[Nonviolenza] Non muoia in carcere Leonard Peltier. 153



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NON MUOIA IN CARCERE LEONARD PELTIER
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Foglio a sostegno dell'appello a scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier
A cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 153 del 12 gennaio 2025

Sommario di questo numero:
1. Un uomo anziano scrive a un uomo anziano affinche' renda giustizia a un uomo anziano
2. Alcune parole per Leonard Peltier (2022)
3. Michael Koch: Leonard Peltier: Letzte Hoffnung Biden
4. Jim Windle: Peltier stays in prison while insurrectionist pardoned
5. "Hudson Valley One": Be part of the Global Write for Rights campaign in New Paltz or online this Sunday
6. "Anbamed": Liberta' per Leonard Peltier

1. REPETITA IUVANT. UN UOMO ANZIANO SCRIVE A UN UOMO ANZIANO AFFINCHE' RENDA GIUSTIZIA A UN UOMO ANZIANO

Al Presidente degli Stati Uniti d'America Joe Biden: comments at whitehouse.gov
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America Joe Biden,
chi le scrive questa lettera e' un uomo anziano e in non buona salute che da alcuni anni dedica i suoi giorni e le sue notti ad assistere un familiare ancora piu' anziano di lui, non piu' autosufficiente e profondamente sofferente.
Anche lei, egregio Presidente, e' un uomo anziano, e come me non puo' non pensare alle sofferenze della tarda eta' e alla morte che incombe.
Anche lei, egregio Presidente, e' un uomo anziano, e come me non puo' non sentire il dovere di cercar di lenire tanto dolore.
Anche Leonard Peltier e' un uomo anziano, e' gravemente malato, e da 48 anni e' ingiustamente detenuto per un delitto che non ha commesso.
Gli consenta di tornare alla sua famiglia, tra il suo popolo, nella sua casa.
Gli conceda la grazia presidenziale.
Gli restituisca la liberta'.
Voglia gradire distinti saluti,
Annibale Scarpante
Viterbo, 9 gennaio 2025

