' protagonista di un film commovente
4. Tamar Sarai: "His liberation is our liberation": Indigenous groups celebrate Leonard Peltier's release from prison
5. Andrea Polizzo: Leonard Peltier, ai domiciliari dopo 49 anni il nativo americano ritenuto ingiustamente condannato
6. Sara Pierri: Liberazione di Leonard Peltier, l'uomo finalmente a casa il 18 febbraio
7. One Billion Rising Italia: Appello alla partecipazione a "One Billion Rising" 2025
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO: OBIEZIONE ALLA GUERRA, SCRIVIAMOLO SU TUTTI I MURI
[Riceviamo e diffondiamo]
La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo: un poster diffuso a livello nazionale.
*
La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo:
un poster diffuso a livello nazionale con il simbolo del fucile spezzato e la scritta "Con la nonviolenza: per cessare il fuoco bisogna non sparare, per fermare la guerra bisogna non farla".
Il volantone, inviato a tutti gli iscritti e ai Centri del Movimento Nonviolento, agli abbonati alla rivista Azione nonviolenta e a tutti coloro che ne faranno richiesta, rilancia la Dichiarazione di obiezione di coscienza rivolta a chi rifiuta la chiamata alle armi e contiene tutte le informazioni su quanto realizzato finora a sostegno degli obiettori di coscienza di Russia, Ucraina, Bielorussia, Israele e Palestina, e i prossimi obiettivi che la Campagna vuole raggiungere.
Sono ormai centinaia di migliaia gli obiettori, disertori, renitenti alla leva che nei luoghi di guerra, rifiutano le armi e la divisa, negandosi al reclutamento militare, ripudiando il proprio esercito senza passare a quello avverso. Alcuni affrontano processo e carcere, altri espatriano, altri ancora scappano o si nascondono. Il Movimento Nonviolento ha scelto di stare dalla loro parte, di sostenerli concretamente, di difendere il loro diritto umano alla vita e alla pace, e di chiedere all'Unione Europea e al Governo italiano di riconoscere, per loro e per chi firma la Dichiarazione, lo "status" di obiettori di coscienza.
La Campagna si sviluppa su due direttrici:
- la raccolta fondi per sostenere nelle loro attivita' i movimenti nonviolenti di Russia, Bielorussia, Ucraina, Israele e Palestina, le spese legali per i processi che obiettori e nonviolenti di quei paesi subiscono, per aiutare chi espatria per non farsi arruolare, per gli strumenti di informazione necessari a diffondere la scelta dell'obiezione;
- la diffusione della Dichiarazione di Obiezione di coscienza alla guerra e alla sua preparazione, il rifiuto della chiamata alle armi e fin da ora della futura mobilitazione militare. La procedura e' semplice: si compila e si sottoscrive la Dichiarazione (per tutti, giovani o adulti, donne e uomini ) rivolta ai Presidenti della Repubblica e del Consiglio.
Sul sito del Movimento Nonviolento azionenonviolenta.it alla voce Obiezione alla guerra si trovano tutti gli aggiornamenti e la possibilita' di adesione e contribuzione.
Movimento Nonviolento
Settembre 2024
*
Movimento Nonviolento
via Spagna, 8, 37123 Verona
Tel 045 8009803
Cell. 348 2863190
www.nonviolenti.org
www.azionenonviolenta.it
per sostegno e donazioni
Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455
2. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
3. DOCUMENTAZIONE. STEVEN ZEITCHIK: SUNDANCE, 2025: LEONARD PELTIER, NATIVO AMERICANO, FINALMENTE LIBERO DOPO 50 ANNI, E' PROTAGONISTA DI UN FILM COMMOVENTE
[Dal sito www.hollywoodreporter.it riprendiamo e diffondiamo]
Sundance, 2025: Leonard Peltier, nativo americano, finalmente libero dopo 50 anni, e' protagonista di un film commovente
Grande gioia per la liberazione ma anche paura per le precarie condizioni di salute dell'ormai anziano sostenitore della causa indigena, protagonista di una delle piu' grandi ingiustizie perpetrate dal governo americano
*
Ci sono dei finali felici, gli happy-end hollywoodiani. E poi c'e' il finale del nuovo film "Free Leonard Peltier", imprevedibile fino all'ultimo istante.
Peltier era imprigionato da oltre 45 anni quando David France e Jesse Short Bull hanno deciso di fare un documentario su di lui. L'attivista, nativo americano, sta scontando due ergastoli in una prigione federale per aver ucciso due agenti dell'FBI in una sparatoria nella riserva indiana di Pine Ridge, in South Dakota, nel 1975, anche se ha sempre sostenuto di non essere lui il colpevole.