2. REPETITA IUVANT. ALCUNE PAROLE PER LEONARD PELTIER (2022)

Non muoia in carcere Leonard Peltier
Mentre vengono scritte queste righe Leonard Peltier ha 77 anni, da 46 e' in prigione in un carcere americano di massima sicurezza condannato a due ergastoli per delitti che non ha commesso (un processo-farsa con una giuria razzista lo condanno' sulla base di testimonianze false e di prove altrettanto false; gli stessi accusatori, gli stessi giudici, riconobbero successivamente che fu la condanna di un innocente, che fu una persecuzione politica. Leonard Peltier e' un perseguitato politico, perseguitato perche' e' un nativo americano che ha dedicato l'intera sua vita alla lotta in difesa del suo popolo e di tutti i popoli oppressi, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa della Madre Terra.
Ha scritto nella sua autobiografia: "Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.
Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.
Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.
Credo nel bene dell'umanita'.
Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".
Leonard Peltier soffre da molti anni di gravi patologie, e recentemente ha contratto il covid. La sua vita e' in grave pericolo, ma fin qui neppure questo ha persuaso il Presidente degli Stati Uniti d'America a restituirgli la liberta' attivando l'istituto della grazia presidenziale.
Da tutto il mondo da decine d'anni si chiede che Leonard Peltier sia liberato: lo hanno chiesto Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, e con essi innumerevoli altre personalita' benemerite dell'umanita', lo hanno chiesto istituzioni democratiche come il Parlamento Europeo, lo hanno chiesto associazioni prestigiose come Amnesty International, e con esse milioni di esseri umani da tutto il mondo che hanno sottoscritto petizioni per la sua liberazione. Fin qui a nulla e' valso.
Perche' tanto accanimento? Perche' tanta ferocia contro Leonard Peltier? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che il sistema di potere che domina negli Stati Uniti tema a tal punto un settantasettenne gravemente malato? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che gli sia sempre stato negato un processo di appello che sicuramente lo avrebbe assolto? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che gli siano state sistematicamente negate tutte quelle misure di riduzione dell'afflittivita' della pena che lo stesso sistema carcerario americano prevede?
Scriviamolo subito: Leonard Peltier rappresenta l'intera umanita' oppressa in lotta per la comune liberazione e per la difesa dell'intero mondo vivente minacciato di distruzione dai poteri dominanti.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la Resistenza degli indiani d'America vittime di un genocidio, di un etnocidio e di un ecocidio che tuttora continuano e che occorre contrastare.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani oppressi e denegati dalla violenza dei poteri dominanti.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta dell'umanita' cosciente in difesa del mondo vivente dalla minaccia di distruzione da parte di un sistema di potere, di un modo di produzione e di un modello di sviluppo che schiavizzano, divorano e distruggono gli esseri umani, gli altri animali, l'intero mondo vivente.
La lotta di Leonard Peltier e la lotta per la sua liberazione sono quindi parte di un impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, di un impegno per la salvezza dell'intero mondo vivente.
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La vita, la lotta e la persecuzione di un indiano
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazone criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, e' ora anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
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Un uomo innocente
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Ha scritto nella sua autobiografia: "Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e' la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cedero' mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprietà degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui".
Naturalmente si puo' sostenere che le dichiarazioni di Peltier – anche se sono parole nobili e luminose come quelle che abbiamo citato - non fanno testo: anche se fosse un assassino avrebbe il diritto di negarlo.
Ma oltre le parole vi sono i fatti: ovvero il fatto elementare ed ineludibile che nessuna prova di colpevolezza e' mai emersa; gli stessi accusatori e giudici che pure ne imposero la condanna hanno successivamente ammesso che non vi e' e non vi e' mai stata alcuna prova che fu Leonard Peltier ad uccidere i due agenti dell'Fbi. Il fatto che Leonard Peltier sia stato condannato sulla sola base di "prove" dimostratesi false e di "testimonianze" dimostratesi altrettanto false, e' un'ulteriore conferma della sua innocenza.
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La solidarieta' in Italia
Anche in Italia si e' sviluppato un movimento di solidarieta' con Leonard Peltier, che nel corso dei decenni ha avuto diverse fasi legate a circostanze particolari.
Con l'elezione di Biden alla Casa Bianca nel 2021 vi e' stata una significativa ripresa delle iniziative.
Una nuova campagna - con una peculiare impostazione nonviolenta - e' stata promossa dal giugno 2021 dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo; essa ha suscitato varie rilevanti adesioni, tra cui quella del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, purtroppo recentemente scomparso.
Accogliendo e facendo propria l'iniziativa promossa dalla struttura nonviolenta viterbese, il Presidente Sassoli il 23 agosto 2021 ha espresso pubblicamente - con una conferenza stampa, un video e un tweet - la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia a Leonard Peltier.
Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente Sassoli scrisse, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Anche dopo la scomparsa del compianto Presidente Sassoli, ed anche nel suo ricordo, l'iniziativa italiana per la liberazione di Leonard Peltier prosegue.
Per contattare le principali associazioni promotrici delle iniziative italiane in corso per la liberazione di Leonard Peltier: e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, naila.clerici at soconasincomindios.it, nepi1.anpi at gmail.com, centropacevt at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista "Tepee" e presidente italiana di Soconas-Incomindios).
Per contattare l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Alcuni siti utili: Centro studi americanistici "Circolo Amerindiano": www.amerindiano.org ; Il Cerchio, coordinamento di sostegno ai/dai nativi americani: www.associazioneilcerchio.it ; Soconas Incomindios, comitato di solidarieta' con i nativi americani: https://it-it.facebook.com/soconasincomindios/
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Un percorso di letture per saperne di piu'
1. Un percorso minimo puo' essere il seguente.
Ovviamente occorre cominciare dall'autobiografia di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005).
Tra le opere su Leonard Peltier fondamentale e' il libro di Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 (in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994 - segnaliamo che l'edizione italiana riproduce la seconda edizione americana ma con tagli piuttosto consistenti).
Un'agile introduzione e' il volumetto di Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; contiene anche una silloge di scritti di Petier e la riproduzione di alcune sue opere pittoriche.
Un buon lavoro recente e' il ponderoso volume di Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
Particolarmente utile anche per la contestualizzazione e' l'ottima opera di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013, piu' volte ristampata (e segnaliamo che ognuna delle cento voci di cui si compone l'opera reca una preziosa bibliografia per l'approfondimento).
2. Alcune ulteriori letture utili.
Per chi volesse ulteriormente approfondire vi sono vari buoni libri in inglese, purtroppo non tradotti in italiano.
Sul processo: Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
Alcuni utili documenti processuali sono in Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe.
E' di qualche utilita' anche il seguente libro del curatore dell'autobiografia di Peltier: Harvey Arden, Have You Thought of Leonard Peltier Lately?, HYT Publishing, Houston 2004.
Un libro che occorre aver letto - col necessario discernimento, e' ovvio – e' Joseph H. Trimbach and John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009. Trimbach e' stato uno dei quadri dell'Fbi piu coinvolti nella repressione dell'Aim e nella persecuzione di Leonard Peltier.
Sono ancora particolarmente utili anche i seguenti libri.
Rex Weyler, Blood of the Land. The Government and Corporate War against the American Indian Movement, Random House, New York 1982, 1984.
Kenneth S. Stern, Loud Hawk. The United States versus the American Indian Movement, University of Oklahoma Press, 1994, Red River Books, 2002.
Per la contestualizzazione cfr. anche Jeffrey Ostler, The Lakotas and the Black Hills. The Struggle for Sacred Ground, Viking Penguin, New York 2010.
Anche se non si occupa della vicenda di Leonard Peltier e' sempre utile la lettura di Winona LaDuke, All Our Relations. Native Struggles for Land and Life, South End Press, Cambridge, Massachusetts, 1999, Haymarket Books, Chicago, Illinois, 2015.
Ovviamente vi sono molti altri libri che meriterebbero di essere letti (ed alcuni ci sono particolarmente cari), ma quelli citati possono essere sufficienti per un inquadramento adeguato.
Concludiamo citando il lavoro di un autore, Ward Churchill, che ci sembra abbia dato contributi utilissimi, e che ha subito una vera e propria persecuzione (in merito cfr. la prefazione di Barbara Alice Mann alla seconda edizione di Ward Churchill, Since Predator Came: Notes from the Struggle for American Indian Liberation, Aigis Publishing, 1995, AK Press, Oakland 2005). Tutte le opere di Ward Churchill che abbiamo letto ci sono sembrate assai utili, ed anche se su alcune questioni (il marxismo, il pacifismo, la nonviolenza) abbiamo opinioni diverse, e' indubitabile che il suo lavoro teorico e documentario, di ricerca e di dibattito, e' di grande valore, merita pieno apprezzamento e profonda gratitudine. Sarebbe bene che i suoi libri venissero finalmente tradotti anche in italiano. Per un avvio alla conoscenza della sua opera suggeriremmo di cominciare da due raccolte di suoi interventi: Ward Churchill, Acts of Rebellion, Routledge, New York and London 2003; e Ward Churchill, Wielding Words like Weapons. Selected Essays in Indigenism, 1995–2005, PM Press, Oakland 2017.
Ricordiamo infine anche che altri utili materiali sono nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info (sito nel quale e' disponibile anche il testo integrale del citato libro di Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier).
Va da se' che non abbiamo ricordato molte opere - alcune delle quali ormai classiche - della e sulla piu' generale resistenza dei nativi americani al genocidio e all'ecocidio; fortunatamente molti sono gia' i lavori - e talora capolavori - sia narrativi che saggistici scritti da illustri autrici ed autori nativi americani, ma non era questa la sede per darne notizia.