L'FBI e altri gruppi delle forze dell'ordine hanno condotto una dura campagna contro qualsiasi modifica della condanna di Peltier, il quale infatti non e' mai uscito dal carcere.
Tutto cio' ha costituito l'interessante materiale narrativo di "Free Leonard Peltier", che ha avuto la sua prima mondiale al Sundance Film Festival. La vicenda sembrava destinata a finire come tante storie di Peltier, che e' un simbolo quasi folkloristico dell'indipendenza e della resistenza dei nativi americani e di coloro che sperano invano nella sua liberazione. Dopo tutto, avvocati e gruppi di attivisti non erano mai riusciti a cambiare la situazione prima, attraverso una serie di appelli e manovre risalenti agli anni '70.
Eppure, lunedi' scorso, e' finalmente arrivata la risoluzione: nei 14 minuti rimasti alla sua presidenza, il presidente Joe Biden ha commutato la pena di Peltier. L'attivista nativo americano sara' rilasciato 30 giorni dopo la commutazione, il 18 febbraio, per scontare il resto della pena agli arresti domiciliari.
"E' stata una corsa contro il tempo, anche a causa dell'intervento dell'FBI all'ultimo minuto e della sua grande influenza", ha detto domenica a THR Nick Tilsen - un attivista della Nazione Oglala Lakota che ha fondato l'NDN Collective ed e' uno dei personaggi centrali del film.
Una volta arrivato l'ordine, anche il film e' cambiato. Fino a una settimana fa, Free Leonard Peltier si concludeva infatti con il suo protagonista, ora ottantenne, che semplicemente sperava, con tono sommesso, di essere rilasciato un giorno. Il nuovo montaggio presentato in anteprima a Park City include invece un nuovo finale: Tilsen e altri attivisti, tra cui Holly Cook Macarro, membro della Red Lake Nation, che festeggiano in un parcheggio del penitenziario federale di Coleman mentre arriva la notizia. Gli attivisti e la troupe cinematografica si sono recati li' e hanno aspettato fuori per tre giorni chiedendosi se l'ordine sarebbe arrivato, ma ci e' mancato poco che non succedesse. "Ero cosi' preoccupata. Pensavo che l'FBI ci stesse facendo scadere il tempo", ha detto Cook Macarro in un'intervista.
"E' stata un'attesa straziante. Con il passare di ogni ora sembrava sempre piu' improbabile che accadesse. Biden e Trump erano gia' seduti all'inaugurazione. Non ce lo aspettavamo affatto", ha detto France.
Ora il film ha cambiato titolo per i sostenitori, passando con grande gioia da verbo ad aggettivo.
Ma anche mentre festeggiano, i sostenitori si preoccupano per la sicurezza di Peltier. Si ritiene che sia in cattive condizioni di salute, poiche' soffre di una serie di patologie mediche. "In questo momento Leonard e' ancora in una situazione rischiosa - dice Tilsen - quella struttura non ha la capacita' di supportare le terapie mediche adatte alle sue condizioni di salute. Ed e' stato un obiettivo primario dell'FBI per 49 anni. E' pericoloso per la sua sicurezza. Vogliamo assicurarci che la gente capisca che non e' ancora libero".
Costruito attorno a un'intervista in prigione di Peltier risalente ad oltre quattro decenni fa (non gli e' stato permesso di parlare pubblicamente dagli anni '90), il film di France e Short Bull si intreccia con la narrazione della sparatoria che ha portato dietro le sbarre il nativo americano, dipinta da molti media come un "botta e risposta" ma che in realta' e' stata causata da un'incursione del governo degli Stati Uniti in terre indigene.
La sparatoria ha provocato la morte degli agenti dell'FBI Jack Coler e Ronald Williams, nonche' del nativo Joe Stuntz, e da allora e' diventata una sorta di simbolo per entrambe le parti. Molti nativi americani hanno ritenuto che questo fosse l'ultimo esempio di sfruttamento coloniale; l'FBI, ancora oggi, vede l'incidente come uno degli assalti piu' sfacciati ai loro stessi agenti e ha esercitato forti pressioni per la punizione dei sospetti (l'ex direttore dell'FBI Christopher Wray si era espresso chiaramente contro la modifica della condanna di Peltier).
Tre nativi americani furono perseguiti per la morte degli agenti dell'FBI; Peltier fu condannato mentre Robert Robideau e Dino Butler furono assolti. Non fu intrapresa alcuna azione legale per la morte di Stuntz.
Il film segue sia l'incidente, mescolando materiale d'archivio e ricostruzione, sia le manovre legali che ne seguirono. L'ingiustizia e' al centro della narrazione, molto spazio ha infatti il racconto dell'estradizione di Peltier dal Canada, costruita su quella che sembra essere una falsa dichiarazione giurata, cosi' come i dinieghi di liberta' vigilata e gli appelli che, nella rappresentazione del film, non sono altro che il sacrificio di un uomo innocente atto a soddisfare il mero esercizio del potere dell'FBI.
Gli sforzi per liberare Peltier si sono si sono fatti piu' serrati nel 2000, mentre Bill Clinton lasciava l'incarico e un perdono sembrava imminente. Ma la grazia non arrivo' mai. Una decisione che causo' una frattura tra il sostenitore di Peltier David Geffen e i Clinton. Ma la causa Peltier trovo' poi il sostegno di Barack Obama nel 2008.
Peltier si e' sempre fermamente rifiutato di confessare gli omicidi, cosa che lo avrebbe agevolato per ottenere la liberta' vigilata o anche il perdono. Nel film, Peltier si dice colpevole solo "di aver difeso" i diritti del suo popolo: "sono colpevole di aver cercato di fermare l'oppressione che ho subito e che ho visto subire alla mia gente".
Nessuno contesta che Peltier abbia sparato quel giorno di giugno. Ma il resoconto del governo e di Peltier differiscono ampiamente proprio nel racconto della dinamica della sparatoria: i pubblici ministeri dicono che ha sparato agli agenti secondo una vera e propria esecuzione, mentre Peltier dice di non essere stato nemmeno nella posizione giusta per farlo e di essere stato usato semplicemente come capro espiatorio. "La gente sa dove e' il mio cuore. Non sono un assassino a sangue freddo", dice Peltier.
Questo esempio di ingiustizia del governo statunitense e' servito da metafora per molti nativi americani: "tutto cio' che sta accadendo ora e' uno specchio di cio' che e' accaduto al popolo indigeno nel corso della storia", dice Tilsen nel film.
L'annuncio di questa svolta, di conseguenza, e' stato particolarmente gratificante: "E' un buon giorno per essere nativo americano", ha detto Cook Macarro quando e' arrivata la notizia della liberazione di Peltier.
France osserva che nonostante la pena si stata commutata c'e' ancora molto di irrisolto: "l'FBI non ha mai dovuto fare i conti con la sua storia nel territorio indiano, che e' una storia di tragedia e di pesanti traumi", dice, mentre Tilsen afferma: "zio Leonard tornera' a casa. Continueremo a fare luce sulla sua storia non solo per cio' che ha fatto lui, ma per tutto quello che ha rappresentato e ancora rappresenta l'American Indian Movement nella lotta per i diritti indigeni e umani".
4. DOCUMENTAZIONE. TAMAR SARAI: "HIS LIBERATION IS OUR LIBERATION": INDIGENOUS GROUPS CELEBRATE LEONARD PELTIER'S RELEASE FROM PRISON
[Dal sito https://prismreports.org/ riprendiamo e diffondiamo]
"His liberation is our liberation": Indigenous groups celebrate Leonard Peltier's release from prison
Joe Biden granted a commutation to the 80-year-old Indigenous activist in one of his last acts before leaving office
*
Among Joe Biden's final actions as his presidential term wound to a close was the commutation of Leonard Peltier, an 80-year-old Indigenous activist who had been federally imprisoned for almost 50 years. Peltier was the longest imprisoned Native American political prisoner in U.S. history and one of the oldest people held in federal detention.
The announcement of Peltier's release marks the culmination of a decadeslong campaign led by Indigenous activists. In addition to advocating for Peltier's freedom, these efforts also illuminate both the struggles of aging political prisoners and the impact of the U.S. criminal legal system on Indigenous communities - crucial issues that often go under - acknowledged.
In 1977, Peltier was sentenced to two consecutive life terms for the 1975 murder of two FBI agents. Peltier has always maintained his innocence, and prosecutors - including some who were initially involved in Peltier's trial - have voiced skepticism about the merits of the case.
"Indigenous people and oppressed people everywhere see a little bit of themselves in Leonard Peltier's struggle. It's like his liberation is our liberation," said Nick Tilsen, founder of NDN Collective, a national organization dedicated to building Indigenous power and self-determination. "It has been such a stark reminder of what this country and other colonial countries around the world have done to Indigenous people and oppressed people. In spanning decades, his struggle continued to illuminate the reality of what was happening to Indian people everywhere."
Biden's announcement is not a pardon but a commutation, meaning that Peltier will have to serve the rest of his sentence in home confinement. Tilsen said that he will know more about the rules and restrictions around Peltier's home confinement in the coming weeks.
Other advocacy groups also welcomed the news. Edgar Villanueva, CEO and principal of Decolonizing Wealth Project and Liberated Capital, described Peltier and his case in a press release as representing "both the deep wounds and the possibility of healing in the relationship between Indigenous peoples and the United States government."