3. DOCUMENTAZIONE. MICHAEL KOCH: LEONARD PELTIER: LETZTE HOFFNUNG BIDN
[Dal sito www.jungewelt.de riprendiamo e diffondiamo. Per esigenze tecniche abbiamo sciolto sempre l'umlaut aggiungendo una "e" alla vocale cui era sovrascritto]

Das Jahr 2024 startete fuer den heute 80jaehrigen Leonard Peltier und dessen Unterstuetzer hoffnungsvoll. Der indigene politische Gefangene sitzt seit fast 50 Jahren in Haft. Ihm wird von der US-Justiz vorgeworfen, 1975 zwei FBI-Agenten bei der Besetzung der Stadt Wounded Knee in dem sogenannten Reservat "Pine Ridge" in South Dakota erschossen zu haben – ohne schluessige Beweise. Drei Chancen machte der deutsche Menschenrechtsverein Tokata – LPSG Rhein-Main Anfang für eine moegliche Haftentlassung Peltiers aus und initiierte daher die "Europe for Peltier Coalition", ein Buendnis von zwoelf Organisationen aus sieben europaeischen Staaten. Doch nachdem die Hoffnungen auf Bewaehrungsentlassung und Haftentlassung aus humanitaeren Gruenden im Sommer enttaeuscht worden sind, ruhen sie nun auf einer Begnadigung durch den scheidenden US-Praesidenten Joe Biden.
Mit zahlreichen Aktivitaeten machen europaeische Gruppen auf die Situation aufmerksam und haben dabei Tausende Menschen mobilisiert. 120.000 Postkarten mit der Bitte, Peltier freizulassen, wurden an Biden geschickt. Drei Onlinepetitionen aus den USA und Deutschland sowie eine deutsche Unterschriftenaktion haben ergaenzend ueber zehntausend Unterschriften fuer Peltiers Freiheit gesammelt. Ein 80 Meter langes, zum Teil beschriebenes Stoffband sendeten die Teilnehmer einer Duesseldorfer Aktion. Jeder Meter symbolisiert ein Lebensjahr Peltiers. Mahnwachen wird es in den kommenden Tagen in Paris, Rom, Mailand und Frankfurt am Main geben, Infoveranstaltungen in Berlin und Bern. Auch in den USA sind eine Vielzahl an Organisationen und Prominente aus allen Bereichen des gesellschaftlichen Lebens aktiv.
Enttaeuscht zeigen sich europaeische Menschenrechtler von den Reaktionen deutscher Politiker. Mit Ausnahme einer EU-Parlamentarierin der Gruenen und einer Antwort der Bundestagsgruppe der Linken blieben alle Eingaben unbeantwortet. Weder das Auswaertige Amt und die dort angesiedelte Menschenrechtsbeauftragte der Bundesregierung noch der Ausschuss fuer Menschenrechte des Bundestags oder einzelne Abgeordnete des Bundestags und EU-Parlaments reagierten auf Schreiben von zwei europaeischen NGOs. Fuer Peltier, dessen Sehkraft immer mehr nachlaesst, werden die kommenden Tage unter den foltergleichen Haftbedingungen eines Dauereinschlusses eine weitere Achterbahnfahrt zwischen Hoffen und Bangen sein.