The campaign to free Peltier through either a pardon or commutation was led for decades by Indigenous rights groups, particularly those within the American Indian Movement (AIM), which was most active in the 1960s and 1970s, and in recent years, the NDN Collective. Coalitions on behalf of Peltier have petitioned every U.S. president since Jimmy Carter for his release; his latest bid for parole was denied as recently as last July.
Biden's order is set to go into effect Feb. 18, though organizers with NDN Collective and other groups are pushing the Federal Bureau of Prisons to release Peltier earlier due to concerns around his deteriorating health and the inadequacy of health care at Coleman 1, the Florida facility where he is incarcerated. Over the decades, Peltier has suffered from kidney disease, diabetes, and eye conditions that have led to near blindness; in January 2016, he was diagnosed with an abdominal aortic aneurysm.
These health complications both added urgency to his liberation campaign and also reflected some of the unique plights of elderly incarcerated people, a population that has only been growing across the U.S. According to the Prison Policy Initiative (PPI), between 1991 to 2021, the elderly prison population has increased fivefold. This growth has been even more profound for people serving life sentences like Peltier. In 2020, 30% of people serving life sentences were at least 55 years old, according to PPI.
Not only do life sentences saddle incarcerated people with the immense grief of knowing they will die in confinement, but research has shown that people in prison face more chronic and life-threatening illnesses and see the onset of symptoms earlier than their counterparts on the outside.
The decadeslong campaign seeking Peltier's freedom also highlights how the U.S. government has historically targeted Indigenous communities both through the criminal legal system and through other avenues of surveillance and detention, advocates say.
In addition to surviving federal incarceration, Peltier is also a survivor of Native American boarding schools. Throughout the 19th and early 20th centuries, Indigenous children were forcibly removed from their homes and sent to residential schools as a part of federal assimilation policies. The schools were rife with physical, emotional, and psychological abuse, inflicting violence upon Indigenous children and families that continues to reverberate and that the broader American public is only fully beginning to understand.
Between 1952 and 1955, Peltier attended the Wahpeton Indian School in North Dakota. In a letter sent to Native News Online in 2022, Peltier wrote of being forced to attend the school from the age of 9 after U.S. government officials ordered his grandmother to hand over custody of him and his sisters, threatening her with jail if she did not comply.
In recalling the moment when he was torn from his grandmother's home, Peltier wrote, "Maybe that day was my introduction to this destiny I did not choose... I found out in boarding school I had no rights. So I guess I am not surprised that at 77 and still locked up, it is the same for me now."
Tilsen of NDN Collective noted the importance of highlighting the long arc of Peltier's story and understanding what it represents to the Indigenous communities that have long organized on his behalf.
"Peltier survived when the United States government was trying to terminate all federally recognized tribes. He grew up there and then he was taken away at the age of 9 to a federally funded Indian boarding school where he experienced atrocities," Tilsen said. "Then when he came out of that, Indian people were living in poverty and being over-incarcerated across the whole United States, and that struggle birthed the American Indian Movement."
The movements that Peltier organized within helped not only secure pivotal civil rights legislation, such as the American Indian Religious Freedom Act, but also inspired a sense of cultural pride that continues today.
Over the decades, Peltier has gained support from dignitaries and celebrities, including South African anti-apartheid leader Desmond Tutu and American actor Robert Redford. In 2022, AIM and NDN Collective members staged a massive public action, walking from Minneapolis to Washington, D.C., to raise public awareness about Peltier. Earlier this month, a coalition of 120 former and current tribal leaders signed a letter to Biden urging him to release Peltier immediately.
The steadfastness with which generations of organizers have managed Peltier's clemency campaign is evidenced by Tilsen's own family: His grandfather was a lawyer who helped Peltier, and his father was a volunteer for his medical team defense committee.
Now, organizers are preparing for the next phase of supporting Peltier once he returns home. Last year, NDN Collective purchased a home for Peltier in Belcourt, North Dakota. The move was strategic as it strengthened Peltier's release plan by ensuring that he had a safe place to return to, and it also provided a source of hope and aspiration for Peltier while still inside. Tilsen said that when Peltier called him from prison, reading the announcement from Biden there was a "lightness" in his voice and a sense of elation that he had never heard before. When returning home, Peltier has expressed wanting to make art, specifically portraits, support young people in his community, and share his story.
"I think that's going to be important because they didn't give him a pardon, they just commuted the sentence," Tilsen said. "So part of the strategy has always been 'commute the sentence, and when we get out, the truth-telling can clear your name.'"
5. DOCUMENTAZIONE. ANDREA POLIZZO: LEONARD PELTIER, AI DOMICILIARI DOPO 49 ANNI IL NATIVO AMERICANO RITENUTO INGIUSTAMENTE CONDANNATO
[Dal sito www.vipiu.it riprendiamo e diffondiamo]
Leonard Peltier, attivista nativo americano, sara' presto trasferito agli arresti domiciliari dopo che il presidente Joe Biden ha commutato la sua condanna all'ergastolo (leggi qui).
Sono serviti quasi 50 anni per un primo concreto passo nella battaglia per la giustizia dell'attivista, ritenuto ingiustamente condannato, condotta da parte dell'opinione pubblica, autorevoli personalita', forze politiche, associazioni e media.
Tra questi ultimi, anche la nostra testata che, negli anni ha contribuito, nel suo piccolo, alla causa soprattutto rilanciando gli appelli per la sua liberazione, su tutti quello del compianto giornalista e politico italiano, anche Presidente del Parlamento Europeo, l'onorevole David Sassoli (leggi qui) e spesso facendoci tramite per il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo.
Della questione, per ViPiu', si e' occupato in particolare Giorgio Langella (qui un elenco dei suoi contributi su questa e su altre questioni). "Dopo mezzo secolo di carcere, torna a casa Leonard Peltier – afferma oggi -. Negli ultimi minuti di presidenza, Biden ha commutato la pena di Peltier da ergastolo a domiciliari. Non e' il riconoscimento pieno della sua innocenza – precisa – e della crudele persecuzione alla quale e' stato sottoposto, ma Leonard puo' tornare a casa e questo e' un risultato certamente positivo. Un risultato che premia innanzitutto Leonard Peltier che non ha mai piegato la schiena di fronte ai suoi carnefici, ma anche di tutti quelli, tra cui ViPiu.it, che sconfiggendo l'indifferenza hanno lottato perche' Leonard potesse uscire dal carcere". A breve da queste pagine arrivera' un suo nuovo contributo.
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Leonard Peltier torna a casa: cosa e' successo
Nel frattempo, un sintetico resoconto su questo importante aggiornamento sul caso. Peltier – lo ricordiamo -, membro del Movimento Indiano Americano (AIM), era stato condannato per l'uccisione di due agenti dell'FBI nel 1975 nella riserva indiana di Pine Ridge, in South Dakota.
Dopo aver scontato quasi 50 anni in prigione, la sua condanna e' stata commutata a causa delle sue condizioni di salute precarie e dell'eta' avanzata. Ora 80enne, continuera' a scontare la sua pena in detenzione domiciliare, permettendogli di trascorrere il resto dei suoi giorni vicino alla sua comunita' e famiglia.
La decisione di Biden e' stata accolta con favore da numerosi attivisti e organizzazioni per i diritti umani, che da tempo sostenevano che Peltier fosse stato ingiustamente condannato. Tuttavia, alcuni funzionari delle forze dell'ordine hanno espresso disappunto per la commutazione della sua pena.
L'ormai ex presidente degli Stati Uniti d'America (e' appena di ieri l'insediamento del nuovo inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, ndr) ha esercitato uno dei poteri costituzionali, la clemency o clemenza, conferito ai presidenti a livello federale e ai governatori a livello statale che permette di intervenire sui procedimenti penali.
Questa puo' assumere diverse forme, ognuna con specifici effetti legali. Nel caso di specie, e' stata esercitata la Commutation (o Commutazione della pena) che consiste nella riduzione della pena inflitta, senza annullare la condanna. Ad esempio, una pena detentiva puo' essere ridotta o trasformata in arresti domiciliari, proprio come nel caso di Leonard Peltier. Non significa insomma che l'imputato sia stato dichiarato innocente. Puo' essere concessa per motivi umanitari, per ragioni di giustizia o per correggere possibili errori.
6. DOCUMENTAZIONE. SARA PIERRI: LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER, L'UOMO FINALMENTE A CASA IL 18 FEBBRAIO
[Dal sito www.ultimavoce.it riprendiamo e diffondiamo]
Liberazione di Leonard Peltier, l'uomo finalmente a casa il 18 febbraio
Nel suo ultimo atto da Presidente, Biden firma la clemenza attesa da 50 anni
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Finalmente arriva la liberazione di Leonard Peltier. Dopo quasi mezzo secolo di detenzione ingiusta, l'uomo tornera' a casa, nella sua riserva, il 18 febbraio prossimo. Nel suo ultimo giorno da Presidente, Biden ha firmato il provvedimento di clemenza che commuta la pena del nativo americano dal doppio ergastolo agli arresti domiciliari.