4. DOCUMENTAZIONE. JIM WINDLE: PELTIER STAYS IN PRISON WHILE INSURRECTIONIST PARDONED
[Dal sito https://tworowtimes.com/ riprendiamo e diffondiamo]

Once again with the change in the White House, there comes another opportunity for amnesty for Lenard Peltier, Indian Rights activist and founder of the American Indian Movement of the 1970s.
To date Presidents have come and gone and while many convicted felons have been given the golden key to freedom by a number of outgoing presidents, Leonard Peltier remains in prison. But despite the many cracks in the federal government's case against Peltier which have called into question important testimony and evidence of political interference, he gets no clemency.
Current President Joe Biden has been lobbied hard to release Peltier, but to date, there has been no movement in that direction.
The likelihood of incoming President Donald J. Trump, freeing Peltier is pretty small, given the fact he will be busy pardoning as many of his own friends and colleagues to care much about some old Indian.
For a generation not familiar with the case, Peltier was convicted for the death of two FBI agents during a shoot-out at the Pine Ridge Indian Reserve in 1975. He has been denied bail and has served far too long, more than 40-years, for the crime he still insists he did not commit.
The trouble began two years earlier in 1973 when a clash of ideals set the tribal chairman against the young activists seeking justice from the American government. The Tribal Council hired vigilantes, self titled as "GOONS," to rid the reservation of American Indian Movement (AIM) activity and suppress its militant sentiments from growing among the people. The federals backed the Tribal Council and helped by backing the "GOONS".
More than 60 traditional tribal members and AIM members were murdered and scores more were assaulted during the "Pine Ridge Civil War".
GOON responsibility in many serious crimes was overlooked and nothing was done to stop the increasing violence.
According to advocates for Leonard Peltier on the Freeleonard.org. site, Leonard Peltier, an AIM leader, was asked by traditional people at Pine Ridge, South Dakota, to support and protect the traditional people being bullied with violence by Tribal Council thugs.
Mr. Peltier and a small group of young AIM members set up camp on a ranch owned by the traditional Jumping Bull family.
On June 26, 1975 two FBI agents in unmarked cars followed a pick-up truck onto the Jumping Bull ranch. The families immediately became alarmed and feared an attack. Shots were heard and a shoot-out erupted. More than 150 agents, GOONS, and law enforcement surrounded the ranch.
When the shoot-out ended the two FBI agents and one Native American lay dead. The agents were injured in the shoot-out and were then shot at close range. The Native American, Joseph Stuntz, was shot in the head by a sniper's bullet. Mr. Stuntz's death has never been investigated, nor has anyone ever been charged in connection with his death.
According to FBI documents, more than 40 Native Americans participated in the gunfight, but only AIM members Bob Robideau, Darrell Butler, and Leonard Peltier were brought to trial.
Mr. Robideau and Mr. Butler were arrested first and went to trial. A federal jury in Iowa acquitted them on grounds of self-defense, finding that their participation in the shoot-out was justified given the climate of fear that existed on the Pine Ridge Reservation. Further, they could not be tied to the close-range shootings.
Leonard Peltier was arrested in Canada on February 6, 1976, along with Frank Blackhorse, a.k.a. Frank Deluca. The United States presented the Canadian court with affidavits signed by Myrtle Poor Bear who said she was Mr. Peltier's girlfriend and allegedly saw him shoot the agents. In fact, Ms. Poor Bear had never met Mr. Peltier and was not present during the shoot-out. Soon after, Ms. Poor Bear recanted her statements and said the FBI threatened her and coerced her into signing the affidavits.
Mr. Peltier was extradited to the United States where he was tried in 1977. The trial was held in North Dakota before United States District Judge Paul Benson, a conservative jurist appointed to the federal bench by Richard M. Nixon. Key witnesses like Myrtle Poor Bear were not allowed to testify and unlike the Robideau/Butler trial in Iowa, evidence regarding violence on Pine Ridge was severely restricted.
An FBI agent who had previously testified that the agents followed a pick-up truck onto the scene, a vehicle that could not be tied to Mr. Peltier, changed his account, stating that the agents had followed a red and white van onto the scene, a vehicle which Mr. Peltier drove occasionally.
Three teenaged Native witnesses testified against Mr. Peltier, they all later admitted that the FBI forced them to testify. Still, not one witness identified Mr. Peltier as the shooter.
The U.S. Attorney prosecuting the case claimed that the government had provided the defense with all FBI documents concerning the case. To the contrary, more than 140,000 pages had been withheld in their entirety.
An FBI ballistics expert testified that a casing found near the agents' bodies matched the gun tied to Mr. Peltier. However, a ballistic test proving that the casing did not come from the gun tied to Mr. Peltier was intentionally concealed.
The jury, unaware of the aforementioned facts, found Mr. Peltier guilty. Judge Benson, in turn, sentenced Mr. Peltier to two consecutive life terms.
Following the discovery of new evidence obtained through a Freedom of Information Act lawsuit, Mr. Peltier sought a new trial. The Eighth Circuit ruled, "There is a possibility that the jury would have acquitted Leonard Peltier had the records and data improperly withheld from the defense been available to him in order to better exploit and reinforce the inconsistencies casting strong doubts upon the government's case." Yet, the court denied Mr. Peltier a new trial.
During oral argument, the government attorney conceded that the government does not know who shot the agents, stating that Mr. Peltier is equally guilty whether he shot the agents at point-blank range, or participated in the shoot-out from a distance. Mr. Peltier's co-defendants participated in the shoot-out from a distance, but were acquitted.
Judge Heaney, who authored the decision denying a new trial, has since voiced firm support for Mr. Peltier's release, stating that the FBI used improper tactics to convict Mr. Peltier, the FBI was equally responsible for the shoot-out, and that Mr. Peltier's release would promote healing with Native Americans.
Mr. Peltier has served over 49 years in prison and is long overdue for parole. He has received several human rights awards for his good deeds from behind bars which include annual gift drives for the children of Pine Ridge, fund raisers for battered women's shelters, and donations of his paintings to Native American recovery programs.
Mr. Peltier suffers from diabetes, high blood pressure, and a heart condition. Time for justice is short. Peltier's attorneys have filed a new round of Freedom of Information Act requests with FBI Headquarters and all FBI field offices in an attempt to secure the release of all files relating to Mr. Peltier and the RESMURS investigation. To date, the FBI has engaged in a number of dilatory tactics in order to avoid the processing of these requests.