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Le speranze sembravano ormai perse
L'ultimo rifiuto alla liberazione di Leonard Peltier era arrivato dalla Commissione Federale Statunitense per la liberta' vigilata solo il luglio scorso. Dopo i rifiuti di Bill Clinton e Barack Obama, spinti da un'intensa campagna dell'FBI, contrario a ogni provvedimento di clemenza, non erano in molti a continuare a sperare. E invece Biden ha stupito tutti, motivando la sua scelta con le condizioni di salute precarie dell'attivista, ricordando l'intensa attivita' in suo supporto di premi Nobel, associazioni umanitarie ed esponenti del sistema giudiziario.
Nel 2017, James Reynolds, il procuratore che condanno' Leonard Peltier, scrisse una lettera a Obama per domandarne la scarcerazione: "Scrivo oggi da una posizione inconsueta per un ex pubblico ministero, per supplicarvi di commutare la pena di un uomo che ho contribuito a mettere dietro le sbarre. Con il tempo e col senno di poi, mi sono reso conto che il procedimento giudiziario e la lunga incarcerazione del signor Peltier erano e sono ingiusti".
Fu un caso unico nella storia degli Stati Uniti. Mai prima un procuratore era tornato sui propri passi, arrivando a chiedere addirittura la grazia per un suo condannato. Dimostrazione di come il caso Leonard Peltier fu una gigantesca ingiustizia giudiziaria, motivata da ragioni d'odio e bisogno di vendetta a tutti i costi.
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Le reazioni alla liberazione di Leonard Peltier
Le campagne per la liberazione di Leonard Peltier sono andate avanti per 50 anni, partendo da Amnesty International e arrivando a decine di artisti in tutto il mondo. In tanti ieri hanno manifestato la propria soddisfazione, primo tra tutti Tom Morello, chitarrista dei Rage Against the Machine, tra i tanti che hanno dedicato un'opera al nativo ingiustamente imprigionato: "Leonard Peltier torna a casa! Per quasi cinque decenni le organizzazioni per i diritti umani, gli attivisti nativi americani, la gente comune e band come i RATM hanno fatto pressione affinché il prigioniero politico Leonard Peltier fosse rilasciato. Col passare degli anni Leonard e' diventato un amico e sono felice che, ottantenne e in cattive condizioni di salute, possa passare gli ultimi anni di vita con la famiglia e gli amici. Per questo Massive Riff Monday ci puo' essere solo una scelta, Freedom dei RATM, il cui video ha fatto conoscere a una generazione questa ingiustizia storica".
Anche Roger Waters ha espresso la sua gioia con un video pubblicato sui social, in cui si riferisce alla cosa bella successa "nell'ultimo tremendo giorno di Biden, nel primo tremendo giorno di Trump".
A festeggiare piu' di tutti e', giustamente, la sua comunita' indigena, colpita tanto quanto lui dalla brutalita' delle forze dell'ordine e dalle ingiustizie sistemiche. Nick Tilsen fondatore della NDN Collective, organizzazione guidata da attivisti indigeni, ha ricordato: "50 anni di resistenza intergenerazionale, organizzazione e sensibilizzazione. La liberazione di Leonard Peltier e' la nostra liberazione. Lo onoreremo riportandolo nella sua terra natia, per vivere il resto dei suoi giorni circondato dall'amore dei suoi cari, per guarire e riconnettersi con la sua terra e la sua cultura".
Non tutti pero' sono felici della liberazione di Leonard Peltier. Pochi giorni prima che Biden firmasse il provvedimento, una dura lettera dell'ex direttore dell'FBI aveva cercato di dissuaderlo dal farlo, definendo Leonard un killer senza rimorsi, la cui liberazione sarebbe stata un affronto alla legge.
Toni simili per la dichiarazione di Natalie Bara, presidente dell'Associazione Agenti FBI, che definisce la clemenza "un crudele tradimento della famiglia e dei colleghi degli agenti caduti e uno schiaffo in faccia alla legge".
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Il caso Leonard Peltier
Attivista e leader del movimento non violento American Indian Movement, Peltier lotto' per i diritti dei nativi, contrastando alcolismo, distribuendo aiuti e difendendo cultura e religione indigene. Venne condannato nel 1976 per il controverso omicidio di due agenti FBI avvenuto nella riserva di Pine Ridge, Sud Dakota.
Quando Leonard Peltier fu arrestato, il suo destino sembrava gia' deciso: un processo segnato da prove costruite, testimonianze ritrattate e una giuria interamente bianca in una citta' storicamente anti-indigena come Fargo. Presieduto da un giudice noto per il suo razzismo, il processo ignoro' la successiva dimostrazione balistica che scagionava l'arma di Peltier e le confessioni dei testimoni di essere stati minacciati dall'FBI.
La sua storia e' narrata dalla voce di Robert Redford nel documentario del 1992 Incident at Oglala e nel libro autobiografico scritto in carcere Prison Writings: My Life Is My Sun Dance. Un resoconto della sua vicenda si trova sulle pagine del nostro giornale a questo link.
La liberazione di Leonard Peltier e' una vittoria a meta'. Nessuno potra' rendere a quest'uomo il suo mezzo secolo passato ingiustamente dietro le sbarre, ma e' un piccolo passo di riconciliazione degli Stati Uniti con i suoi popoli nativi. Piccolo passo che, nel primo terribile giorno di Trump, potrebbe essere l'ultimo.
7. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING ITALIA: APPELLO ALLA PARTECIPAZIONE A "ONE BILLION RISING" 2025
[Dal Coordinamento OBR Italia (per contatti: e-mail: obritalia at gmail.com, sito: www.onebillionrising.org) riceviamo e diffondiamo]
Cara Amica, Caro Amico, Car* Amic*,
anche quest'anno, forse piu' che in ogni altro anno, ti chiediamo di unirti a noi nell'iniziativa mondiale One Billion Rising: Un miliardo di voci contro la violenza sulle donne.
Da un'idea di Eve Ensler a questa straordinaria campagna, nata 11 anni fa negli Stati Uniti, aderiscono 128 Paesi dei cinque Continenti.
E' senza dubbio la piu' grande mobilitazione planetaria contro la violenza sulle donne e sulle bambine. In Italia OBR e' orgogliosa di confermare il patrocinio di Amnesty International Italia, Amref Italia, Differenza Donna Aps e Assist Associazione Nazionale Atlete APS.
L'adesione all'iniziativa non comporta alcun costo o vincolo. Chiede invece un momento di riflessione e confronto vero su questo tema (lettura di testi, reading, convegni, spazi di riflessione ecc.) e la preparazione di un flashmob (sarete voi attivist* a decidere dove) che consiste in un ballo chiamato "Break The Chain". Questa canzone coinvolgente e piena di vitalita' ha parole di liberta' e riscatto da ogni forma di violenza. Di seguito troverai tutte le informazioni che invieremo a tutti, Associazioni, Scuole, aziende, gruppi organizzati e a chiunque voglia con noi fa sentire la propria voce.
La data mondiale e' il 14 febbraio (trasformare il san Valentino "commerciale" in un vero atto d'amore nei confronti delle donne) ma in realta' gli eventi/flashmob si possono organizzare durante tutto il mese di febbraio e il mese di marzo.
In Italia lo scorso anno stati organizzati oltre 80 eventi, grazie ad associazioni, gruppi informali, scuole e aziende.
In questo link puoi trovare una piccola clip di alcune delle immagini dei flashmob organizzati nella scorsa edizione:
https://www.youtube.com/watch?v=d8ARcFBEZKE&t=52s
Siamo convinte che veicolare un messaggio semplice e universale "No alla violenza sulle donne e sulle bambine" sia l'occasione per una riflessione consapevole e preziosa per le generazioni che abiteranno il mondo dopo di noi.
Per ogni ulteriore informazione:
https://www.onebillionrising.org/
https://www.facebook.com/obritalia
https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia?igsh=MXNzYm85dW5ma2toMw==
Di seguito le informazioni pratiche per aderire e le linee guida per la partecipazione.
In attesa di un tuo cortese riscontro, ti saluto con grande affetto e stima.
Coordinamento One Billion Rising Italia
Nicoletta Billi
Luisa Garribba Rizzitelli
Margherita Giuliodori Santicchia
*
ONE BILLION RISING 2025 INSIEME CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Carissim*,
non solo per i numeri impressionanti della violenza alle donne nel nostro Paese, ma per sentirci ancora e sempre tutte e tutti uniti nella difesa dei diritti delle donne contro ogni estremismo e politica reazionaria sulla liberta' delle donne, ti chiediamo di essere con noi anche quest'anno.
Noi non restiamo indifferenti ai crimini che in ogni parte del mondo le bambine, le ragazze, le donne devono subire. Noi crediamo che la nostra voce non sia inutile e che la mobilitazione di One Billion Rising in 13 anni di impegno abbia contribuito a creare consapevolezza e forza.
In occasione del 25 Novembre 2024, Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha speso parole ferme ed inequivocabili: "Un'azione efficace per sradicare la violenza contro le donne deve basarsi anzitutto sulla diffusione della prevenzione delle cause strutturali del fenomeno e su una cultura del rispetto che investa sulle generazioni piu' giovani, attraverso l'educazione all'eguaglianza, al rispetto reciproco, al rifiuto di ogni forma di sopraffazione". Parole che tracciano una strada di speranza e impegno da parte di tutti.