5. DOCUMENTAZIONE. "HUDSON VALLEY ONE": BE PART OF THE GLOBAL WRITEFOR RIGHTS CAMPAIGN IN nEW PALTZ OR ONLINE THIS SUNDAY
[Dal sito https://hudsonvalleyone.com/ riprendiamo e diffondiamo]

Put pen to paper for a purpose at the annual Global Write for Rights Letter-Writing Event, hosted by Amnesty International USA Mid-Hudson.
Taking place both in person at the Elting Library in New Paltz and virtually on Zoom, this gathering invites participants to advocate for justice and human rights by writing letters on behalf of ten cases worldwide.
Highlights include calls to release Indigenous Elder Leonard Peltier, imprisoned for nearly 50 years, and demands for justice for Joel Paredes of Argentina, injured during a peaceful protest against lithium extraction.
Visit tinyurl.com/58a6kkmc for the Zoom link and login info.

6. DOCUMENTAZIONE. "ANBAMED": LIBERTA' PER LEONARD PELTIER
[Dal sito www.anbamed.it riprendiamo e diffondiamo]

Del caso umano di Peltier in Italia sui media si e' parlato poco.
Il 20 gennaio ci sara' il cambio alla Casa Bianca ed e' - secondo molti osservatori - l'ultima occasione per una clemenza presidenziale.
Il "Guardian" del 7 gennaio ha dedicato al caso un lungo articolo...

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NON MUOIA IN CARCERE LEONARD PELTIER
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Foglio a sostegno dell'appello a scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier
A cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 153 del 12 gennaio 2025
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