La societa' civile tutta deve e puo' fare la sua parte, per il presente e per il futuro: per radicare nelle nuove generazioni una cultura di profondo rispetto verso tutte le donne.
One Billion Rising e' una campagna Mondiale fondata nel 2012 dalla scrittrice e attivista americana Eve Ensler con l'obiettivo di fermare la violenza contro le donne. Aderiscono a questa campagna 128 paesi nei cinque continenti, tra cui noi in Italia. Oltre 90 gli eventi che abbiamo visto realizzati nel 2024.
Puoi aderire alla Campagna Mondiale ONE BILLION RISING dando libero sfogo alla tua creativita' oppure seguendo le modalita' che seguono.
1) PRIMA DEL 14 FEBBRAIO 2025
Con l'aiuto di esperte dei centri antiviolenza del vostro territorio, potrete promuovere sensibilizzazione e riflessione e il confronto sul tema della violenza di genere. Incontri, convegni, focus group, lezioni nelle scuole, iniziative nelle gare sportive, attivita' ludico motorie, ma anche di teatro, cinema e reading.
Partendo - a titolo esemplificativo e di suggerimento - da queste domande
Se ad esempio, volete anche proporre il progetto nelle Scuole potreste suggerire queste iniziative:
- Scrivere dei temi o dei racconti brevi
- Realizzare un podcast
- Dare vita ad una mostra fotografica
- Creare un fumetto
- Disegnare dei quadri e raccoglierli in un'esposizione
- Scrivere e realizzare un cortometraggio amatoriale tutti insieme
- Comporre una canzone o un rap
- Realizzare uno spot video di max 30 secondi
- Ideare uno spettacolo teatrale
- Fare un reportage (audio, video o solo testo) documentando esperienze a loro prossime
- Creare una presentazione power point
- Realizzare una serie di interviste per approfondire l'argomento
- Condurre delle ricerche interdisciplinari sul tema coinvolgendo piu' materie
2) 14 FEBBRAIO 2025 (o altra data scelta): FLASH MOB
Il 14 Febbraio 2024 – o in giorni in prossimita' di questa data - insieme ad altre migliaia di persone nel mondo, vi chiediamo di realizzare e documentare il vostro flash mob sulle note della canzone "Break the Chain" della quale la nostra organizzazione internazionale detiene i diritti e che vengono concessi gratuitamente a chi aderisce all'iniziativa. Questa canzone e' una esplosione di energia e forza che unisce uomini e donne, ragazzi e ragazze. Qui il link della canzone e il tutorial per imparare la coreografia:
Video Break The Chain 1 con sottotitoli in italiano
https://www.youtube.com/watch?v=XQgPTA5U86o
Tutorial della coreografia curata da Debbie Allen, lo storico volto di Saranno Famosi:
https://www.youtube.com/watch?v=mRU1xmBwUeA
Chiediamo per questo di:
- organizzare un flashmob ballando la coreografia ufficiale, "Break the Chain" tutti insieme ovunque riteniate sia possibile farlo, coinvolgendo piu' persone possibile, uomini e donne;
- Precedere l'esecuzione della coreografia con brevi letture o testimonianze a tema;
- Documentare e riprendere con i cellulari le attivita' svolte, postarle sui social taggando #OBR #OBRItalia o inviandoci qualche scatto o video amatoriale alla mail obritalia at gmail.com
E' sicuramente gradita, ma non indispensabile, la capacita' di:
- Coinvolgere, la cittadinanza, i genitori, media e ogni soggetto interessato, perche' possa essere divulgato al massimo il significato della vostra iniziativa e partecipazione
- Diffondere sui propri social le informazioni utilizzando gli hashtag dell'iniziativa
Potete se volete produrre magliette o altri gadget da regalare a chi saprete coinvolgere.
OBR Italia promuovera' la vostra iniziativa su tutti i canali social.
Sempre apprezzato e' il patrocinio di Istituzioni che vogliano sostenere le vostre iniziative.
Grazie per l'attenzione preziosa
Coordinamento OBR Italia
Nicoletta Billi 3332432777
Luisa Garribba Rizzitelli 3454767246
Margherita Santicchia 3280199958
Per aderire mandate una mail a obritalia at gmail.com
One Billion Rising Italia - Via Germanico, 171 – 00184 Roma
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Edith Bruck, Chi ti ama cosi', Marsilio, Venezia 1974, 1995, pp. 114.
- Edith Bruck, Due stanze vuote, Marsilio, Venezia 1991, 1996, pp. 120.
- Edith Bruck, Transit, Marsilio, Venezia 1995, pp. II + 108.
- Edith Bruck, Signora Auschwitz. Il dono della parola, Marsilio, Venezia 1999, pp. 96.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5464 del 2 febbraio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com
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